Buongiorno carissimi. Oggi, voglio lasciarvi in compagnia di una lettera d’ amore, una poesia, un dipinto e accompagnarvi per mano, facendovi sognare , in un paese che sarebbe forse scomparso per l’ abbandono di tanti suoi giovani, trasferitisi per lavoro o studio, se due fratelli col loro cugino non avessero avuto nel 2017 l’ idea di trasformarlo , attraverso murales colorati, nel ” paese delle fiabe ” : Sant’ Angelo di Roccalvecce in provincia di Viterbo, poco distante dalla famosa Civita di Bagnoregio.
Attraverso foto di questo paese, rivivrete l’ atmosfera giusta per tornare piccini. Penso che oggi, con tutte le difficoltà da affrontare , possiamo permetterci di dimenticarle per un po’ sognando. Non siete forse d’ accordo con me ? Allora si comincia, immergetevi prima nella lettura e poi…
LETTERA D’ AMORE
Come sei lontano amore mio. Sei partito solo da pochi giorni e già mi manchi, terribilmente. Vorrei che le notti , senza stelle, non mi mettessero troppa paura. E invece tremo a star sola, senza te . Sarà stata la pioggia di questi giorni a mettermi malinconia , ma sapessi che vuoto hai lasciato.
Ogni notte chiudo gli occhi per vedere te, immaginandoti qui sdraiato , abbandonato sul cuscino, io, rannicchiata tra le tue braccia a cercare le uniche labbra che voglio e so baciare. Mi piace la nostra intimità, quello stare soli, stretti, anche senza parlare, anche senza fare all’ amore. Mi sento sicura con te al mio fianco, e più posso guardarti mentre piano ti addormenti, confondendo il tuo respiro col mio, più ti amo, con dolcezza, con tenerezza.
Anche oggi fuori piove, piccole gocce continue imperlano i vetri. Mette una tristezza la pioggia, dovrei uscire ma non ne ho voglia. Forse più tardi. Preferisco rimanere qui a scriverti, è come se tu mi fossi accanto , ti sento vicino. Finirà presto questo nostro star lontani , vedrai.
Aspetto trepida il tuo ritorno. Stringerti a me di nuovo, sarà la gioia più grande. Ci ameremo fino al mattino.
Sono qui, caro, torna
Sempre tua
Cristina
Isabella Scotti ottobre 2020
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Incipit in neretto dalla canzone di Giusy Ferreri ” Voglio te ”
CHI ERI IN REALTA’ ?
iltermopolio.com
Non ho risposta
e
non mi manca
quello che mostravi
di essere,
mi manca quello
che pensavo
tu fossi.
Mi sono sbagliata,
ho amato
un’ altra persona ,
quella
che non eri tu.
Che delusione
per me
comprendere
questo.
Quanto voler
apparire
in te,
senza in realtà
essere.
E io stupida,
caduta
nel tranello
di una sembianza
che solo
nella mia mente
esisteva.
A ripensarci ,
avrebbe potuto
essere
un grande amore
il nostro,
se la menzogna
non avesse avuto
il sopravvento.
Ora
sono qui
senza te,
ho aperto
gli occhi,
rifuggo
ogni meschinità,
ogni falsità.
Isabella Scotti ottobre 2020
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Questo quadro , dove Arianna osserva intorno a lei la natura durante una gita , è del nonno pittore , che lo ha dipinto , riprendendo il tutto dalla foto da lui scattata alla nipotina durante una gita, questa estate.
E ora abbandoniamoci al sogno…
Foto di Andrea Romani
Foto di Andrea Romani
Foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
Penso che avrete riconosciuto ” Pinocchio ”, ” La piccola fiammiferaia”, ” Peter Pan ”. Un mondo fatato che sembra davvero a portata di mano. Un ‘ immersione che vale la pena fare. Ed ora qualche scorcio anche di Civita di Bagnoregio
foto Andrea Romani
foto Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
E qualche micetto senza mascherina
foto di Andrea Romani
foto di Andrea Romani
Un saluto dal fotografo
Alla prossima miei cari. Passate una buona giornata di sole.
Sirena,
da dove viene
il tuo canto?
Così melodioso
ma allo stesso tempo
cantilena amara,
che si spande
nell’aria
in maniera persistente,
continua.
Canto triste,
sofferto
è il tuo.
Forse
un richiamo
d’amore
che mi fa
compagnia
mentre anch’io,
seduto
su questo scoglio,
solo,
affranto,
guardo il mare
e
aspetto
che lei ritorni.
Chissà
sirena,
se il tuo canto
servirà
a richiamarla
e
farla tornare
qui da me.
A te chiedo,
non ammutolirti,
continua a diffondere
nell’aria
le tue note,
che arrivino là,
dove
devono arrivare,
che la raggiungano,
e ammaliatrici
la riportino
dove
solo Amore
ancora
la sta sognando !
Isabella Scotti
Ho scritto questa poesia dopo aver visto questa foto di mio figlio . Forse mi è venuta l’ispirazione per la posa chissà… A voi piace ?
A presto amici. Vi lascio il mio saluto. Isabella
Il 27 dicembre mia madre ha compiuto 80 anni. E’ stata una bella festa organizzata con pranzo ottimo in una baita suggestiva, immersa in un bosco, poco lontano da casa mia, dove eravamo tutti riuniti, io, mio fratello, ciascuno con le proprie famiglie. I nipoti le hanno fatto la sorpresa di un bel backstage di foto ripercorrendo un pò della sua vita, arrivando fino ai nostri giorni. Tutto bellissimo, ma in me è tornata un pò di quella malinconia, che da tanto mi aveva abbandonato, osservando proprio quelle foto. Malinconia che mi ha turbato nel momento in cui ho rivisto mio padre. E in un attimo ho rivisto un altro Natale, e mia madre, accostata alla finestra, muta, quasi impietrita, che affogava la sua solitudine improvvisa, in un pianto sommesso. Mio padre si era spento il 26 settembre a 62 anni, lasciandoci nel buio più totale e facendoci vivere quel lontano Natale con una grande tristezza nel cuore. Mia madre aveva all’epoca 55 anni e quella morte, non calcolata, ci sconvolse. Molte volte ho dovuto affrontare problemi, combattere paure, farmi forza davanti a delle difficoltà ma la malattia e la morte di papà, mi colsero impreparata ad affrontare un dolore che era il più grande che mi ero trovata a dover fronteggiare nella mia vita di allora.. Ed ecco allora che l’unico sbocco di salvezza fu per me , in quel momento, la preghiera. Mio marito lavorava in quel periodo a Napoli, ed io , con i miei figli che avevano cinque e nove anni, mi dividevo tra il portarli a scuola la mattina e lo stare il più possibile vicino a mia madre e mio padre che non volevo perdere , e di cui non accettavo la situazione. Così sbandata, piena di paure, sgomenta, ogni sera m’inginocchiavo ai piedi del letto implorando il Signore perchè lo salvasse. Questo dialogo continuo con Lui, fu per me un’ancora di salvezza. Perchè mi aiutò a gestire meglio il dolore che provavo, l’angoscia che cresceva. In realtà avvertivo sempre una specie di pugnalata , tutte le volte in cui i medici ci dicevano che la malattia proseguiva senza troppe speranze. Non volevo e non credevo di poter perdere mio padre, al quale ero molto legata. Non potevo perdere la sua fantasia creativa, la sua pittura, il suo saper costruire modelli di navi in legno, la sua risata fragorosa e contagiosa. La sua forza e al tempo stesso la sua fragilità, quando si commuoveva davanti alle cose belle, ad un film, sentendo musica classica o giocando con i suoi nipoti. Tutti noi eravamo distrutti. Ed io , solo attraverso la preghiera, riuscii a vincere il mio dolore e quando mio padre morì, ebbi la certezza che si fosse salvato come avevo chiesto. Se ne andò infatti non in maniera traumatica come la malattia poteva realizzare, ma perchè il suo cuore cedette improvvisamente. In quella morte, alla quale non volli assistere, pur correndo in ospedale sperando che non fosse vero, e aspettando disperata anche mio marito che tornava da Napoli appositamente, ho letto la risposta del Signore al mio pianto e lo ringrazio con tutto il cuore sapendo che anche in un’altra terribile circostanza mi è stato vicino. So che qualcuno dirà che così doveva essere, che quello era il destino, liberissimo. Ma io credo in Lui e a Lui mi affido.
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica – Compendio
donato alla Chiesa Universale da Benedetto XVI ecco un piccolo dialogo ideale tra maestro e discepolo, forma dialogica che riprende un antico genere letterario catechistico fatto di domande e risposte proprio sulla preghiera.
” Perchè è efficace la nostra preghiera?
La nostra preghiera è efficace, perchè è unita nella fede a quella di Gesù. In Lui la preghiera cristiana diventa comunione d’amore con il Padre. Possiamo in tal caso presentare le nostre richieste a Dio e venire esauditi:” Chiedete e otterrete, perchè la vostra gioia sia piena”. ( Gv 16,24)
” Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di amarvi eternamente. Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere, ad ogni istante, che vi amo, che il mio cuore ve lo ripeta tutte le volte che respiro”
san Giovanni Maria Vianney
L’anno scorso, il giorno della Befana ( per tradizione il mio giorno ), siamo andati a festeggiare a Matera. Non c’eravamo mai stati e per tutti è stata una bellissima sorpresa . Capitati in un periodo decisamente non felice per freddo e umidità, ci siamo trovati immersi in una città magica complice anche l’atmosfera natalizia. Un luogo che sembra sospeso nell’aria, quasi irreale e noi lì in mezzo a passeggiare. Un viaggio tra la realtà lucana, tra magia e superstizione, tra sacro e profano. Mio figlio ha scattato foto stupende di cui voglio farvi partecipi, soprattutto dedicate, come promesso , all’ amico poeta grottolese Carmelo Caldone. Prima però voglio dedicare a questa città unica e straordinaria, dei ricordi di autori che l’hanno visitata in tempi lontani e nello stesso tempo riportare una piccola descrizione di Vito Mastrogiovanni giornalista, scrittore e commediografo nato a Bari il 27 dicembre 1924 e morto sempre a Bari il 4 marzo del 2009.
”Matera , drammatico gioco di rocce e architetture”
……
I Sassi appaiono come le rovine di Pompei: per le stradine non passa anima viva, nei cortili non echeggiano le grida e i canti dei bimbi, anche le chiese sono abbandonate. Davanti alle grotte cresce ormai l’erba e dai camini non si alza più il fumo del frugale pasto serale ; molte porte sono state murate per evitare il ritorno nelle antiche case. E in questo deserto si possono cogliere odori e colori ricorrenti nel paesaggio materano: per le viuzze, c’è odore di mentuccia, di rosmarino e di origano che crescono spontanee tra pietre e zolle umide. Su tutto domina il colore grigio scuro della gravina, la grande voragine che protegge le tane, e i cui toni danteschi vengono interrotti, nelle alti pareti a strapiombo, dal verde dolce dei cespugli e degli alberelli che spuntano improvvisi, dalle spaccature del calcare. Quando il sole splende, il tufo assume una tenue patina dorata , e il silenzio solare è ravvivato dalla freschezza di qualche pino secolare e dai fichi e dagli aranci che ancora crescono nei solitari giardini pensili, rubati all’arida pietra. Negli incipienti autunni invece, le nebbie calanti dalle alture rivestono il paesaggio di un’impalpabile coltre e trasformano le case, per sempre abbandonate, in elementi scenografici di un presepe grandioso.” da ” Le splendide città d’Italia” ( Selezione dal Reader’s Digest ).
” Matera , così a me cara, sebbene aspra e povera!”.
Sono parole di Giovanni Pascoli che dalla città lucana comincia il suo lungo pellegrinaggio di insegnante. Per lui, Matera restò sempre ”la città del mio primo pane”, la città dei ”cari trogloditi” come chiamava affettuosamente i suoi allievi.
E questa è la descrizione che ne fa nel suo libro ” Cristo si è fermato ad Eboli” Carlo Levi.
”…quando uscii dalla stazione… e mi guardai intorno, cercai invano con gli occhi la città. La città non c’era. Ero su una specie di altopiano deserto… In questo deserto sorgevano, sparsi quà e là, otto o dieci grandi palazzi di marmo… Mi misi finalmente a cercare la città …arrivai ad una strada che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune…Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’Inferno di Dante…”.
E adesso via con le foto di mio figlio Andrea.