Beethoven ammirava molto il poeta Wolfang Goethe ancor prima di conoscerlo tanto che compose l’ouverture dell’Egmont, ”solo per amore delle sue poesie , che mi fanno felice”, e addirittura , nel periodo 1810 – 1812 , musicò alcuni lieder ( canzoni ) proprio su versi del poeta. I due s’incontrarono , nel 1812, tramite la comune amica Bettina Brentano, a Toplitz, una ridente cittadina termale dove Beethoven era solito recarsi per le cure termali. I loro caratteri erano comunque troppo dissimili perchè da quell’incontro nascesse una profonda amicizia: libero, impetuoso, spregiudicato Beethoven, diplomatico e raffinato Goethe. Dagli appunti che essi lasciarono nei loro diari e nelle lettere scritte ad amici si comprende facilmente che i loro rapporti furono di educata tolleranza, nulla più. Quando si conobbero , Beethoven aveva 42 anni e Goethe 62. Durante il loro breve incontro un giorno, mentre camminavano lungo un viale, videro arrivare in carrozza la famiglia imperiale. Goethe si scoprì il capo , si fece da parte e restò fermo nell’inchino di prammatica. Beethoven, invece, si calò di più il cappello sugli occhi, abbottonò il soprabito e guardò fiero davanti a sè. Nonostante questo suo atteggiamento, l’imperatrice lo salutò per prima e l’arciduca si tolse il cappello. Beethoven, rivolto quindi a Goethe, disse con una certa compiacenza : ” Quella gente mi conosce”. Quindi intavolò una lunga discussione. Beethoven dirà più tardi : ” Quando uno come me e Goethe si trovano insieme, quei signori devono sentire la nostra grandezza”. Ancora mentre passeggiavano insieme, il poeta si mostrò infastidito di quanta gente li ossequiasse al loro passaggio. Beethoven fu subito pronto a rispondere con un ironico sorriso : ”Non se ne preoccupi, eccellenza, forse questi inchini sono soltanto per me.” Una sera suonò per Goethe che così riferì al critico musicale Zelter :” Il suo talento mi ha stupefatto. Ma egli purtroppo, è una personalità irriducibilmente ribelle e non ha torto davvero di trovare il mondo detestabel; il suo carattere non lo rende ricco di gioia nè per sè nè per gli altri. E’ molto da scusare invece e molto da compiangere perchè l’udito lo abbandona; cosa forse meno dannosa per il suo essere musicale, che per i contatti con la società. Egli, già taciturno per natura, lo diviene doppiamente per la sua infermità.” Goethe non nominò mai Beethoven nelle sue opere. Più che amarlo, lo temeva. E soprattutto temeva che l’impetuosa musica beethoveniana turbasse la serenità spirituale ch’egli aveva conquistato a prezzo di tante rinunce. Mendelssohn, che incontrò a Weimar nel 1830 Goethe ottantenne, racconta che il poeta non gradiva sentir parlare di Beethoven ; tuttavia si convinse un giorno ad ascoltare il primo tempo della Sinfonia n° 5 . Quell’inizio drammatico lo scosse visibilmente, però non volle palesare il turbamento e così commentò : ”E’ musica grandiosa e insensata insieme: si direbbe che la sala stia per crollare.” Ma dopo aver ascoltato il primo tempo della Quinta, Goethe rientrò a casa pallido. A cena non parlò con nessuno. Da allora non ascoltò più musica di Beethoven.
Qui sotto, Goethe s’inchina al passaggio dei reali mentre il musicista tira dritto con fare altezzoso.
E qui una poesia di Goethe:
Vicinanza dell’amata
Io penso a te quando il raggio del sole
mi raggiunge dal mare.
Penso a te quando il biancore lunare
si specchia nella fonte.
Ti vedo quando sulla via lontana
si solleva la polvere
e quando a notte là sul ponticello
passa il viandante, e trema.
Io odo te quando il mugghiar dell’onda
monta cupo laggiù.
Vado spesso nel quieto bosco e ascolto,
quando tutto è silenzio.
Sono con te: benchè così lontana
tu sei vicino a me.
Cade il sole, mi fan luce le stelle.
Oh,se tu fossi qui !
Post dedicato al caro amico Gian Paolo ( http://newwhitebear’s blog.wordpress.com// ) che ama molto Goethe e sul quale ha scritto un bel racconto di fantasia ispirandosi ad una sua storia d’amore vissuta a Roma che vi consiglio di leggere. Penso mi perdonerà se non ricordo il titolo. Voi chiedeteglielo, ne vale la pena.
Fonte: I grandi di tutti i tempi : Beethoven
Periodici Mondadori
Comincio qui un viaggio tra alcune delle nostre più belle città italiane, attraverso la voce non solo mia ma soprattutto quella ben più importante di personaggi famosi che le hanno visitate spesso in tempi anche lontani, o che vi hanno vissuto o addirittura vi sono nati. Talvolta potrò parlare anche di piatti tipici, sperando sempre di riuscire a stimolare il vostro interesse. Iniziamo dunque il viaggio partendo da Bolzano che ho visitato anni fa da ragazzina una prima volta, per tornarvi più tardi con mio marito e i miei figli piccoli e che mi piace molto. Una città nata nel 1100 attorno ad un mercato che si teneva in quel triangolo di terra che si protende tra il torrente Talvera e il fiume Isarco. Qui è il centro, di questo luogo ameno, da cui partono le vecchie strade, i vicoli, gli archi e gli sporti ( cornicioni, mensole) così cari all’architettura nordica. Io la ricordo a distanza di anni, ancora per via dei Portici, che ci riporta all’origine mercantile di Bolzano, che attirò fin dal Medioevo per la posizione geografica, i commercianti di ogni paese. In questa strada sfilavano dirette al Brennero le carovane delle Repubbliche marinare, con i loro carichi profumati e multicolori di spezie e di broccati. Ma la ricordo anche per tutto il verde spettacolare che la circonda e che mi è rimasto nel cuore, per quello scenario unico delle Dolomiti, che fanno in lontananza quasi da contrappunto alle guglie del suo Duomo. Distesa nella verde conca dove scorrono i già nominati Talvera e Isarco, Bolzano ha saputo difendere e valorizzare quel patrimonio naturale che la circonda, salvaguardando i boschi e i vasti pascoli, aggredendo i fianchi delle montagne non con il cemento ma con le viti oggi come al tempo di Carlo Magno, quando il ”Bozanarium” era uno dei vini più famosi d’Europa. E proprio da qui, nel maggio del 1953, comincia il viaggio che lo porterà in giro per l’Italia, di Guido Piovene. ”Parto dall’estremo nord, con l’intento di scendere fino a Pantelleria regione per regione, provincia per provincia. Sono curioso dell’Italia, degli italiani, di me stesso… Bolzano è città di fondo tedesco. Si sente in essa, e nei dintorni, la vita di un popolo comodo, sordo, chiuso, cocciuto, sentimentale, pochissimo passionale, orgiastico ad ore fisse…Bolzano è opulenta, moderna. Ma la sua bellezza è gotica: le lunghe vie fiancheggiate di portici, abbellite non tanto da questa o quella costruzione, quanto dal movimento degli spigoli e delle sporgenze, che crea fondali di teatro, giochi di luce…” Sempre da Bolzano, nell’ottobre del 1580, comincia l’avventura italiana di Michel de Montaigne : ”Arrivammo di buonora a Bolzano, città della grandezza di Libourne,non bella come le città tedesche, tanto che esclamai ” Si vede che cominciamo a lasciare la Germania”: infatti le strade erano più strette e non c’erano le belle piazze pubbliche. Ma c’erano ancora fontane, ruscelli, pitture e vetrate…C’è in città una così grande quantità di vini che ne forniscono tutta la Germania…Ho visto la chiesa che è delle belle”. L’11 settembre del 1786 arriva a visitare la città anche Goethe ”con un gran bel sole. Qui le facce dei mercanti mi hanno comunicato una certa allegria. La vita agiata e attiva si rivela con grande vivacità”. Tra molti personaggi illustri che furono importanti per Bolzano ci fu un poeta di lingua tedesca Von Der Vogelweide Walther (1170 ca.- 1230 ca.). Nato da nobile famiglia in un castello del Tirolo, visse alla corte di Filippo di Svevia, a Vienna, quindi al servizio di Ottone di Brunswick. Considerato il massimo rappresentante della scuola poetica del Minnesang ( canto d’amore), raggiunse la maggiore altezza nella poesia amorosa, conferendole più vigore rispetto alla stilizzazione manierata dei contemporanei. Bolzano, consacrandolo massimo poeta della letteratura tirolese, gli ha dedicato un monumento nella sua piazza centrale. Di stile romanico, fu scolpito in marmo bianco di Lasa, dallo scultore venostano Heinrich Natter ( 1889). Nel 1935 le autorità comunali fasciste ne disposero il trasferimento in un luogo più appartato della città ( Parco Rosegger- via Marconi ). Il monumento fu poi ricollocato nella piazza nel 1985. Parlando di cucina molto saporiti sono i piatti che nascono dal sapiente incontro tra cucina tirolese austriaca e cucina trentina. Buone le minestre, le zuppe di trippa acida o di crauti. Il camoscio alla tirolese, marinato in un vaso di terracotta con vino, aceto, erbe diverse, spezie, limone e poi cotto con vino, panna acida, alloro. Tra i dolci non manca di certo lo strudel, le frittelle di mele, i krapfen. E non dimentichiamo i vini , rossi, il Caldaro, il Santa Maddalena. Tra i bianchi Terlano Terlaner e il Sylvaner.
Ed ora potete guardarvi questo link dove troverete altre notizie su Bolzano tra le quali anche una bella passeggiata dedicata ad un santo il cui nome ricorda un nostro amico comune e cioè : OSVALDO
http://www.bolzano-bozen.it/it/da-vivere/passeggiate.html
Dedicato alla mia amica Loredana
fonte: ” Le splendide città d’Italia” Guida ai centri più importanti del nostro Paese Selezione dal Reader’s Digest