Era
un giardino
fiorito
la mia vita.
Ogni giorno
passeggiavo
felice
tra i fiori,
schivando
la tristezza.
Tutto
era luce,
non c’erano
ombre.
Ma
poi arrivò
la neve,
tutta insieme,
che mentre
scende
non fa paura,
anzi ,
è così bella.
Si allunga
la mano,
aspettando
che i candidi
fiocchi
vi si posino,
lievi
come batuffoli.
Arrivò
la neve
sì,
ma non
da sola.
Si portò dietro ,
anche
un gelo
antico ,
che mi pervase
tutta.
Ogni fiore
sparì
sotto quel
bianco manto.
Nulla
restò
del profumo
di quel giardino.
Ora ,
sto aspettando
il disgelo,
ma c’ è
una così
vaga
tristezza
nel mio
cuore ,
che quel vento
gelido
ha portato,
che mai più ,
ne sono sicura ,
camminerò
tra i fiori
felice.
Una parentesi
quella,
inevitabilmente
chiusa
per sempre.
Isabella Scotti febbraio 2021
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Oggi son già sei mesi che Ricky non c’è più. Il tempo corre veloce , il dolore rimane e fa male
Miei cari , vi ho lasciato con la promessa del mio nuovo post , sul proseguimento del mio viaggio in Veneto. Giusto, non l’ho dimenticato. Ma non è ancora pronto. Nell’ attesa ho perciò pensato di proporvi qualche poesia abbinata a delle foto. Spero gradirete il pensiero. Augurandovi un buon week end eccovi poesie e foto. Baci a tutti
La vostra Isabella
COME UNA CARTOLINA
Come una cartolina.
Di prima mattina
la spiaggia
è solo per pochi.
Si può sentire
l’ odore del mare,
cercare conchiglie
senza fretta,
e stendere
un asciugamano
per lasciarsi accarezzare
dai primi raggi
del sole.
Come una cartolina
è
il mare,
senza confusione.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
SOTTO UN CIELO CUPO
Sotto un cielo
cupo
si è svegliato
arrabbiato
il mare.
Sbuffa,
schiumeggia.
Potenza dei flutti
che tutto travolge.
Poi,
dopo essersi sfogato
rabbioso,
eccolo giungere
e lambire
la riva.
Rami abbandonati,
odore di salsedine,
e
ciuffi d’alghe che
coprono ormai
l’umida sabbia.
Piano ,
tornerà il sole,
e sarà
dolcemente,
solo quiete.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
LA CANZONE DEL FIUME
Canta
la sua canzone
il fiume.
Intonata,
unica,
passionale.
” Fresche ” note
accompagnano
passi incerti
alla ricerca
di stabilità.
Un andare
soli,
con i propri pensieri,
lasciando
a casa
le turbolenze
del cuore.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie Jane
UNA VERA AMICIZIA
Folta è la tua criniera.
Mi piacerebbe
spazzolarla sai ?
Ma per ora
mi basta accarezzarti,
scivolare con la mano,
sul tuo muso
di velluto,
e credere
che insieme
potremo fare
un sacco di cose.
Sì, ne sono certa:
la nostra,
sarà una vera
amicizia,
di quelle,
che si ricorderanno
per sempre.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
NEL GIARDINO
C’ è un profumo
di limoni
che invade tutto
il giardino.
E’ odore
d’ estate ,
è il giallo ,
che richiama
alla mente
il colore del sole,
che mi fa sentir
viva,
che mi fa gioire.
Colori osservati
e profumi annusati
dopo la pausa
di un buon caffè.
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
STO CON TE
Sto con te,
qui passeggiando,
mano nella mano,
dimenticando il mondo ,
lasciando ,
che la brezza marina ,
ci accarezzi
il volto.
Che strano,
pensavamo
che quassù
non passasse nessuno,
e invece,
quanti innamorati
prima di noi ,
hanno voluto
lasciare un segno
del loro passaggio,
quanti lucchetti
su quella catena.
Una testimonianza
d’ amore
che arriva diretta
e mi colpisce
il cuore.
Ah l’amore,
come sa
travalicare confini
Isabella Scotti maggio 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
I MIEI OCCHI
Come poggia
tenera
la tua mano
sul mio muso.
Ne avverto
il tocco leggero,
la delicatezza.
Ti sento vicina,
te lo confermano
i miei occhi ,
che c’è del feeling
tra noi.
Isabella Scotti maggio ( si fa per dire, visto il tempo ) 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Grazie a Zivago42
Il giardino è quel luogo dove mi piace, se possibile, qualche volta passeggiare.
Ma non parlo del comune appezzamento di casa propria, ( per carità ottimo pure quello ) ma di quel giardino che per tradizione ingentilisce, con piante, fiori, colori e profumi, ville antiche, dimore importanti. Un luogo da vivere in un arco di tempo che va dal risveglio primaverile, alla maturità dell’estate, con qualche concessione al seducente declino dell’autunno. L’inverno si tende un po’ a dimenticarla come stagione, triste, con gli alberi spogli, le foglie morte ammucchiate in qualche angolo.
Eppure è in inverno, nel freddo e nel riposo, che il giardino può svelare il suo vero carattere, quando il gelo sottolinea il nitore di certe forme, disegna arabeschi sulle siepi, trasforma i prati in arazzi di erba e di brina.
Pensiamo anche per un attimo a tutte quelle statue che nei grandi giardini classici, erano un ornamento irrinunciabile, un mezzo efficace per segnalare la raffinatezza culturale del proprietario, per ostentare le ricchezze di famiglia, vantare origini illustri anche se improbabili. Pensiamole un attimo ricoperte di neve. Putti che sembrano riposare contenti sotto una soffice coltre bianca. Tritoni e figure mitologiche che sembrano indossare mantelli a coprire quasi le loro nudità. Uno scenario irreale, magico, particolare.
E’ dal XV secolo che si cominciano a progettare in Italia giardini che possono essere considerati veri e propri archetipi della tradizione giardiniera occidentale. Giardini assolutamente inediti, segni tangibili di quel rinnovamento economico e culturale che lascia dietro sé la lunga stagnazione dei secoli precedenti, decretando il tramonto degli orti medievali per promuovere l’avvento di decori e ornamenti concepiti per la gioia degli occhi. Nascono così gl’impeccabili giardini” all’italiana”, che nemmeno nei mesi più freddi riescono a perdere quel loro aspetto di capolavori di ordine ed armonia, nei quali all’epoca si rifletteva il razionalismo e l’orgoglioso desiderio dell’uomo rinascimentale di dominare la natura. Ogni elemento che ricordasse la mutevolezza delle stagioni, veniva accantonato , per dare origine così a giardini assolutamente artificiali, senza stagioni, dove ogni angolo era regolato da precise norme architettoniche che nulla lasciavano al caso. Il corredo vegetale era composto quasi esclusivamente da alberi e arbusti sempreverdi che, proprio per tale caratteristica, sembravano capaci di sconfiggere il tempo, dando al giardino un aspetto definitivo. Lecci, pini e cipressi piantati in file ordinate, oppure tassi, allori, bossi e mirti trattati come materiale da costruzione e trasformati in spalliere e in siepi squadrate, oppure potati secondo l’arte topiaria ( arte di potare alberi e arbusti dando loro una forma geometrica ) in sfere, coni, piramidi o in bizzarre figure di uomini o animali.
genova.erasuperba.it
giardinaggio.org
In questi giardini i fiori non erano previsti : troppo effimeri per trovar posto in spazi che volevano sembrare eterni e troppo vistosi per decorare aiuole improntate a una rigorosa sobrietà cromatica. E così venivano ospitati in un angolo nascosto – il giardino segreto – sistemato vicino a casa, ma nettamente separato dalle zone di rappresentanza, dove c’era posto invece per le catene e i giochi d’acqua, per le fontane zampillanti e per altri decori che restavano inalterati nel tempo, mantenendo il loro fascino anche nel cuore dell’inverno appunto.
Anche i giardini francesi del Seicento nacquero dal desiderio di creare spazi verdi dotati di una bellezza immutabile e al di là dei limiti e dei vincoli imposti dalla natura. Ad esempio nello sterminato parco di Versailles, si erano moltiplicate le statue, le fontane avevano raggiunto il culmine del fasto e in più erano comparsi viali d’acqua, cascate e immensi bacini di forma geometrica che riflettevano il cielo. Le ampie terrazze erano state ornate con ”parterre” ( aiuole ) che mantenevano inalterato il loro aspetto dall’estate all’inverno. I più raffinati erano i parterres de broderie, aiuole trattate come stoffe ricamate, prive di alberi, e ornate con sottili siepi di bosso nano che formavano elaborati disegni di arabeschi, tralci e volute messi in risalto da un fondo colorato ottenuto con sabbia, limatura di ferro o polvere di mattone, di carbone, di marmo o ardesia. Queste aiuole ordinate e precise erano state create per il piacere della vista e il loro schema si apprezzava ancor più guardandole dalle finestre dei piani superiori dei palazzi. Dalla Francia si diffusero in tutta Europa come ad esempio in Inghilterra, dove si usavano molto i ”giardini a nodi” – knot garden – costituiti da basse siepi di bosso, timo potate in modo da sembrare intrecciate tra loro. Uno dei più rinomati giardini di questo tipo è senz’altro quello di Barnsley House nel Gloucestershire, creato dalla grande paesaggista Rosemary Verey ( 1918 – 2001 ) molto amato da Carlo, principe di Galles, che dopo la sua prima visita nel 1986, vi ritornò ogni primavera ammaliato da tanta bellezza. A dire il vero soggiornerei qui anch’io con molto piacere.
Barnsley House kiwicollection.com
A Versailles comunque i viali continuavano a essere decorati con eleganti topiarie di piante sempreverdi e con imponenti pareti di tasso, ma in alcuni boschetti avevano fatto la loro comparsa anche alberi che in inverno perdevano le foglie: tigli, ippocastani, querce, faggi, olmi, pioppi piantati artificiosamente a scacchiera, ma che erano indubbiamente il primo sintomo dei nuovi canoni estetici che caratterizzeranno i parchi paesaggistici settecenteschi.
tripadvisor.it Reggia di Versailles – viale con topiaria
Anche un famoso filosofo inglese, Francesco Bacone, nel Seicento, nei suoi Essays aveva criticato l’artificiosità dei giardini classici e aveva avanzato idee decisamente innovative, mettendole in pratica nello spazio che circondava la sua casa di Londra. Qui aveva bandito la simmetria, la potatura degli arbusti secondo le regole della topiaria, e gli specchi d’acqua di forma geometrica, dando spazio a piante che crescevano in forma libera capaci di garantire un giardino bello in tutte le stagioni. Per i mesi più freddi aveva scelto e consigliava specie sempreverdi come agrifoglio, alloro, ginepro, tasso, lavanda e rosmarino, e ancora crochi, giacinti, e tulipani, precoci in fiore alla fine dell’inverno. Per apprezzare in pieno maggio e giugno, suggeriva rose, garofani, peonie, gigli e caprifogli. Mentre per estate e autunno proponeva di ricorrere soprattutto alla frutta: prima ciliegie, fragole, ribes e lamponi, poi prugne, pesche, uva , pere e mele.
dizionaripiu.zanichelli.it Bacone
Fonte Il giardino in inverno – conoscere, progettare e scegliere le piante
Maria Brambilla
NON C’E’ ALCUN FIORE , IN NESSUN GIARDINO DEL MONDO, BELLO COME UN BAMBINO SEDUTO SULLE GINOCCHIA DELLA MADRE. NEL CIELO CI SONO STELLE SPLENDENTI, SUL FONDO DEI MARI PERLE MERAVIGLIOSE, MA LA BELLEZZA DEL MONDO E’ NEL SORRISO DEI BAMBINI.
ROMANO BATTAGLIA
Oggi la vita mi ha fatto un regalo. Il 25 aprile 2015 è stato per me un giorno di una tristezza infinita. Perchè quel giorno il Nepal è stato sconvolto da un terremoto . Un evento naturale che fa paura, sempre, che non è prevedibile e che lascia dietro sè morte e distruzione. Così è il terremoto: terrificante. Bè, quel giorno ho pianto non solo per tutti coloro che rimasti senza niente, disperati per aver perso tutto, aggrappati alla speranza di poter in qualche modo ricominciare e inventarsi una vita, hanno dovuto farsi forza, e superare dolori indicibili sia fisici che psicologici, ma perchè ho ricevuto la notizia che più nulla si sapeva della mia bambina Sharmila. L’associazione che si occupa delle adozioni a distanza ha cominciato col dire che avremmo dovuto aspettare un mese e più per avere certezza di qualcosa. Che i collegamenti erano giustificatamente interrotti e che ci voleva molta pazienza. Del resto Katmandù era rimasta duramente colpita. E Sharmila era proprio lì. Andava a scuola lì. Oggi sono felice. Perchè oggi è arrivata la splendida notizia. E’ salva con tutti i suoi cari. La scuola non c’è più ma lei è viva. Nell’apprendere ciò ho avuto un tuffo al cuore, e una gioia infinita si è impossessata di me. Per questo voglio dedicare a lei e a tutti i bimbi del Nepal questa piccola cosa sperando che il sorriso torni presto sul loro visetto.
Sorrisi di bimbi
I bambini piccoli
quando ridono,
ridono di cuore.
Il loro riso
è coinvolgente.
Possono ridere
all’improvviso
per una sciocchezza
e noi,
guardandoli,
non facciamo altro
che ridere con loro.
Possono essere europei,
africani, cinesi
il loro sorriso
conquista sempre.
Perchè sono belli
quando ridono.
Paffuti, mingherlini
sono sempre
spontanei.
Non conoscono
le maschere
che spesso noi adulti
indossiamo.
Se si potesse
tutti
rimanere bambini
forse il mondo
avrebbe altri colori:
tinte pastello
delicate,
rosa, celeste, verdino
dipinte ad ogni angolo !
Isabella Scotti
L’anno scorso, 21 febbraio 2013. Una data che non posso dimenticare, perchè legata ad un viaggio fortuito fatto per accompagnare un nostro amico ( e sua moglie ) ad una visita specialistica in Emilia. Voi sapete quanto mi piaccia viaggiare, anche fosse solo per girare l’angolo dietro casa, ed in effetti una gita di due giorni è un pò poco ma tanto basta. E allora via, si parte diretti verso questo ospedale, in mezzo alla campagna emiliana, in una giornata grigia, nebbiosa. Ma la nostra vera meta è un’altra e nel pomeriggio, dopo la visita fatta dal nostro amico e aver pranzato in una trattoria lontano quasi dal resto del mondo, arriviamo a Ferrara nel tardo pomeriggio. L’albergo è al centro, molto bello, elegante e ci sistemiamo subito con l’idea di scendere e andare in giro. C’è silenzio , poca gente, l’atmosfera è magica, le luci illuminano i palazzi e una nebbia soffusa sembra scendere per impadronirsi degli spazi geometrici e perfetti di questa città. Inizia così la scoperta di un luogo fascinoso quanto stranamente misterioso. ”Ampio, diritto come una spada, dal Castello alle Mura degli Angeli, fiancheggiato per quanto è lungo da brune moli di dimore gentilizie, con quel suo lontano, sublime sfondo di rosso mattone, verde vegetale, e cielo, che sembra realmente condurti, all’infinito.” Così in un libro famoso lo scrittore Giorgio Bassani descriveva corso Ercole I d’Este, la strada forse più celebre di Ferrara, immortalata dal Carducci e dal D’Annunzio, aperta nel Rinascimento in quella parte della città, che da lui prese il nome di Addizione Erculea. In fondo a questo corso quindi il romanziere ambientò la casa, o meglio il giardino dei suoi Finzi-Contini e Vittorio De Sica ne fece anche un film. Un giardino sconfinato che in realtà non è mai esistito, se non nella sua fantasia di scrittore. Ferrara, bella, affascinante cresciuta per ”addizioni” secondo una precisa politica di espansione territoriale, fino a diventare nel Rinascimento una capitale. Tra ampliamenti e trasformazioni, palazzi e giardini, grandi artisti lavorarono per la corte: architetti, pittori, scultori. E la città rinascimentale, compresa tra corso della Giovecca e le Mura nord, si deve proprio, nella realizzazione a Ercole I d’Este e all’architetto urbanista Biagio Rossetti. Ferrara, città che nasce sull’acqua, attorno ad un traghetto o un guado sul Po, e la sua nascita e sviluppo è legata indissolubilmente alla vita del fiume stesso ed ai suoi capricci. Capricci che nel 1152 si manifestarono nella rottura degli argini travolti dal Po a Ficarolo. Girarla a sera inoltrata, con il bavero alzato, ed entrare in un negozio antico della Loggia dei Merciai, sul lato meridionale della Cattedrale, e comprare un bel cappello rosso e nero per ripararsi dal freddo. E poi camminare nella nebbia, la stessa di cui parlava anche Tonino Guerra, raccontando :” essa copre una magia( Ferrara) come un velo, scende sui tuoi pensieri più limpidi, che diventano di una profondità maggiore”. E costeggiare palazzi antichi di un rosso cupo, colore che sfuma nella luce artificiale dei lampioni, in un silenzio notturno che perfino D’Annunzio avvertì annoverando Ferrara tra le sue ”città del silenzio” : ”O deserta bellezza di Ferrara,/ ti loderò come si loda il volto/ di colei che sul nostro cuor s’inclina/ per aver pace di sue felicità lontane; / e loderò la chiara/ sfera d’aere e d’acque / ove si chiude / la tua melanconia divina / musicalmente…”. E ancora città che diede i natali a personaggi illustri, pittori come Giovanni Boldrini (1842- 1931) brillante ritrattista, che operò soprattutto a Parigi . Molti dei suoi dipinti li possiamo trovare nel Palazzo dei Diamanti oppure registi come Michelangelo Antonioni, uno dei più grandi autori della storia del cinema che visse qui per ben 27 anni, e che riposa nella Certosa di Ferrara. O ancora Florestano Vancini regista altrettanto famoso autore di film come ”Il delitto Matteotti” del 1973. E assolutamente non ultimo il grande Arnoldo Foà, recentemente scomparso, che conobbi tempo fa, e di cui parlo in un altro mio post. Ma ancora, letterati, come ad esempio il grande Ludovico Ariosto, che pur essendo nato a Reggio Emilia, trasferitosi a Ferrara fin da bambino, l’amava molto e così la sua casa dove sul frontone in latino c’è la scritta: ”Piccola, ma adatta a me, non reca molestia a nessuno, non è indecorosa, e tuttavia l’ho acquistata con il mio denaro.” Nella Satira III così piangeva la sua casa lontana ( si doveva spesso infatti allontanare per missioni politico – diplomatiche): ”Chi vuole andare a torno, a torno vada: Vegga Ingheleterra, Ongheria, Francia e Spagna; / a me piace abitar la mia contrada.” Come non si può rimanere affascinati da una simile città ? Quando il freddo è talmente pungente da rischiare la neve… E allora via al riparo per capitare ”All’Antico Volano’‘ trattoria tipica, antica dove festeggiare degnamente i nostri amici nel giorno del loro anniversario di matrimonio e gustare i sapori di una volta : i salumi del ricco antipasto, scegliere come primo i famosi cappellacci al ragù di carne o i cappelletti in brodo di gallina ( con il freddo vanno benone). Gustare il bollito misto ferrarese con salse di tutti i tipi, buonissima quella al cren. La squisita ”somarina” in umido con la polenta. L’ottima salama da sugo o ”salamina”, dal gusto deciso e piccante, a base di carne suina macinata più o meno fine, vino rosso (piuttosto vecchio) , sale , pepe nero, noce moscata, cannella, chiodi di garofano. Il tutto accompagnato da purea di patate se calda, se fredda da qualche fico o fetta di melone ( non giudicateci ”mangioni”, ad ognuno un piatto diverso assaggiato da tutti ). Comunque solo prelibatezze. Poi, ahimè, la partenza, sotto la candida neve finalmente arrivata. Poesia che si aggiunge a poesia. Ferrara, ti porto nel cuore.
fonte: Le Splendide Città D’Italia – Selezione dal Reader’s Digest
Mi dispiace solo di una cosa: aver dimenticato la digitale e non aver immortalato immagini di una gita particolare.
Amo ancora
la mia vecchia casa
e il suo giardino.
E’ un ricordo
che spesso
affiora
da un passato lontano
parte ormai
di un altro mondo.
Ma è un ricordo dolce,
un rivedere
momenti di vita vissuta,
e risentire nell’aria
quel profumo di glicini.
Sentire abbaiare
il mio caro Billi
e vedere
mia madre
seduta sulla panchina
a leggere,
all’ombra del grande tiglio.
Il giardino con le aiuole
tutte fiorite,
i nasturzi, la salvia splendida.
Colori e sole,
e quando invece
la pioggia scendeva,
allora dentro casa
era un ritrovarsi al riparo,
e riscoprire
il calore familiare,
il piacere dello stare insieme
al caldo delle vecchie stufe.
Giocare a dama o a scacchi,
il tutto accompagnato
da ottimi dolci profumati
e gioiose risate.
E poi la musica
da sottofondo, sempre,
alle ore che passavano.
E giocare a nascondino,
in quel giardino
con gli amici più cari.
Ora,
ho la sensazione,
nitida,
che mai potrò dimenticare
la mia casa e il suo giardino.
Sono
parte di me,
del mio passato
ma anche e soprattutto
trampolino di lancio
per la mia vita di oggi
serena e pacata.
Isabella Scotti
Dalla mia raccolta ”Riflessioni”. Immagini e ricordi di un tempo che fu.
Sono sempre stata nel corso della mia vita un tipo allegro e spensierato. Questo, merito senza dubbio dell’essere cresciuta in un ambiente sereno con genitori divertenti e creativi e un fratello simpatico e pacioccone. La mia infanzia è stata così molto serena e tranquilla. Ho vissuto, da quando avevo cinque anni a Frascati, vicino Roma, in una casa con un grande giardino pieno di fiori e di alberi di ulivo. C’era , in questo giardino, una grande casa di legno tutta tappezzata di edera, all’interno della quale si trovava un grande tavolo di travertino. Era il mio luogo preferito dove rifugiarmi d’estate e inventare storie. Qui mangiavamo anche con i nonni,perchè il tavolo era veramente grande e d’estate l’edera faceva ombra e riparava dal grande caldo. C’era in questo giardino, tra due grandi aiuole con due alberi di ulivo al centro e intorno tanti fiori, una rotonda piscina in muratura dove con mio fratello d’estate facevamo il bagno. Non era molto grande, ma per noi era un divertimento unico poterci bagnare e ristorare dal caldo. Insomma un giardino tutto da vivere per un’infanzia colorata e divertente.