Chi si reca per la prima volta in Provenza, non può far altro che innamorarsene. Così è capitato a me e se avete visto il film ”Un’ ottima annata” con Russel Crowe e Marion Cotillard, capirete di cosa parlo. In quel film c’è tutto ciò che è Provenza: colore, profumo , vigna, frutteto e una vita fatta di piccole cose, dove l’uomo può ritrovare se stesso. Nei villaggi che ho visitato da nord a sud, da est ad ovest, ho respirato un’aria diversa lontano dal traffico delle grandi città, dal caos che tutti noi viviamo ogni giorno. E di questa terra, che è diventata un pò anche la mia e alla quale sono molto legata, voglio oggi parlare. C’è un dipartimento di questa regione che amo particolarmente: il Vaucluse. Esso racchiude, come in uno scrigno , gioielli a non finire, a cominciare proprio da quei villaggi medioevali, di cui parlavo prima, alcuni riconosciuti come ” i paesi più belli di Francia”, di cui ben quattro nel Luberon ( il cui Parco Naturale Regionale è classificato dall’Unesco ”Riserva della biosfera” ) spesso arroccati con il loro castello su di uno sperone roccioso come Gordes o immersi come Roussillon in uno scenario dove la terra di colore rossiccio che lo circonda, si mescola alle facciate delle sue case dallo stesso colore, per arrivare fino ai ” mercatini d’antiquité”, dove si trova di tutto, dalle posate d’argento, ai libri antichi, agli oggetti più strani, e ancora vigne e frutteti come nel film su citato. Il Vaucluse è una terra dai caldi colori, riposanti, dove d’estate, quando il caldo si fa sentire, c’è la siesta, come momento in cui gustare il piacere dello stare in casa, l’antica ”bastide” provenzale, dove la penombra accoglie e ristora , mentre il canto delle cicale stordisce assieme al profumo della lavanda. Nei giardini vasi in terracotta pieni di fiori, all’interno mobili dall’aspetto antico ma con un tocco di magico colore, giallino, bianco, lavanda, e sui letti coperte in piquè fiorate. Tutto riporta ad una vita tranquilla, dove anche il più piccolo artigiano ha ancora il suo spazio riconosciuto e apprezzato. La Chambre des Metiérs et de l’Artisanat de Vaucluse ( camera dei mestieri e dell’artigianato di Vaucluse) ha dato il giusto risalto al lavoro di ebanisti, artigiani del ferro, vasai e ceramisti. E nei musei di cui è ricco questo territorio, troviamo le storie da cui hanno avuto origine la variegata maiolica, i ‘‘santons” statuine che ornano i presepi provenzali e tutto ciò che ricorda lo spirito provenzale proprio del Vaucluse. L’Isle-sur-la-Sorgue è la capitale del commercio delle antichità, e occupa oggi il secondo posto dopo Parigi, contando circa trecento tra antiquari e decoratori. Tutte le domeniche, curiosi ed artigiani, si ritrovano, come abbiamo fatto anche noi , sul lungofiume della Sorgue, dove da trent’anni si organizza il mercato di anticaglie. Per chi ne vuole sapere di più consiglio il sito www.oti-delasorgue.fr Niente manca in questa terra, dove tutto riporta ad una vita di altri tempi. I Romani per secoli hanno dominato in questi luoghi, lasciando tracce importanti, come in una città dal nome evocativo, Vaison la Romaine, ricca di resti, opere statuarie, con un ponte romano che collega la città bassa con la città medioevale. Orange, con l’unico teatro romano in Europa ad avere conservato il muro di scena (37 metri di altezza e 107 metri di lunghezza ) dichiarato Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Poi ci sono i castelli. Non so quanti ne abbiamo visitati, ognuno con la propria ricca storia e tutti rigorosamente dotati di splendidi giardini. Ad Avignone , capoluogo del Vaucluse e famosa per essere stata la città dei papi, proprio quest’ultimi incoraggiarono la pittura. Qui sono nati pittori come Joseph Vernet (1714-1789) e qui soggiornarono pittori anche italiani come il Botticelli e scultori che abbellirono con le loro opere palazzi e chiese. Paesaggi paradisiaci che non potevano non influenzare anche poeti e scrittori. Sulla riva sinistra della Sorgue sorge un villaggio, Fontaine de Vaucluse, il posto più romantico che si possa immaginare, visto che qui soggiornò Francesco Petrarca e dove scrisse, dedicandoli alla sua Laura, i versi ”Chiare, fresche e dolci acque…” .Qui si trova la sorgente della Sorgue che sgorga ricca per raccogliersi, acqua cristallina, in una specie di cavità prima di diventare fiume impetuoso. Le acque e lo scenario attorno, come ci testimonia il Petrarca , sono uno spettacolo unico. E il percorso che si segue per arrivarvi, romantico ed idilliaco. E poi c’è la campagna, dove i pastori provenzali per ripararsi la notte dal freddo costruivano delle capanne a punta, tutte in pietra, senza malta, le famose ”Bories” di cui Gordes è testimonianza. E l’acqua? Elemento fondante della cultura provenzale, essa è sempre stata al primo posto sia per dissetare, vedi le tipiche fontane presenti in ogni villaggio, talvolta ubicate all’ombra di grandi platani, sia per dare la possibilità , attraverso grandi lavatoi, di lavare panni all’aperto , cioè fuori casa. Pernes les fontaines ne ha addirittura quaranta, la maggior parte risalente al XVIII secolo, tra le quali la Fontana del Cormorano, la Fontana della Luna, e la Gran Font. E le chiese allora? Ciascuna con il proprio campanile, spesso ornato da una torre campanaria , in ferro decorato, per non renderlo troppo suscettibile al famoso Mistral che in queste zone soffia forte. Ecco, per ora mi fermo qui. Ma riprenderò il discorso perchè manca ancora una cosa di cui voglio parlare: il vino.
fonti varie