Il viandante sul mare di nebbia – Caspar David Friedrich
Qui,
su questi
scogli,
son giunto
a rimirar
del mare
l’ immensità.
Spazia
oltre l’orizzonte
il guardo
mentre dell’ onde
ascolto
il canto.
Il vento
forte fischia.
Son solo,
eppur
abbracciar
mi sento…
Una strana quiete
mi prende…
” così tra questa
immensità s’ annega
il pensier mio ”
Isabella Scotti ottobre 2020
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Incipit in neretto da ” L’ infinito ” di Giacomo Leopardi
Miei cari , vi ho lasciato con la promessa del mio nuovo post , sul proseguimento del mio viaggio in Veneto. Giusto, non l’ho dimenticato. Ma non è ancora pronto. Nell’ attesa ho perciò pensato di proporvi qualche poesia abbinata a delle foto. Spero gradirete il pensiero. Augurandovi un buon week end eccovi poesie e foto. Baci a tutti
La vostra Isabella
COME UNA CARTOLINA
Come una cartolina.
Di prima mattina
la spiaggia
è solo per pochi.
Si può sentire
l’ odore del mare,
cercare conchiglie
senza fretta,
e stendere
un asciugamano
per lasciarsi accarezzare
dai primi raggi
del sole.
Come una cartolina
è
il mare,
senza confusione.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
SOTTO UN CIELO CUPO
Sotto un cielo
cupo
si è svegliato
arrabbiato
il mare.
Sbuffa,
schiumeggia.
Potenza dei flutti
che tutto travolge.
Poi,
dopo essersi sfogato
rabbioso,
eccolo giungere
e lambire
la riva.
Rami abbandonati,
odore di salsedine,
e
ciuffi d’alghe che
coprono ormai
l’umida sabbia.
Piano ,
tornerà il sole,
e sarà
dolcemente,
solo quiete.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
LA CANZONE DEL FIUME
Canta
la sua canzone
il fiume.
Intonata,
unica,
passionale.
” Fresche ” note
accompagnano
passi incerti
alla ricerca
di stabilità.
Un andare
soli,
con i propri pensieri,
lasciando
a casa
le turbolenze
del cuore.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
UNA VERA AMICIZIA
Folta è la tua criniera.
Mi piacerebbe
spazzolarla sai ?
Ma per ora
mi basta accarezzarti,
scivolare con la mano,
sul tuo muso
di velluto,
e credere
che insieme
potremo fare
un sacco di cose.
Sì, ne sono certa:
la nostra,
sarà una vera
amicizia,
di quelle,
che si ricorderanno
per sempre.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
NEL GIARDINO
C’ è un profumo
di limoni
che invade tutto
il giardino.
E’ odore
d’ estate ,
è il giallo ,
che richiama
alla mente
il colore del sole,
che mi fa sentir
viva,
che mi fa gioire.
Colori osservati
e profumi annusati
dopo la pausa
di un buon caffè.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
STO CON TE
Sto con te,
qui passeggiando,
mano nella mano,
dimenticando il mondo ,
lasciando ,
che la brezza marina ,
ci accarezzi
il volto.
Che strano,
pensavamo
che quassù
non passasse nessuno,
e invece,
quanti innamorati
prima di noi ,
hanno voluto
lasciare un segno
del loro passaggio,
quanti lucchetti
su quella catena.
Una testimonianza
d’ amore
che arriva diretta
e mi colpisce
il cuore.
Ah l’amore,
come sa
travalicare confini
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
I MIEI OCCHI
Come poggia
tenera
la tua mano
sul mio muso.
Ne avverto
il tocco leggero,
la delicatezza.
Ti sento vicina,
te lo confermano
i miei occhi ,
che c’è del feeling
tra noi.
Isabella Scotti maggio ( si fa per dire, visto il tempo ) 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
Ringrazio la cara amica Franca ( quella del caffè ) , del blog http://lemieemozioniinimmaginieparole.wordpress.com// per avermi taggata ”musicalmente” su iniziativa di https://ghbmemories.wordpress.com// -GHB Memories-
REGOLE
Scegliere almeno 5 tracce musicali che rispecchino alcune emozioni o stati d’animo al positivo
Taggare almeno 5 blogger avvisandoli di essere stati taggati
Citare il mio blog indicando il link diretto sottolineando che l’idea è nata in questo spazio htpps://ghbmemories.wordpress.com//
Motivare , se si ritiene necessario farlo, le scelte musicali .
Qui mi piace nominare ( visto che generalmente non nomino nessuno pago pegno se nomino più di cinque amici ? Mi auguro di no.)
Antonio Tomarchio http://AntonioTomarchio.wordpress.com//
Gian Paolo http:/newwhitebear’s blog.wordpress.com/
Wwayne http://wwayne.wordpress.com//
Giorgio http://giomag59.wordpress.com//
Tads http://angolodelpensierosparso.wordpress.com//
Rosarioboc http://bocros.wordpress.com/author/rosarioboc/
Massimo http://massimobotturi.wordpress.com/
Come potete vedere tutti simpatici ”maschietti”. Bè una volta tanto si possono coinvolgere anche loro in questi giochetti, concedetemelo. E voglio vedere se abboccheranno o si tireranno indietro come spesso faccio io…Ed ora
VIA CON LA MUSICA…
Prima traccia
…una di quelle feste da ricordare, quando ci si riuniva con gli amici e si ballavano i lenti di turno. Qui ballavo con il mio fidanzato ( poi futuro marito) una canzone che adoravo.
Seconda traccia
…ecco qui rivedo i miei allora bambini di cinque e un anno che a Senigallia cantano e ballano questa canzone. Dolce ricordo, troppo simpatico. ( La mamma cantava e ballava con loro )
Terza traccia
…qui l’elettricità di una musica resa straordinariamente in un balletto di mia figlia che per il coinvolgimento pazzesco ( si saltava battendo piedi e mani sulla poltrona del teatro ) non potrò mai dimenticare
Quarta traccia
…bè qui si è a casa di un’amica con la quale purtroppo ci siamo perse, dai capelli rossi anche lei, a Civitavecchia dove aveva una villa sul mare. Con due suoi cugini chiacchieravamo ascoltando, come potete giudicare da soli, ottima musica guardando dalla terrazza il mare illuminato dalla luna.
Quinta traccia
…romanticamente ancora con il mio fidanzato ( lo stesso di prima tanto per non sbagliare ) in campeggio a Sperlonga, quando si prendeva il sole ( non diventavo mica rossa come un peperone credetemi…ero di un bel colore ambrato io, ambè ). Poi passeggiando lungo la spiaggia si arrivava al ”Gabbiano” una specie di palafitta tutta in legno dove si facevano le più belle partite di biliardino che io ricordi e dove c’era un jukebox dove ascoltare le più belle canzoni del momento.
Ascoltate il tutto con un sorriso mi raccomando. Vi abbraccio tutti. Isabella
PRIMO TEMPO
Arrivò
quel giorno
di maggio,
e ci accompagnammo,
soli,
sulla sponda del fiume.
Insieme
al dolce fluire del tempo,
presero a navigare
pensieri
silenziosi e profondi.
Fu
il canto dell’usignolo
ad inebriar le nostre menti,
mentre
un dolce zefiro
s’agitava
tra le fronde
e la fresca acqua
scorrendo
fino al mare,
narrava
di come
”Amore”
fosse nato
improvviso.
Isabella Scotti
SECONDO TEMPO
Di te,
ho perso le tracce.
Ma non voglio perdere
la speranza
di ritrovarle.
E ho cominciato
da qui,
da questa sponda,
che ci conobbe
innamorati e felici.
Ricordi ?
Da
dove l’acqua
del fiume
scorre
più veloce
per arrivare
fino al mare.
Le tue tracce
partono
da questo
punto,
e sono gli attimi
di soave dolcezza
che mi regalasti.
Soffre
il cuore
nel poter
solo desiderarti
e null’altro.
Ti stringerei al petto
se fossi qui,
come allora,
fino a farti male.
Ma tra le mani
non ho le tue,
nè più le dolci labbra
da baciare.
Lontano sei,
perduto amore,
e qui mi struggo,
e qui io piango.
Isabella Scotti
Dai, corri,
prendi la palla.
E tu
correvi
mentre la palla
scivolava in acqua,
l’acqua del mare.
Nulla
faceva sorridere di più
che vederti,
traballante,
con le tue gambette veloci,
correre dietro
il tuo gioco
preferito.
Avevi pochi anni
ma anche crescendo
non hai mai dimenticato
quella palla.
E’ stata
per tanto tempo
il tuo trofeo
fino a quando
sgonfia,
distrutta,
l’abbiamo dovuta
abbandonare.
Ora,
la tua nuova palla,
è quella che vedi
in tutte le partite di calcio
in televisione.
Ora,
il tuo nuovo trofeo
è rincorso
non più
dalle tue gambette veloci,
ma da un Totti
che corre più di te!
Isabella Scotti
Sorridendo un pò
Volendo parlare di te come non rimanere prigionieri di un incantesimo? Come si fa infatti a non amarti, tu città unica dalle mille contraddizioni. Da una parte le bellezze di cui puoi vantarti, ricche di storia, il Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito, la Galleria Umberto, oggi tragicamente nota per la morte di quel ragazzo quattordicenne , che si è trovato nel momento sbagliato, sotto quel crollo improvviso di cornicione. Dall’altra quei tuoi vicoli , dove la delinquenza è all’ordine del giorno, scippi , droga, omicidi. Problemi che si trascinano da anni, senza mai trovare soluzioni. Ma al di sopra di tutto , rimani sempre tu Napoli , dove il turista può respirare l’aria frizzante del mare camminando lungo la bella via Caracciolo e ammirare in lontananza il Vesuvio che sembra osservarti attento. O girare al Vomero tra negozi eleganti o ancora passeggiando all’interno della bella Villa Floridiana . E i napoletani poi, genuini e schietti. Servirebbero parole infinite per parlare della tua storia, i borboni, l’arte napoletana, il teatro unico di Eduardo, di Titina e Peppino De Filippo tutti figli del grande Scarpetta, il grande Totò irresistibile nelle sue interpretazioni proprio in coppia con Peppino . E ancora la musica, la magia di canzoni, difficili da dimenticare: ”Munasterio ‘e Santa Chiara”, cantata anche da Mina, ”Marechiaro” di Salvatore di Giacomo e musicata da Tosti. ‘‘Core’ngrato” cantata dal grande Caruso, ”I’ te vurria vasà” cantata dal grande Roberto Murolo. E ” lu cafè ?” Quell’odore unico che si sprigiona improvviso nell’aria mentre cammini, il profumo d’arancia della pastiera napoletana. E la lista potrebbe ancora proseguire, lunga e interminabile. Nel 1987 mio marito iniziò a lavorare a Napoli per seguire un progetto IBM tendente ad informatizzare gli scavi di Pompei, il progetto Neapolis. Vi si fermò tre anni circa abitando a Posillipo, la zona collinare di Napoli, bellissima, con un panorama mozzafiato. Nell’estate del 1988 noi tre lo raggiungemmo per due settimane. In quei giorni portai i miei figli, all’epoca di sei e dieci anni, in giro per tutta Napoli spingendoci anche fino a Sorrento con la circumvesuviana. Bè ne hanno ancora oggi un ricordo indelebile. Uscivamo la mattina prendendo l’autobus che fermava proprio sotto casa e scendevamo in città. ” Turisti per caso” andavamo di qua e di là sotto un bel sole cocente, divertendoci un mondo. Poi stanchi , nel pomeriggio tornavamo. Un periodo d’oro. Ma in realtà molti altri turisti ben più importanti di noi, ti hanno visitata, Napoli. E allora lasciamo ad essi la parola.
”La baia più bella che io abbia mai visto. Forma quasi un cerchio di trenta miglia di diametro, racchiusa per tre quarti in una nobile cornice di boschi e montagne”.
Così apparivi agli occhi dell’inglese Joseph Addison ( 1672 – 1719) e così parla di te Mark Twain quando vi arriva nel 1868 :
”Vedere Napoli come noi la vedemmo nella prima alba, dal Vesuvio, significa vedere un quadro di una straordinaria bellezza…E quando la luce da lattea si fece rosea, e la città divampò, sotto il primo bacio del sole, il quadro divenne bello al di là di ogni descrizione. era proprio il caso di dire: ”Vedi Napoli e poi muori! ”
Nel suo ”Viaggio in Italia” ( Italienische Reise ) dove Goethe visita le città italiane in un viaggio che sarà anche viaggio dell’anima, egli fece un paragone tra Roma e Napoli dicendo di te :
”In questo paese non è assolutamente possibile ripensare a Roma; di fronte alla posizione tutta aperta di Napoli, la capitale del mondo nella valle del Tevere, fa l’impressione di un vecchio monastero mal situato.”
Tra i francesi che ti ammirarono non possiamo dimenticare Alexandre Dumas padre (1802- 1870), il più napoletano degli scrittori al mondo, che a Napoli segue il suo amico Garibaldi e fonda persino un giornale patriottico, ”L’Indipendente” :
”A Napoli la sorte di un innamorato è decisa subito. A prima vista è simpatico o antipatico. Se è antipatico, nè premure nè regali nè perseveranza lo faranno amare. Se è simpatico, lo si ama senza dilazioni : la vita è breve, il tempo perduto non si guadagna più…”.
Tra gli Italiani un grandissimo come Leopardi, morto proprio a Napoli nel 1837 così diceva nel 1833 :
” Giunsi qui felicemente… La dolcezza del clima, la bellezza della città, e l’indole amabile e benevola degli abitanti, mi riescono assai piacevoli…”.
Per mutare però parere un anno dopo :
”Non posso più sopportare questo paese semibarbaro e semiafricano nel quale io vivo in un perfettissimo isolamento da tutti…”
Infine ascoltiamo le parole di Salvatore Di Giacomo ( 1860 – 1934) che nel suo celebre ”Pianefforte ‘e notte” riassume l’incanto musicale della città partenopea:
”Nu pianefforte ‘ e notte / sona luntanamente, / e ‘ a museca se sente / pe ll’ aria suspirà. / E’ ll’una : dorme ‘ o vico / ncopp’a sta nonna nonna / ‘e nu mutivo antico / e’ tanto tiempo fa. / Dio, quanta stelle ncielo ! / Che luna ! E c’aria doce / Quanto na bella voce / vurria sentì cantà! / Ma sulitario e lento / more ‘ o mutivo antico;/ se fa cchiù cupo ‘ o vico/ dint’a ll’oscurità. / Ll’anema mia surtanto/ rummane a sta fenesta. / Aspetta ancora. E resta, / ncantannose, a penzà”/
E ora ”dulcis in fundo” vi lascio questo link. Un bacio a tutti Isabella
fonte : ”Le splendide città d’Italia” Selezione dal Reader’s Digest
Tutte le foto sono di mio figlio Andrea Romani
Ho aspirato
i suoi odori e profumi
una mattina,
tempo fa,
d’estate.
Passeggiavo,
quando ancora
non pulsava
quella vita vivace
che la caratterizza,
lungo il mare,
in compagnia
di una brezza leggera,
che mi sferzava appena
il viso.
Ascoltavo
il rumore delle onde
che s’infrangevano a riva
e osservavo
i gabbiani,
con le loro ali aperte,
planare sulla spiaggia
emettendo il loro grido
inconfondibile.
Ad un tratto
il primo odore
intenso,
al porto.
Odore di nafta,
di motori accesi
di yacht
che si muovevano
per prendere il largo.
Uno vicino all’altro
bianchi, imponenti
lucidati a specchio
per offrirsi in tutta
la loro opulenza
a passanti curiosi.
Mentre dalla vicina boulangerie
arrivava il profumo
dei croissants ancora caldi
mescolato a quello
delle lunghe baguettes
fragranti.
E ancora
sempre camminando,
altri profumi,
altri odori.
Quello delle erbe provenzali,
che fanno
di alcuni piatti francesi
una prelibatezza.
O il profumo,
pungente
della lavanda,
che si mescolava
alle fragranze fiorite
della violetta, del gelsomino
della mimosa.
E poi,
quel profumo di mare,
aspro e forte,
quel sentore unico
di pesce fresco,
viscido, dal colore argenteo.
Odori e profumi
nell’aria
che si sommavano
così, all’infinito.
Tutti,
in una mattina d’estate.
Isabella Scotti
Cari amici, sono tornata. Ho lasciato una splendida giornata di sole e mi sono trovata nella tempesta. Abbiamo passato questi giorni come al solito con i nostri amici che hanno casa a Cannes. Abbiamo portato con noi anche mia madre che per vari motivi non era più tornata in Provenza da tempo. Tutti insieme abbiamo goduto di una bella vacanza facendo anche un bel percorso di circa tre ore in mezzo ad una vegetazione ricca e variegata. Ringrazio la nostra cara amica Florence che riesce sempre a stupirci con itinerari nuovi benchè si frequenti ormai la regione da ventiquattro anni. Questa, come ho già detto in altri post, è una terra che oltre al mare offre molto altro. E noi ne abbiamo conosciuto ogni aspetto . Ho voluto quindi dedicare a Cannes , che mi piace per cento motivi, non ultimo per il festival del cinema che mi ha dato la possibilità di vedere da vicino, donne tenetevi forte, BRAD PITT, e, uomini tenetevi forte, NICOLE KIDMAN, questo ricordo affettuoso. Un caro abbraccio a tutti. La vostra cara amica Isabella
”Il nome di questo mese deriva da una parola greca che significa ”apertura”. In molti paesi d’Europa il primo aprile, è da tempo, il giorno dedicato alle usanze scherzose, delle quali però ancora non si conosce con certezza l’origine. In Inghilterra questo è detto il giorno dello ”scherzo d’aprile”. In Scozia si dice che è il giorno della ”caccia al merlo”, mentre in Francia come in Italia è il giorno del ”pesce d’aprile”.
DETTI DEL MESE
”In Aprile il tempo piange e ride insieme”
”Quando in Aprile il corno suona per il fieno e per il grano è stagione buona”
”In Aprile un’alluvione porta via la rana e i suoi ranocchietti”
L’angolo della poesia
ALLA PRIMULA
Di tutte le gioie della primavera la più bella è
Di nuovo bere il tuo respiro,
o più fresco dei fiori.
La campanula illumina la macchia
Il ranuncolo copre la valle,
Ma la tua franca bellezza sovrasta
Nei campi aperti
L’erba novella, per aprirsi al bacio
Del sole, del vento, e della pioggia
Donando l’essenza di primavera con quelle gocce rosse
Che tinsero il seno di Imogene.
Cosparsa di lentiggini sei come la fanciulla
che s’inginocchia e strappa
il tuo stelo robusto;
E si riempie dell’oro tuo puro
Il grembo dal niveo grembiule,
Bianco tesoro di ricchezza non detta,
E abilmente raccoglie
In ampia profusione
Un globo regale
E per scettro si prende
Quel fiore che più alta la testa tiene
Nell’orgogliosa forza della linfa d’Aprile.
Mio primo amore tra i fiori, com’è bello
Posar la faccia bruciata dal sole
Su un’erba così ricca,
Da fare smorta la parola ”verde”,
E stringer in un solo abbraccio
Le teste raggruppate dei fiori da me colti,
E baciare le pure
Calde labbra di quelle adunate sorelle,
O nel mezzo del loro dorato rossore,
Racchiudere
L’aureo rossore di una primula regina
Che regnò solitaria in altezzosa grazia.
Alfred Hayes
Dedicata alla cara amica Primula
PASSEGGIATA
Fermiamoci là
accanto alle ginestre in fiore.
Voglio
sentirne il profumo.
Poi
continueremo
lungo quel sentiero
tenendoci per mano,
ma in silenzio,
lasciando che siano
i nostri cuori
a parlare,
finchè,
estraniati dal mondo
le nostre labbra
tremanti,
si uniranno
in un dolce
tenero bacio.
Isabella Scotti
UN CANTO DI SALUTO
Venite avanti, fiori ! -sulla collina e sul prato,
Un soffio di dolezza gioca col mare
E tra i sorrisi e le lacrime della tenera primavera,
Su rami gocciolanti ho sentito il tordo cantare:
Voi calici e stelle che coprite la bella verde campagna,
Voi ali d’oro che le spinose ginestre procurano,
Voi malinconiche campanule nate per feste purpuree,
Voi biancolattee gemme di biancospino dell’ammantante rovo,
Voi gemme di viola e gemme di zaffiro blu,
Languidi, avvampanti anemoni e timida combriccola d’elfi
D’ogni muro diroccato- venite fuori ! – e gettate,
Intorno a me spargete la vostra primavera, mentre io canto.
E. M. Holden
Che finalmente la primavera ci sorrida regalandoci giornate piene di sole. Un abbraccio a tutti coloro che passeranno di qua.
”I secoli futuri potranno credere, quando le messi rispunteranno, che popolazioni e città inghiottite giacciono sotto i loro piedi…scomparse in un mare di fuoco?”
PUBLIO PAPINIO STAZIO, poeta latino del I sec. d. C.
”Cadeva della cenere ma non fitta. Mi volsi. Una densa caligine ci sovrastava e, simile a un torrente ci incalzava. Udivo i gemiti delle donne, i gridi dei fanciulli, il clamore degli uomini.”
PLINIO il GIOVANE, scrittore latino del I secolo
Quando si arriva a Napoli, la cosa che colpisce di più lo sguardo, è senza dubbio il Vesuvio. Imponente, silenzioso dal 1944, appare dominatore su di una città che per forza deve con lui convivere. Alto 1282 metri , dal 79 d. C. ad oggi si è risvegliato dal suo sonno ottanta volte, in particolare nel 1631 e nel 1906. Tutta la zona a lui sottostante, è ad alto rischio, per essere il Vesuvio un vulcano ancora attivo e continuamente monitorato. E tutti sanno che l’eruzione in cui sparirono coperte da nubi ardenti e fango, Ercolano e Pompei, fu quella del 79 d. C. In realtà una ricerca dell’Osservatorio Vesuviano- Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia testimonia che un evento ben più grave avvenne nell’antica età del bronzo nel 3780 a. C. , ben 4000 anni prima di Pompei. L’eruzione ebbe effetti devastanti in un’area che si estende fino a 15 chilometri dal vulcano e in tutti i siti considerati sono rimaste le testimonianze di una drammatica fuga: stoviglie abbandonate a terra nelle capanne, e impronte di uomini e animali in fuga. Gli unici resti sono quelli di un uomo e una donna, sepolti dalla cenere in una zona che si trova a circa 17 chilometri dal vulcano. Molti altri morirono per soffocamento. In quella zona vivevano all’epoca dalle 10000 alle 20000 persone, di cui la maggior parte riuscì ad allontanarsi dal vulcano fermo restando che ne morirono sicuramente migliaia. Quando i sopravvissuti tornarono ai villaggi, provarono a ricostruirli, come testimoniano i resti dei pali delle capanne trovati dagli studiosi. Ma i campi sommersi dalla cenere, erano impossibili da coltivare. Di colpo l’intera struttura sociale e agricola dei villaggi venne cancellata e l’intera zona rimase disabitata. ( dal sito : Pompei sepolta) Ora osserviamo un pò la cartina della Campania. La zona intorno al Vesuvio comprende guardando alla sinistra di Napoli, i Campi Flegrei con Bagnoli e Pozzuoli. Essi non sono altro che una parte di un’antica ”caldera” vulcanica del diametro di circa 12 chilometri che eruttò circa 36000 anni fa. Un tempo era la bocca di un cratere e mandava fumi sulfurei. Il poeta Virgilio (I sec. a. C.) ne fece la porta d’ingresso per gl’Inferi e lo stesso Totò vi girò una parte del suo film ” 47 morto che parla”. Poi c’è Napoli, fondata dai Greci circa 26 secoli fa, sopra un letto di ceneri e lave vulcaniche, con il suo spettacolare golfo, su cui si affacciava Ercolano, costruita anch’essa su depositi vulcanici preistorici, ridente cittadina in cui amavano villeggiare i patrizi romani, in ville che guardavano direttamente il mare. Sempre sul golfo si affacciano poi Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e le belle Sorrento, Vico Equense e Massa Lubrense. Pompei più all’interno, proprio sotto il Vesuvio, fu fondata probabilmente dagli Osci prima del 430 a. C. ma furono poi i Greci e gli Etruschi a farla grande. Dal 424 al 91 a. C. fu una città sannita per poi cadere sotto l’influenza di Roma. Dunque da una parte Ercolano, con le sue ville, dove la vita dei patrizi romani in villeggiatura scorreva tranquilla, e dall’altra Pompei dove la vita , più laboriosa, si svolgeva tra le botteghe degli artigiani, e dove le case avevano tutte più o meno il proprio ”orto” , vigneto, frutteto in aggiunta al grande giardino. L’amore per il verde portava così ad affrescare pareti e muri divisori con motivi floreali di raffinata bellezza, mentre negli orti si coltivavano anche le ciliegie molto ”in” all’epoca, (un pò il kiwi di oggi ) tanto che chi aveva un ciliegio poteva dirsi molto fortunato. Insomma questo era pressappoco lo scenario di quella lontana mattina del 24 agosto del 79 d. C. Era all’incirca l’una del pomeriggio quando il Vesuvio, il vulcano, si risvegliò improvviso con un tremendo fragore. Durante le 11 ore successive una colonna di fumo, di polveri e lapilli si alzò fino a 20 chilometri d’altezza, oscurando tutto il cielo. Il vento soffiava verso sud-est, e su Pompei caddero pomici, ceneri e frammenti di lava, il cui spessore era dell’ordine di 15 cm/ora. A mezzanotte ceneri e gas lanciati fino alla stratosfera ricaddero sui fianchi del vulcano, formando le ” nubi ardenti”: valanghe impalpabili e letali che corrono alla velocità di trecento chilometri all’ora e arrivano a centinaia di gradi. La prima investì Ercolano, e uccise tutti i suoi abitanti. Alle cinque del 25 agosto cominciò a piovere. Poco dopo le 6 una nuova nube ardente soffocò Pompei. Intanto la pioggia aveva messo in moto un vero e proprio fiume di fango bollente che seppellì l’intera Ercolano. Due città che dopo la distruzione totale scoprirono una nuova vita grazie a scavi archeologici che riportarono alla luce resti di un mondo estremamente ricco ed affascinante. Centocinquanta anni fa Giuseppe Fiorelli (1823-1896) all’epoca direttore proprio degli scavi, colando gesso liquido nelle cavità lasciate dai corpi decomposti all’interno della cinerite indurita, realizzò l’esperimento più clamoroso legato a Pompei. I calchi davano addirittura l’impressione di trovarsi di fronte agli ultimi abitanti, con lo spessore dei loro corpi, nel momento in cui cessavano di vivere. Erano vere e proprie fotografie, che fissavano bocche spalancate, mantelli sulla testa, volti chiusi nelle mani: mamme, bambini, giovani, anziani, animali, sopravvissuti alle prime fasi dell’eruzione e uccisi, dalle masse di vapori calde e letali che si abbatterono sulle città. Subito turisti incuriositi cominciarono ad arrivare per conoscere e vedere da vicino le rovine riportate alla luce. Lord William Hamilton, colto ambasciatore inglese, e sua moglie Emma aprirono la loro residenza napoletana, che divenne il punto di ritrovo di intellettuali anglosassoni, per dar loro la possibilità di assistere ai ” tableau vivant” di Emma ispirati a scene che rivelavano gli scavi, su rilievi, vasellame, affreschi. Winckelmann incontrò invece nel 1765 in Italia il principe Leopoldo III di Analth- Dessau arrivato in compagnia dell’architetto Friedrich Wilhelm von Erdmannsdorff, progettista di giardini, e fece da guida ai due connazionali nel golfo di Napoli. Tutti quei resti fecero una tale impressione sul principe che tornato in patria, fece realizzare un parco culturale a Worlitz, vicino Berlino, che dal 2000 è stato inserito dall’UNESCO nella lista del Patrimonio dell’Umanità. Immersi nel verde, su un ramo del fiume Elba, s’incontrano un lago artificiale sormontato da un piccolo Vesuvio, alcuni cunicoli che evocano le prime scoperte di Ercolano e finiscono in ambienti ricreati come in origine e le rovine di un teatro romano vicino alla ricostruzione della Villa Hamilton a Posillipo. Si può persino assistere ad un’eruzione simulata del vulcano, con luci e fiamme. L’intento del principe era di offrire a tutti i sudditi una passeggiata nel Gartenreich ed entrare così nella casa principesca per un insolito Grand Tour Italico.
fonte: da un articolo ”Memoria per il futuro” di Airone 100, e stralci di un articolo di Maria Ranieri Panetta su ”Il mito di Pompei” tratto da Archeo : Tra Mito e storia- Pompei
Le foto qui sotto riprese dallo stesso articolo su Airone 100 sono : la prima, il vigneto ripristinato in orto di via Nocera a Pompei. La seconda, uno scheletro ben assemblato . La terza, i calchi in gesso di due cadaveri scoperti nell’orto dei fuggiaschi a Pompei.