Era
un giardino
fiorito
la mia vita.
Ogni giorno
passeggiavo
felice
tra i fiori,
schivando
la tristezza.
Tutto
era luce,
non c’erano
ombre.
Ma
poi arrivò
la neve,
tutta insieme,
che mentre
scende
non fa paura,
anzi ,
è così bella.
Si allunga
la mano,
aspettando
che i candidi
fiocchi
vi si posino,
lievi
come batuffoli.
Arrivò
la neve
sì,
ma non
da sola.
Si portò dietro ,
anche
un gelo
antico ,
che mi pervase
tutta.
Ogni fiore
sparì
sotto quel
bianco manto.
Nulla
restò
del profumo
di quel giardino.
Ora ,
sto aspettando
il disgelo,
ma c’ è
una così
vaga
tristezza
nel mio
cuore ,
che quel vento
gelido
ha portato,
che mai più ,
ne sono sicura ,
camminerò
tra i fiori
felice.
Una parentesi
quella,
inevitabilmente
chiusa
per sempre.
Isabella Scotti febbraio 2021
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Oggi son già sei mesi che Ricky non c’è più. Il tempo corre veloce , il dolore rimane e fa male
Anche se siamo già ad ottobre parliamo ancora d’ estate…
fotocommunity.it campagna pugliese
salento.it
Masseria Narducci – foto booking.com
Vorrei
di te
poter
raccontare
il colore
d’estate
che
ti tramuta
in perla rara.
Vorrei
di te
parlare,
regalando
l’immagine
perfetta
di quello
che sei.
Terra
di Puglia,
che con le mani
raccolgo,
quando
in campagna
tra secolari ulivi
m’ attardo.
Bisbiglii
di uccelli,
canti che
si perdono
sommessi
tra
rami
d’alberi
di antica
memoria.
Il vento
viene
dal mare,
smuove
cespugli,
gli oleandri
in fiore,
mentre
i muretti
a secco,
si fan bollenti,
quando
il sole
di mezzogiorno
raggiunge
il punto
più alto.
Intanto
d’ intorno
profumi
deliziosi
si perdono
nell’ aria.
Fiori
di mandorlo,
frutta odorosa,
fico selvatico,
miele d’ arancia.
E com’ è dolce
poter godere
dell’ aria salentina
al riparo
del bianco
porticato
della masseria,
mentre un cielo
pieno di stelle
illumina
la mia sera.
Isabella Scotti settembre 2020
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Il giardino è quel luogo dove mi piace, se possibile, qualche volta passeggiare.
Ma non parlo del comune appezzamento di casa propria, ( per carità ottimo pure quello ) ma di quel giardino che per tradizione ingentilisce, con piante, fiori, colori e profumi, ville antiche, dimore importanti. Un luogo da vivere in un arco di tempo che va dal risveglio primaverile, alla maturità dell’estate, con qualche concessione al seducente declino dell’autunno. L’inverno si tende un po’ a dimenticarla come stagione, triste, con gli alberi spogli, le foglie morte ammucchiate in qualche angolo.
Eppure è in inverno, nel freddo e nel riposo, che il giardino può svelare il suo vero carattere, quando il gelo sottolinea il nitore di certe forme, disegna arabeschi sulle siepi, trasforma i prati in arazzi di erba e di brina.
Pensiamo anche per un attimo a tutte quelle statue che nei grandi giardini classici, erano un ornamento irrinunciabile, un mezzo efficace per segnalare la raffinatezza culturale del proprietario, per ostentare le ricchezze di famiglia, vantare origini illustri anche se improbabili. Pensiamole un attimo ricoperte di neve. Putti che sembrano riposare contenti sotto una soffice coltre bianca. Tritoni e figure mitologiche che sembrano indossare mantelli a coprire quasi le loro nudità. Uno scenario irreale, magico, particolare.
E’ dal XV secolo che si cominciano a progettare in Italia giardini che possono essere considerati veri e propri archetipi della tradizione giardiniera occidentale. Giardini assolutamente inediti, segni tangibili di quel rinnovamento economico e culturale che lascia dietro sé la lunga stagnazione dei secoli precedenti, decretando il tramonto degli orti medievali per promuovere l’avvento di decori e ornamenti concepiti per la gioia degli occhi. Nascono così gl’impeccabili giardini” all’italiana”, che nemmeno nei mesi più freddi riescono a perdere quel loro aspetto di capolavori di ordine ed armonia, nei quali all’epoca si rifletteva il razionalismo e l’orgoglioso desiderio dell’uomo rinascimentale di dominare la natura. Ogni elemento che ricordasse la mutevolezza delle stagioni, veniva accantonato , per dare origine così a giardini assolutamente artificiali, senza stagioni, dove ogni angolo era regolato da precise norme architettoniche che nulla lasciavano al caso. Il corredo vegetale era composto quasi esclusivamente da alberi e arbusti sempreverdi che, proprio per tale caratteristica, sembravano capaci di sconfiggere il tempo, dando al giardino un aspetto definitivo. Lecci, pini e cipressi piantati in file ordinate, oppure tassi, allori, bossi e mirti trattati come materiale da costruzione e trasformati in spalliere e in siepi squadrate, oppure potati secondo l’arte topiaria ( arte di potare alberi e arbusti dando loro una forma geometrica ) in sfere, coni, piramidi o in bizzarre figure di uomini o animali.
genova.erasuperba.it
giardinaggio.org
In questi giardini i fiori non erano previsti : troppo effimeri per trovar posto in spazi che volevano sembrare eterni e troppo vistosi per decorare aiuole improntate a una rigorosa sobrietà cromatica. E così venivano ospitati in un angolo nascosto – il giardino segreto – sistemato vicino a casa, ma nettamente separato dalle zone di rappresentanza, dove c’era posto invece per le catene e i giochi d’acqua, per le fontane zampillanti e per altri decori che restavano inalterati nel tempo, mantenendo il loro fascino anche nel cuore dell’inverno appunto.
Anche i giardini francesi del Seicento nacquero dal desiderio di creare spazi verdi dotati di una bellezza immutabile e al di là dei limiti e dei vincoli imposti dalla natura. Ad esempio nello sterminato parco di Versailles, si erano moltiplicate le statue, le fontane avevano raggiunto il culmine del fasto e in più erano comparsi viali d’acqua, cascate e immensi bacini di forma geometrica che riflettevano il cielo. Le ampie terrazze erano state ornate con ”parterre” ( aiuole ) che mantenevano inalterato il loro aspetto dall’estate all’inverno. I più raffinati erano i parterres de broderie, aiuole trattate come stoffe ricamate, prive di alberi, e ornate con sottili siepi di bosso nano che formavano elaborati disegni di arabeschi, tralci e volute messi in risalto da un fondo colorato ottenuto con sabbia, limatura di ferro o polvere di mattone, di carbone, di marmo o ardesia. Queste aiuole ordinate e precise erano state create per il piacere della vista e il loro schema si apprezzava ancor più guardandole dalle finestre dei piani superiori dei palazzi. Dalla Francia si diffusero in tutta Europa come ad esempio in Inghilterra, dove si usavano molto i ”giardini a nodi” – knot garden – costituiti da basse siepi di bosso, timo potate in modo da sembrare intrecciate tra loro. Uno dei più rinomati giardini di questo tipo è senz’altro quello di Barnsley House nel Gloucestershire, creato dalla grande paesaggista Rosemary Verey ( 1918 – 2001 ) molto amato da Carlo, principe di Galles, che dopo la sua prima visita nel 1986, vi ritornò ogni primavera ammaliato da tanta bellezza. A dire il vero soggiornerei qui anch’io con molto piacere.
Barnsley House kiwicollection.com
A Versailles comunque i viali continuavano a essere decorati con eleganti topiarie di piante sempreverdi e con imponenti pareti di tasso, ma in alcuni boschetti avevano fatto la loro comparsa anche alberi che in inverno perdevano le foglie: tigli, ippocastani, querce, faggi, olmi, pioppi piantati artificiosamente a scacchiera, ma che erano indubbiamente il primo sintomo dei nuovi canoni estetici che caratterizzeranno i parchi paesaggistici settecenteschi.
tripadvisor.it Reggia di Versailles – viale con topiaria
Anche un famoso filosofo inglese, Francesco Bacone, nel Seicento, nei suoi Essays aveva criticato l’artificiosità dei giardini classici e aveva avanzato idee decisamente innovative, mettendole in pratica nello spazio che circondava la sua casa di Londra. Qui aveva bandito la simmetria, la potatura degli arbusti secondo le regole della topiaria, e gli specchi d’acqua di forma geometrica, dando spazio a piante che crescevano in forma libera capaci di garantire un giardino bello in tutte le stagioni. Per i mesi più freddi aveva scelto e consigliava specie sempreverdi come agrifoglio, alloro, ginepro, tasso, lavanda e rosmarino, e ancora crochi, giacinti, e tulipani, precoci in fiore alla fine dell’inverno. Per apprezzare in pieno maggio e giugno, suggeriva rose, garofani, peonie, gigli e caprifogli. Mentre per estate e autunno proponeva di ricorrere soprattutto alla frutta: prima ciliegie, fragole, ribes e lamponi, poi prugne, pesche, uva , pere e mele.
dizionaripiu.zanichelli.it Bacone
Fonte Il giardino in inverno – conoscere, progettare e scegliere le piante
Maria Brambilla
”Il nome di questo mese deriva da una parola greca che significa ”apertura”. In molti paesi d’Europa il primo aprile, è da tempo, il giorno dedicato alle usanze scherzose, delle quali però ancora non si conosce con certezza l’origine. In Inghilterra questo è detto il giorno dello ”scherzo d’aprile”. In Scozia si dice che è il giorno della ”caccia al merlo”, mentre in Francia come in Italia è il giorno del ”pesce d’aprile”.
DETTI DEL MESE
”In Aprile il tempo piange e ride insieme”
”Quando in Aprile il corno suona per il fieno e per il grano è stagione buona”
”In Aprile un’alluvione porta via la rana e i suoi ranocchietti”
L’angolo della poesia
ALLA PRIMULA
Di tutte le gioie della primavera la più bella è
Di nuovo bere il tuo respiro,
o più fresco dei fiori.
La campanula illumina la macchia
Il ranuncolo copre la valle,
Ma la tua franca bellezza sovrasta
Nei campi aperti
L’erba novella, per aprirsi al bacio
Del sole, del vento, e della pioggia
Donando l’essenza di primavera con quelle gocce rosse
Che tinsero il seno di Imogene.
Cosparsa di lentiggini sei come la fanciulla
che s’inginocchia e strappa
il tuo stelo robusto;
E si riempie dell’oro tuo puro
Il grembo dal niveo grembiule,
Bianco tesoro di ricchezza non detta,
E abilmente raccoglie
In ampia profusione
Un globo regale
E per scettro si prende
Quel fiore che più alta la testa tiene
Nell’orgogliosa forza della linfa d’Aprile.
Mio primo amore tra i fiori, com’è bello
Posar la faccia bruciata dal sole
Su un’erba così ricca,
Da fare smorta la parola ”verde”,
E stringer in un solo abbraccio
Le teste raggruppate dei fiori da me colti,
E baciare le pure
Calde labbra di quelle adunate sorelle,
O nel mezzo del loro dorato rossore,
Racchiudere
L’aureo rossore di una primula regina
Che regnò solitaria in altezzosa grazia.
Alfred Hayes
Dedicata alla cara amica Primula
PASSEGGIATA
Fermiamoci là
accanto alle ginestre in fiore.
Voglio
sentirne il profumo.
Poi
continueremo
lungo quel sentiero
tenendoci per mano,
ma in silenzio,
lasciando che siano
i nostri cuori
a parlare,
finchè,
estraniati dal mondo
le nostre labbra
tremanti,
si uniranno
in un dolce
tenero bacio.
Isabella Scotti
UN CANTO DI SALUTO
Venite avanti, fiori ! -sulla collina e sul prato,
Un soffio di dolezza gioca col mare
E tra i sorrisi e le lacrime della tenera primavera,
Su rami gocciolanti ho sentito il tordo cantare:
Voi calici e stelle che coprite la bella verde campagna,
Voi ali d’oro che le spinose ginestre procurano,
Voi malinconiche campanule nate per feste purpuree,
Voi biancolattee gemme di biancospino dell’ammantante rovo,
Voi gemme di viola e gemme di zaffiro blu,
Languidi, avvampanti anemoni e timida combriccola d’elfi
D’ogni muro diroccato- venite fuori ! – e gettate,
Intorno a me spargete la vostra primavera, mentre io canto.
E. M. Holden
Che finalmente la primavera ci sorrida regalandoci giornate piene di sole. Un abbraccio a tutti coloro che passeranno di qua.