Auguro a tutte le mie” amiche” che compino il loro dovere anche con il brutto tempo, sotto la pioggia , come qui da me, o sotto la neve nelle zone più fredde. Che non dimentichino nessuno, nè bimbi cattivi nè bimbi buoni, nè bimbi soli e tristi. Auguro che il loro sacco sia pieno di dolci profumati per tutti, mentre so che nel mio ci sarà quest’anno anche un pò di salato per cambiare l’offerta e stupire figli ormai adulti. La tradizione vuole, qui da me, che la notte tra il 5 e il 6 gennaio la Befana arrivi lasciando una letterina, dove salutare i figli, sull’albero di Natale, scritta rigorosamente con la mano sinistra per accentuare il tremolio tipicamente da Befana, cioè da vecchietta stanca e infreddolita. Di solito la tavola è ben apparecchiata con un buon bicchiere di vino e un goccio di latte per il somarello che l’ accompagna sempre. La mattina si trova il bicchiere di vino vuoto e il latte finito. Sotto l’albero e la letterina grossi calzettoni di lana (quelli di montagna ) pieni di dolciumi .Vedremo però se anche stanotte lavorerò : ho un mal di testa da cervicale…però si sa ..la Befana è sempre la Befana. Auguri la vostra amica Isabella.
Dicembre era l’ultimo mese dell’anno nell’antico calendario romano, che si suddivideva in dieci mesi. I Sassoni lo chiamavano ” winter-monat” o ”mese d’inverno” e anche ”heligh-monat” o ”mese santo” per il fatto che vi cade il Natale. Il 22 dicembre è la data del solstizio d’inverno, quando il sole raggiunge il tropico del Capricorno.
Detti:
”Montone pasciuto, cervo vellutato , Natale viene una sola volta all’anno , quando viene porta tanta allegria, ma non c’è più, una volta andato via”.
”In dicembre altro non hai da fare che stare al caldo e riposare”.
”E dopo di lui veniva il gelato dicembre,e tuttavia coi suoi allegri festini e falò accesi,non ricordava il freddo, tanto la nascita del Redentore la sua mente allietava. Una capra dalla barba ispida cavalcava, la stessa, dicono, del dio Giove bambino,e in mano reggeva una coppa larga e fonda dalla quale beveva alla salute di tutti i suoi pari.” Spenser
”Un vecchio raggrinzito e bisbetico, così ti dipingono Vecchio Inverno, con irsuta barba grigia come il folto muschio che ricopre il melo; labbra bluastre, un ghiacciolo pendente dall’affilato livido naso, imbacuccato mentre arranchi solo, lungo la tua cupa strada tra pioggia e neve turbinante. Ma perchè Vecchio Inverno non dipingerti accanto al focolare, in ampia poltrona assiso, mentre guardi i bambini in festa natalizia,o attorniato da loro mentre dicono qualche motto gioioso o narrano storie paurose di delitti o spiriti inquieti che turbano la notte? Mentre tu ravvivi il fuoco languente o gusti la matura birra d’ottobre, bruna”. R. Southey