Come non si può piangere di rabbia per tutti gli innocenti morti di questi giorni?
Ultima notizia quella di un povero sfortunato 67enne che con un’ amica esce di casa trovando davanti al portone uno strafottente 26enne che sta parlando con un altro giovane, impedendo l’ uscita. Inavvertitamente l’ uomo lo urta ad un braccio. Da lì nasce un diverbio col giovane che pretende le scuse. L’ amica cerca di calmare le acque ma il signore non rispondendo al giovane viene preso da quest’ ultimo a schiaffi e cadendo batte violentemente il capo. Ora è ormai in fin di vita.
Ma cosa è successo a tutti ? Ieri il pazzo del consorzio e le tre povere donne uccise. Ma non basta ancora ? Quanta altra inutile violenza ancora dobbiamo aspettarci ? Quanta gente ancora dovrà morire inutilmente, senza motivo? Troppi pazzi in giro , che nessuno cura a dovere. Avrei voluto vivere con serenità gli ultimi anni che mi restano, ma francamente , viste le premesse non mi pare cosa facile. Speriamo che il mondo si riassesti, che l’ uomo rinsavisca. Per ora si va avanti alla cieca sperando che nessuno sulla propria strada, incontri un pazzo. Vi lascio amici carissimi tanto per cambiare con una poesia scritta proprio con tanta rabbia nel cuore . Un abbraccio circolare
la vostra Isabella
Nessun alito di vento

Non s’è ancora
alzato
il vento.
Solo umide
gocce
imperlano
i vetri
della finestra.
L’ alba sorge
portando
con se’
la nebbia.
E la nebbia
sembra rendere
invisibili
anche i pensieri.
Sembra ,
per un attimo.
Perchè tutto
è qui,
nella mia testa.
Nessun pensiero
annebbiato.
Ecco
le povere donne
iraniane,
umiliate e uccise,
tutte le bocche
che gridano
degli orrori
e dei massacri,
chi è stanco
dei soprusi
e della violenza.
Tutto è nitido.
Guerre , angoscia vissuta ,
tragedie senza senso .
Aspetto
che arrivi il vento.
E spazzi via
con una sola raffica
tutto l’ obbrobrio
di questa vita.
Isabella Scotti dicembre 2022
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Beethoven ammirava molto il poeta Wolfang Goethe ancor prima di conoscerlo tanto che compose l’ouverture dell’Egmont, ”solo per amore delle sue poesie , che mi fanno felice”, e addirittura , nel periodo 1810 – 1812 , musicò alcuni lieder ( canzoni ) proprio su versi del poeta. I due s’incontrarono , nel 1812, tramite la comune amica Bettina Brentano, a Toplitz, una ridente cittadina termale dove Beethoven era solito recarsi per le cure termali. I loro caratteri erano comunque troppo dissimili perchè da quell’incontro nascesse una profonda amicizia: libero, impetuoso, spregiudicato Beethoven, diplomatico e raffinato Goethe. Dagli appunti che essi lasciarono nei loro diari e nelle lettere scritte ad amici si comprende facilmente che i loro rapporti furono di educata tolleranza, nulla più. Quando si conobbero , Beethoven aveva 42 anni e Goethe 62. Durante il loro breve incontro un giorno, mentre camminavano lungo un viale, videro arrivare in carrozza la famiglia imperiale. Goethe si scoprì il capo , si fece da parte e restò fermo nell’inchino di prammatica. Beethoven, invece, si calò di più il cappello sugli occhi, abbottonò il soprabito e guardò fiero davanti a sè. Nonostante questo suo atteggiamento, l’imperatrice lo salutò per prima e l’arciduca si tolse il cappello. Beethoven, rivolto quindi a Goethe, disse con una certa compiacenza : ” Quella gente mi conosce”. Quindi intavolò una lunga discussione. Beethoven dirà più tardi : ” Quando uno come me e Goethe si trovano insieme, quei signori devono sentire la nostra grandezza”. Ancora mentre passeggiavano insieme, il poeta si mostrò infastidito di quanta gente li ossequiasse al loro passaggio. Beethoven fu subito pronto a rispondere con un ironico sorriso : ”Non se ne preoccupi, eccellenza, forse questi inchini sono soltanto per me.” Una sera suonò per Goethe che così riferì al critico musicale Zelter :” Il suo talento mi ha stupefatto. Ma egli purtroppo, è una personalità irriducibilmente ribelle e non ha torto davvero di trovare il mondo detestabel; il suo carattere non lo rende ricco di gioia nè per sè nè per gli altri. E’ molto da scusare invece e molto da compiangere perchè l’udito lo abbandona; cosa forse meno dannosa per il suo essere musicale, che per i contatti con la società. Egli, già taciturno per natura, lo diviene doppiamente per la sua infermità.” Goethe non nominò mai Beethoven nelle sue opere. Più che amarlo, lo temeva. E soprattutto temeva che l’impetuosa musica beethoveniana turbasse la serenità spirituale ch’egli aveva conquistato a prezzo di tante rinunce. Mendelssohn, che incontrò a Weimar nel 1830 Goethe ottantenne, racconta che il poeta non gradiva sentir parlare di Beethoven ; tuttavia si convinse un giorno ad ascoltare il primo tempo della Sinfonia n° 5 . Quell’inizio drammatico lo scosse visibilmente, però non volle palesare il turbamento e così commentò : ”E’ musica grandiosa e insensata insieme: si direbbe che la sala stia per crollare.” Ma dopo aver ascoltato il primo tempo della Quinta, Goethe rientrò a casa pallido. A cena non parlò con nessuno. Da allora non ascoltò più musica di Beethoven.
Qui sotto, Goethe s’inchina al passaggio dei reali mentre il musicista tira dritto con fare altezzoso.
E qui una poesia di Goethe:
Vicinanza dell’amata
Io penso a te quando il raggio del sole
mi raggiunge dal mare.
Penso a te quando il biancore lunare
si specchia nella fonte.
Ti vedo quando sulla via lontana
si solleva la polvere
e quando a notte là sul ponticello
passa il viandante, e trema.
Io odo te quando il mugghiar dell’onda
monta cupo laggiù.
Vado spesso nel quieto bosco e ascolto,
quando tutto è silenzio.
Sono con te: benchè così lontana
tu sei vicino a me.
Cade il sole, mi fan luce le stelle.
Oh,se tu fossi qui !
Post dedicato al caro amico Gian Paolo ( http://newwhitebear’s blog.wordpress.com// ) che ama molto Goethe e sul quale ha scritto un bel racconto di fantasia ispirandosi ad una sua storia d’amore vissuta a Roma che vi consiglio di leggere. Penso mi perdonerà se non ricordo il titolo. Voi chiedeteglielo, ne vale la pena.
Fonte: I grandi di tutti i tempi : Beethoven
Periodici Mondadori