Buona serata cari amici…

Mi piacerebbe che tutti voi stasera foste ben seduti su di un divano, rilassati , distesi , con la testa ben sgombra da qualunque pensiero negativo. Vorrei che questa sera, nessuno di voi pensasse alla guerra, che oggi pare inseguita da tutti, che nessuno di voi pensasse a questo mondo che va come non dovrebbe andare, ai propri problemi di salute, alla vita che si accorcia giorno dopo giorno, sempre di più. E immaginandovi quindi così leggeri nell’ animo, e pronti a recepire quello che voglio donarvi, ecco per voi qualche poesia e due sorprese , che mi sono state fatte e che mi hanno molto emozionata

Pronti a leggere seduti sul divano ? ( anche una poltrona va bene )

Carme alfabetico

Ancora vorrei tra le tue

Braccia trovar rifugio

Come non ci fosse altro tempo ma

Dove solo noi esistere

E restare, anche nel

Frastuono ma senza avvertirlo.

Gioia sarebbe ritrovata

Ho ancora in me la speranza dello stare

Insieme e che

La tua assenza si tramuti in presenza

Mormora sempre il ruscello

Nulla è cambiato qui

Ove insieme rapiti

Potevamo ascoltare

Quello scorrere dell’ acqua

Ridendo

Sdraiati tra i verdi fili d’erba mentre

Tra i rami nascosti cantavano i rondinotti e gli

Usignoli là dove il

Vento sussurrava una dolce canzone come se uno

Zufolo di legno suonasse per noi

Isabella Scotti aprile 2024

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Poesia malinconica

E ripenso

all’ amore

di quei giorni…

Improvviso,

sul far della sera,

il ricordo di te

si fa più vivo,

mentre sale

e attanaglia il cuore,

una profonda amarezza

e un sentimento

di accorata nostalgia

Isabella Scotti febbraio 2024

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Foto di Andrea Romani Venezia e la sua malinconica atmosfera

HAIKU

Rami di pesco

primo tiepido sole

gatto sul ramo

Isabella Scotti marzo 2024

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

foto di Emanuela Bruni per gentile concessione

Ed ecco le sorprese . si tratta di due video realizzati per due mie poesie lette dalla voce straordinaria dell’ amico Rodolfo Lettor . Il primo è stato ideato dal caro amico, sensibile poeta Carlo Molinari. Il secondo dal bravissimo poeta e videomaker esperto Alberto Baroni. A loro va tutta la mia gratitudine per questo lavoro che mi ha molto emozionata.

Le poesie scelte, che già conoscete sono state, ” E’ là ” , già in antologia, ” La couleur d’ un poème – Inchiostri d’Amore ” dedicata a mio padre su video di Carlo

E ” Oh, Figlio ”, video di Alberto Baroni, ispirata dalla ” Pietà” di Michelangelo

Qualche notiziola sulla Pasqua

La Pasqua, nella religione cristiana, rappresenta il fulcro dell’anno liturgico ed è considerata la festa più solenne. La ricorrenza, come noto, si festeggia ogni anno in una domenica diversa – quella successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio primaverile – quindi ha una data mobile.

Le origini ebraiche

Il termine deriva dal greco, che si richiama, a sua volta, all’aramaico, e significa passaggio. Gli ebrei celebravano questa festa prima dell’avvento di Gesù Cristo. All’epoca, infatti, questo momento dell’anno era legato all’agricoltura e ai primi raccolti, a iniziare dal frumento. Successivamente la Pasqua divenne la celebrazione della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù sotto gli egizi. Per ordine divino, quella stessa notte gli stipiti delle porte delle famiglie ebree furono dipinti con il sangue degli agnelli – simbolo di purezza e innocenza – affinché l’angelo sterminatore mandato da Dio nell’ultima piaga che devastò l’Egitto, passando da quelle abitazioni risparmiasse i primogeniti, secondo quanto viene riportato nel Vecchio Testamento. Le famiglie, poi, dovevano consumare le carni arrostite dell’agnello sacrificato in un pasto frugale. Ancora oggi, la cena pasquale, per gli ebrei, è composta principalmente da cibi semplici e amari in memoria del periodo di schiavitù, prima della libertà ritrovata con l’esodo attraverso il Mar Rosso.

La religione cristiana

Gesù Cristo era a sua volta un israelita, un ebreo, e come tale stava celebrando il rito della Pesach, della Pasqua ebraica, quando, dopo il tradimento da parte del discepolo Giuda Iscariota, fu arrestato – con l’accusa di essersi paragonato a Dio – e crocifisso. Furono i sacerdoti del Sinedrio, la più alta autorità dei giudei, a puntare il dito contro di lui. Come noto, il prefetto romano Ponzio Pilato si chiamò fuori lavandosene le mani, espressione divenuta proverbiale e usata ancora oggi. Dopo una sofferenza atroce patita durante il lungo cammino della Passione, in cui Gesù fu percosso, frustato e umiliato dalla folla e dai soldati, costretto a portare una grande e pesantissima croce di legno in cima al monte del Golgota, dove poi morì, ad appena 33 anni, in un venerdì del periodo pasquale (ricordato ancora oggi nelle celebrazioni del Venerdì Santo). Il suo cadavere venne poi deposto in un sepolcro alle porte di Gerusalemme. La domenica successiva, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salomè si recarono nel luogo per imbalsamare il corpo di Cristo, ma, giunte alla tomba, videro che il macigno in pietra che era stato apposto per sigillare il sepolcro era stato incredibilmente spostato. E il corpo di Gesù, lì, non era più custodito. Poco dopo apparve un angelo e diede un annuncio: Gesù Cristo, Figlio di Dio, era risorto. La Pasqua cristiana, dunque, rappresenta il momento in cui Gesù è tornato alla vita terrena sconfiggendo il male e cancellando il peccato originale, diventando redentore, ossia salvatore, dell’umanità, come viene narrato nei Vangeli (nel Nuovo Testamento).

Riti e Tradizioni

Ancora oggi le tradizioni pasquali che vengono riproposte anche da noi affondano le loro radici in tempi antichi. L’usanza di mangiare carne di agnello, come appunto è stato ricordato in precedenza, deriva dalla Pesach, la Pasqua ebraica. Nel Cristianesimo l’agnello sacrificato è diventato emblema del Cristo immolato per redimere le creature umane. Per quanto riguarda invece le uova, queste sarebbero un retaggio di alcuni culti pagani, come quello della dea Ostara, divinità germanica legata alla fertilità e al risveglio della natura.

Nella religione cristiana, poi, l’uovo è diventato un altro simbolo pregno di significato: all’esterno ricorda un sasso, come quello del sepolcro di Cristo, ma all’interno cela una nuova vita, quindi è anche legato alla rinascita e alla resurrezione. Tra i primi credenti vigeva il divieto di mangiare le uova nel periodo pasquale, oltre alla carne. E quelle che venivano depositate dalle galline, dunque, una volta bollite, erano colorate di rosso, per ricordare il sangue di Cristo, o decorate con le croci, in memoria del suo sacrificio.

Perché le uova sono diventate di cioccolato? La tradizione si deve probabilmente al Re Sole, Luigi XIV di Francia. Il sovrano si fece produrre un uovo di crema di cacao dal suo chocolatier di corte. Fu un successo la cui fama si propagò velocemente fino a divenire rito (e business d’oro, più che di cacao).

Dal web –

Quotidiano.Net

Auguro a tutti voi carissimi amici di passare una serena Pasqua nonostante il brutto, direi pessimo momento che stiamo vivendo. Tornerò per lasciarvi qualche poesia. Per ora auguro a tutti voi una buonanotte con il solito affetto

La vostra Isabella

Ascolta

Ascolta amore

come la notte canta.

Sommessamente

lasciandoci scivolar

una nelle braccia dell’ altro ,

mentre le nostre mani

s’ intrecciano strette.

Ascolta caro,

come il vento

piano,

sussurra

nel bosco,

tra le querce.

Senti come sale

fin qui

il profumo delle mimose.

S’ agitano appena

le fronde

Sembra il loro

un suono d’arpa

che nell’ aria dolcemente

si diffonde.

Ascolta il silenzio

che dopo l’ amore ,

intorno a noi

si fa unica voce,

dopo che

i nostri respiri e gemiti

si son chetati.

Ascolta,

mio amato,

come intorno ora

sia solo quiete.

Qui,

come nel bosco..

Nessuna sbavatura,

tutto è perfetto.

Dove regna Amore.

Isabella Scotti marzo 2024

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

E’ passato S. Valentino…

senza ch’io vi facessi gli auguri. Ma dato che l ‘ Amore andrebbe festeggiato ogni giorno, voglio farvi un regalo lo stesso. Niente cioccolatini, solo poesia.

Un abbraccio da chi sempre vi pensa, anche se sembrerebbe il contrario

la vostra Isabella

Io non conosco ch’una gioia…

Io non conosco ch’una gioia al mondo,

ed è quando sul tuo seno di neve

chino la fronte, come sopra i molli

fiori del maggio ; o col desio ch’all’ore

della state furenti, in su gli appoggi

de ‘ morbidi guanciali il capo stanco

cade alla queta voluttà del sonno.

Spunta sul labbro il riso, della mente

le tempeste serenano, han quiete

l’ ire del mondo: è come un paradiso

Giuseppe Maccari

Giuseppe Maccari è nato a Frosinone il 19 ottobre 1840, figlio di Antonio e da Eleonora Bracaglia. La famiglia Maccari abitava in una casa a due piani, in una strada angusta – detta dei Pagliari bruciati – a fianco di un arco antico. Alla morte del padre Antonio, nel 1850, la famiglia (sei figli: Giovanni Battista, Leopoldo, Giuseppe, Teresa, Luigi e Sisto) ebbe gravi difficoltà finanziarie. Giovanni Battista, che studiava Legge a La Sapienza, ottenne un impiego al ministero dell’Interno e, uno alla volta, fece venire i fratelli a Roma. Presero alloggio in un primo tempo in via delle Quattro Fontane, in una casa che aveva un piccolo orto.

Giuseppe, grazie alla generosità di un sacerdote, aveva ricevuto a Frosinone i primi elementi di grammatica italiana e latina, aveva letto brani di poeti del Trecento e tradotto passi di Marco Tullio Ciceronee e di Virgilio. Incominciò a studiare il greco e a comporre versi, ispirandosi a Giacomo Leopardi. Erano semplici bozzetti, ma delineati con tocco felice e sicuro. Versi freschi, quasi impressionistici:

Nel paesetto la solinga strada

Solo trapassa il vagabondo cane.

La salute di Giuseppe Maccari era tuttavia precaria. Egli trovò un posto come istitutore presso una famiglia nobile e, grazie all’impiego, nell’estate 1862 fece un viaggio in Italia: rimase abbagliato dalle bellezze di Firenze. Dava lezioni di Italiano a un pastore evangelico dell’Ambasciata di Prussia e questa assidua frequentazione lo convinse a convertirsi al protestantesimo. Come suo fratello maggiore Giovanni Battista, frequentava il Cenacolo dei poeti della Scuola romana, che si riuniva al caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in Lucina (Palazzo Ruspoli). Nel 1866 suo fratello più piccolo Leopoldo morì di tisi, lasciando in povertà assoluta la vedova e un bambino. Giovanni Battista riunì a Roma tutta la famiglia, chiamando da Frosinone sua madre Eleonora, sua sorella Teresa e anche la cognata con il nipotino. Giuseppe sognava di sposare una ragazza, che morì lasciandolo disperato.

Poiché repente una fanciulla mia

Dai giardini, c’ha in cura giovinezza,

Si disviò, s’ascose fra le tombe,

Sovente io scorro questi luoghi e trovo

Qui racchiusa la gioia, qui la vita.

Domenico Gnoli racconta che una volta fu coinvolto, insieme a Giuseppe, in una dimostrazione studentesca, a San Lorenzo. Furono arrestati, ma Domenico, che era conte ed era romano, fu subito rilasciato. Giuseppe invece fu tenuto rinchiuso per un mese, nel carcere di Montecitorio, con la scusa che era di Frosinone e che non poteva giustificare la sua presenza a Roma. Domenico fermò una carrozza e invitò Peppino a salire, per evitargli la vergogna di farsi vedere con i ferri ai polsi. Ma Giuseppe gli disse: «No. Tutti mi devono vedere così, mentre attraverso la città. Addio Memmo!»[1] Luigi Lezzani nel suo Saggio d’Anacreonte, pubblicato come prefazione alla traduzione di Giuseppe Maccari, ha scritto che Giuseppe Maccari, per primo, ha trovato il metro più idoneo, cioè il settenario rimato a due. Ma Giuseppe Maccari non lasciò che un saggio molto ristretto: forse aveva fatta l’intera versione da Anacreonte ma, incontentabile, ne aveva distrutta la maggior parte. Giuseppe Maccari morì di tisi, a 26 anni e cinque mesi, il 15 marzo 1867.

Da Wikipedia

“27 gennaio 2024 – giornata della memoria

GRIGIO

Qui ogni alba

è sempre uguale.

Non si vede mai

il sole.

Il cielo è grigio,

sempre.

Come grigio

in fondo

è questo campo.

Il fango, la melma.

Perfino

i nostri indumenti

sono sempre uguali,

come fossero

una divisa.

E il colore

è sempre il grigio.

Quello

delle nostre

giornate

che scorrono lente.

Quello

del gelo,

che non finisce mai.

quello della fame,

che ci tormenta.

E la paura

che ritorna

sognando

quei treni ,

che qui ci hanno portati.

Noi uomini ,

trattati come bestie .

Si,

qui non c’è mai

il sole,

non ci sono colori

a rallegrarci.

e siamo soli,

anche se in tanti.

Qui ,

ormai

senza speranza,

aspettiamo.

Forse domani,

chissà ,

toccherà

a me.

Isabella Scotti gennaio 2024

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Riveduta e corretta

campo di concentramento di Auschwitz

Isabella, ma dov’eri finita ?

So che tanti di voi a vedermi qui mi farebbero questa domanda.

Ecco la mia risposta carissimi amici :

” Non ho più tempo per me. Troppe situazioni da seguire. Problemi di salute miei ( ho avuto una bella bronchite che è durata a lungo ) e ahimè di mia figlia e mia madre che comincia ad avere più bisogno ora che i 90 anni sono compiuti. Ringrazio il Signore per come è presente di testa ma qualche problemino c’è. E poi la mancanza di mio fratello incide sempre.

Comunque se sono qui è per regalarvi qualche poesia , perchè nonostante tutto scrivere è uno sfogo , allontana i pensieri , anche quelli di un mondo che sempre più va a rotoli. Le notizie che si susseguono giorno per giorno lasciano l’amaro in bocca, e stasera non voglio pensarci. Quindi ecco le mie poesie. Spero potranno essere di vostro gradimento

SOFFIA PIU’ CHE PUOI

Mandami un bacio.

Ora

che siamo lontani

posalo

sul palmo

della tua mano

e poi soffia

più che puoi,

che arrivi

a posarsi

sulle mie labbra ,

come tu fossi qui .

Mandami un bacio

stanotte,

non farmi aspettare

Isabella Scotti gennaio 2024

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

IL NOSTRO CANTO

Vieni,

dammi la mano

e andiamo

incontro

alla nebbia,

scendendo fino

al mare.

Immersi

nella bruma mattutina

sentiremo l’odore ,

forte ,

delle alghe ,

accompagnate

fino a riva

da onde malandrine ,

e raccoglieremo conchiglie,

con la pace

nel cuore.

Poi

ci abbandoneremo

all’ amore,

come unica àncora

di salvezza.

Stretti,

avvinghiati,

teneri amanti,

udranno

il nostro canto

gabbiani

immobili,

statuari,

protesi

verso l’orizzonte.

Isabella Scotti ottobre 2015

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

  

LUCE D’AMORE

Illuminami di te.

Ed io brillerò

come stella nella notte.

Sarò luce,

come sole

che splende nel giorno.

Illuminami di te.

Come fuoco

che arde bruciante

divamperò,

e sarò allora

per te

il calore che vuoi

la passione che sogni

l’amore che cerchi.

Isabella Scotti settembre 2015

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

BABBO NATALE

E’ arrivato

ma non si è fermato.

Se n’ è subito andato.

Con aria sognante

un sorriso

ci ha regalato

e doni ai più buoni

ha portato.

Poi ha ripreso

la sua slitta

e trainato dalle renne,

al suo paese

è tornato ,

lasciando un vuoto

colmato solo

da questa foto.

Avremmo voluto

da lui ascoltare

la fiaba del tempo

che scorre lento,

della neve che scende

silenziosamente

sui rami degli abeti

del suo bosco

che non conosco.

Avremmo voluto

con lui restare

seduti attorno

al focolare,

mangiando cioccolato

e caramelle e mille

e mille ciambelle.

Peccato,

sarebbe stato bello

indossare

anche il suo cappello

e la sua bianca barba

accarezzare.

Ma ahimè

ora

che se n’è andato

una lieve malinconia

assale

l’ anima mia.

Eppure si sa ,

tra un anno

tornerà.

Noi lo aspetteremo,

saremo tutti qua

Isabella Scotti gennaio 2024

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

UN HAIKU

Le bacche rosse –

la festa del Natale

aghi di pino

Queste ultime due ovviamente scritte durante le feste. E dulcis in fundo

La mia mammina

Vi abbraccio tutti con tanto affetto

la vostra Isabella

Buon Natale

Amici carissimi  potevano forse mancare i miei più cari auguri di BUON NATALE a tutti voi ? Non credo. ECCOLI 

TANTI AUGURI ANCHE SE DI FRETTA  ( E PER QUESTO TORNERO’ )

BUON NATALE A TUTTI CON TANTO AFFETTO

( ANCHE SE SIAMO GIA’ PROIETTATI VERSO LA FESTA DI SANTO STEFANO )

CI  RISENTIAMO PRESTO

ASPETTATEMI

BACIONI

LA VOSTRA ISABELLA

Eccomi qua

Eccomi qua. Sono tornata. Un pò di tempo in Francia col sole e trovare qui nuvoloni a non finire. A breve pioverà, ma è nell’ordine delle cose. Siamo quasi a dicembre, chissà se a Natale nevicherà. Intanto facciamo i conti con tutto quello che succede di orribile intorno a noi. Si parla, si discute, anche troppo. Perchè ora c’è bisogno di silenzio, di rispetto per il dolore di queste famiglie toccate dalla disperazione , ma composte. E allora dimostriamo loro la nostra vicinanza con tutto l’amore che abbiamo a nostra disposizione stando zitti, magari regalando poesia.

SE TU

MI CHIAMASSI AMORE,

ASCOLTANDO IL SUONO DOLCE

DI QUESTA PAROLA .

SE TU MI GUARDASSI

NON COME FOSSI

UN TUO OGGETTO,

MA ANZI

RISPETTASSI

LA MIA LIBERTA’

COMPRENDENDO

CHE IN TAL MODO

TU RISPETTERESTI

PRIMA TE STESSO.

SE SOLO

MI ACCAREZZASSI

CON DOLCEZZA,

GUARDANDOMI

NEGLI OCCHI

CON TENEREZZA.

SE SOLO

SCOMPARISSE

QUESTA VOGLIA

DI SENTIRTI

SUPERIORE A ME

E DA PARI A PARI,

SENZA PREVARICAZIONE ALCUNA,

MI CHIAMASSI

SEMPLICEMENTE

AMORE ,

TUTTO SAREBBE COSI’ FACILE,

ED IO T’ AMEREI

SENZA LASCIARTI MAI

Isabella Scotti novembre 2023

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Un regalo

Oggi per me è un giorno triste. Tutti voi sapete perchè. E allora oltre che pregare per lui, voglio oggi dedicare a mio fratello una poesia. Paolo aveva una passione, la stessa di nostro padre. Amava dipingere. Dopo la morte di Riccardo, il dipingere divenne per lui uno sfogo e ancor più quando perse Maria. I suoi dipinti, dove prima spesso compariva il mare con scorci di terra pugliese, ( Maria era di Carovigno , provincia di Brindisi ) acquistarono nuova fisionomia. Partendo da una base dipinta con colori ad olio prevalentemente, aggiunse con creatività come in un collage, oggetti reperiti di qua e di là, ( bottoni, palloncini, stuzzicadenti…) tutto ciò che per lui poteva contribuire a creare la sua opera. Un mondo fantasioso il suo, dove il colore diventa predominante. Sono usciti dei dipinti molto originali. Forse non sempre comprensibili ma affascinanti indubbiamente. Paolo aveva un desiderio. Fare una mostra accompagnando le sue opere con mie poesie. Io oggi voglio farvi vedere un suo dipinto che mi ha ispirata questi versi. Una mia interpretazione che a lui dedico, un regalo, sperando che da lassù mi sorrida felice. Paolo ti voglio bene

Vorrei esistesse

una scala

che portasse diretta

dalla terra al cielo.

E mi piacerebbe

percorrerla

come fosse

una corsia preferenziale

per giungere là

dove ora siete.

Sapete,

è così difficile

stare qui,

senza di voi.

Qui,

dove non ci sono più

colori

che facciano

gioiose

le mie giornate.

Solo un buio pesto

aleggia

su questa terra

che più non è ,

per me,

luogo sereno.

Una sola cosa

mi dà conforto :

immaginarvi,

al contrario di me,

felici a nuotare

in un mare di colori,

quasi foste dentro

una tela di Van Gogh.

Colori,

solo colori splendenti,

sgargianti,

capaci di dare luce

alla vostra nuova vita

Isabella Scotti 2 novembre 2023

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Dall’ estate all’ autunno e altre poesie

Dall’ estate all’ autunno…

Sei gocce baciarono le gronde –

e solleticarono i comignoli…

fu una pioggia delicata

che bagnò il bosco,

quella che bastò

dopo qualche giorno

a far nascere

i primi funghi odorosi,

e a far sbocciare

i primi ciclamini

di un tenero

rosa pallido .

Nuovi profumi

inondarono l’ aria

mentre magici pennelli

dipinsero di rosso

e di marrone

le foglie.

Il sole,

che fino ad allora

era stato protagonista assoluto,

padrone del cielo,

si nascose turbato

dietro una nube.

Fu la sua

una scelta improvvisa,

ma tutti erano convinti

che prima o poi

si sarebbe di nuovo fatto ammirare.

E così fu.

Uscì dal suo nascondiglio

ma senza enfasi, triste

perchè sapeva

che quelle sei gocce

si sarebbero moltiplicate

a dismisura.

Oramai l’ autunno

stava vincendo sull’ estate.

Isabella Scotti ottobre 2023

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Incipit in neretto di Emily Dickinson

La nebbia

Se penso alla nebbia

l’ abbino

ad una solitudine

immensa.

Soli sono gli alberi

senza più le loro foglie,

senza più gli uccelli ,

che volano più alti

della nebbia che sale.

Nudi,

non sanno più

a chi offrir riparo.

Soli sono i fili d’ erba

che nessuno calpesta.

Soli siamo noi

che andiamo ,

senza poter capire

dove ci perderemo.

Come sotto un velo

è nascosta la vita.

Nella nebbia

tutto è annullato,

sospeso nel tempo.

Nessuno grido, nessuna voce.

Un silenzio opprimente

che stritola,

un vento leggero che sibila.

Isabella Scotti settembre 2023

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Il tempo dell’inverno

Camminare sul greto

del fiume

e notare come

strani arabeschi

di ghiaccio

si siano formati

sul pelo dell’ acqua.

Quasi un volto

sembra apparire,

quasi una voce

par di sentire :

” Ecco , son del fiume

la regina,

anima pura e cristallina.

Da tempo immemore,

tradita dall’ amore,

qui dormo

senza clamore.

Qui ho scelto di riposare

in eterno ,

e annegare ogni dolore.

Ora giunto è l’ inverno

con la sua aria gelida,

ma io qui non ho freddo .

Non temete.

Ho raggiunto la mia pace,

qui , nell’ acqua,

dove tutto è oblio ”

Si colora d’ emozioni

il tempo dell’ inverno.

Isabella Scotti settembre 2023

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Ofelia – John Everett Millais

L’ erba ha così poche preoccupazioni :

un mondo di semplice verde

con solo farfalle su cui meditare

e api da ospitare –

non ha da fare altro che cullarsi

tutto il giorno ai suoni melodiosi

che le brezze portano leggere – …

Emily Dickinson

... Peccato che agosto sia già finito.

Vorrei sdraiarmi ancora

su quel bel prato verde,

tra quei teneri fili d’erba

piegati da un vento caldo , carezzevole.

Ad occhi chiusi, con le braccia

raccolte sotto la nuca,

liberare i brutti pensieri

e inseguire i sogni

fino all’imbrunire,

quando il sole va a dormire

per far posto alla luna ,

splendente come non mai ,

in un cielo trapuntato di stelle.

Sognare e vivere poi uno di quei sogni .

L’ incanto di una notte d’ estate,

brividi d’ amore lungo la schiena,

baci a non finire

mentre i grilli non smettono di cantare

Isabella Scotti settembre 2023

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Renoir – Ragazza sdraiata sull’ erba

Dolce sera a tutti cari amici con un pò di poesie. Ve ne faccio dono sperando nel vostro gradimento. Vi penso sempre nonostante tutto vada avanti con difficoltà. Peccato io non trovi tempo da dedicarvi. Ma…

Vi voglio bene e vi abbraccio sempre con affetto

La vostra Isabella