SALUTO TUTTI GLI AMICI PERCHE’ FINALMENTE MERCOLEDI’
VADO IN VACANZA. VI LASCIO PERO’ QUESTO POST . A PRESTO
<<C’est le mouvement des etres qui nous console.
Si les branches d’un arbre ne bougeaient pas,
comme ce serait triste –
et comme nous le serions.>> Edgard Degas
(sopra la prima ”e” di etres andrebbe l’accento circonflesso che il computer non mi clicca). Ora la traduzione.
<<E’ il movimento degli esseri umani che ci consola.
se i rami di un albero non si muovessero
come sarei triste-
e come noi lo saremmo>>. Edgard Degas
”Ecco, mentre volteggiava,libera e leggera come una farfalla, capì che quella sarebbe stata la sua vita : danzare. Non riusciva ormai che pensare a questo: realizzare un sogno . E un giorno ci riuscì, superando difficoltà, sacrifici e rinunce. Il tutto compensato però da mille soddisfazioni.” Questo potrebbe forse essere l’inizio di un romanzo e invece no , niente di tutto questo. Solo, semplicemente il sogno realizzato di mia figlia, danzatrice professionista, insegnante di danza classica e contemporanea. Vittoria Ottolenghi,grande esperta del settore, saggista, critica e giornalista, autrice per la Rai di un programma sulla danza come ”Maratona d’estate” dagli anni 60′ e per venti anni circa, diceva che <<danzare dà senso al disordine della vita.>>Penso che sia vero. La danza infatti è , in primis, disciplina. Una disciplina che educa tutta la persona, contribuendo alla formazione della ”personalità” di ogni singolo allievo o allieva ,conferendo, attraverso il movimento, quella coordinazione perfetta tra braccia e gambe ed una grazia ed eleganza a tutto il corpo nel suo insieme. Danzare è gioia, è allegria ma anche molto impegno, concentrazione e un pò di sofferenza. Non tutti i piedi sono uguali, chi li ha più forti, chi più deboli. Chi resiste con un bel ”collo” del piede,chi cede prima. Eh sì, perchè ci vuole un bel piede , per poter indossare le famose scarpette da punta, capace di resistere nel tempo alle varie sollecitazioni . E’ tutto lì il segreto della danza classica, oltre chiaramente, avere un fisico e portamento adeguato. Ma la danza non è solo questo, è anche disciplina che aiuta a socializzare, a confrontarsi, a darsi una mano nei momenti di difficoltà, e ciò aiuta a crescere formando degli individui. In più se iniziata in tenera età aiuta a sviluppare la creatività di ogni bimba o bimbo che sia. Inoltre un individuo disciplinato saprà, da adulto, quando necessario, attenersi a delle regole di vita . La danza è una forma artistica meravigliosa, e tutti i saggi che ho visto di mia figlia hanno saputo regalarmi vibranti momenti. E lei stessa ne ha vissuti altrettanti. L’emozione di calcare un palcoscenico,lo stare dietro le quinte aspettando il ”tuo” momento magico per uscire,il cambio veloce dei costumi, lo stare attenti a non scontrarsi nell’uscita con chi invece rientra. E le musiche, classiche, contemporanee, moderne che accompagnavano i balletti dalle coreografie coinvolgenti. Tanti colori, gioia, spettacoli e tanti teatri. Crescendo però, e tornando al discorso dei piedi forti con un bel ”collo” che lei poco aveva, mia figlia capì che forse la danza classica non era per lei proprio il massimo. I suoi piedi sempre doloranti e sanguinanti le fecero abbandonare , a malincuore, la danza classica per passare a quella contemporanea entrando a far parte di una compagnia di danza: la ”GRUPPOMAGNETICA”. E qui comincia un’altra storia che racconterò in un prossimo post.
C’è una città, nel Friuli Venezia Giulia ,in cui è nato, tanto tempo fa, un amore particolare, ( che nutro anch’io) , per quel genere teatrale e musicale che è l ‘operetta. E’ un genere di spettacolo che si sviluppa inizialmente in Francia con il musicista Offenbach per poi dilagare in Austria con gli Strauss senior e junior arrivando ai primi del novecento con Franz Lèhar. Sono gli anni che vanno dal 1850 (anche se ”Il paese dei campanelli ” risale al 1823) fino circa al 1930 più o meno quando comincia un pò a scemare l’interesse verso questa forma artistica. E’ un genere che alterna parti cantate ad altre parlate, mescolando così prosa (parte teatrale) alla musica, aprendo in tal modo la strada al moderno musical. Ma perchè Trieste ha visto nascere questo suo amore per l’operetta? Parliamo un attimo allora di questa città. Non so quanti di voi la conoscano.anch’io non ci sono stata ancora, però una cosa la vedo nitida davanti a me. Ed è quella sua grande piazza, aperta sul mare d’Europa,su cui si affacciano grandi palazzi che le fanno da cornice: ”Piazza Unità D’italia”. Questa è oggi il suo fulcro, il suo ”salotto”, dove incontrarsi, scambiare opinioni, al quale è legato ogni triestino. E proprio qui, fin da prima del 1850, cominciò da parte dei triestini l’assidua frequentazione di quei teatri come la ”Fenice” o il ”Rossetti” o ancora il ”Filodrammatico” in cui si rappresentavano appunto le famose operette. In più c’erano anche i caffè teatro, all’aperto, dove comodamente seduti, sorseggiando qualcosa, si poteva assistere a qualche spettacolo. Così si respirava cultura e molti artisti andavano e venivano, come proprio gli Strauss e in un secondo tempo Lèhar, che amò molto Trieste da impararne anche il dialetto. A fine ottocento vi dirigerà anche una banda militare austriaca, mentre vi farà rappresentare per la prima volta nel 1907 la sua ”Vedova Allegra” che non fu accolta in realtà molto bene dai montenegrini. Un’operetta molto gradevole il cui valzer famoso con l’aria celebre : ”Ta-ce il lab-bro ma- il mio cuo-re di–ce che…” mi ronza sempre in testa, e che vidi al teatro Brancaccio a Roma nel 2002 con Cecilia Gasdia Alessandro Safina e Leo Gullotta, bellissima. Ma fu Sandro Massimini, regista negli anni 60 di sfilate di moda, coreografo ed attore (aveva lavorato anche con Pupella Maggio) , che diede un secondo periodo di splendore all’operetta facendola conoscere ed apprezzare in Italia anche ai giovani. Partendo proprio da Trieste, dove rimase per quindici anni, questo sfortunato ma grande personaggio, morto a soli 54 anni per tumore, rispolverò questo genere dandogli un’impronta nuova, rendendolo più veloce e dinamico aprendo le porte come già detto, al musical di oggi. Lavori come ”Il paese dei campanelli” con la famosa ”Balla- la giava- boccuccia- di baci…”, ”Cin Ci La”, ” Al cavallino bianco” con Ernesto Calindri sono tutti titoli storici. La bellezza di ogni rappresentazione al di là delle trame, alquanto semplici e divertenti, era data , sia da coreografie sempre accurate che dai costumi colorati, a volte sfarzosi come nella ”Vedova allegra” (vedi proprio la ricca vedova e l’ambiente dove si svolge la storia”) o più semplici come nel ”Paese dei campanelli”. Anche la RAI contribuì a far conoscere al grande pubblico queste operette e registi come Gino Landi ci regalarono momenti di divertimento come l’adattamento de”Il cavallino bianco” del 1977 con Bice Valori e Gianni Agus. Ho sempre amato questo tipo di musica, anche perchè in casa mio nonno,che amava molto la lirica, aveva i libretti delle opere che mi divertivo a leggere e sono quindi cresciuta cantando arie diverse, comprese appunto quelle dell’operetta, pur essendo molto stonata. Trieste, con la sua grande piazza aperta sul mare d’Europa, rimarrà sempre comunque con un fascino particolare a raccontarci del suo passato pur essendo oggi una grande città proiettata nel futuro e multiculturale .
(fonti varie)