Foto dell’epoca
Il 6 giugno è stato l’anniversario dello sbarco in Normandia. E mi si sono affacciati allora ricordi di un viaggio ” on the road” fatto due estati fa ( rigorosamente in macchina e non in moto per chi magari m’ immaginasse super sportiva ). Un viaggio da noi effettuato seguendo un itinerario preciso, ” redatto” con cura e attenzione ai dettagli da mio figlio che lo aveva già sperimentato. Un viaggio entusiasmante di cui ho tenuto un diario giornaliero per fermare attimi particolari, avventure vissute e ricordare luoghi splendidi e ricchi di storia. Ho scritto anche due poesie dedicate una alla Bretagna e l’altra alla Normandia perchè questo è stato il viaggio: andare alla scoperta di queste terre del nord della Francia. Di alcuni luoghi toccati ho intenzione di parlarne in altri post, qui, invece, rifacendomi all’inizio di questo, voglio raccontarvi di quando siamo stati ad Omaha beach facendo riferimento a quello da me scritto sul diario.
Sono quindi queste mie , impressioni, anche riflessioni che ho appuntato visitando luoghi ricchi di storia come le spiagge dello sbarco del 6 giugno 1944. Ecco cosa ho scritto allora: ”… Il 20 settembre del 2012 ci spostiamo, lasciando alle nostre spalle la bella Bayeaux avviandoci verso le spiagge dello sbarco. E’ una mattina strana in cui il sole si mescola o meglio si alterna a grosse nuvole per fortuna che vanno e vengono. Seguiamo le indicazioni del navigatore, finora validissimo aiuto in terra di Francia, e percorriamo strade alberate, verde ovunque, alte siepi e case sparpagliate in mezzo a questo verde. Ci stiamo avvicinando a poco a poco, il paesaggio è molto suggestivo quando all’improvviso cominciano ad apparire cartelli per strade laterali con le indicazioni ed i nomi delle più famose spiagge dello sbarco: Utha beach, Omaha beach, Juno beach, . Noi ci dirigiamo verso Omaha beach. Seguendo il cartello arriviamo in una grande piazza poco lontano dalla spiaggia, dove un’enorme monumento ricorda il sacrificio di migliaia di vite umane. Direttamente sulla spiaggia c’è un’altra opera scultorea, intitolata ”Les Braves’‘, dove risalta una poesia, dedicata a tutti i ragazzi che hanno preso parte a questo importante passaggio della seconda guerra mondiale per fermare i tedeschi nella loro avanzata in Europa. Tira un pò di vento e farmi qualche fotografia mi crea imbarazzo se penso che mi trovo dove tanti giovani hanno perso la vita, e mi ritorna in mente il film ”Il soldato Ryan” con Tom Hanks e tutte quelle scene terribili dello sbarco. Comunque ne facciamo qualcuna per lasciare poi la spiaggia e dirigerci verso il cimitero americano. Arrivati attraversiamo un lungo viale pieno di vegetazione ed entriamo in un grande parcheggio. Iniziamo così un percorso a piedi immersi nel verde, tra alberi altissimi e una veduta mozzafiato sulla spiaggia dello sbarco. In questo cimitero riposano novemilaottocento americani, le cui croci di un bianco accecante improvvisamente si stagliano, tutte rigorosamente in fila davanti a noi creando un contrasto netto con il verde luminoso dell’erba. Nomi di uomini, prima che soldati, che leggere così, uno di seguito all’altro, dà la dimensione esatta della vastità di quella tragedia, in perdite umane, in quel fatidico 6 giugno 1944. C’è un silenzio fatto di commozione e di preghiera mentre camminiamo in questo triste e anche bellissimo posto. Tanti americani sono stati riportati a casa, per essere sepolti nei loro luoghi di origine, e tanti altri, canadesi, francesi, tedeschi ( mi pare circa 22.000 ) sono sepolti in altrettanti cimiteri nelle vicinanze. Una cosa sbalorditiva, che al pensiero, mi fa quasi piangere. Ci allontaniamo piano, in silenzio e arriviamo al monumento eretto in nome della libertà, dove tutti si raccolgono a leggere su di una grossa lapide, come si sviluppò lo sbarco e dove erano localizzate, lungo la costa, le forze alleate. Proprio leggendo qui, ci si rende conto dal vivo della precisione, dello studio approfondito delle posizioni di dislocamento delle varie truppe di sbarco. E poi in cerchio, su altre lapidi, dietro il monumento, altri nomi, altri morti. A questo punto ci avviamo alla macchina senza parlare, senza commenti. Usciamo quindi dal cimitero e ci dirigiamo verso Arromanches, un tempo , all’epoca della Belle Epoquè, ridente città balneare, oggi luogo di rimembranze, dove si viene oramai per scoprire i resti di questo che fu un porto artificiale creato per rifornire le truppe dello sbarco garantendo loro un’aiuto importantissimo. Scendendo infatti al mare, ci sono ancora i resti dei cassoni di cemento e acciaio che formavano una specie di diga contro le maree dell’oceano. Una visione spettrale che mette i brividi. Negozi pieni di cimeli, cartoline dell’epoca e bandiere francesi, canadesi, americane che sventolano sotto l’azione di un vento freddo e antipatico. Decidiamo allora di fermarci a mangiare un panino per poi ripartire e proseguire il viaggio con negli occhi ancora quelle bianche croci…” Adesso un pò di foto di quel viaggio :
Arromanches e i cassoni che emergono dall’acqua
La spiaggia di Omah beach
Vedute da più angolazioni
Monumento ”Les Braves”
Due gabbiani stazionano con davanti l’ immenso
”Les Braves” particolare
Cimitero di Omah beach. Le foto sono più di una per testimoniare quanti giovani qui sono sepolti. Impressionante
Io
Il consorte Luciano
Tutte le foto sono scattate da me
Pubblicato da tachimio in i miei ricordi Tag:6 giugno 1944, alberate, bianche, Bretagna, cartelli, croci, dettagli, diario, fotografia, impressioni, luoghi, Normandia, poesia, Sbarco, siepi, spiaggia, storia, strade, terra, truppe, viaggio