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Sai,  inconsciamente

era  te

che  aspettavo.

Da  tempo  cercavo

qualcuno

che  volesse  con  me,

condividere  tutto.

Ora,

coscientemente,

so  che  sei  tu

quel  qualcuno.

Ricordo  ancora

il  nostro  

primo  incontro,

in  casa  d’amici,

e  ricordo ancora

quando 

i  miei  occhi

all’improvviso

hanno  visto

i  tuoi .

Incrociare  

il  tuo  sguardo

e  capire

in  un  attimo

che  il  mio  cercare

era  finito.

Sentire

un   tuffo  al  cuore,

avvertire

un   tremore, 

vivere

una   sensazione

di  totale  abbandono…   

Anche  ora,

 quando  ti  vedo

vivo

le   stesse  emozioni.

Sai,

dicono

che  tutto  ciò

si  chiami

”Amore”.

 

Isabella  Scotti

Romeo_and_Juliet_(1968_film)[1]  foto  da  wikipendia

Romeo e Giulietta  ( 1968)  regia  di  Franco  Zeffirelli

 


 

 

 

Un  tempo,

fanciulla,

passavo  qui

la  mia  estate.

Ricordi?

Mi  fermavo

sul  tuo  ponte  di  legno,

per  guardare

il  fiume  Brenta

scorrere  veloce,

e  sentire

l’aria  frizzante

scendere  dalla  Valsugana.

Era  un  tornare  gioioso

il  mio:

adoravo  rivedere

la  campagna

che  ti  circonda,

Marostica,

con  la  piazza  degli  scacchi

le  sue  ciliegie,

carnose  e  succose.

Andare  in  bicicletta

per  strade  sterrate,

polverose,

lontano  da  rumori  assordanti,

per  ascoltare

nient’altro  che  fruscii

tra  le  fronde,

e  acqua

di  piccoli  ruscelli

scorrere

lungo  i  bordi  dei  campi.

Le  voci

parlare  in  dialetto

con  un  tipico  accento  veneto

particolare,

che  mi  piaceva

per  la  sua  cantilena  cadenzata.

Il  Grappa  e  la  grappa.

Monte  e  liquore

dallo  stesso  nome,

tutti  e  due

parte  integrante  di  te,

Bassano,

assieme  alla  tua  ceramica

dal  colore  azzurro,

blu  cobalto.

Bassano,

sei  stata  il  mio  sogno

di  bambina,

sei  ora 

il  mio  ricordo

di  adulta!

 

Isabella   Scotti

testo   :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

Foto   di   mio   figlio   le   prime.   Le   ultime   due  scattate   ovviamente   da   me   col   cellulare


Amo  ancora

la  mia  vecchia  casa 

e  il  suo  giardino.

E’  un  ricordo

che  spesso

            affiora

            da  un  passato  lontano

           parte  ormai

           di  un  altro  mondo.

Ma  è  un  ricordo  dolce,

            un  rivedere

momenti  di  vita  vissuta,

e  risentire  nell’aria

quel  profumo  di  glicini.

Sentire  abbaiare

il  mio  caro  Billi

e  vedere

mia  madre

seduta  sulla  panchina

a  leggere,

all’ombra  del  grande  tiglio.

Il  giardino  con  le  aiuole

tutte  fiorite,

i nasturzi,  la  salvia  splendida.

Colori  e  sole,

e  quando  invece

la  pioggia  scendeva,

allora  dentro  casa

                   era  un  ritrovarsi  al  riparo,

e  riscoprire

il  calore  familiare,

                   il  piacere  dello  stare  insieme

al  caldo  delle  vecchie  stufe.

Giocare  a  dama  o  a  scacchi,

il  tutto  accompagnato

da  ottimi  dolci  profumati

e  gioiose  risate.

E  poi  la  musica

da  sottofondo,  sempre,

alle  ore  che  passavano.

E  giocare  a  nascondino,

in  quel  giardino

con  gli  amici  più  cari.

Ora,

ho  la  sensazione,

nitida,

che  mai  potrò  dimenticare

la  mia  casa  e  il  suo  giardino.

                          Sono

parte  di  me,

del  mio  passato

ma  anche  e  soprattutto

trampolino  di  lancio

                         per  la  mia  vita  di  oggi

serena  e  pacata.

Isabella  Scotti

Dalla  mia  raccolta  ”Riflessioni”. Immagini  e  ricordi  di  un  tempo  che  fu.


E  fu  subito

un  brillare

di  migliaia  di  stelle

che  si  accendevano

una  dopo  l’altra,

in  quel  cielo

buio

nero  come  la  pece,

e  nel  silenzio,

solo,

lontano,

il  canto  dei  grilli.

Isabella  Scotti

Dalla raccolta  ”Atmosfere  silenziose” del mio libro  ”Miscellanea-  visioni e palpiti del  cuore,  pensieri nascosti  sotto  forma  di  parola”

Poesia  scritta  dopo  una passeggiata  notturna,  in  estate,  rientrando  in  albergo,  nell’isola  di  Salina  alle  Eolie.


Il ricordo è come un’onda del mare, che arriva improvvisa e ti sommerge. Non puoi far altro che abbandonarti a lei, facendoti trasportare come quando si fa il”morto a galla”. E il tempo presente si frantuma in tanti piccoli o grandi momenti della nostra vita passata. Ritornano così immagini o rivivono episodi ,che sono stati il nostro vissuto nel bello e nel brutto. Si risvegliano  allora emozioni che credevamo sopite per sempre e  relegate in un angolo del nostro essere. Così succede a me, ogni volta che ritorno a Bassano del Grappa, a Nove dove sono nati i miei genitori e dov’è sepolto mio padre, a Marostica , dove si rappresenta la famosa partita a scacchi in costume.  Rivedere la bella campagna veneta da cui partono le mie origini. Luoghi da me molto amati ,ai quali faccio ritorno sempre con una gioia infinita. Forse perchè  il tornare è quel ricordo che affiora, e rivedere paesi che per me hanno una forte valenza sentimentale, è un ripercorrere un pò la strada della mia vita. Qui vivevano soprattutto i parenti di mia madre, più numerosi , oltre due cugini di mio padre che ancora adesso con piacere andiamo sempre a trovare.  Ricordo la casa della mia bisnonna ,chiamata affettuosamente ”nonna Nana”, nel quartiere di San Vito, sulla strada che va da Bassano verso la Valsugana. Era una grande casa su quattro piani, con un’ enorme cucina al piano inferiore dove si trovava il focolare con il suo bel ”caliero” così chiamato , in veneto, il paiolo per la polenta, e un lavabo in travertino, al di sotto del quale delle tendine nascondevano delle pentole in rame.  C’era una stanza, dove la zia Aida teneva una bella macchina da cucire  che le serviva per il suo lavoro di sarta e dove, in un salottino vicino, riceveva le sue clienti. Le camere da letto ai piani superiori erano spaziose e con la mia bisnonna, vedova, vivevano le sue tre figlie,  tutte sposate e  sua sorella ”la zia Marina”.  All’ultimo piano c’era il granaio dove si radunavano le provviste di cibo e dove ”nonna Nana”aveva ricavato degli spazi dove far dormire tutti i nipoti, anche quelli come me che arrivavano d’estate. Il bagno era all’esterno della cucina in un grande cortile, dove in un recinto la nonna teneva dei conigli. Mi piaceva molto quella casa. Mi divertiva la compagnia di quei cugini, ben più grandi di me, di quegli zii spiritosi, e dei miei nonni con i quali mi accompagnavo, aspettando più tardi l’arrivo di mia madre con mio fratello, più piccolo di me di due anni. Ricordo le passeggiate serali verso la stazione, sotto le stelle, le risate: sembravamo una carovana. E poi c’era Bassano. Il suo famoso” ponte degli alpini”,  il fiume Brenta nel quale mio padre adorava bagnarsi, e la campagna veneta da girare in bicicletta in un traffico quasi inesistente.  Il tempo passa, le persone assumono atteggiamenti diversi , le mode cambiano, tutto si trasforma, ma anche  tutto rimane. Ed ecco allora” Piazza della Libertà”, un tempo” Piazza dei Signori” ,  con la grande chiesa oggi in restauro, il Museo civico,  sorto nel 1828, il più antico del Veneto e le librerie famose come quella ”Roberti” ad esempio, fulcro se vogliamo della vita culturale di Bassano fatta anche di rappresentazioni teatrali, danza, opere liriche. Senza dimenticare la ceramica: vasi, piatti, centrotavola tutti disegnati e colorati d’azzurro e di giallo. La famosa grappa Nardini, da prendere rigorosamente prima di attraversare il ponte d’inverno, per affrontare meglio il freddo che scende  dalla Valsugana. Possibile che mi prenda questo nodo alla gola nel riscoprire angoli fioriti e  nel risentire nell’aria i profumi di un tempo? E’ questa terra che sento mia, pur essendo nata a  Roma. Terra che mi parla con la sua storia, con i suoi panorami, con il Monte Grappa ricco di passato. Questa campagna veneta sa sempre accogliermi, sa rilassarmi e coccolarmi, ed  è in fondo proprio qui, che io mi sento veramente bene.