Avrei preferito dedicarti dei versi. Ma so che poi rideresti prendendomi in giro. Come facevi sempre quando leggevi una mia poesia. Bastava un verso per cucirci sopra una battuta, una spiritosaggine. E tutti giù a ridere, compresa io che ero magari ” partita ” tutta seria. Si, mi sarebbe piaciuto caro Ricky per farti ridere ancora. Ma in realtà cosa potrei scrivere oggi se non che farti gli auguri.
Oggi i tuoi anni sarebbero 35. Nessuno di noi potrà più festeggiarti come facevamo sempre, tutti insieme riuniti. Aspettavamo che le ferie di agosto finissero per stare tutti insieme davanti ad una torta, e vederti soffiare sulle candeline. Ora faremo finta che tu ci sia lo stesso. Come davanti a quel dolce nel giorno dei tuoi 34 anni. Mai, nessuno di noi, avrebbe potuto immaginare che la tua vita si sarebbe fermata al numero di quelle candele. Ricorda che comunque, anche se la tua vita qui in terra, è finita, mai finirà nei nostri cuori. Lì vivrai per sempre . Non ti dimenticheranno mai i tuoi genitori, Paolo e Maria, Valeria tua sorella, i tuoi cugini tutti, la tua nonna Loredana, le tue zie pugliesi, tuo zio Luciano ed io caro nipote, cucciolo adorato. Auguri, caro Ricky, ovunque tu sia. Sicuramente vicino a nonno Tonino , a nonno Salvatore, a nonna Lucia e a don Vincenzo .
Bello come il sole
Aspetta, non ho finito. Ho pensato di farti un regalo. Sono sicura che da lassù sorriderai una volta in più vedendo di che si tratta. Ecco…
Guarda che spettacolo Ricky . Quante volte ti sei affacciato dal nostro balcone. Ti piaceva, con Andrea durante le feste , fumare insieme una sigaretta e guardare Roma tutta illuminata. Bello eh ? E tu sai anche cosa nasconde quel camion, cosa c’è dietro di lui…
Eccolo, tutto per te
Il tuo campo di rugby . Buon compleanno caro Ricky !!! Ti voglio bene
Francesco nell’imminenza del Natale del 1223 si ritirò per insistenza dei suoi frati nella quiete dell’eremo di Fonte Colombo. Libero dagli affanni dell’Ordine, la sua anima era assorta nella preghiera e nel canto. Aveva espresso il desiderio di celebrare un bel Natale che gli facesse rivivere con molta sensibilità il ricordo del Fanciullo nato a Betlemme e vedere anche con gli occhi della carne le privazioni cui era stato soggetto, e come fu adagiato nella mangiatoia e come riposò tra il bue e l’asinello.” Nacque così da uno slancio mistico e poetico il primo presepe. La scena descritta con parole semplici da chi forse fu presente è questa :
”Il giorno dell’allegrezza si avvicina. Frati, uomini, donne sono convocati da tutti i dintorni; ciascuno con l’animo pieno di gioia, prepara come può cere e torce, per illuminare quella notte che doveva, come una stella scintillante, illuminare i secoli. Il Santo di Dio arriva alla fine; vede che tutto è preparato e se ne consola. La mangiatoia è pronta: vi si porta del fieno ; si conducono il bue e l’asinello. La notte, brillante come il giorno, è deliziosa per gli uomini e gli animali. I frati coi loro cantici, rendono a Dio le lodi che gli sono dovute. Il Santo si tiene in piedi vicino alla mangiatoia emettendo sospiri, preso dalla pietà e trasportato dalla gioia. Si celebra sulla mangiatoia il rito della Messa…e il Santo, che era diacono, riveste gli ornamenti della sacra funzione e canta il Vangelo. La sua voce, dolce, chiara e sonora, invita tutti i presenti a considerare le ricompense del cielo. Spesso, quando nomina Gesù Cristo, brucia di un tale ardore che lo chiama , Bambino di Betlemme e modula il suo nome come un belato di pecorelle: la dolcezza del suo affetto sembra riempirgli la bocca più della sua voce”.
Era talmente viva la rievocazione che la folla presente credette davvero di trovarsi realmente in Betlemme e uno tra i presenti, riferisce la cronaca, ”vide nella mangiatoia il Bambino che sembrava privo di vita e Francesco avanzare verso di Lui per risvegliarlo come dal torpore del sonno. Visione in accordo con la realtà perchè in molti cuori il Bambino Gesù era dimenticato, e con l’aiuto della Grazia vi fu risuscitato da Santo Francesco.”
Si avvicina il Natale cari amici, potevamo forse dimenticarci del presepe? Non credo. E ricordando allora il grande Eduardo in ”Natale in casa Cupiello” faccio a voi la stessa domanda che nella commedia poneva al figlio interpretato da Luca de Filippo, ( figlio vero ) attore come lui: ”Te piace u’ presepe”? Un grande abbraccio.
fonte: I grandi di tutti i tempi – S. Francesco
periodici Mondadori