… l’Italia entra in guerra. Comincia il periodo più brutto per tanti giovani che ignari dovranno partire per affrontare un nemico di cui non conoscono nulla. Il poeta Giuseppe Ungaretti fervente interventista, parte all’inizio della guerra come volontario. Al fronte cambierà parere, rimanendo invece sconvolto dalle brutture della guerra, dal vivere in solitudine, soffrendo il freddo e la fame, osservando da vicino la morte, e prenderà allora coscienza dell’utilità dello scrittore quale testimone di un conflitto spietato dove l’uomo, persa ogni dignità affida la propria vita al caso sperando comunque di poterne uscire indenne. Nascono così, quasi come un intimo diario , alcune delle sue più belle liriche.
S. Martino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro.
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto.
Ma nel cuore
nessuna croce manca.
E’ il mio cuore
il paese più straziato.
Cima Quattro, 23 dicembre 1915 ( Primo Natale al fronte del poeta )
Veglia
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrate
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
Soldati
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
Ed ora dopo l’angolo della poesia ecco la canzone
e dopo la canzone un’interpretazione originale della stessa in un film moolto particolare…
E’ finita l’estate (se mai si è vista ) e allora voglio fare qualche riflessione. Parliamo un pò di MOVIDA.
Che per questo termine : ”MOVIDA” si debbano accettare comportamenti stupidi e assolutamente inconcepibili mi sembra assurdo. Oggi, purtroppo, siamo di fronte ad un lassismo totale di costumi e comportamenti che considero veramente insopportabile. D’estate si vive sempre più in libertà rispetto all’inverno, questo è chiaro, quando lavoro e scuola impongono orari da seguire e anche il cattivo tempo ci mette del suo. Ma d’estate ci si trasforma e se da una parte lo trovo giusto per essere finalmente arrivati a vivere la stagione delle ferie, dall’altra debbo constatare amaramente come la vacanza diventi oramai per i più la valvola di sfogo per eccessi che deploro vivamente. Ci sono luoghi qui a Roma, come Piazza Navona e non solo dove, dalla sera fino a notte inoltrata, i giovani cantando, ballando, ritrovandosi in gruppi tra urla sguaiate e bicchieri colmi in mano lasciando ” giustamente” in terra bottiglie di birra o altro, danno vita alla cosiddetta ”movida” , termine usato per identificare un fenomeno oramai dilagante . Che ci sia bisogno da parte dei giovani di sentirsi ”padroni” del mondo indubbiamente è nel Dna dell’età non ancora del tutto matura, mettiamola così, ma trovo ingiustificabile che comportamenti esasperati possano avere la meglio e turbare la vita ”normale” di gente ”normale”. Dormire ad una certa ora ad esempio , o perlomeno sperare che si possa, visto il rumore assordante spesso proprio sotto le finestre di una camera, mi pare semplicemente ovvio e naturale. Ma chi può permetterselo se si continua così fino a tarda notte? Ma parliamo un pò anche di altro, di turismo ad esempio. Ho visto cose che non comprendo, almeno fino ad un certo punto, perchè in realtà per me c’è una spiegazione a tutto. Comunque voglio parlare del turismo di gente maleducata, ignorante, irrispettosa. Di tutti coloro che ignorano qualunque regola comportamentale sia da soli che in gruppo. Faccio riferimento a coloro che bivaccano senza pudore sul sagrato di chiese, a coloro che pensano che i monumenti non vanno rispettati come testimoni di storia ma presi di mira per oltraggi di vario tipo. Voglio parlare di quei ragazzi che hanno fatto sesso in spiaggia, noncuranti della gente intorno a loro. E potrei continuare all’infinito. Ecco, in tutto questo modo di fare senza scrupoli di nessun tipo io vedo soprattutto il non portare rispetto, prima di ogni altra cosa, a se stessi, prima ancora che verso tutto ciò che ci circonda. Quel rispetto che si deve a noi stessi come persone, come individui capaci di discernere tra atteggiamenti di buon gusto e non, quel rispetto che si deve agli altri per una convivenza civile. Ecco preferirei poter vivere senza dover incappare in situazioni imbarazzanti, davanti alle quali davvero non saprei come reagire, preferirei che ci fossero più controlli da parte di chi dovrebbe essere preposto a farlo, preferirei ci fossero più divieti in giro. Ho sentito dire da un sociologo che il problema del degrado che dilaga imperante è dovuto principalmente al fatto che il turista percepisce il disinteresse per monumenti e luoghi da parte di chi quei luoghi amministra e abita. Posso dire che condivido? Troppe parole sempre al vento senza mai concretamente intervenire. Per dirla in breve il massimo sarebbe ritirarsi in qualche luogo isolato, lontano da questa gente maleducata che non mi piace, che pensa di poter fare il proprio comodo ignorarando la presenza degli altri, ma credete che potrei farlo davvero? Utopia , miei cari, pura utopia.
Il Carnevale ha origini molto lontane ed è collegabile a quelle feste religiose che presso tutti i popoli si celebravano per propiziarsi l’anno nuovo che arrivava. Già nell’antico Egitto furono in uso fin dal 527 a.C, festeggiamenti che si svolgevano con mascherate. In un giorno stabilito, un bue con le corna dipinte, infiocchettato e coperto di un drappo finemente lavorato, percorreva le vie con un fanciullo in groppa. Lo seguiva, cantando inni, una gran folla di uomini, donne, vecchi, giovani, con travestimenti e maschere. Per sette giorni duravano i pubblici divertimenti, i banchetti, le danze, le mascherate, fino al sacrificio dell’animale, che avveniva tra le preghiere dei sacerdoti. Questa tradizione, accertata anche in Nubia, in Etiopia, in Mesopotamia, si trasmise in Grecia con il nome di Baccanali. Un uomo, travestito da dio Bacco, con la fronte inghirlandata di pampini e grappoli d’uva, procedeva su un carro trainato da buoi, mentre, ammassati nelle strade, uomini e donne in maschera cantavano e danzavano licenziosamente. Tali feste passarono a Roma, dove, con altro nome, vennero dette Lupercali o Saturnali e sopravvissero fino al 492 dell’Era cristiana quando il Papa Gelasio I decise di abolirli per introdurre la festa della Purificazione della Vergine o Candelora , che al pari di molte altre solennità religiose è la sostituzione di un rito sacro ad uno profano. Secondo un’altra versione , è più probabile che la Candelora si sia sovrapposta alla festa in onore di Cerere che le donne pagane celebravano, sempre a metà febbraio portando in giro torce e candele accese. Le feste lupercali comunque dopo una breve parentesi, rinacquero sotto il governo dei Longobardi e resistettero fino al 625. Le feste lupercali, che secondo alcuni sarebbero state istituite dagli stessi Romolo e Remo in onore della lupa che li aveva allattati, avevano inizio il quindicesimo giorno di febbraio; per sette giorni si sospendeva ogni attività; si chiudevano i negozi, le scuole, i tribunali; si aprivano i circhi,per le strade si conducevano carri trainati da animali bardati bizzarramente; si svolgevano cortei e mascherate ; i colpevoli venivano graziati. I padroni servivano a tavola i servi; gli schiavi erano liberi di insultare i padroni e di aggirarsi ubriachi per le strade. All’origine i Saturnali erano nati come cerimonia per auspicare la fecondità; i sacerdoti luperchi, completamente nudi, correvano per le vie e percuotevano con una striscia di pelle caprina tutte le donne che incontravano, che uscivano apposta per farsi battere. Sempre nello stesso periodo dell’anno, cadevano altre feste tipicamente romane, come le Quirinali, in onore di Romolo (17 febbraio), e le Fornaciali, in onore di Fornace, la dea dei panettieri (18 febbraio). Nei primi secoli dell’Era cristiana, tutte queste feste avevano ormai perduto il loro significato originario ed erano andate sempre più assumendo il carattere di riti plebei , improntati alla più sfrenata licenza e oscenità.
fonte ”Carnevale Veneziano” curato da Antonio Giubelli
http://www.cultor.org/Mantegna/M.html
Se volete dare un’occhiata a questo link troverete, a parte i vari soggetti meravigliosi di Mantegna anche una sua opera riproducente un Baccanale. Sulla colonna a sinistra digitate in fondo : ANDREA MANTEGNA. Scorrete i dipinti fino all’opera sul Baccanale. Buona visione
Vedo il demonio
agire indisturbato.
E’ ovunque.
Nelle violenze
di tutti i giorni
verbali e fisiche.
Nelle nostre azioni
sconsiderate,
nei giovani
tristi e soli
che buttano via,
ridendo,
ogni attimo
della loro vita,
senza riflettere
sul fatto che
indietro non si torna.
Lo vedo
nella solitudine
di migliaia
di persone,
nello sconforto
che aiuta
la depressione.
Nel cambiamento
di una società
dove sembra
voglia passare
il messaggio
che ”amori” tra simili
siano così naturali
da far dimenticare,
e passare sotto tono,
come in via d’estinzione
l’amore
unico,
di sempre,
meraviglioso
tra uomo e donna.
Lo vedo
tranquillo osservare
guerre
e gioire
dei morti
dei corpi straziati
e lacerati
dalle bombe.
L’uomo ha bisogno
di Voi, Signore.
Aiutateci a sconfiggere
questo mostro
che da troppo tempo
vince
ovunque si annidi
prepotente, ridanciano.
Non c’è speranza
per noi,
Padre,
senza il vostro aiuto !
Isabella Scotti