Comincio qui un viaggio tra alcune delle nostre più belle città italiane, attraverso la voce non solo mia ma soprattutto quella ben più importante di personaggi famosi che le hanno visitate spesso in tempi anche lontani, o che vi hanno vissuto o addirittura vi sono nati. Talvolta potrò parlare anche di piatti tipici, sperando sempre di riuscire a stimolare il vostro interesse. Iniziamo dunque il viaggio partendo da Bolzano che ho visitato anni fa da ragazzina una prima volta, per tornarvi più tardi con mio marito e i miei figli piccoli e che mi piace molto. Una città nata nel 1100 attorno ad un mercato che si teneva in quel triangolo di terra che si protende tra il torrente Talvera e il fiume Isarco. Qui è il centro, di questo luogo ameno, da cui partono le vecchie strade, i vicoli, gli archi e gli sporti ( cornicioni, mensole) così cari all’architettura nordica. Io la ricordo a distanza di anni, ancora per via dei Portici, che ci riporta all’origine mercantile di Bolzano, che attirò fin dal Medioevo per la posizione geografica, i commercianti di ogni paese. In questa strada sfilavano dirette al Brennero le carovane delle Repubbliche marinare, con i loro carichi profumati e multicolori di spezie e di broccati. Ma la ricordo anche per tutto il verde spettacolare che la circonda e che mi è rimasto nel cuore, per quello scenario unico delle Dolomiti, che fanno in lontananza quasi da contrappunto alle guglie del suo Duomo. Distesa nella verde conca dove scorrono i già nominati Talvera e Isarco, Bolzano ha saputo difendere e valorizzare quel patrimonio naturale che la circonda, salvaguardando i boschi e i vasti pascoli, aggredendo i fianchi delle montagne non con il cemento ma con le viti oggi come al tempo di Carlo Magno, quando il ”Bozanarium” era uno dei vini più famosi d’Europa. E proprio da qui, nel maggio del 1953, comincia il viaggio che lo porterà in giro per l’Italia, di Guido Piovene. ”Parto dall’estremo nord, con l’intento di scendere fino a Pantelleria regione per regione, provincia per provincia. Sono curioso dell’Italia, degli italiani, di me stesso… Bolzano è città di fondo tedesco. Si sente in essa, e nei dintorni, la vita di un popolo comodo, sordo, chiuso, cocciuto, sentimentale, pochissimo passionale, orgiastico ad ore fisse…Bolzano è opulenta, moderna. Ma la sua bellezza è gotica: le lunghe vie fiancheggiate di portici, abbellite non tanto da questa o quella costruzione, quanto dal movimento degli spigoli e delle sporgenze, che crea fondali di teatro, giochi di luce…” Sempre da Bolzano, nell’ottobre del 1580, comincia l’avventura italiana di Michel de Montaigne : ”Arrivammo di buonora a Bolzano, città della grandezza di Libourne,non bella come le città tedesche, tanto che esclamai ” Si vede che cominciamo a lasciare la Germania”: infatti le strade erano più strette e non c’erano le belle piazze pubbliche. Ma c’erano ancora fontane, ruscelli, pitture e vetrate…C’è in città una così grande quantità di vini che ne forniscono tutta la Germania…Ho visto la chiesa che è delle belle”. L’11 settembre del 1786 arriva a visitare la città anche Goethe ”con un gran bel sole. Qui le facce dei mercanti mi hanno comunicato una certa allegria. La vita agiata e attiva si rivela con grande vivacità”. Tra molti personaggi illustri che furono importanti per Bolzano ci fu un poeta di lingua tedesca Von Der Vogelweide Walther (1170 ca.- 1230 ca.). Nato da nobile famiglia in un castello del Tirolo, visse alla corte di Filippo di Svevia, a Vienna, quindi al servizio di Ottone di Brunswick. Considerato il massimo rappresentante della scuola poetica del Minnesang ( canto d’amore), raggiunse la maggiore altezza nella poesia amorosa, conferendole più vigore rispetto alla stilizzazione manierata dei contemporanei. Bolzano, consacrandolo massimo poeta della letteratura tirolese, gli ha dedicato un monumento nella sua piazza centrale. Di stile romanico, fu scolpito in marmo bianco di Lasa, dallo scultore venostano Heinrich Natter ( 1889). Nel 1935 le autorità comunali fasciste ne disposero il trasferimento in un luogo più appartato della città ( Parco Rosegger- via Marconi ). Il monumento fu poi ricollocato nella piazza nel 1985. Parlando di cucina molto saporiti sono i piatti che nascono dal sapiente incontro tra cucina tirolese austriaca e cucina trentina. Buone le minestre, le zuppe di trippa acida o di crauti. Il camoscio alla tirolese, marinato in un vaso di terracotta con vino, aceto, erbe diverse, spezie, limone e poi cotto con vino, panna acida, alloro. Tra i dolci non manca di certo lo strudel, le frittelle di mele, i krapfen. E non dimentichiamo i vini , rossi, il Caldaro, il Santa Maddalena. Tra i bianchi Terlano Terlaner e il Sylvaner.
Ed ora potete guardarvi questo link dove troverete altre notizie su Bolzano tra le quali anche una bella passeggiata dedicata ad un santo il cui nome ricorda un nostro amico comune e cioè : OSVALDO
http://www.bolzano-bozen.it/it/da-vivere/passeggiate.html
Dedicato alla mia amica Loredana
fonte: ” Le splendide città d’Italia” Guida ai centri più importanti del nostro Paese Selezione dal Reader’s Digest
Quell’estate il sole era di tutti i giorni. Ed io, che adoro la montagna, mi ero alzata presto per osservare le Dolomiti, che colpite dai raggi del sole, si coloravano di rosa per sorprendere chiunque avesse, come me, deciso di guardarle. Finalmente, pensavo, la Val di Fassa è nuovamente mia. Lasciai mio marito dormire e uscii. Ho sempre provato un piacere sottile nel sentire sulle mie guance quell’aria fresca , pulita, tipica di quei luoghi. E anche quella mattina sperimentavo la stessa cosa . Alba di Canazei si era già svegliata e si sentiva nell’aria profumo di pane fresco. Mi piaceva e mi piace tuttora camminare sola, e così improvvisamente ebbi quell’idea. Salire su, al rifugio del Contrin. Era quasi una sfida con me stessa. In realtà già da ragazza, con i miei e mio cugino affiliato del Cai, avevo sperimentato quel percorso che ormai conoscevo bene. Ma quella mattina, ero io , sola, che iniziavo il sentiero, ripido, pieno di pietre. L’aria fresca mi dava la carica e andavo sempre più su contenta, senza sentire fatica. La valle del Contrin è straordinaria per quella sensazione di calma che emana quando arrivi , finito il sentiero pietroso,in un grande slargo pianeggiante dove le mucche pascolano tranquille, e la via , più percorribile rilassa un pò dopo la fatica.Infatti, anche ora, mi godevo lo spettacolo osservando il rifugio ancora in alto e lontano. Tutto mi diceva però che sarei riuscita nell’impresa. E difatti con forza, con coraggio, da sola, continuavo ad andare. Perchè in pochi avevano avuto la mia stessa idea preferendo la sosta al bar ubicato alla fine del sentiero più faticoso. E così , vedendo la meta avvicinarsi, come uno scoiattolo,raggiunsi con un pò di fiatone, quella vetta, o meglio quel rifugio tanto agognato .Ero riuscita a vincere la sfida con me stessa e dopo aver fatto colazione, tornare indietro fu quasi una corsa tanta la soddisfazione, la carica interiore, per essere arrivata fino in fondo nella mia impresa e per la calda giornata di sole, in cui, tutti i colori della natura,risaltavano in uno spettacolo, per me, unico e straordinario.
Scusate ma il computer è impazzito : mi mette come data il tre invece che sette novembre. .Sorry
Mi mancano le Dolomiti. Le ho amate fin da subito, quando appena sposata andammo in villeggiatura con amici a Colfosco, in Val Badia. Forse la gioventù, (ventuno anni sono una bella età), e lo spirito allegro che mi porto ancora dentro, anche seppure ora con qualche piccola crepa, aiutarono senz’altro questo amore a crescere. La montagna in realtà è sempre stata per me importante. Adoro poterla scoprire in ogni aspetto. E le Dolomiti mi hanno dato una mano in questo, offrendomi scenari mozzafiato e una gioia incontenibile nell’arrivare, dopo lunghi sentieri, in rifugi dove poter sostare e abbracciare con lo sguardo, l’immenso, davanti a me. Ogni estate, da allora, anche con i nostri figli piccoli, abbiamo continuato a girare e scoprire luoghi di una bellezza unica. Poi improvvisamente è arrivato il mare… Ma questa è un’altra storia.