Ho pensato di raccontarvi un pò di Leonardo, quando ho saputo della fiction che sarebbe andata in onda sulla Rai. Non ho avuto modo di finire il post prima del suo inizio, come mi sarebbe piaciuto, per colpa di wordpress e dei suoi complicati nuovi sistemi che mi hanno mandato in tilt. Se non avessi avuto l’ aiuto di Jane del blog lanostracommediajalesh2.wordpress , che non smetterò mai di ringraziare per la sua disponibilità, non sarei certo qui. Comunque spero che il post possa interessarvi . Eccolo. Buona lettura.
L ‘ ANATOMIA
Il corpus dei disegni anatomici di Leonardo, composto di circa duecento fogli, è conservato nella Royal Library di Windsor. Sono disegni di grande interesse e fascino realizzati in un mirabile equilibrio tra arte e scienza All’ osservazione del corpo umano Leonardo si votò con una dedizione tanto straordinaria da suscitare l’ ammirazione dei contemporanei come si ricava dalle parole di Antonio De Beatis che nel 1517 visitò insieme al cardinale d’ Aragona lo studio dell’ ormai anziano Leonardo in Francia :
” Questo gentilhomo ha composto di anatomia tanto particularmente con la dimostrazione della pittura ( … ) di modo non è stato mai fatto ancora da altra persona. Il che abbiamo visto oculatamente et già lui ne disse aver fatta notomia di più di trenta corpi tra maschi e femmine di ogni età. ”
Fino all’inverno del 1507-1508, Leonardo non pratica la dissezione in modo sistematico. A questa data gli si offre la possibilità di approfondire le conoscenze anatomiche direttamente sul cadavere di un vecchio all’ ospedale di Santa Maria Nuova in Firenze, come egli stesso ricorda in una famosa nota :
” Questo vecchio, poche ore prima della sua morte, mi disse di passare i cento anni, e che non si sentiva alcun mancamento nella persona altro che la debolezza, e così standosi a sedere su un letto nell’ Ospedale di Santa Maria Nova di Firenze senz’ altro movimento o segno d’ alcuno accidente passò di questa vita ; ed io ne fece l’ anatomia per vedere la causa di sì dolce morte ( … ) la quale anatomia descrissi assai diligentemente e con gran facilità per essere il vecchio privo di grasso e di umore, il che assai impedisce la cognizione delle parti ” .
A questa esperienza, così centrale nella rinnovata indagine anatomica di Leonardo, perchè fondata sull’ osservazione diretta del cadavere invece che su conoscenze mediche acquisite , segue la pratica dei successivi anni lombardi ( 1510 – 1511 ) quando la frequentazione di Marcantonio della Torre, giovane ma già affermato medico – anatomista in Pavia , dovette stabilire un interessante rapporto di scambio tra i due. Infine si ha notizia di studi anatomici condotti a Roma tre il 1514 e il 1515, nell’ Ospedale di Santo Spirito, interrotti per le accuse di negromanzia dovute alla delazione di un suo assistente tedesco. I risultati di questa indagine decennale, se non decisivi ai fini del progresso della scienza medica, furono sicuramente straordinari nel campo dell’ illustrazione anatomica, fino a quel momento ancora rozza e approssimativa. Leonardo si propose di redigere , a similitudine della Cosmografia di TOLOMEO, , un ” atlante anatomico ” composto da diverse tavole che raccogliessero la sua esperienza su vari cadaveri, in modo da fornire uno strumento utile e chiaro, ancor più della pratica anatomica diretta. Come si può ben intendere dalla seguente orgogliosa rivendicazione, straordinario esempio di prosa scientifica ad alto livello, oltre che testimonianza delle difficoltà, spesso repellenti, alle quali Leonardo si sottopose per amore della conoscenza :
” E tu che dici esser meglio veder fare l ‘ anatomia che vedere tali disegni, diresti bene se fosse possibile vedere in una sola figura tutte le cose che nei disegni si mostrano ; ma con tutto il tuo ingegno in questa non vedrai e non avrai notizia se non d’ alquante poche vene ( … ). E un sol corpo non bastava a tanto tempo che bisognava procedere di mano in mano con tanti corpi per avere completa cognizione, la qual cosa feci due volte per vedere le differenze ( … ) E se tu avrai l’ amore a tal cosa, tu sarai forse impedito dallo stomaco , e se questo non ti impedisce tu sarai forse impedito dalla paura di abitare in tempi notturni in compagnia di tali morti squartati e scorticati e spaventevoli a vedersi ; e se questo non t’impedisce forse ti mancherà il buon disegno, che si addice a tale figurazione ; o, se avrai il disegno , non sarà accompagnato dalla prospettiva ; e, se lo sarà, ti mancherà l’ ordine della dimostrazione geometrica, o il calcolo delle forze e della potenza dei muscoli ; o forse ti mancherà la pazienza ; così che tu non sarai diligente. Se tutte queste cose sono state in me o no, i centoventi libri ( capitoli ) da me composti ne daranno sentenza, nei quali non sono stato impedito nè da avarizia o negligenza ma solo dal tempo. Vale .”
Spaccato di una testa umana ( 1493 – 1494 circa ) Windsor, Royal Library ( RL12603r ; K/P32r )
I primi veri studi anatomici di Leonardo risalgono agli anni 1487 – 1493, quando si trovava a Milano. Si tratta di esplorazioni del cranio ( reso nei disegni con straordinaria accuratezza, anche prospettica ) attraverso le quali Leonardo si proponeva di scoprire il luogo d’ incontro di tutti i sensi, o ” senso comune ” ritenuto tra l’ altro sede dell’ anima.
Egli considera la testa, soprattutto il suo contenuto come ” la scatola delle magnificenze ” che definisce “il conservamento nascosto delli sensi umani che s’incontrano collo spirito in questa scatola del mistero”, ed è proprio da qui che tutto ha origine.
Secondo Leonardo il cranio è la casa degli occhi per osservare, delle orecchie per l’ascolto, del naso per assorbire i profumi, della bocca per godere del cibo e per “dir di parola”.
Vedute laterali del cranio ( 1489 circa ) Windsor – Royal Library ( RL19057r ; K/P 43r )
L’ attività di pittore e l’ indagine della natura, fondate sull ‘ osservazione dei fenomeni, dovettero far scattare in lui l’ interesse per il funzionamento dell ‘ occhio quale strumento della vista. Già agli inizi degli anni novanta, Leonardo disegna, seguendo le indicazioni degli autori antichi, i bulbi oculari dai quali i nervi ottici si dipartono per arrivare al cervello. E ancora si dedica, ma con maggiore indipendenza, allo studio della connessione occhio – cervello agli inizi del XVI secolo , disegnando per primo il chiasma, o punto d’ incontro dei nervi ottici.
L’ indagine sui ventricoli del cervello ( non umano ma bovino ), venne in seguito ulteriormente perfezionata da Leonardo attraverso la messa a punto di un’ ingegnosa tecnica scultorea consistente nell’ iniezione di cera fusa che una volta rappresa e liberata dal suo contenitore sarebbe stata in grado di rivelare la forma di quella parte anatomica.
FONTE : LEONARDO Arte e scienza – Giunti
Per non dimenticare comunque quanto la sua pittura sia stata straordinaria anche al di là de
” La Gioconda ” che rimane il suo indiscusso capolavoro, vi lascio qui due suoi dipinti che adoro,
accompagnati da due mie poesie . Spero nel vostro gradimento. Scusate la mia poca presenza ma
è un periodo pieno di impegni purtroppo che mi limita nel tempo a mia disposizione per fare
quello che ahimè mi piacerebbe fare. Vi abbraccio con un abbraccio circolare per non dimenticare
nessuno. Vi penso sempre.
La vostra Isabella

Madonna Benois
Com’ è dolce
e tenero
qui ,
il rapporto
tra
Madre e Figlio.
Come intenso
è lo sguardo
della giovane
Vergine.
C’ è
nell’ insieme
una certa dinamicità,
in quella mano
della Madre
che porge
un piccolo fiore
per trastullo
al Figlio.
Una gioia
traspare
da quel volto
sorridente,
nel vedere
quelle manine
pronte
a far proprie
quelle timide
corolle.
Un dipinto
di sentimento,
d’ infinita dolcezza
interiore.
Isabella Scotti aprile 2021
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

Leonardo – Ritratto di Ginevra de’ Benci
Ginevra
ti chiamavi,
donna colta
eri.
Qui ,
malinconicamente ,
il tuo sguardo
rivela
come ,
sposata ,
tu non fossi
felice.
Senza gioielli
che ornino
il tuo collo.
Bianco
come porcellana
finissima
il tuo volto.
E i capelli,
quei riccioli
d’ oro
che lo incorniciano,
bastano
a renderti
splendida.
Così lontana,
persa
nei tuoi pensieri,
ti lasci
accogliere
dalle fronde
del ginepro,
quasi
immaginando
una carezza
di vero amore ,
quello
che ti fu
negato ,
quando
fosti data
in sposa
a chi
non amavi.
Isabella Scotti aprile 2021
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Eccomi finalmente.
Sono arrivato.
Ma
fatemi sgranare
un pò
gli occhi,
e lasciate
ch’io inarchi
un sopracciglio…
possibile
non ci sia nessuno
ad accogliermi?
Speravo
che i nonni ,
che la mia sorellina,
che gli zii
fossero qui,
che mi
facessero festa.
Solo la mamma
a farmi
tante coccole…
Che strano
non sentire
voci gioiose
attorno a me.
Le uniche
che ho sentito,
son state quelle
delle infermiere ,
che mi hanno
aiutato
a venire
al mondo.
Parlavano
di una cosa
strana,
incomprensibile :
di un certo
” coronavirus ”.
Non gli ho dato
peso,
ma vuoi vedere
che è colpa sua
se qui
non c’è nessuno
che sorrida
nel guardarmi ?
Ok,
non importa,
io sono
un guerriero,
un vichingo.
Non vedete
i miei capelli ?
Sono rossi,
lunghi ,
sono indice
della mia forza.
Mi riprenderò
la scena,
e quando tutto
ricomincerà
io ci sarò.
Guardatemi
non ho forse
grinta ?
Isabella Scotti 30 marzo 2020
testo : legge copyright 22 aprile 1941 n° 633
Il nostro torello Marco : 3 kg 830 lungo 51 cm
Lo possiamo solo vedere così, in foto. Ma lui ci aspetta, lo avete sentito no ?
Finirà tutto e lo terremo stretto tra le braccia.
Parola dei nonni Isabella e Luciano
Nulla in eterno dura
it.wikipedia.org Donna col parasole – Monet
Mi venne incontro
un dì
di maggio.
Fu subito
per me,
palpito d’ amor ,
e più da lui
io non distolsi
il guardo.
Mi piacquero
i suoi occhi
ed il sorriso,
in lui vedea
beltà e amor.
Ma nulla ahimè
in eterno dura.
E qui
son’ora
sola,
a pianger
e rimembrar,
così come ancor
aspettar
da lui ,
sorrisi
e guardo.
Ed a sperar
che avanzi,
incontro a me ,
in un nuovo
dì di maggio.
Isabella Scotti 2014
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Nei mesi oscuri…
Nei mesi oscuri
la mia vita
scintillava
solo quando
mi aggrappavo
ad un pensiero :
poter venire
a trovarti
ancora
e dire
” ciao mamma
dove andiamo oggi
a far danno ? ”
Tutti i giorni
sentivo parlar
di morte,
e non c’era
luce
in fondo
al tunnel.
Erano
mesi oscuri,
di paura,
d ‘ insicurezza.
Eravamo lontane
ma vicine
col cuore.
Poi un giorno
vidi
dalla finestra,
posarsi
sul ramo
di quell’ albero,
uno strano
passerotto,
tutto colorato.
Assomigliava
quasi
ad un arcobaleno.
Quella visione
mi aiutò
a riconoscere
alla fine
del tunnel
un po’
di luce.
Sì ,
dopo
tanta attesa
ci saremmo
riviste
e abbracciate.
Finiti
i mesi oscuri
della preoccupazione,
stavano
per tornare
ne ero sicura,
quelli
della serenità
e della gioia.
Isabella Scotti marzo 2020
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Citazione in neretto dalla poesia ” Sfere di fuoco ” di Tomas Transtromer
Carissimi mi piacerebbe potervi tutti abbracciare e di voi aver notizie. Come state? Sappiate che vi penso
tutti spesso. Questa prigione forzata ci aiutera’ a sconfiggere la ” bestia”, siatene certi. Torneremo
gradualmente, anche se non a breve, a sorridere. Lo dobbiamo per i nostri figli e per i nostri nipoti.
Lasceremo loro un mondo migliore, ne sono certa. Il pc è ormai sequestrato per lavoro. Saltuariamente,
se potrò la sera, qualche volta, verrò a trovarvi. Sappiate che vi ho nel cuore tutti.
Un caro abbraccio e bacioni
La vostra Isabella
Miei cari , vi ho lasciato con la promessa del mio nuovo post , sul proseguimento del mio viaggio in Veneto. Giusto, non l’ho dimenticato. Ma non è ancora pronto. Nell’ attesa ho perciò pensato di proporvi qualche poesia abbinata a delle foto. Spero gradirete il pensiero. Augurandovi un buon week end eccovi poesie e foto. Baci a tutti
La vostra Isabella
COME UNA CARTOLINA
Come una cartolina.
Di prima mattina
la spiaggia
è solo per pochi.
Si può sentire
l’ odore del mare,
cercare conchiglie
senza fretta,
e stendere
un asciugamano
per lasciarsi accarezzare
dai primi raggi
del sole.
Come una cartolina
è
il mare,
senza confusione.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
SOTTO UN CIELO CUPO
Sotto un cielo
cupo
si è svegliato
arrabbiato
il mare.
Sbuffa,
schiumeggia.
Potenza dei flutti
che tutto travolge.
Poi,
dopo essersi sfogato
rabbioso,
eccolo giungere
e lambire
la riva.
Rami abbandonati,
odore di salsedine,
e
ciuffi d’alghe che
coprono ormai
l’umida sabbia.
Piano ,
tornerà il sole,
e sarà
dolcemente,
solo quiete.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
LA CANZONE DEL FIUME
Canta
la sua canzone
il fiume.
Intonata,
unica,
passionale.
” Fresche ” note
accompagnano
passi incerti
alla ricerca
di stabilità.
Un andare
soli,
con i propri pensieri,
lasciando
a casa
le turbolenze
del cuore.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
UNA VERA AMICIZIA
Folta è la tua criniera.
Mi piacerebbe
spazzolarla sai ?
Ma per ora
mi basta accarezzarti,
scivolare con la mano,
sul tuo muso
di velluto,
e credere
che insieme
potremo fare
un sacco di cose.
Sì, ne sono certa:
la nostra,
sarà una vera
amicizia,
di quelle,
che si ricorderanno
per sempre.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
NEL GIARDINO
C’ è un profumo
di limoni
che invade tutto
il giardino.
E’ odore
d’ estate ,
è il giallo ,
che richiama
alla mente
il colore del sole,
che mi fa sentir
viva,
che mi fa gioire.
Colori osservati
e profumi annusati
dopo la pausa
di un buon caffè.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
STO CON TE
Sto con te,
qui passeggiando,
mano nella mano,
dimenticando il mondo ,
lasciando ,
che la brezza marina ,
ci accarezzi
il volto.
Che strano,
pensavamo
che quassù
non passasse nessuno,
e invece,
quanti innamorati
prima di noi ,
hanno voluto
lasciare un segno
del loro passaggio,
quanti lucchetti
su quella catena.
Una testimonianza
d’ amore
che arriva diretta
e mi colpisce
il cuore.
Ah l’amore,
come sa
travalicare confini
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
I MIEI OCCHI
Come poggia
tenera
la tua mano
sul mio muso.
Ne avverto
il tocco leggero,
la delicatezza.
Ti sento vicina,
te lo confermano
i miei occhi ,
che c’è del feeling
tra noi.
Isabella Scotti maggio ( si fa per dire, visto il tempo ) 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
Sandrone era un personaggio. Uno di quei tipi un pò strani ma in definitiva innocui , che popolano spesso i paesi, e che proprio per questo sono conosciuti da tutti. Alto sul metro e ottanta o qualcosina in più ( non sono molto brava con le altezze ), prestante, col fisico di un atleta, Sandrone amava fare il vigile. Ma non lo era realmente, e neanche lo interpretava vestendosi in maniera adeguata usando una divisa, come tutti possono immaginare vestito un vigile, come Alberto Sordi nell’omonimo film. No, la sua particolarità risiedeva nel fatto di utilizzare gli abbigliamenti più stravaganti assieme alle pose che lo rendevano unico. Lo si poteva incontrare, all’improvviso, in mezzo alla strada con indosso un lungo pastrano dai bottoni dorati, lungo fino ai piedi. A gambe larghe, usando le mani a mò di paletta, fermava le macchine per farne passare altre. e chi non lo conosceva poteva anche pensare che fosse lì appositamente. A volte, si vestiva tutto elegante, camicia bianca e vestito scuro. Oppure solo con i pantaloni e a torso nudo quando era caldo o a volte, anche sotto la pioggia. Non si metteva mai allo stesso posto, anzi amava spostarsi continuamente tanto che lo si poteva incontrare nei luoghi più disparati quando meno te lo aspettavi. Aveva occhi grandi e magnetici. Non l’ho mai visto ridere, sempre serio camminava con un’andatura pesante, forse per la sua stazza chissà, ma sicuramente per quello era chiamato Sandrone e non con il suo vero nome Alessandro.
Bè, se n’è andato all’improvviso, pare per un’infezione, a soli 46 anni. Mancherà a tutti, ne sono sicura. Quei suoi occhi, i capelli lunghi, un pò riccioluti, la sua serietà. Un gigante buono.
Ciao Sandrone, ci rivedremo.
Piccola, snella, lineamenti marcati e irregolari, brutti o belli a seconda delle espressioni e della luce, grandi occhi scuri, capelli ricciuti, frangetta sulla fronte alta, voce morbida e bassa, molto duttile, mani bellissime, estremamente autoritaria in scena, vera primadonna- capocomico, padrona dei personaggi drammatici, sempre in cerca di un Pigmalione, Eleonora Duse nasce a Vigevano nel 1858 come figlia d’arte da una di quelle famiglie girovaghe, che fanno del palcoscenico la loro eterna dimora. E’ così che sin da bambina prende confidenza con ciò che rappresenterà per tutta la sua vita, la cosa più importante: il teatro. Nel 1862, a 4 anni, interpreta Cosetta in una versione teatrale de ”I miserabili”. E nel 1878 alcune sue rappresentazioni come la ”Teresa Raquin ” di Emile Zola la faranno conoscere e apprezzare da pubblico e critica. Non esistendo negli anni ottanta una drammaturgia italiana la Duse farà scelte ben precise di repertorio che caratterizzeranno il suo percorso artistico portandola ad una notorietà impensata. I testi francesi di Victorien Sardou e Alessandro Dumas figlio sono i suoi prediletti. E il suo teatro sarà di denuncia di quei valori borghesi fatti di ipocrisia e apparenze.
Dopo il matrimonio con Teobaldo Checchi, attore come lei, la Duse si accompagnerà al più noto Flavio Andò, primo dei suoi spettacolari amori. Seguirà il pittore- scrittore esotico Alessandro Wolkof- Murozof, poi Adolfo De Bosis, Marco Praga, quindi il tranquillo e serio Arrigo Boito, capo riconosciuto della scapigliatura lombarda, che riesce a placare la farraginosa, assetata anima dell’attrice.
Infine, il fatale incontro con Gabriele D’Annunzio.
Saranno i coniugi Scarfoglio- Serao a farli incontrare.
La Duse, maggiore di tre anni, è in quel momento, la ” divina” del teatro nazionale, lui è il poeta per antonomasia, arrivatissimo, viziatissimo, stravagante ( non è forse lui a galoppare nudo per la campagna romana su di un cavallo bianco? )
Una grande passione , la loro, teatral- letteraria- mondana che durerà otto anni, a tutto vantaggio di Gabriele, che tra le tante cose riesce a trasmettere ad Eleonora anche il suo gusto necrofilo nel rapporto amoroso. Il loro rifugio sarà presso Firenze, alla Capponcina, tra l’orribile kitch in cui tutti e due vivono : lui, tra volute d’incenso e teschi fasulli ; lei, tra contorcimenti di mano e furiosi scoppi d’ira per le continue infedeltà del Vate.
Come spesso accade in rapporti d’amore complicati, uno dei due perde ed in questo caso è la Duse a soccombere mentre lui ne trae vantaggio anche a livello economico. E’ lei infatti che contribuisce anche generosamente, al mantenimento di quel lusso sfrenato e assurdo ( i cavalli di lui devono riposare su tappeti Bukara e mangiare ad esempio dentro ciotole di porcellana antica ).
Lei porta anche al successo i lavori teatrali dell’Immaginifico, procurandogli inusitati diritti d’autore. Tutto fa per lui.
Ma arriva la fine di tutto, e quando si lasciano Eleonora ha quarantacinque anni. E’ sfiorita, malata, povera, alle soglie di un disfacimento che lui descrive con impietoso, pessimo gusto, e si chiude allora in un totale e malinconico silenzio.
Tornerà alle scene, circa dieci anni dopo, spinta dal bisogno, braccata dai creditori. L’ex amante non muove un dito per aiutarla, offeso anzi che lei non reciti solo le sue opere, che non gli garantisca abbastanza diritti d’autore.
Il pubblico, curioso e pettegolo come sempre, le tributa nuovo successo, i teatri di tutto il mondo applaudono di nuovo la ”divina”.
Dopo aver chiesto aiuto invano a Mussolini per la creazione di un teatro stabile italiano, Eleonora riparte in tourneè. E’ davvero un’emigrante, come agli inizi. Rifiuta l’aiuto di pochi amici sinceri, quali Praga, Boito, che vede solo come carità.
Malata, stanca, delusa, non è ormai che l’ombra di se stessa, sostenuta solo dalla straordinaria presenza scenica.
Alla fine, il gelido clima di Pittsburg la stronca.
Il suo funerale attraversa l’America, l’Oceano e l’Italia, accompagnato da pietà e rimpianti, ultimo omaggio alla superdonna distrutta dal superuomo, costruiti, entrambi, sugli aspetti più vistosi e morbosi del loro tempo.
Le lettere, inviate da d’Annunzio alla Duse, vengono bruciate per volontà di lei, cosa che il Vate ritiene un’offesa al suo genio. Io, con tutti voi, credo più al gesto nobile di un’amante ferita.
Passate da Barbara ( tuttoilmondoateatro.wordpress.com) potrete leggere stralci di queste lettere .Un carteggio che mette i brividi.
Fonti : Parlami d’amore Mariù- Vita, costume e storia d’Italia tra gli anni venti e quaranta
a cura di Roberto Gervaso
Wikipedia
Sai, inconsciamente
era te
che aspettavo.
Da tempo cercavo
qualcuno
che volesse con me,
condividere tutto.
Ora,
coscientemente,
so che sei tu
quel qualcuno.
Ricordo ancora
il nostro
primo incontro,
in casa d’amici,
e ricordo ancora
quando
i miei occhi
all’improvviso
hanno visto
i tuoi .
Incrociare
il tuo sguardo
e capire
in un attimo
che il mio cercare
era finito.
Sentire
un tuffo al cuore,
avvertire
un tremore,
vivere
una sensazione
di totale abbandono…
Anche ora,
quando ti vedo
vivo
le stesse emozioni.
Sai,
dicono
che tutto ciò
si chiami
”Amore”.
Isabella Scotti
Romeo e Giulietta ( 1968) regia di Franco Zeffirelli
Ho incontrato
per caso,
un giorno,
”Poesia”.
Con semplicità
e umiltà
si è avvicinata a me,
senza orpelli e fronzoli,
muta,
e a lei allora,
che così ascoltava,
mi son rivolta.
Nuda,
spoglia d’ogni pudore,
ho cominciato
a offrirle
i miei pensieri,
anche i più sciocchi,
i più
puerili.
Ma mai
ho ricevuto
rimproveri,
perchè
”Poesia”
è discreta,
ascolta in silenzio
tutto quello
che dico
a voce alta
e poi scrivo.
Così
di colpo,
ho capito ,
dopo tanto tempo
che la cercavo,
di averla,
finalmente
trovata:
è lei
quel ”tesoro” d’amica
che mi mancava.
Isabella Scotti novembre 2014
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Questa la mia umile voce, e ora lascio il posto alla sua , a quella di un grande senza tempo…
Accadde in quell’età…La poesia
venne a cercarmi. Non so da dove
sia uscita, da inverno o fiume.
Non so come nè quando,
no, non erano voci, non erano
parole nè silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
bruscamente fra gli altri,
tra violente fiamme
o ritornando solo,
era lì senza volto,
e mi toccava.
Non sapevo che dire, la mia bocca
non sapeva nominare,
i miei occhi erano ciechi,
e qualcosa batteva nel mio cuore,
febbre o ali perdute,
e mi feci da solo,
decifrando
quella bruciatura,
e scrissi la prima riga incerta,
vaga, senza corpo, pura
sciocchezza,
pura saggezza,
di chi non sa nulla,
e vidi all’improvviso
il cielo
sgranato
e aperto,
pianeti,
piantagioni palpitanti,
ombra ferita,
crivellata da frecce, fuoco e fiori,
la notte travolgente,
l’universo.
Ed io,
minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza,
a immagine del mistero,
mi sentii parte pura
dell’abisso,
ruotai con le stelle,
il mio cuore si sparpagliò nel vento.
Pablo Neruda
Innamorati di me.
Vedrai,
non te ne pentirai.
Ho in progetto
di farti impazzire.
Ma d’amore,
s’intende.
E allora dai,
che aspetti,
fatti un regalo.
Innamorati di me.
Tutto quello
che dovrai fare,
sarà chiudere gli occhi
e lasciarti andare:
il resto,
sarà solo meraviglia…
Isabella Scotti
comincia con l’ascoltare questa:
Ebbene sì . C’ero anch’io alla presentazione di ”Bocca di Lupa” il libro di Stefania Diedolo ( signorasinasce, il suo blog) Siamo arrivati un pò in anticipo mio marito ed io alla libreria Mondadori in via Piave a Roma. Ci siamo avvicinati passeggiando tranquilli, con l’intenzione di chiedere comunque se fosse proprio lì l’incontro con l’autrice. Arrivati quasi all’entrata e sbirciando all’interno la noto che sta al telefonino e avverto Luciano di averla quasi sicuramente riconosciuta. Entro e ce l’ho davanti. Ci guardiamo un attimo e poi…: ”Stefania?” – ”Isabella?”. E via con un bel sorriso e doveroso abbraccio. Incontro realizzato , finalmente a tu per tu lontano dal virtuale del blog. Dinanzi mi trovo una simpatica e sorridente persona. Alta, magra, occhi luminosi che brillano ancor prima che siano le labbra ad aprirsi in un sorriso, capelli scuri corti, un pò scomposti ma che la caratterizzano molto, bella voce. Completo pantaloni nero, insomma l’aria un pò da scrittrice ce l’ha. Eppure per nulla distante, accompagnata da Paola la sua editrice, ci accomodiamo in una saletta piccolina attorniati da libri per l’infanzia con altri ospiti, tra i quali anche un altro blogger , Max. Subito si avverte un’aria familiare e la presentazione del libro comincia incuriosendo e coinvolgendo. Stefania è un’ottima intrattenitrice e la sua descrizione di una storia intrigante e con spunti da trhiller psicologico non lascia indifferenti. Leggeremo tutti quanti il libro. Sono state anche scattate fotografie, e va a finire che ci vedrete pure sul suo blog. Insomma un pomeriggio da ricordare. Voglio qui ringraziare Stefania per averci regalato un’ora davvero piacevole, anche con Paola, per essere state simpaticamente ospitali come si stesse prendendo un thè e anche per averci dato l’opportunità di conoscerla dal vivo. Conoscenza che ricorderò a lungo con molto piacere.