” Sono tre volte senza patria : un boemo tra gli austriaci, un austriaco tra i tedeschi e un ebreo tra i popoli di tutto il mondo ”
Gustav Mahler
Verso la fine dell’ Ottocento il romanticismo era ormai stato esplorato in ogni sua forma e si stava evolvendo in qualcosa di più variegato e moderno, sebbene qualcuno avesse ancora molto da dare a questo movimento che aveva influenzato arte, letteratura e musica. Il tardoromantico, come venne definito, fu rianimato dalla figura di un compositore e direttore d’ orchestra austriaco di grandissimo spessore, Gustav Mahler, che rivisitò la sinfonia e l’opera senza dimenticare la lezione dei grandi del passato come Beethoven e in seguito Brahms e Wagner.
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Gustav Mahler proveniva da una famiglia di origine ebrea, che aveva messo radici in Boemia, dove ebbe i natali nel 1860. La sua infanzia non fu particolarmente felice poiché molti dei suoi familiari morirono in età prematura. Questi eventi nefasti resero il suo carattere particolarmente difficile, ma una passione lo aiutò a superare le avversità : la musica , che il padre gli aveva fatto conoscere fin da quando era piccolo, essendo stato egli stesso un violinista dilettante. Le nozioni che aveva così assimilato gli permisero di accedere al conservatorio all’età di quindici anni. Si trasferì per questo a Vienna, una delle capitali della musica classica internazionale, dove prese lezioni per qualche anno.
Appartiene a quel periodo un saggio scolastico di cui è rimasta parte dello spartito. Si evincono le sue qualità artistiche che lo avevano fatto emergere tra gli altri studenti, suscitando anche qualche invidia tra i giovani colleghi musicisti. La sua carriera iniziò a decollare quando aveva appena vent’anni, prima come maestro di musica al teatro di Bad Hall , dove aveva trovato posto come sostituto, poi in veste di direttore d’orchestra, ruolo che lo condusse a dirigere nei più grandi teatri d’ opera dell’ epoca. Furono il suo vasto repertorio, e le sue straordinarie capacità interpretative a renderlo famoso. Nel 1897 accettò la prestigiosissima mansione di direttore artistico dell’ Opera Imperiale di Vienna. Tuttavia, per assumere questo ruolo fu costretto a convertirsi al cattolicesimo poiché l’impero asburgico vietava ad ebrei o agnostici, incarichi imperiali.
Nella decade successiva, l’ impegno di Mahler trasformò Vienna da centro propulsore dell’ Europa a capitale mondiale della musica di qualità. In quel periodo conobbe e frequentò gli intellettuali più rinomati che gravitavano in città, come Klimt e Schiele.
Gustav Klimt biografieonline.it
Su Klimt troverete qualcosa che lo riguarda, ( al di là della biografia che potrete trovare su Wikipedia ), aprendo questo link
https://isabellascotti.wordpress.com/2015/08/25/vienna-il-palazzo-della-secessione//
Egon Schiele – Picture of Leopold Museum , Vienna tripadvisor.com
Lascio qui questo link https://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/egon_schiele.htm
dove potrete scoprire qualcosa di più di questo artista.
Nel 1907 Mahler si trasferì a New York dove venne chiamato a dirigere la Metropolitan Opera House,
per poi passare alla New York Philharmonic. Nel poco tempo libero che gli restava, quando i suoi impegni lavorativi si allentavano, poteva dedicarsi a un’ altra delle sue grandi passioni : la composizione.
Scrisse nove sinfonie e proprio dalle loro caratteristiche si evincono tutti gli influssi delle correnti sviluppate nel XIX secolo, basate sempre su una trama di tipo contrappuntistico, * in cui però l’orchestra non mescola i suoni, ma produce melodie chiare e ben distinguibili, dove ogni strumento spicca e si fonde col suo particolare timbro, precorrendo alcuni sviluppi che caratterizzeranno la musica del XX secolo.
* CONTRAPPUNTO : http://www.treccani.it/vocabolario/contrappunto
Sebbene gli spunti innovativi non mancassero, alcune di queste sinfonie si distinguevano per la durata, che andava spesso oltre i novanta minuti come accade per la Terza, in sei movimenti. Non bisogna infatti dimenticare che aveva sposato la corrente romantica e per alcuni aspetti restava ancora uno strenuo tradizionalista, legato ai dettami del sinfonismo di matrice austriaco – tedesco.
I riflessi del passato e le incertezze del futuro si riflettevano quindi in sonorità nostalgiche che si alimentavano nella consapevolezza di vivere in un’ epoca di transizione, dove il mondo che conosceva stava andando a rotoli, e le novità avrebbero potuto peggiorare ancor di più la situazione.
Queste contraddizioni fra lo spirito romantico e l’ acuto pessimismo, che permeano tutta la produzione di Mahler , furono sviscerate da Sigmund Freud, presso il quale il compositore austriaco si recò, una sola volta, dopo aver scoperto il tradimento della moglie. Si trattò comunque di un colloquio durato all’incirca qualche ora, durante il quale venne ipotizzato da Freud che Mahler soffrisse del complesso della Vergine Maria, visto che spesso gli capitava di chiamare la moglie invece che Alma, suo vero nome, proprio Maria. Ciò comunque non intaccò la fama del musicista che portò il tardoromanticismo alla sua massima espressione.
Per orchestra scrisse ” Canti di un viandante ” del 1884, per piano e orchestra compose ” Il corno magico del fanciullo ” del 1888 e il ciclo ” Canti per i fanciulli morti ” del 1904.
Aveva invece le caratteristiche del Lied mescolate alla sinfonia, la composizione del 1908 ” Il canto della terra ”.
Non è facile definire esattamente cosa sia un Lied. Si può dire che già nel periodo rinascimentale ogni persona di qualità doveva conoscere quel tanto di musica , da poter cantare una semplice melodia o suonare un’ arietta su qualche strumento. In tanti all’epoca si cimentavano nell’ arte musicale. Lutero suonava il liuto e compose, o adattò, numerosi canti. Calvino non suonava né cantava, ma amava comunque la musica. L’ imperatore Massimiliano I , ” l’ultimo dei cavalieri ”, fu secondo la leggenda, l’ autore di una delle più popolari canzoni del suo tempo ”Innsbruck , debbo lasciarti ”
Comunque il Lied non comparve prima della fine del settecento, quando un certo Adamo Hiller, autore di un noto Singspiel tedesco, e Pietro Schultz cominciarono ad introdurre canti popolari nelle opere in miniatura, che incontravano il favore del pubblico e che furono talora imitate anche da Mozart. Stavolta fu quindi Berlino e non Parigi o Vienna, a celebrare questa nuova forma d’arte. Anche Goethe, pare ammirasse il Lied, seppure non ne avesse intuito le possibilità musicali. Certo è che Haydn, Mozart e lo stesso Beethoven amavano molto il Lied, mentre nella prima metà dell’ottocento fu molto apprezzato da Schumann e anche da Schubert. La sua fortuna dipese molto dalla disponibilità di uno strumento adatto ad accompagnare la voce. Il liuto era troppo difficile da suonare e il suono del violino troppo acuto. Quando arrivò il pianoforte, il problema fu risolto.
Come il clavicembalo, suo predecessore, il pianoforte è uno strumento a tasti e corde, ma con una innovazione, che mentre nei vecchi strumenti le corde venivano ” toccate ” in un modo analogo a quello con cui si pizzicano le corde del mandolino o della chitarra, nel nuovo venivano percosse da martelletti imbottiti, permettendo così di variare il volume dei suoni prodotti. Il nuovo strumento poteva venir suonato molto piano o molto forte, come diceva appunto il cronista, annunciando nel 1709 che il fiorentino Bartolomeo Cristofori , aveva inventato un gravicembalo col piano e forte.
Tornando a Mahler possiamo ricordare che nel 1902 conobbe e sposò Alma Schindler , che le diede due figlie , una morta a quattro anni di difterite e l’altra guarita dalla stessa malattia, che divenne invece da adulta scultrice.
Nel 1908 per tre anni consecutivi si stabilì nel Tirolo, a Dobbiaco, dove compose la sua nona sinfonia Das Lied von der erde e dove iniziò la decima. Al Metropolitan Opera House di New York debuttò il 1° gennaio del 1908 dirigendo Tristan und Isolde con Louise Homer , il Don Giovanni con Antonio Scotti *. Nel 1909 Le nozze di Figaro e La sposa venduta e infine nel 1910 La dama di picche con Alma Gluck dirigendo complessivamente cinquantaquattro recite. Dal 1909 al 1911 è direttore musicale della New York Philharmonic.
Malato gravemente di cuore dal 1907 fu costretto a cure delicate per una endocardite che lo costrinse a tornare dall’America, dove per un anno con i suoi concerti ebbe un successo strepitoso. Morì nel sanatorio Low di Vienna nel 1911. La sua decima sinfonia rimase incompiuta.
Qui vi lascio cari amici con La perdizione di Ken Russell . Un film affrontato dal regista alla sua maniera, con grande capacità filmica, di molta suggestione.
Alla prossima. La vostra Isabella
notizie da un articolo di Giuseppe Rigoletti e dal libro ” Le arti” di Hendrik Willem Van Loon
Una chicca : non sapevo che mio padre Antonio Scotti fosse omonimo del baritono Antonio Scotti *.
Quanto si impara facendo ricerche…
Tu parli della tua età, dei tuoi fili di seta bianca.
Guarda le tue mani di petali d’oleandro, il tuo collo unica piega di grazia
Amo la cenere sulle tue ciglia sulle tue palpebre, i tuoi occhi d’oro opaco
I tuoi occhi di sole nella rugiada d’oro verde, sull’erba del mattino
I tuoi occhi a novembre come il mare all’aurora intorno al castello di Gorèe
Quanta forza nel fondo, che tesori di caravelle gettati al dio d’ebano!
Amo le tue giovani rughe e queste ombre che il tuo sorriso di settembre
Colora di rosa antico, questi fiori agli angoli dei tuoi occhi e delle tue labbra
I tuoi occhi il tuo sorriso, i balsami delle tue mani di velluto, il pelo del tuo corpo
Che da tempo mi incantarono nel giardino dell’Eden
Donna ambigua, tutta furore e dolcezza.
Ma nel cuore della fredda stagione
Quando le linee del tuo volto si presenteranno più pure
Le guance più cave, lo sguardo remoto, mia Donna,
Quando di solchi saranno striati, come i campi d’inverno la tua pelle,
Il collo il corpo sfiniti
Le tue sottili diafane mani, raggiungerò il tesoro della mia ritmica ricerca
Il sole dietro la lunga notte d’angoscia
La cascata e la stessa melopea, le mormoranti sorgenti della tua anima,
Vieni, la notte scende sulle terrazze bianche, e tu verrai
La luna accarezza il mare con la sua luce di cenere trasparente
Lontano riposano le stelle sugli abissi marini della notte
Come una via lattea si allunga l’Isola.
Ascolta, senti? Il ripetuto abbaiare che sale da Cap Manuel
E dal ristorante del pontile e dalla baia
Che musica strana, soave come il sogno
Cara !…
SENGHOR- POESIE DELL’ AFRICA
Leopold Sèdar Senghor, il massimo poeta africano, è una delle figure più autorevoli della cultura mondiale.
Padre della NEGRITUDINE, il grande movimento di affermazione della specificità culturale africana, è un cantore sublime dell’unità dell’uomo con la natura.
Senghor fu eletto primo Presidente della Repubblica del Senegal nel 1960, dopo la liberazione dal colonialismo francese, e ha guidato il suo paese per venti lunghi anni. Lui cristiano, in un paese musulmano, a dimostrazione della tolleranza religiosa esistente in Senegal.
Carissimi amici dopo aver sentito e ricordato nel mio post ”MOOD MUSIC TAG” tanta buona musica, mi scuserete se ne torno a parlare. Torno a farlo perchè ho notato nei vari commenti al mio post che nessuno, come amore musicale, ha nominato ( compresa la sottoscritta ) uno dei complessi rock che invece per me lo è davvero ( amore musicale intendo ) : i QEEN. La prima volta in cui sentii RADIO GA GA, brano composto da Roger Taylor, ispirato dal piccolo figlio Felix il quale, commentando una musica alla radio, aveva detto che era ”radio ka – ka”, rimasi fulminata e me la porto dentro da allora. Nel 1984 quando uscì, mio figlio aveva sei anni. Sentendola più volte dentro casa è cresciuto si può dire nel mito dei Qeen diventando, sulla scia della madre, un cultore del gruppo. Sono stata capace di trasmettergli tutta la mia passione a riguardo tanto da fargli acquistare ormai diventato liceale, tutti i loro cd , almeno quelli che mancavano alla mia raccolta, e non vi dico quanto in casa io abbia ballato da sola, ascoltandola, la loro musica straordinaria. Non solo, da lì è partita la sua di passione ( anche mia a dire il vero ) per tutta l’ottima musica dei più grandi artisti e gruppi quali Pink Floyd, Bruce Springsten, Genesis, Police, Eric Clapton e così via. Ci ha riempito casa dei cd più importanti di ciascuno e debbo dire con gioia che oggi la sua è un’ottima collezione con la quale deliziarci e passare un pò di tempo, ascoltando con piacere tanta buona musica, quando siamo in vena ovviamente. Eh sì perchè a volte anche un’ottima infornata di musica classica rilassa allontanando magari stress e tensioni. E’ per questo motivo che ho deciso di raccontarvi qualcosa , a grandi linee, si capisce , per quello che sarò capace, di questo gruppo, il ”mio” gruppo. Un abbraccio a tutti
”Se dovessi morire domani, non mi preoccuperei. Dalla vita ho avuto tutto. Rifarei tutto quello che ho fatto? Certo, perchè no ? Magari un pò diversamente! Io cerco solo di essere genuino e sincero e spero che questo traspaia dalle mie canzoni” FREDDY MERCURY- 1986
”Non voglio cambiare il mondo, lascio che le canzoni che scrivo esprimano le mie sensazioni e i miei sentimenti. Per me, la felicità è la cosa più importante e se sono felice, il mio lavoro lo dimostra. Alla fine tutti gli errori e tutte le scuse sono da imputare solo a me. Mi piace pensare di essere stato solo me stesso e ora voglio soltanto avere la maggior quantità possibile di gioia e serenità, e immagazzinare quanta più vita riesco, per tutto il poco tempo che mi resta da vivere.” ULTIMA INTERVISTA DI FREDDY MERCURY- 1991
Penso che mettere in piedi una vera band ( in questo caso ”rock band” ), sia qualcosa di molto difficile perchè non sempre può andare tutto bene in maniera tale da passare alla storia. Molti sono i fattori che contribuiscono a far nascere qualcosa di unico e irripetibile. In primis gioca un ruolo non indifferente la casualità, come del resto in tutte le cose. Gli incontri tra persone con gli stessi intenti ad esempio. E parlando di musica c’è poi quel quid, quell’avere in comune un amore smisurato per il suono, la melodia, lo strumento che apre le porte ad un mondo magico, unico, fatto di sensazioni profonde. Ecco che allora un incontro casuale può dare origine ad un qualcosa su cui nessuno avrebbe scommesso. I Qeen sono e rappresentano tutto questo. Il loro sodalizio artistico ed umano iniziato per caso nelle vie di Londra porterà a risultati che lasceranno il segno nella musica rock, dalla fine degli anni ’60 e per vent’anni, e tutto è dovuto oltre che alla bravura di ogni singolo musicista, soprattutto alla loro grande amicizia, al rispetto che avevano l’uno per l’altro, alla capacità di ognuno di coltivare le proprie scelte musicali senza prevaricazioni, ma mettendole al servizio l’uno dell’altro, e quindi alla grande armonia creatasi all’interno del gruppo. Perfino i loro testi testimoniano questo stato di cose. Valori come l’amore universale, l’amicizia , domande esistenziali su cui riflettere , tutto è racchiuso nelle loro canzoni. Tutti i loro concerti sono rimasti nella storia perchè sempre ricercati, sfarzosi e spesso molto teatrali. E proprio questo piaceva molto a Freddy Mercury. Fare in modo che lo spettacolo fosse davvero completo, quasi una rappresentazione teatrale dove unire musica e danza e grande scenografia, senza dimenticare l’uso sempre più magico delle luci. Concerti che fecero il pienone in tutti gli stadi d’Europa conquistando sempre più fan che accorrevano e rimanevano stupiti di fronte a tanta magnificenza.
Tutto comincia a Londra. Quella Londra degli anni ’60, che il 15 aprile del 1966 il TIME definì ”the swinging city” ovvero la città oscillante. Ed è proprio l’atmosfera esplosiva della Swingin’ London che attira nei suoi club e nei quartieri più alla moda, centinaia di artisti e musicisti da tutto il Regno Unito, che lì trovano l’ambiente più creativo e all’avanguardia del momento accanto alla prospettiva di realizzare i propri sogni. Dopo i Beatles e i Rolling Stones, i Who di ” My generation”, la scena musicale londinese sembra essere l’ambiente adatto per dare origine a nuove tendenze musicali, dal ” blues britannico’‘ degli Yardbirds alle prime sperimentazioni dei Pink Floyd ad esempio ed il circuito universitario sembra essere un’ottima rampa di lancio per tutti. Le scuole d’arte sono un vivace punto d’incontro e come all’Imperial College di Londra , cominciano a farsi strada gruppi dell’area ”progressive” come i Genesis di Peter Gabriel, i Jethro Tull, mentre nel 1968 esordisce per la prima volta la formazione dei Led Zeppelin. Tra le tante bands che sono presenti sulla scena all’Imperial College nell’inverno del 1967, scontrandosi con le difficoltà del mondo rock, c’è un gruppo chiamato 1984 in cui suona un giovane chitarrista : Brian May.
fonte : QEEN – a cura di Max Felsani, Michele Primi, e Mauro Saita Edizioni Giunti
Ringrazio la cara amica Franca ( quella del caffè ) , del blog http://lemieemozioniinimmaginieparole.wordpress.com// per avermi taggata ”musicalmente” su iniziativa di https://ghbmemories.wordpress.com// -GHB Memories-
REGOLE
Scegliere almeno 5 tracce musicali che rispecchino alcune emozioni o stati d’animo al positivo
Taggare almeno 5 blogger avvisandoli di essere stati taggati
Citare il mio blog indicando il link diretto sottolineando che l’idea è nata in questo spazio htpps://ghbmemories.wordpress.com//
Motivare , se si ritiene necessario farlo, le scelte musicali .
Qui mi piace nominare ( visto che generalmente non nomino nessuno pago pegno se nomino più di cinque amici ? Mi auguro di no.)
Antonio Tomarchio http://AntonioTomarchio.wordpress.com//
Gian Paolo http:/newwhitebear’s blog.wordpress.com/
Wwayne http://wwayne.wordpress.com//
Giorgio http://giomag59.wordpress.com//
Tads http://angolodelpensierosparso.wordpress.com//
Rosarioboc http://bocros.wordpress.com/author/rosarioboc/
Massimo http://massimobotturi.wordpress.com/
Come potete vedere tutti simpatici ”maschietti”. Bè una volta tanto si possono coinvolgere anche loro in questi giochetti, concedetemelo. E voglio vedere se abboccheranno o si tireranno indietro come spesso faccio io…Ed ora
VIA CON LA MUSICA…
Prima traccia
…una di quelle feste da ricordare, quando ci si riuniva con gli amici e si ballavano i lenti di turno. Qui ballavo con il mio fidanzato ( poi futuro marito) una canzone che adoravo.
Seconda traccia
…ecco qui rivedo i miei allora bambini di cinque e un anno che a Senigallia cantano e ballano questa canzone. Dolce ricordo, troppo simpatico. ( La mamma cantava e ballava con loro )
Terza traccia
…qui l’elettricità di una musica resa straordinariamente in un balletto di mia figlia che per il coinvolgimento pazzesco ( si saltava battendo piedi e mani sulla poltrona del teatro ) non potrò mai dimenticare
Quarta traccia
…bè qui si è a casa di un’amica con la quale purtroppo ci siamo perse, dai capelli rossi anche lei, a Civitavecchia dove aveva una villa sul mare. Con due suoi cugini chiacchieravamo ascoltando, come potete giudicare da soli, ottima musica guardando dalla terrazza il mare illuminato dalla luna.
Quinta traccia
…romanticamente ancora con il mio fidanzato ( lo stesso di prima tanto per non sbagliare ) in campeggio a Sperlonga, quando si prendeva il sole ( non diventavo mica rossa come un peperone credetemi…ero di un bel colore ambrato io, ambè ). Poi passeggiando lungo la spiaggia si arrivava al ”Gabbiano” una specie di palafitta tutta in legno dove si facevano le più belle partite di biliardino che io ricordi e dove c’era un jukebox dove ascoltare le più belle canzoni del momento.
Ascoltate il tutto con un sorriso mi raccomando. Vi abbraccio tutti. Isabella
Nella mia mania di scrivere e annotare citazioni prese in giro, leggendo qua e là, ho annotato anche questo che ora vi propongo e che mi è tornato in mente riflettendo un pò su notizie che troppo spesso mi lasciano senza parole. Spesso infatti mi capita ricordare scritti o frasi che mi hanno così colpito da farmeli copiare su di un quaderno , ( ognuno ha le sue manie ), e notare come a volte si adattino benissimo a momenti particolari o eventi tristi come, penso, in questo caso, l’incidente cioè di quel ragazzo che ha messo fine alla vita di altri quattro ragazzi. Mi scuso anticipatamente per non poter specificare da dove ho ripreso quello che scriverò perchè francamente non l’ho riportato trascrivendolo.
In un suo discorso nel 2010, Benedetto XVI, ora Papa benemerito, sottolineava: ” In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale è così e non potrebbe essere altrimenti; anche gli opposti sono riconciliati e la mozart’sche Heiterkeit, la ‘serenità mozartiana”, avvolge tutto, in ogni momento.
E’ un dono questo della Grazia di Dio, ma è anche il frutto della viva fede di Mozart, che- specie nella sua musica sacra, riesce a far trasparire la luminosa risposta dell’Amore divino, che dona speranza, anche quando la vita umana è lacerata dalla sofferenza e dalla morte.”
Benedetto XVI citava poi l’ultima commovente lettera scritta il 4 aprile 1787 da Mozart al padre morente:
”…da qualche anno sono entrato in tanta familiarità con quest’amica sincera e carissima dell’uomo ( la morte), che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi appare addirittura tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna di avere l’opportunità di riconoscere in essa la chiave della nostra felicità. Non vado mai a letto senza pensare che l’indomani forse non ci sarò più. Eppure nessuno tra tutti coloro che mi conoscono potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio Creatore e l’auguro di tutto cuore a ognuno dei miei simili.”
Ecco ho voluto scrivere questo post per tutti quei ragazzi che sprecano la loro vita inutilmente , e sono tanti, troppi, convinti di potersi permettere qualunque eccesso, mettendo in risalto quella frase evidenziata in nero, del grande Mozart, dedicandola in particolare a chi beve mettendosi poi alla guida di macchine veloci compiendo stragi e a tutti coloro che non riflettono sul fatto che la vita è una sola e mai più avremo la possibilità di ri-viverla. Adoro la musica di Mozart ma l’ho sempre adorato anche per ciò in cui credeva.
Gustatevi ora il suo ” Requiem” nella splendida direzione di Herbert Von Karayan
Volendo parlare di te come non rimanere prigionieri di un incantesimo? Come si fa infatti a non amarti, tu città unica dalle mille contraddizioni. Da una parte le bellezze di cui puoi vantarti, ricche di storia, il Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito, la Galleria Umberto, oggi tragicamente nota per la morte di quel ragazzo quattordicenne , che si è trovato nel momento sbagliato, sotto quel crollo improvviso di cornicione. Dall’altra quei tuoi vicoli , dove la delinquenza è all’ordine del giorno, scippi , droga, omicidi. Problemi che si trascinano da anni, senza mai trovare soluzioni. Ma al di sopra di tutto , rimani sempre tu Napoli , dove il turista può respirare l’aria frizzante del mare camminando lungo la bella via Caracciolo e ammirare in lontananza il Vesuvio che sembra osservarti attento. O girare al Vomero tra negozi eleganti o ancora passeggiando all’interno della bella Villa Floridiana . E i napoletani poi, genuini e schietti. Servirebbero parole infinite per parlare della tua storia, i borboni, l’arte napoletana, il teatro unico di Eduardo, di Titina e Peppino De Filippo tutti figli del grande Scarpetta, il grande Totò irresistibile nelle sue interpretazioni proprio in coppia con Peppino . E ancora la musica, la magia di canzoni, difficili da dimenticare: ”Munasterio ‘e Santa Chiara”, cantata anche da Mina, ”Marechiaro” di Salvatore di Giacomo e musicata da Tosti. ‘‘Core’ngrato” cantata dal grande Caruso, ”I’ te vurria vasà” cantata dal grande Roberto Murolo. E ” lu cafè ?” Quell’odore unico che si sprigiona improvviso nell’aria mentre cammini, il profumo d’arancia della pastiera napoletana. E la lista potrebbe ancora proseguire, lunga e interminabile. Nel 1987 mio marito iniziò a lavorare a Napoli per seguire un progetto IBM tendente ad informatizzare gli scavi di Pompei, il progetto Neapolis. Vi si fermò tre anni circa abitando a Posillipo, la zona collinare di Napoli, bellissima, con un panorama mozzafiato. Nell’estate del 1988 noi tre lo raggiungemmo per due settimane. In quei giorni portai i miei figli, all’epoca di sei e dieci anni, in giro per tutta Napoli spingendoci anche fino a Sorrento con la circumvesuviana. Bè ne hanno ancora oggi un ricordo indelebile. Uscivamo la mattina prendendo l’autobus che fermava proprio sotto casa e scendevamo in città. ” Turisti per caso” andavamo di qua e di là sotto un bel sole cocente, divertendoci un mondo. Poi stanchi , nel pomeriggio tornavamo. Un periodo d’oro. Ma in realtà molti altri turisti ben più importanti di noi, ti hanno visitata, Napoli. E allora lasciamo ad essi la parola.
”La baia più bella che io abbia mai visto. Forma quasi un cerchio di trenta miglia di diametro, racchiusa per tre quarti in una nobile cornice di boschi e montagne”.
Così apparivi agli occhi dell’inglese Joseph Addison ( 1672 – 1719) e così parla di te Mark Twain quando vi arriva nel 1868 :
”Vedere Napoli come noi la vedemmo nella prima alba, dal Vesuvio, significa vedere un quadro di una straordinaria bellezza…E quando la luce da lattea si fece rosea, e la città divampò, sotto il primo bacio del sole, il quadro divenne bello al di là di ogni descrizione. era proprio il caso di dire: ”Vedi Napoli e poi muori! ”
Nel suo ”Viaggio in Italia” ( Italienische Reise ) dove Goethe visita le città italiane in un viaggio che sarà anche viaggio dell’anima, egli fece un paragone tra Roma e Napoli dicendo di te :
”In questo paese non è assolutamente possibile ripensare a Roma; di fronte alla posizione tutta aperta di Napoli, la capitale del mondo nella valle del Tevere, fa l’impressione di un vecchio monastero mal situato.”
Tra i francesi che ti ammirarono non possiamo dimenticare Alexandre Dumas padre (1802- 1870), il più napoletano degli scrittori al mondo, che a Napoli segue il suo amico Garibaldi e fonda persino un giornale patriottico, ”L’Indipendente” :
”A Napoli la sorte di un innamorato è decisa subito. A prima vista è simpatico o antipatico. Se è antipatico, nè premure nè regali nè perseveranza lo faranno amare. Se è simpatico, lo si ama senza dilazioni : la vita è breve, il tempo perduto non si guadagna più…”.
Tra gli Italiani un grandissimo come Leopardi, morto proprio a Napoli nel 1837 così diceva nel 1833 :
” Giunsi qui felicemente… La dolcezza del clima, la bellezza della città, e l’indole amabile e benevola degli abitanti, mi riescono assai piacevoli…”.
Per mutare però parere un anno dopo :
”Non posso più sopportare questo paese semibarbaro e semiafricano nel quale io vivo in un perfettissimo isolamento da tutti…”
Infine ascoltiamo le parole di Salvatore Di Giacomo ( 1860 – 1934) che nel suo celebre ”Pianefforte ‘e notte” riassume l’incanto musicale della città partenopea:
”Nu pianefforte ‘ e notte / sona luntanamente, / e ‘ a museca se sente / pe ll’ aria suspirà. / E’ ll’una : dorme ‘ o vico / ncopp’a sta nonna nonna / ‘e nu mutivo antico / e’ tanto tiempo fa. / Dio, quanta stelle ncielo ! / Che luna ! E c’aria doce / Quanto na bella voce / vurria sentì cantà! / Ma sulitario e lento / more ‘ o mutivo antico;/ se fa cchiù cupo ‘ o vico/ dint’a ll’oscurità. / Ll’anema mia surtanto/ rummane a sta fenesta. / Aspetta ancora. E resta, / ncantannose, a penzà”/
E ora ”dulcis in fundo” vi lascio questo link. Un bacio a tutti Isabella
fonte : ”Le splendide città d’Italia” Selezione dal Reader’s Digest
Ringrazio per l’arrivo di un altro raggio di sole il caro amico Antonio http://Antonio Tomarchio wordpress.com//
e per la nomination del premio Friendship Award lo stesso Antonio e la cara amica Maria http://nonsoloparole.wordpress.com//
Ora, mostrato il logo, ringraziato gli amici che mi hanno nominata , rispondo alle cinque domande richieste senza nomine come da mia consuetudine:
1) Perchè il blog?
Perchè aperto dalla mia casa editrice e portato avanti con notevole impegno dalla sottoscritta.
2) Chi sei ?
Sono una donna serena, capace di commuoversi molto per una sensibilità troppo spiccata, ma capace di provare rabbia e indignazione per ingiustizie , violenze gratuite, ipocrisie, imbrogli, volgarità. Mi piace la buona musica che fa parte di me, non ne potrei fare a meno. Adoro i Qeen, i Pink Floyd, e Sting. La musica classica mi dà pace e serenità e tanta gioia ricordo, quando vedevo i saggi di danza di mia figlia. Mi piace passeggiare al chiaro di luna nelle sere d’estate. In realtà mi è capitato piuttosto raramente, alle Eolie fu splendido tanto da suggerirmi la poesia ”Ricordo di un momento” che ho pubblicato anche qui mi pare e che potete trovare, per chi vuole, nel mio libro ”Miscellanea”. Sono una donna molto disponibile e aperta agli altri, una parola e un sorriso anche quando sono in fila a fare la spesa o alla posta.
3)Cosa ti piace?
Mi piace la semplicità in tutto. Non mi piace rincorrere o aspirare a chissà che . Mi accontento delle piccole cose ( che poi tanto piccole non sono se ci danno serenità ). Ho dei valori radicati sui quali non transigo, per me la famiglia è tutto. Mi piace tutto ciò che è natura, anche il più piccolo insetto, ma odio le mosche e le zanzare. Mi piacciono per le loro forme strane e la loro staticità i sassi. Un amico da ragazza mi regalò un grosso sasso rosa ovale, con un buco fatto da lui in alto per farci passare una corda rustica che ben si addiceva alla pietra, e creare per me quindi un ciondolo particolare, vista la mia passione per i sassi . Ancora lo tengo come una reliquia. Tutti mi prendevano in giro perchè portavo una pietra, pure grossetta al collo, ma non ero forse originale?
4) Cosa non ti piace?
Detesto ogni forma di prevaricazione. Detesto il pressapochismo, i lavori fatti a metà, le strade piene di buche ad esempio rattoppate tanto per passarci sopra ed essere di nuovo da capo a dodici. Non sopporto la maleducazione a tavola. Non mi piacciono gli inchini perchè preferisco camminare a testa alta . Non mi piacciono i motorini che superano a destra, perchè non hanno giustificazioni . Non mi piacciono i film con troppi effetti speciali, sono una romanticona.Insomma la lista sarebbe ancora lunga ma mi fermo qui, sono un pò stanca di scrivere.
5) Sogno nel cassetto?
Bè più o meno li ho realizzati i miei sogni per fortuna, ma uno ancora ne avrei. Mi piacerebbe andare in Africa. Del resto sono o non sono del Leone?
Un abbraccio a tutti voi amici. Isabella
PS Più in là altri post per altri premi…Pensate un pò non ho ancora finito, povera me e poveri voi che ancora dovrete sopportare il mio nome circolare in mezzo a tutti questi premi. Non siete stanchi? Ma forse ho capito…vi piace il mio nome, non è così?…
Eccomi qua cari amici per rendervi edotti su quanto sono vera o falsa. Debbo dire che molti di voi si sono comportati proprio bene arrivando quasi all’en plein.. Un gioco che comunque mi ha molto divertita anche se ho poco tempo ahimè per partecipare con post di ringraziamento ad altre nomination che ho ricevuto. Dovrete perciò pazientare. Ora passiamo alle chiarificazioni. Siete pronti?
1) Adoro Freddy Mercury.
Vero. Anzi , tanto sono una sua fan, che sono riuscita a trasmettere questo amore anche a mio figlio che non lo conosceva ancora e che ha ora una raccolta di suoi cd che spesso riascolto ad alto volume ballando da sola ( certo facendo delle soste visto l’età… bè lasciamo perdere. )
2) Avevo una maestra che mi chiamava Rossella
Sì, avevo una maestra che si era fissata a chiamarmi Rossella per i miei capelli rossi con fastidio da parte di mia madre che preferiva con orgoglio sentirmi chiamare con il mio vero nome, identico a quello della regina di Spagna : Isabella
3) Mi piace il Bolero di Ravel e la Carmen di Bizet
Qui devo deludere un amico. Sono melomane. Mi piace tutta la musica in generale, anche quella operistica. E’ vero, del Bolero amo quel crescendo, quel partire in sordina per arrivare ad una esplosione musicale finale che trovo semplicemente straordinaria . Sarà che ho ancora in testa la coreografia, ispirata a quella di Maurice Bejart, fatta e interpretata dall’insegnante di danza classica di mia figlia al centro del palco, attorniato dai vari toreri ( tutte le allieve compresa Chiara ) bardati di nero e drappi rossi, mentre balla come Bolle ( un pò meno , va bene, esagero, ma neanche troppo, credetemi e scusate la cacofonia). Della ”Carmen” mi piace il suo temperamento sanguigno da vera zingara, e adoro il pezzo :” Toreador, la, la, la, la….”
4) A 14 anni giocavo a calcio, come portiere, con gli amici in villeggiatura.
Vero, e mi divertivo da matta. Ma in realtà sono sempre stata un tipetto allegro e all’epoca ero davvero sempre euforica. Mi piaceva tutto quello che vivevo, le avventure con gli amici, ma soprattutto ero felice perchè mi sentivo libera ( in villeggiatura) . Forse scriverò un post su questo mio periodo d’oro.
5) A carte gioco solo a scala quaranta.
Ahimè è vero. Mia madre, esperta giocatrice di burraco, ha cercato varie volte di coinvolgermi ma con scarsi risultati. Con le carte vado poco d’accordo tranne giocando a scala quaranta dove mi capita di vincere spesso. Nemmeno il bridge purtroppo( sempre per il solito amico).
6)Vado a funghi e li so riconoscere
Falso. Mi piace andare a funghi, ma non venite con me: vi avvelenerei tutti.
7) Mio padre dipingeva e scriveva poesie.
Qui dolci ricordi. Vero. .Mio padre era un’artista a tutto tondo. Sarà per quello che la nipote ha voluto realizzare il sogno di diventare una ballerina professionista di danza contemporanea, laureandosi anche con una tesi su Pina Baush e il mito di Ifigenia. Amava dipingere e soprattutto Gaugin e Van Gogh. Costruiva navi in legno, modelli di galeoni veramente belli, e scriveva poesie che però non sempre ci leggeva, ed era una persona molto sensibile. L’ho molto amato.
8) Ho recitato al liceo nella ”Mirandolina” di Goldoni.
Vero. Un’esperienza straordinaria. Ma il mio ruolo non era quello di Mirandolina come qualcuno di voi avrà pur pensato, bensì quello di una delle due ” donnine”, la più ”vivace” delle due, che arrivano alla sua locanda : Ortensia. La rappresentazione avvenne come chiusura dell’anno scolastico, in terza liceo. Il mio costume lo cucì mia madre, ancora ce l’ho e ben si addiceva al personaggio: all’epoca miei cari ero una silfide e tra i capelli rossi e il costume a piccoli rombi arancioni e neri e sul davanti nella scollatura un bel pizzo sangallo bianco , facevo la mia gran bella figura. Non solo, mio padre s’interessò degli accessori tornando a casa con un bel ventaglio di piume rosse, una borsettina di quelle rotonde, adatta al ruolo frivolo della donnina, e collana e orecchini pendenti a completare il tutto. Ricordo il successo non solo della mia ” mise” ma quello di tutta la rappresentazione, i fiori, gli applausi per me e tutte le mie compagne ( si eravamo tutte femmine anche nei ruoli maschili ). Fu memorabile. PS Tra gli spettatori allora per caso, la mia futura suocera e il mio futuro marito. Che dite, colpo di fulmine?
9) Se potessi andare in tandem mi divertirei un mondo
Eh, eh…Falso. In bicicletta ci andavo con gusto da ragazza girando per la campagna veneta, quando le macchine erano inferiori ad oggi ed in compagnia di un cugino di mio padre, ciclista nato e tale rimasto per tutta la vita (ancora adesso settantenne ogni tanto la utilizza). In realtà nel tempo, ho perso l’abitudine ad utilizzarla, e perdonatemi, ma ho cominciato a non sopportarla vedendola in mano a ciclisti che non rispettano le regole stradali, che per moda la usano in gruppi, senza utilizzare piste ciclabili ( che qui da noi in realtà poche sono) per strade che sono piene di traffico rischiando brutto. Comunque tornando al tandem ho provato un’unica volta a Viareggio con i miei ad andarci non trovando mai i pedali, sbagliando sempre la sincronia e diventando solo nervosa. Da allora mai più tandem .
10) Mi piacciono i cappelli
E qui viene il bello. Ho notato che molti di voi non mi vedono con un cappello in testa. Ebbene miei cari, debbo deludervi. Sebbene essendo del Leone io abbia sempre adorato la mia fulva criniera, lasciandola volare al vento ( ben detto, amico …) non disdegno , un pò per vanità un pò per temperature fredde, mettere sul mio capo, un cappello. Generalmente preferisco un bel basco alla francese, ma ho usato anche qualche borsalino( sempre per rimanere in tema) alla Belmondo per capirci. Ed al mare bei cappelli di paglia per ripararmi dal sole. Ecco fatto, ho finito.
Au revoir miei cari amici
SCUSATE AMICI SE A RAFFICA PUBBLICO , MA TROPPI EVENTI SI SUSSEGUONO VELOCI COSI’ COME E’ NATURALE NELLA VITA, NELLA GIOIA E NEL DOLORE. OGGI LA NOTIZIA NON E’ DELLE MIGLIORI: E’ MORTO INFATTI IL GRANDE DIRETTORE D’ORCHESTRA LORIN MAAZEL. DICONO CHE RICORDASSE TUTTO A MEMORIA. CERTO I SUOI CONCERTI DI CAPODANNO E GLI ALTRI DA LUI DIRETTI RIMANGONO, PER NOI APPASSIONATI DI MUSICA CLASSICA , IMPRESSI NELLA MEMORIA. GRAZIE MAESTRO. ORA PASSO IL TESTIMONE A LORI ( http://ombradiunsorriso.wordpress.com:// ) CHE SICURAMENTE NE PARLERA’ IN MODO ESAURIENTE E COMPLETO. QUI VOLEVO SOLO SALUTARLO. UN ABBRACCIO A TUTTI. ISABELLA
Che un momento di semplice quotidianità si trasformò in un momento da ricordare…
Lui arrivò piano, senza che lei se ne accorgesse e ne avvertisse la presenza. Le scostò delicatamente i capelli e la baciò sul collo, sussurrandole quasi in un soffio : ” Buon anniversario amore”.
Lei lasciò i piatti scivolare nel lavandino, si volse, e commossa, innamorata più che mai, gli si strinse al petto rimanendo immobile, riuscendo a sentire solo la musica del suo cuore che batteva accelerato.