Poichè pare abbiate gradito la mia precedente creazione legata alle parole Magnolia, Coppa, Essenza, Dolcezza, Intensità, continuo, sempre su suggerimento di Franca, con un acrostico :
I neguagliabile magnolia. Il tuo
N obile aspetto di pianta rigogliosa
T rae lo sguardo. E la tua
E ssenza è profumo che si spande
N ell’aria. C’è tanta intensità in esso che
S arebbe una magia poterlo racchiudere in una coppa.
I nspiegabilmente è per me dolcezza
T rovarmi
A lla tua ombra e sotto te, sostare.
ISABELLA SCOTTI
Spero vi piaccia quanto la mia prima composizione. Un abbraccio a tutti gli amici che passeranno di qui. Buona domenica.
Ricordi quell’estate ?
Ci piaceva stare al riparo
sotto la magnolia.
E quel giorno,
con una coppa di champagne
in mano,
guardandoci negli occhi,
ci mettemmo a pensare
con intensità
a quell’infinita dolcezza
che era l’essenza
del nostro amore.
Isabella Scotti
Ho aderito con piacere alla tua richiesta cara Franca di partecipare a questo gioco di parole mescolate assieme. Ho pensato così di farti dono di questa mia creazione. Buona giornata . Isabella
foto da wikipendia
Francesco nell’imminenza del Natale del 1223 si ritirò per insistenza dei suoi frati nella quiete dell’eremo di Fonte Colombo. Libero dagli affanni dell’Ordine, la sua anima era assorta nella preghiera e nel canto. Aveva espresso il desiderio di celebrare un bel Natale che gli facesse rivivere con molta sensibilità il ricordo del Fanciullo nato a Betlemme e vedere anche con gli occhi della carne le privazioni cui era stato soggetto, e come fu adagiato nella mangiatoia e come riposò tra il bue e l’asinello.” Nacque così da uno slancio mistico e poetico il primo presepe. La scena descritta con parole semplici da chi forse fu presente è questa :
”Il giorno dell’allegrezza si avvicina. Frati, uomini, donne sono convocati da tutti i dintorni; ciascuno con l’animo pieno di gioia, prepara come può cere e torce, per illuminare quella notte che doveva, come una stella scintillante, illuminare i secoli. Il Santo di Dio arriva alla fine; vede che tutto è preparato e se ne consola. La mangiatoia è pronta: vi si porta del fieno ; si conducono il bue e l’asinello. La notte, brillante come il giorno, è deliziosa per gli uomini e gli animali. I frati coi loro cantici, rendono a Dio le lodi che gli sono dovute. Il Santo si tiene in piedi vicino alla mangiatoia emettendo sospiri, preso dalla pietà e trasportato dalla gioia. Si celebra sulla mangiatoia il rito della Messa…e il Santo, che era diacono, riveste gli ornamenti della sacra funzione e canta il Vangelo. La sua voce, dolce, chiara e sonora, invita tutti i presenti a considerare le ricompense del cielo. Spesso, quando nomina Gesù Cristo, brucia di un tale ardore che lo chiama , Bambino di Betlemme e modula il suo nome come un belato di pecorelle: la dolcezza del suo affetto sembra riempirgli la bocca più della sua voce”.
Era talmente viva la rievocazione che la folla presente credette davvero di trovarsi realmente in Betlemme e uno tra i presenti, riferisce la cronaca, ”vide nella mangiatoia il Bambino che sembrava privo di vita e Francesco avanzare verso di Lui per risvegliarlo come dal torpore del sonno. Visione in accordo con la realtà perchè in molti cuori il Bambino Gesù era dimenticato, e con l’aiuto della Grazia vi fu risuscitato da Santo Francesco.”
Si avvicina il Natale cari amici, potevamo forse dimenticarci del presepe? Non credo. E ricordando allora il grande Eduardo in ”Natale in casa Cupiello” faccio a voi la stessa domanda che nella commedia poneva al figlio interpretato da Luca de Filippo, ( figlio vero ) attore come lui: ”Te piace u’ presepe”? Un grande abbraccio.
fonte: I grandi di tutti i tempi – S. Francesco
periodici Mondadori
PRIMO TEMPO
Arrivò
quel giorno
di maggio,
e ci accompagnammo,
soli,
sulla sponda del fiume.
Insieme
al dolce fluire del tempo,
presero a navigare
pensieri
silenziosi e profondi.
Fu
il canto dell’usignolo
ad inebriar le nostre menti,
mentre
un dolce zefiro
s’agitava
tra le fronde
e la fresca acqua
scorrendo
fino al mare,
narrava
di come
”Amore”
fosse nato
improvviso.
Isabella Scotti
SECONDO TEMPO
Di te,
ho perso le tracce.
Ma non voglio perdere
la speranza
di ritrovarle.
E ho cominciato
da qui,
da questa sponda,
che ci conobbe
innamorati e felici.
Ricordi ?
Da
dove l’acqua
del fiume
scorre
più veloce
per arrivare
fino al mare.
Le tue tracce
partono
da questo
punto,
e sono gli attimi
di soave dolcezza
che mi regalasti.
Soffre
il cuore
nel poter
solo desiderarti
e null’altro.
Ti stringerei al petto
se fossi qui,
come allora,
fino a farti male.
Ma tra le mani
non ho le tue,
nè più le dolci labbra
da baciare.
Lontano sei,
perduto amore,
e qui mi struggo,
e qui io piango.
Isabella Scotti
”Il nome di questo mese deriva da una parola greca che significa ”apertura”. In molti paesi d’Europa il primo aprile, è da tempo, il giorno dedicato alle usanze scherzose, delle quali però ancora non si conosce con certezza l’origine. In Inghilterra questo è detto il giorno dello ”scherzo d’aprile”. In Scozia si dice che è il giorno della ”caccia al merlo”, mentre in Francia come in Italia è il giorno del ”pesce d’aprile”.
DETTI DEL MESE
”In Aprile il tempo piange e ride insieme”
”Quando in Aprile il corno suona per il fieno e per il grano è stagione buona”
”In Aprile un’alluvione porta via la rana e i suoi ranocchietti”
L’angolo della poesia
ALLA PRIMULA
Di tutte le gioie della primavera la più bella è
Di nuovo bere il tuo respiro,
o più fresco dei fiori.
La campanula illumina la macchia
Il ranuncolo copre la valle,
Ma la tua franca bellezza sovrasta
Nei campi aperti
L’erba novella, per aprirsi al bacio
Del sole, del vento, e della pioggia
Donando l’essenza di primavera con quelle gocce rosse
Che tinsero il seno di Imogene.
Cosparsa di lentiggini sei come la fanciulla
che s’inginocchia e strappa
il tuo stelo robusto;
E si riempie dell’oro tuo puro
Il grembo dal niveo grembiule,
Bianco tesoro di ricchezza non detta,
E abilmente raccoglie
In ampia profusione
Un globo regale
E per scettro si prende
Quel fiore che più alta la testa tiene
Nell’orgogliosa forza della linfa d’Aprile.
Mio primo amore tra i fiori, com’è bello
Posar la faccia bruciata dal sole
Su un’erba così ricca,
Da fare smorta la parola ”verde”,
E stringer in un solo abbraccio
Le teste raggruppate dei fiori da me colti,
E baciare le pure
Calde labbra di quelle adunate sorelle,
O nel mezzo del loro dorato rossore,
Racchiudere
L’aureo rossore di una primula regina
Che regnò solitaria in altezzosa grazia.
Alfred Hayes
Dedicata alla cara amica Primula
PASSEGGIATA
Fermiamoci là
accanto alle ginestre in fiore.
Voglio
sentirne il profumo.
Poi
continueremo
lungo quel sentiero
tenendoci per mano,
ma in silenzio,
lasciando che siano
i nostri cuori
a parlare,
finchè,
estraniati dal mondo
le nostre labbra
tremanti,
si uniranno
in un dolce
tenero bacio.
Isabella Scotti
UN CANTO DI SALUTO
Venite avanti, fiori ! -sulla collina e sul prato,
Un soffio di dolezza gioca col mare
E tra i sorrisi e le lacrime della tenera primavera,
Su rami gocciolanti ho sentito il tordo cantare:
Voi calici e stelle che coprite la bella verde campagna,
Voi ali d’oro che le spinose ginestre procurano,
Voi malinconiche campanule nate per feste purpuree,
Voi biancolattee gemme di biancospino dell’ammantante rovo,
Voi gemme di viola e gemme di zaffiro blu,
Languidi, avvampanti anemoni e timida combriccola d’elfi
D’ogni muro diroccato- venite fuori ! – e gettate,
Intorno a me spargete la vostra primavera, mentre io canto.
E. M. Holden
Che finalmente la primavera ci sorrida regalandoci giornate piene di sole. Un abbraccio a tutti coloro che passeranno di qua.
Come per l’anno romano, anche per il calendario ecclesiastico inglese, in uso sino al 1752, questo era il primo mese e l’anno legale cominciava il 25 marzo. La Scozia ha cambiato il primo mese da marzo a gennaio nel 1599. I Romani lo chiamavano Martius dal dio Marte e gli Anglosassoni gli diedero il nome di Hlyd Monath, cioè mese dei temporali.
da Enciclopedia Britannica
Detti del mese:
”Tante foschie in Marzo, tante brinate in maggio”
”Marzo pazzerello,
arriva da leone,
Se ne va come un agnello”
L’angolo della poesia:
”Quando i narcisi cominciano a spuntare
Insieme alla donzella sopra la valle,
Evviva perchè allora arriva la dolcezza dell’anno
E rosso il sangue prevale sul pallore dell’inverno.”
Shakespeare
”Udivo mille note armoniose
Mentre sedevo in un boschetto, preso
Da quell’umore in cui pensieri dolci
Portano all’animo pensieri tristi.
Al suo splendore la Natura univa
L’animo umano che fremeva in me,
E doleva il cuor mio, considerando
Ciò che dell’uomo, ha fatto l’uomo.
In quel verde recesso, fra le primule
Trascinava ghirlande la pervinca
Ed io son certo che ogni fiore gode
Dell’aria che respira.
Saltellavano intorno a me gli uccelli,
Cantando. Ciò che pensano non so.
Ma ogni loro minimo sussulto
Pareva un fremito di gioia.
Aprivano i ventagli i rami in boccio
Per coglier l’aria corsa dalla brezza,
E non potei far altro che pensare
Al piacere presente in ogni cosa.
Se questa fede me la manda il cielo,
Se questo di Natura è il sacro piano,
Non devo rattristarmi quando penso
Ciò che dell’uomo ha fatto l’uomo?
”Righe scritte di prima primavera”, di Wordsworth