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Cari  amici  ci  sono  una  marea  di  tag  in  giro,  questo  sicuramente  il  più  gradevole,  ideato  dalla  cara  Carla ( https://ladimoradelpensiero.wordpress.com)  che  non  può  non  farmi  piacere  aver  ricevuto.  E  volete  sapere  chi  me  lo  ha  donato?  Due   amiche  che  per  la  loro   simpatia  porto  nel  cuore:

Franca, (https://lemieemozioniinimmagini.wordpress.com)  quella,  oramai famosa ,  del  caffè,  e  Rosa ( https://calogerobonura.wordpress.com// 

Ora le regole sono ,  come  in  questo  caso  sempre  le  stesse. Ricordare  chi  ha  ideato  il  tag.  Fatto

Ringraziare chi  mi  ha  taggata.  Fatto.

Inviare  un  pensiero  affettuoso  a  cinque  blogger  sperando  continuino  la  catena  e  avvisarli  di  averli  taggati  a  loro  volta.

Questo  il  mio  pensiero  che  offro  con affetto  oltre  che  ai  cinque  blogger  a  tutti  coloro  che  passeranno  di  qui :

”Siamo  amici.

Io  non  desidero  niente  da  te,

tu  non  vuoi  nulla  da  me.

Io  e  te  

dividiamo  la  vita.”

Citato  da  Barbara  Young, nel libro ” This  man  from  Lebanon ”

Ecco,  a  malincuore  perchè  la  scelta  è  sempre  limitativa,  i  nomi  dei  cinque  leggendari  (  per  forza  debbo  lasciare  fuori  tantissimi  di  voi,  ecco  perchè  non  gradisco  molto  queste  catene,  ma  dovendo  stare  in  ballo,  e  visto  che  mi  piace  ballare…)

Gian  Paolo   blog   newwhitebear.wordpress.com

Giorgio  blog   giomag59.wordpress.com

Antonio  blog  antoniotomarchio.wordpress.com

Primula  blog  primulablog.com  

Pif (  Rebecca)  blog  rebeccaantolini.wordpress.com

Tutti  gli  altri  non  si  sentano  esclusi.  Voglio  bene  anche  a  voi.  Isabella

PS  la  scelta  è  caduta  su  questi  amici  perchè  con  loro  c’è  da  tanto  tempo  un  profondo  rapporto  d’amicizia, chiacchieriamo  molto  insieme  e  trovo  che  ciò  sia   davvero  una  bella  cosa.


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Volevo  dedicare  questa  mia  poesia  a  Carla (http://Ladimoradelpensiero.wordpress.com// )  dopo che avevo   letto  della  sua  ultima   nomination.  Poesia   che  fatalità  ho  scritto  vari  giorni  fa  e  che  mi  pare  calzi   a  pennello  per  questo  premio.  Però  visto  che  si  tratta  di  un  premio  particolare  e  non  ultima  cosa,   anche  da  me  ricevuto  grazie  alla  mia  cara  e  simpatica  amica  Rebecca  Antolinihttp://rebeccaantolini.wordpress.com// che  mi  ha  nominato,  ho  cambiato  idea.  Dal  momento  che  penso  che  tutti  noi  blogger  siamo  unici  e  ognuno  di  noi  ha  la  propria  ispirazione  quando  scrive,  dedico  a  tutti  voi  indistintamente  la  mia  poesia  augurandomi che  la  possiate  gradire.  Un  abbraccio.  Isabella

 

PS  E’  ovvio  che  nomino  tutti  i  blogger  nessuno  escluso.

 

 

Oh,

  ispirazione,

sei  tornata  alfine.

Sapessi  le  volte

che  ti  ho  cercata,

nelle  mie  notti  buie,

aspettando

che  la  tua  parola

si  facesse

viva  in  me.

Ora  sei  qui,

finalmente

riprenderemo

il  nostro  viaggio  insieme,

troppo  presto  interrotto,

e  percorreremo  strade

le  più  diverse.

Da  parte  mia

ti  assicuro

impegno,

da parte  tua  mi  aspetto

presenza  e  costanza.

Non  deludermi

ma  aiutami

e  sostienimi.

In  cambio

ti  darò

soddisfazione

e  piacere.

Presto,

consigliami

ch’io  possa  raccontare

ciò  che  tu  mi  suggerisci.

Isabella  Scotti


Di   nuovo  stupita,  debbo  ringraziare  per  tre  nomination.

Franca  (http://lemieemozioniinimmagini.wordpress.com// ),   Maria ( http://nonsoloparole.wordpress.com//) e  Federica  (  http://ninjalaspia.wordpress.com// mi  hanno  nominata  per  il  BOOK NOMINATION, premio  che  a  dire  il  vero  accetto  volentieri  perchè  mi  fa  sentire  importante  anche  se  poi  effettivamente non  lo  sono  mica,  ricordatevelo.   Comunque  tornando  a  noi  è  un  premio  che  non  ha  domande  a  cui  rispondere(  meno  male  dico  io).  L’unica cosa  nominare  altri  cinque  blogger  e  riportare  la  pagina  di  un  libro  letto.  Voglio  dire  una  cosa  a  riguardo.  Il  libro  da  me  scelto  è  un  libro  letto  molto  tempo  fa,  verso  la  fine  degli  anni  80  ed  è  un  libro  di  Mario  Tobino  ( 1910 –  1991)  che  oltre  che  essere  stato  scrittore,  poeta,  era  anche  un  famoso  psichiatra.  Scrisse  questo  libro  quando  ormai  era  prossimo  alla  pensione.  Il  titolo  è  ”Gli  ultimi  giorni  di  Magliano”.   Un  libro  dove  racconta  la  sua  esperienza  di  medico  vicino ai  malati  di  mente  nel  manicomio  di  Lucca  e  dove  parla  anche  molto  della  legge  180  sulla  chiusura  dei  manicomi.  E’  proprio  a  testimonianza  di  ciò  che  riporto  un  brano  che  ritengo,  almeno  dal  mio  punto  di  vista,   importante   e   indicativo  se  rapportato  alle  tante  situazioni  che  quotidianamente  ci  vengono  offerte  dai  media.  Con  ciò,  anche  se  a  malincuore,  consapevole  di  fare  torto  a  qualcuno,  nomino  oggi  cinque  blogger  ai  quali  dedico  questo  premio.

http://Signorasinasce.wordpress.com//

http://Tra Sottosuolo E Sole. wordpress.com//

http://Vivere per Amare.wordpress.com//

http://Tuttolandia.wordpress.com//

http://viaggioperviandantipazienti.wordpress.com//

Ecco  ora  il  brano  da  cui  prendo  gli  stralci   più,  a  mio   giudizio,  importanti :

”…La  legge  ha  già  un  numero :  180,  una  data: 13 – 5 -1978.

In  sostanza  stabilisce,  impone  che  i  manicomi  siano  aboliti,  come  il  dionisiaco  e  il  diavolesco  della  follia  non  esistesse. La  follia  è  una  malattia  qualsiasi,  come  il  morbillo,  la  difterite.

Se  qualcuno,  occasionalmente,  ha  manifestazioni  ”diverse”  prima  deve  essere  curato  fuori,  lontano  dall’ospedale  psichiatrico,  che  è  infetto,  curato  in  ambulatori  di  Igiene  Mentale  che  saranno  situati  sparsi  nei  diversi  punti  del  territorio.  Se  poi  capita  che  un  diverso,  un  matto,  diventa  acuto,è  pericoloso,  necessita  che  sia  ricoverato,allora  sorgono  due  casi.  Il  diverso  rifiuta  il  ricovero,  grida  che  non  è  matto,  non  vuole  entrare  in  nessun  reparto.  Invece  il  medico  certifica  che  è  un  acuto  e  necessita  che  sia  ricoverato.   A  questo  punto  il  sindaco,  dopo  aver  preso  conoscenza  del  o  dei  certificati ,  dispone  il  ricovero  ”obbligatorio”,  che  non  dovrà  durare   più  di  sette  giorni,  salvo  proroga.  E  dove  sarà  curato  questo  diverso  che  rifiuta  le  cure?  Mai  più  in  un  manicomio,  ma  in  un  servizio  psichiatrico,  in  un  piccolo  reparto  che  sarà  istituito,-  e  sembra  che  la  legge  sia  decisa  su  questo  punto-  lontanissimo  dal  manicomio,  e  distante  anche  da  quel  reparto  neurologico  che  può  esserci  in  un  ospedale  civile.  Ed  ora  viene  il  bello.

Questo  nuovo  reparto,  chiamato  Servizio  Psichiatrico,  non  può  avere  più  di   15  letti.  E  se  arriva  un  sedicesimo  matto?  Impossibile,  la  legge  lo  vieta,  solo  15.

Ed  ecco  il  secondo  caso.

Un  diverso  è  divenuto  acuto  e  necessita  di  ricovero  ma  questo,  all’opposto  dell’altro  che  lo  rifiutava,  accetta  il  ricovero,  è  volontario,  è  lui  stesso  a  domandare  di  essere  curato.  Allora,  in  questo  secondo  caso,  il  diverso  sarà  accolto  –  anche  questa  è  buona! –  nelle  normali  corsie  di  un  ospedale  civile,  in  uno  dei  tanti  reparti  di  medicina  interna,  ortopedia,  chirurgia,  otorinolaringoiatria,  eccetera.

Infatti  la  follia  non  c’è ,  non  esiste  l’aggressività  il  furore  e  tutto  l’altro  corteo  di  sintomi.  Quella  diversità  è  come  un  mal  di  gola,  meno  di  un’appendicite,  una  cura  di  sette  giorni  o  poco  più.  Il  diverso  ritorni  in  società,  si  riinserisca,  insomma  ritorni  a  casa  sua,  in  famiglia,  tra  i  fratellini,  il  nonno,  la  nonna.  Incredibile!  Oggi  non  esistono  più  le  famiglie  patriarcali,  le  grandi  case,  i  domestici,  i  vicini  che  volentieri  danno  una  mano.  Lo  stragrande  numero  di  persone  vive  negli  alveari  delle  grandi  città;  l’inquilino  di  sotto  è  svegliato  di  notte  dallo  sciacquone  dell’inquilino  soprastante;  l’inquilino  di  destra  deve  sorbirsi  tutta  la  lite  che  tra  marito  e  moglie  spesso  si  sdipana  nell’appartamento  contiguo.  Ed  è  qui  che  si  immette,  si  inserisce  uno  schizofrenico,il  quale  può  agitarsi,  spaccare  tutto,  urlare  oppure  serrarsi  in  un  mutismo  minaccioso  di  qualsiasi  imprevedibile  azione.  Come  possibile  uno  schizofrenico,  di  quelli  schietti,,  in  una  cella  di  alveare  dalla  quale  inoltre  gli  è  facile  fuggire?  E  se,  con  un  gelido  sorriso,  si  esibirà  in  splendide  oscenità,  in  estreme  impudicizie?  E  i  malinconici,  che  adorano  la  morte?  che  d’improvviso  si  precipitano  nel  suo  pozzo?  mentre  nelle  stanze  accanto   respirano  gli  ignari  genitori  e  la  giovane  sorella  sogna?  Ma  la  legge   sottointende:  in  questi  casi  interviene  il  servizio  psichiatrico  esterno,  gli  infermieri  sparsi  nel  territorio. Dunque  nelle  case  entrano  degli  estranei,  degli  sconosciuti;  e  già  le  case  sono  strette.  E  questi  sconosciuti  che  fanno,  come  operano?  Se  usano  in  dosi  massicce  gli  psicofarmaci,  non  è  un’altra  violenza?  oppure,  se  si  asserragliano  intorno  al  letto  del  malato,  lo  contengono,  non  riproducono  in  piccolo  un  altro manicomio?  In  una  metropoli,  quanti  di  questi  microscopici  manicomi  dovranno  nascere?  Quanto  costeranno?  Che  cifre  spropositate  i  cittadini  dovranno  versare  per  questa  nuova  cura  della  follia?…”

 

Sicuramente  a  distanza  di  anni   qualcosa  sarà  cambiato,  ci  saranno  state  delle  migliorie,  ma  secondo  me  il  problema  di  fondo  rimane  e  la  cronaca  spesso  ce  lo  testimonia.

 

Ed  ora  una  menzione  speciale.

Questo  premio  è  una  rivalsa  di  alcuni  ragazzi  che  hanno  sfidato  le  nomination  alcoliche  con  quelle  letterarie,  dimostrando  di  non  essere  prede  della  debolezza,  ma  protagonisti  dell’altra  faccia  della  medaglia,  quella  che  non  si  lascia  bruciare  a  nessun  costo.