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Come  per  l’anno  romano,  anche  per  il  calendario  ecclesiastico  inglese,  in  uso  sino  al  1752,  questo  era  il  primo  mese  e  l’anno  legale  cominciava  il  25  marzo.  La  Scozia  ha  cambiato  il  primo  mese  da  marzo  a  gennaio  nel  1599.  I  Romani  lo  chiamavano   Martius  dal  dio  Marte  e  gli  Anglosassoni  gli  diedero  il  nome  di  Hlyd  Monath,  cioè  mese  dei  temporali.

da  Enciclopedia  Britannica

Detti  del  mese:

Tante  foschie  in  Marzo,  tante  brinate  in  maggio”

Marzo  pazzerello,

  arriva  da  leone,

Se  ne  va  come  un  agnello”

L’angolo  della  poesia:

”Quando  i  narcisi  cominciano  a  spuntare

Insieme  alla  donzella  sopra  la  valle,

Evviva  perchè  allora  arriva  la  dolcezza  dell’anno

E  rosso  il  sangue  prevale  sul  pallore  dell’inverno.”

Shakespeare

 

Udivo  mille  note  armoniose

Mentre  sedevo  in  un  boschetto,  preso

Da  quell’umore  in  cui  pensieri  dolci

Portano  all’animo  pensieri  tristi.

Al  suo  splendore  la  Natura  univa

L’animo  umano  che  fremeva  in  me,

E  doleva  il  cuor  mio,  considerando

Ciò  che  dell’uomo,  ha  fatto  l’uomo.

In  quel  verde  recesso,  fra  le  primule

Trascinava  ghirlande  la  pervinca

Ed  io  son  certo  che  ogni  fiore  gode

Dell’aria  che  respira.

Saltellavano  intorno  a  me  gli  uccelli,

Cantando.  Ciò  che  pensano  non  so.

Ma  ogni  loro  minimo  sussulto

Pareva  un  fremito  di  gioia.

Aprivano  i  ventagli  i  rami  in  boccio

Per  coglier  l’aria  corsa  dalla  brezza,

E  non  potei  far  altro  che  pensare

Al  piacere  presente  in  ogni  cosa.

Se  questa  fede  me  la  manda  il  cielo,

Se  questo  di  Natura  è  il  sacro  piano,

Non  devo  rattristarmi  quando  penso

Ciò  che  dell’uomo  ha  fatto  l’uomo?

”Righe  scritte  di  prima  primavera”,  di  Wordsworth


”Bevete solo i vini migliori. Bevete vini forti. Evitate

nel modo più assoluto le acquette e gli svaporati.

Evitate la feccia.”

”Trattato  sul  buon  uso  del  vino” di Francois  Rabelais (1494-  1553)”.

 
Ambros Bierce (1842-1914) scrittore,  giornalista  statunitense,  parlava dell’astemio  definendolo  un” debole  che  cede  alla  tentazione  di  negarsi un  piacere.” E  un  vecchio  detto  dice  ”Giornata  senza  vino ,  giornata senza  sole”. Tutto  ciò  per  introdurre  l’argomento  che  dall’ultimo  post avevo  promesso  di  trattare : il  vino,  ma  quello  francese. Eravamo  rimasti in  Provenza, per  la  precisione  nel  Vaucluse  e  proprio  qui  dalle  rive  del Rodano  ai  pendii  del  Luberon  la  lunga  storia  del  vino  si  esprime attraverso  i  vari  linguaggi  del  gusto  e  del  colore. E  la  si scopre   magicamente   immergendosi  in  itinerari  dove  la  vita  genuina  dei    vignaioli   rapisce  e  contagia.  E  il   vino  in  queste  zone  è  prima  di  tutto  storia  e  poi  piacere. Per  capire  allora   l’importanza  che  assume questa  bevanda  in  terra  francese  cominciamo con un pò di  storia.

La valle del  Rodano  nata  vari  secoli  fa  dallo scontro tra  il Massiccio centrale  e  le  Alpi,  è  attraversata  dal  fiume  omonimo  che  nasce  nelle  Alpi  svizzere  e  sfocia  nel  Mediterraneo  in  terra  francese  nei  pressi  di  Marsiglia.  La  regione  si  divide  in  due  parti  la  valle  settentrionale  e  quella  meridionale. Nel  nord  già  nel  I sec. a. C  il  vigneto  faceva  concorrenza  a  quelli  italiani.  E’  di  questo  periodo  la  costruzione  della  città  gallo-romana  di  Molard,  la  più  importante  cantina  di  vinificazione  romana,  fino ad  oggi  identificata  nei  pressi  del  Rodano  a  Donzère.  In  questo  periodo  si  sviluppano  anche  le  botteghe  di  anfore  destinate  al  trasporto  del  vino  e  alle  salse  di  pesce.  Le  scoperte  archeologiche   di  terreni  adatti  alla  coltivazione  di  vigneti,  accompagnate  a  studi  storici,  provano  che  il   vigneto ” rodaniano ”  è  di  gran  lunga  anteriore  ad  altri  e  che  i  Romani  nelle  loro  risalite  lungo  il  fiume,  furono  capaci  di  dare  ad  esso  impulso  commerciale.  La valle  settentrionale  produce  vini  più  rossi  che  bianchi  con  una  differenza  basilare  rispetto  a  quella  meridionale, e  cioè  l’utilizzo  di  un  solo  tipo  d’ uva . Nel  sud  prevale  invece  l’assemblaggio  di  più  uve  come  nel  caso  di  Chateauneuf- du-Pape  dove  addirittura  possono  essere  utilizzate  ben  tredici  tipi  di  uve  diverse,  sia  rosse  che  bianche.  Delle  due  aree  la  più  celebre  è   quella  settentrionale  poichè  qui  si  trovano  due  delle  più  grandi  denominazioni  dell’intera  regione  : Cote- Rotie  e  Hermitage.  Proprio  i  vini  di  tale  denominazione  hanno  consentito  una  maggiore   riconoscibilità  ai  vini  della  valle  del  Rodano  così  da  competere  con  quelli  più  blasonati  della  Borgogna  e  del  Bordeaux. Quando  nel  medioevo  i  papi  s’installarono  ad  Avignone   apprezzando  molto  il  buon  vino  e  la  zona,  incoraggiarono  la  piantagione  dei  vigneti  ed  ecco  quindi  lo  sviluppo  sempre  più  ricco di  questa  bevanda  fino  ai  giorni  nostri .  Lungo  la  valle  ”  le  strade  dei   vini” sono  indicate  attraverso  cartelli  segnaletici :  itinerario  azzurro,  indaco,  seppia, malva,  turchese  e  per  ogni  circuito  sono  proposte  cantine  qualificate  da  una  a  tre  foglie  di  vite  secondo  la  qualità  dell’accoglienza  e  il  livello  di  prestazioni  offerte. Quest’anno  con  i  nostri  amici  ci  siamo  recati  in  una  di  queste  cantine,  ubicata  al  centro  di  un’  area  coltivata ,  dove   un   simpatico  vignaiolo con  barba  e  cappello  in  calzoni  corti,  ci  ha  accolto  e  accompagnati  all’interno  per  offrirci  dell’ottimo  vino  da  degustazione.  Sotto  gli  alberi  della  fattoria,  in   un  grande  capannone  un  altrettanto  grande  trattore  per  lavorare  la  vigna  ed  altri  grossi  utensili.  La  voglia  di  rimanere  lì,  lontano da  tutto  e  tutti  per  rimanere  immersi  in  una  vita  totalmente  diversa  da  quella  alla  quale  siamo  abituati,  dirò  che  era  tanta.  Anche  perchè  il  vignaiolo  sopra  la  cantina  aveva  la  sua  abitazione,  pensate  un  pò  che  bellezza,  lavoro  e  riposo  insieme,  una  manna.  Comunque  per  tornare  al  vino,  beviamolo  sì  ma  con  moderazione,  anche  poco  ma  buono.

fonti varie ,  e  alla corte di bacco.com


Quell’estate il sole era di tutti i giorni. Ed io, che adoro la montagna, mi ero alzata presto per osservare le Dolomiti, che colpite dai raggi del sole, si coloravano di rosa per sorprendere chiunque avesse, come me, deciso di guardarle. Finalmente, pensavo, la Val di Fassa è  nuovamente mia.  Lasciai mio marito dormire e uscii. Ho sempre provato un piacere sottile nel sentire sulle mie guance quell’aria fresca , pulita, tipica di quei luoghi. E anche quella mattina sperimentavo la stessa cosa . Alba di Canazei si era già svegliata e si sentiva nell’aria profumo di pane fresco. Mi piaceva e mi piace tuttora camminare sola, e così improvvisamente ebbi quell’idea. Salire su, al rifugio del Contrin. Era quasi una sfida con me stessa. In realtà già da ragazza, con i miei e mio cugino affiliato del Cai, avevo sperimentato quel percorso che ormai conoscevo bene. Ma quella mattina, ero io , sola, che iniziavo il sentiero, ripido, pieno di pietre. L’aria fresca mi dava la carica e andavo sempre più su contenta, senza sentire fatica. La valle del Contrin è straordinaria per quella sensazione di calma che emana quando arrivi , finito il sentiero pietroso,in un grande slargo pianeggiante dove le mucche pascolano tranquille, e la via , più percorribile rilassa un pò dopo la fatica.Infatti, anche ora, mi godevo lo spettacolo osservando il rifugio ancora in alto e lontano. Tutto mi diceva però che sarei riuscita nell’impresa. E difatti con forza, con coraggio, da sola, continuavo ad andare. Perchè in pochi avevano avuto la mia stessa idea preferendo la sosta al bar ubicato alla fine del sentiero più faticoso. E così , vedendo la meta avvicinarsi, come uno scoiattolo,raggiunsi con un pò di fiatone, quella vetta, o meglio quel rifugio tanto agognato .Ero riuscita a vincere la sfida con me stessa e dopo aver fatto colazione, tornare indietro fu quasi una corsa tanta la soddisfazione, la carica interiore, per essere arrivata fino in fondo nella mia impresa e per la calda giornata di sole, in cui, tutti i colori della natura,risaltavano in uno spettacolo, per me, unico e straordinario.

Scusate ma il computer è impazzito : mi mette come data il tre invece che sette novembre. .Sorry