” E’ resuscitato. – Se non credete a me, credete al sepolcro vuoto.
Il sepolcro interrogato potrebbe dire:
”Poteva io ritenere a lungo Colui ch’è la Vita?
Lo accolsi come tesoro,
lo custodii nel mio grembo,
lo accolsi morto,
lo resi vivo.”
San Girolamo
Andate presto, andate a dire.
Voi che l’avete intuito per grazia.
Correte su tutte le piazze
A svelare il grande segreto di Dio.
Andate a dire che la notte è passata
Andate a dire che per tutto c’è un senso.
Andate a dire che l’inverno è fecondo
Andate a dire che il sangue è un lavacro,
Andate a dire che il pianto è rugiada,
Andate a dire che ogni stilla è una stella.
Andate a dire che le piaghe risanano.
Andate a dire per aspera ad astra
Andate a dire per crucem ad lucem.
Voi, che lo avete intuito per grazia,
Correte di porta in porta
A svelare il grande segreto di Dio.
Andate a dire che il deserto fiorisce,
Andate a dire che l’amore ha ormai vinto
Andate a dire che la gioia non è sogno
Andate a dire che la festa è già pronta.
Andate a dire che il bello è anche vero.
Andate a dire che è a portata di mano.
Andate a dire che è qui, Pasqua nostra.
Andate a dire che la storia ha uno sbocco.
Andate a dire che ogni impegno è un culto.
Andate a dire, lottate.
Voi, che lo avete intuito per grazia,
Correte, correte per tutta la terra
A svelare il grande segreto di Dio.
Andate a dire che ogni croce è un trono.
Andate a dire che ogni tomba è una culla
Andate a dire che il dolore è salvezza
Andate a dire che il povero è in testa
Andate a dire che il mondo ha un futuro
Andate a dire che il cosmo è un tempio
Andate a dire che ogni bimbo sorride
Andate a dire che è possibile l’uomo
Andate a dire, voi, tribolati
Andate a dire, voi, torturati
Andate a dire, voi, ammalati
Andare a dire, voi, perseguitati
Andate a dire, voi, prostrati
Andate a dire, voi, disperati.
Andate a dire , voi, comunque sofferenti
Andate a dire, voi, offerenti- sorridenti
Andate a dire, voi, su tutte le piazze
Andate a dire, voi, di porta in porta
Andate a dire, voi, in fondo alle strade
Andate a dire, voi, per tutta la terra
Andate a dire, voi, gridandolo agli astri
Andate a dire , voi, che la gioia ha un volto.
Proprio quello sfigurato dalla morte
Proprio quello trasfigurato nella Pasqua
Oggi, proprio ora, qui, andate a dire
Andate a dire
Ed è subito Pace
Perchè è subito Pasqua !!!
San Giovanni Bosco
Cari amici oggi è un giorno speciale per noi cristiani. E la settimana santa che si conclude con gioia nella Pasqua di Resurrezione non può non aprire i cuori alla speranza. Oggi voglio qui a tale proposito ricordare un film che accanto al ”Gesù di Nazareth” di Zeffirelli , al ”Vangelo secondo Matteo” di Pasolini è secondo me, pur nella crudezza di certe scene, un film da vedere: parlo di ”La Passione di Cristo” di Mel Gibson. Molti sono stati nella storia del cinema i film che hanno narrato della sua vita . Dai più lontani negli anni ricordo ad esempio : ”La più grande storia mai raccontata” con il grande Max von Sydow nei panni di Gesù o ”Il Re dei Re” con Jeffrey Hunter , o ancora per avvicinarci ai nostri tempi anche ”L’ultima tentazione di Cristo” con Willem Dafoe. Quella di Gibson, girata tra i sassi di Matera, in aramaico e latino, lingue del tempo, è un’opera che è riuscita a coinvolgermi molto profondamente. Mi sono sentita così vicina a Gesù come quasi fossi lì realmente. Forse ha contribuito quel parlare strano, l’aramaico, che non avevo mai udito prima. Ho visto tanti film sull’argomento ma condivido l’angolazione di Gibson.La violenza di alcune scene tanto osteggiate sono invece per me ciò che realmente avrà dovuto subire Gesù una volta fatto prigioniero. Quindi l’ho trovato incisivo vero e brutale proprio nel momento in cui Egli viene deriso, torturato, offeso, ma poi anche ricco di tanta poesia. Faccio riferimento ad esempio agli sguardi pieni d’amore della madre verso il figlio, di una splendida Maria, ispirata , che osserva Gesù salire con la croce sulle spalle verso il Golgota, ricordandolo piccolo bambino, tenerissima immagine. Ma penso, in questo giorno di Pasqua, soprattutto alla Resurrezione. All’immagine nel film che più mi ha commosso. Quella del momento in cui Gesù, nel sepolcro seduto di profilo, improvvisamente si alza per ricongiungersi al Padre. Ecco, questo è il significato al quale fare riferimento nella Pasqua, quel risorgere ad una nuova vita, piena, quella che vivremo per sempre ricongiunti al Padre e a tutti i nostri cari.
Auguri a tutti voi cari amici, di tutto cuore.
Isabella
Cari amici dopo una pausa dovuta a festeggiamenti familiari ( compleanni, ricorrenze varie) tutti concentrati nella prima parte del mese di marzo, torno oggi nel giorno in cui Arianna compie sei mesi per raccontarvi qualcosa sulle frittelle che si mangiano in questo giorno. Ma purtroppo con il cuore triste per la nuova tragedia di Tunisi. Voglio chiedere a voi tutti di unirvi in preghiera con me per le vittime innocenti dell’ennesimo atto sconsiderato che ha sconvolto un paese, la Tunisia appunto e il museo più importante dell’Africa ricco di mosaici splendidi e antichi. Persone in vacanza, tranquille e rilassate , curiose e interessate al bello , si sono trovate di colpo scaraventate in una realtà di violenza assurda di persone che in testa non hanno nulla tranne che ignoranza a non finire. Voglio augurarmi che in seguito a questo gravissimo episodio finisca l’ immobilismo imperante da parte di tutti e si agisca il più velocemente possibile . Non possiamo solo chiamarci tutti ”Charlie” e aspettare altri episodi simili senza intervenire in un qualche modo deciso. La cultura di un popolo va difesa ad oltranza, il conoscere, il sapere è ciò che rende l’uomo libero .Io voglio continuare a stupirmi per ciò che l’uomo ha realizzato di bello su questa terra. E non posso non credere nell’uomo.
Il 19 marzo, festa di San Giuseppe, si celebra in molti luoghi d’Italia con grandi falò e diverse manifestazioni gastronomiche. A Valguarnera nella provincia di Enna, ad esempio, si rievoca la povertà del Santo e quindi della sua Sacra Famiglia con una singolare usanza: i ricchi del paese preparano per i meno abbienti enormi costruzioni piramidali dette ”tavole di San Giuseppe”, imbandite di ogni tipo di dolciumi e cibo. Tre degli invitati, con costumi dell’epoca, dovranno impersonare Giuseppe, Maria e Gesù. Se poi l’ospite vuol fare le cose in grande dovrà fornire il travestimento anche per far impersonare i genitori di Maria, sant’Anna e san Gioacchino e i dodici Apostoli. La tradizione dei banchetti per i poveri nel giorno di San Giuseppe, si ripete in molte altre località italiane, soprattutto nel meridione. A Santa Croce Camerina nel ragusano, s’imbandiscono le ”Cene” in onore del Santo con squisiti prodotti locali, sebbene la specialità della festa sia un tipo di pane lavorato e decorato a mano che raffigura oggetti legati a San Giuseppe, come il bastone fiorito. Il pane viene preparato da coloro che hanno fatto voto al Santo. Intanto tre poveri del paese nelle sembianze della Sacra Famiglia di Nazareth girano tra le case dove sono state allestite le ”Cene” mangiando e portando via qualche pietanza. A San Marzano di Taranto vengono chiamate ”matre” altre tavole imbandite per San Giuseppe, mentre a Vallelunga Pratemano in provincia di Caltanissetta, per i bambini poveri del paese, detti ”verginelli” si mettono a tavola dei grandi pani che pesano dai tre ai cinque chili di forme varie, a bastone, a treccia, a giglio. Al centro, si mettono altri cibi, specialmente la frittura di ortaggi ( soprattutto cavolfiori e carciofi ) uova sode e olive. Cavolfiori fritti detti ”frittelli” vengono offerti anche a Roccantica di Rieti, nel Lazio. Cibi fritti, ma in particolare dolciumi, si preparano in altre località e la tradizione è talmente diffusa che il Santo è stato chiamato popolarmente ” San Giuseppe frittellaro”. Tant’è che una volta, andando di porta in porta, chiedendo a parenti ed amici le dolci frittelle, i bambini cantavano questa filastrocca ” Com’è buono, com’è caro / San Giuseppe frittellaro / Ad ognuno una frittella / che è lucente come stella/
La tradizione di consumare dolci fritti è tuttora viva in molte località italiane, come nel Lazio meridionale, tra i monti che separano Fondi da Formia, dove la notte della vigilia della festa si accendono falò in onore del Santo, e, mentre ardono i fuochi, si mangiano ”le seppele” ,le frittelle dolci consumate dopo la cena a base di legumi vari e salsicce. Quando a terra rimane solo la brace, i ragazzini gareggiano nel cosiddetto ”salto del fuoco” gridando ”Evviva San Giuseppe con tutte le seppele appriesse” ( San Giuseppe con tutte le zeppole appresso)
I ”falò di San giuseppe” sono diffusi in tutta Italia, da nord a sud. A Modica, in provincia di Ragusa, la ”vampata” arde per tutta la notte davanti alla chiesa dedicata al Santo. A Lezzeno, in provincia di Como, la cerimonia dei roghi è documentata fin dal 1190 e viene premiato il più grande, mentre a Rocca San Casciano, Forlì, c’è una gara tra i due rioni principali del paese per il falò più spettacolare. A Scicli, nel ragusano si preparano i ”pagghiara”, cioè pagliai da bruciare la sera mentre per le vie del paese si snoda una processione, in ricordo della fuga in Egitto. Ma torniamo alle frittelle, di cui tutti penso siamo ghiotti. Esse, a secondo dei luoghi in cui si preparano , assumono nomi diversi : frittelle di riso in Umbria, zeppole a Napoli e così via. A Roma i tradizionali bignè di San Giuseppe, sono rigorosamente fritti e ripieni di crema ( talvolta anche in una variante con ricotta). Una volta i migliori erano quelli del quartiere Trionfale, nei pressi di San Pietro, attorno alla parrocchia di San Giuseppe, dove la festa era più sentita e durava una settimana intera . ”Venite tutte qui / ciumachelle belle/ venitene a magnà le mie frittelle!”, gridavano i ”frittellari” ambulanti alle ragazze che a Roma erano vezzeggiate con l’appellativo appunto di ”ciumachelle”, cioè ”lumachine”. Al calar della sera, per azzittire i bambini, ormai stanchi, le mamme raccontavano loro in dialetto romanesco la vera origine delle frittelle, con la storia in versi di un immaginario quanto improbabile San Giuseppe che, giunto in Egitto, si arrangiava per sbarcare il lunario a fare il ”frittellaro”:
San Giuseppe faceva er falegname
e benchè fusse artista de talento
nun se poteva mai levà la fame
pe’ quanto lavorasse e stasse attento…
Un giorno se n’annò in Egitto co’ Maria,
e doppo un par de giorni ch’arrivorno
uprì de botto ‘na friggitoria.
Co’ le frittelle fece gran affari.
Apposta in tutta Roma, in de’ sto giorno,
sortono fora tanti frittallari.
Auguri a tutti i papà che in questo giorno vengono festeggiati e mi raccomando, offrite loro tante buone frittelle o bignè di San Giuseppe, così la festa è assicurata.
Dedico il post alla cara amica Laura: http//laurarosa3892..wordpress.com// . Visitate il suo blog, troverete tante ottime ricette accompagnate da tanta simpatia.
fonte: da un articolo di Adolfo Giaquinto