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Cammino

in  questo  pomeriggio  umido

lungo  calli

immersi  nella  nebbia.

Rasento  i  muri

per   avere  la  percezione

di  toccare

qualcosa  di  reale

in  questo  rarefatto

passeggiare.

Ad  un  tratto,

quasi  uscita

  dal  nulla,

mi  appare.

E’  lì,

immobile,

silenziosa.

Nel  suo  ampio   vestito

di  velluto  rosso,

coperta  da  un  lungo

mantello  nero,

elegante,

con  la  sua  maschera 

bianca,

dall’ovale  perfetto,

e  a  coprirle  il  capo

uno  strano  cappuccio

di  velluto  anch’esso,

rosso  come  l’abito.

Null’altro  si  vede

se  non 

   due  occhi 

che

fissano  i  miei.

Mi  guarda

senza  parlare,

sventolando  con  arte

delicatamente,

un  ventaglio  di  pizzo.

Inclina  la  testa,

sembra  sorridere  appena,

e  poi,

come  è  arrivata,

così  svanisce

nel  nulla,

lasciando  dietro  sè

una  voglia  di  vivere

altri  tempi.

Venezia…

il  suo  carnevale

è  tutto  qui.

Attimi  magici,

improvvisi,

indimenticabili!

Isabella  Scotti            dalla   raccolta di  poesie   ”All’improvviso”

A  ricordo  di  un  incontro  in   quel  carnevale  del  2002


”Bevete solo i vini migliori. Bevete vini forti. Evitate

nel modo più assoluto le acquette e gli svaporati.

Evitate la feccia.”

”Trattato  sul  buon  uso  del  vino” di Francois  Rabelais (1494-  1553)”.

 
Ambros Bierce (1842-1914) scrittore,  giornalista  statunitense,  parlava dell’astemio  definendolo  un” debole  che  cede  alla  tentazione  di  negarsi un  piacere.” E  un  vecchio  detto  dice  ”Giornata  senza  vino ,  giornata senza  sole”. Tutto  ciò  per  introdurre  l’argomento  che  dall’ultimo  post avevo  promesso  di  trattare : il  vino,  ma  quello  francese. Eravamo  rimasti in  Provenza, per  la  precisione  nel  Vaucluse  e  proprio  qui  dalle  rive  del Rodano  ai  pendii  del  Luberon  la  lunga  storia  del  vino  si  esprime attraverso  i  vari  linguaggi  del  gusto  e  del  colore. E  la  si scopre   magicamente   immergendosi  in  itinerari  dove  la  vita  genuina  dei    vignaioli   rapisce  e  contagia.  E  il   vino  in  queste  zone  è  prima  di  tutto  storia  e  poi  piacere. Per  capire  allora   l’importanza  che  assume questa  bevanda  in  terra  francese  cominciamo con un pò di  storia.

La valle del  Rodano  nata  vari  secoli  fa  dallo scontro tra  il Massiccio centrale  e  le  Alpi,  è  attraversata  dal  fiume  omonimo  che  nasce  nelle  Alpi  svizzere  e  sfocia  nel  Mediterraneo  in  terra  francese  nei  pressi  di  Marsiglia.  La  regione  si  divide  in  due  parti  la  valle  settentrionale  e  quella  meridionale. Nel  nord  già  nel  I sec. a. C  il  vigneto  faceva  concorrenza  a  quelli  italiani.  E’  di  questo  periodo  la  costruzione  della  città  gallo-romana  di  Molard,  la  più  importante  cantina  di  vinificazione  romana,  fino ad  oggi  identificata  nei  pressi  del  Rodano  a  Donzère.  In  questo  periodo  si  sviluppano  anche  le  botteghe  di  anfore  destinate  al  trasporto  del  vino  e  alle  salse  di  pesce.  Le  scoperte  archeologiche   di  terreni  adatti  alla  coltivazione  di  vigneti,  accompagnate  a  studi  storici,  provano  che  il   vigneto ” rodaniano ”  è  di  gran  lunga  anteriore  ad  altri  e  che  i  Romani  nelle  loro  risalite  lungo  il  fiume,  furono  capaci  di  dare  ad  esso  impulso  commerciale.  La valle  settentrionale  produce  vini  più  rossi  che  bianchi  con  una  differenza  basilare  rispetto  a  quella  meridionale, e  cioè  l’utilizzo  di  un  solo  tipo  d’ uva . Nel  sud  prevale  invece  l’assemblaggio  di  più  uve  come  nel  caso  di  Chateauneuf- du-Pape  dove  addirittura  possono  essere  utilizzate  ben  tredici  tipi  di  uve  diverse,  sia  rosse  che  bianche.  Delle  due  aree  la  più  celebre  è   quella  settentrionale  poichè  qui  si  trovano  due  delle  più  grandi  denominazioni  dell’intera  regione  : Cote- Rotie  e  Hermitage.  Proprio  i  vini  di  tale  denominazione  hanno  consentito  una  maggiore   riconoscibilità  ai  vini  della  valle  del  Rodano  così  da  competere  con  quelli  più  blasonati  della  Borgogna  e  del  Bordeaux. Quando  nel  medioevo  i  papi  s’installarono  ad  Avignone   apprezzando  molto  il  buon  vino  e  la  zona,  incoraggiarono  la  piantagione  dei  vigneti  ed  ecco  quindi  lo  sviluppo  sempre  più  ricco di  questa  bevanda  fino  ai  giorni  nostri .  Lungo  la  valle  ”  le  strade  dei   vini” sono  indicate  attraverso  cartelli  segnaletici :  itinerario  azzurro,  indaco,  seppia, malva,  turchese  e  per  ogni  circuito  sono  proposte  cantine  qualificate  da  una  a  tre  foglie  di  vite  secondo  la  qualità  dell’accoglienza  e  il  livello  di  prestazioni  offerte. Quest’anno  con  i  nostri  amici  ci  siamo  recati  in  una  di  queste  cantine,  ubicata  al  centro  di  un’  area  coltivata ,  dove   un   simpatico  vignaiolo con  barba  e  cappello  in  calzoni  corti,  ci  ha  accolto  e  accompagnati  all’interno  per  offrirci  dell’ottimo  vino  da  degustazione.  Sotto  gli  alberi  della  fattoria,  in   un  grande  capannone  un  altrettanto  grande  trattore  per  lavorare  la  vigna  ed  altri  grossi  utensili.  La  voglia  di  rimanere  lì,  lontano da  tutto  e  tutti  per  rimanere  immersi  in  una  vita  totalmente  diversa  da  quella  alla  quale  siamo  abituati,  dirò  che  era  tanta.  Anche  perchè  il  vignaiolo  sopra  la  cantina  aveva  la  sua  abitazione,  pensate  un  pò  che  bellezza,  lavoro  e  riposo  insieme,  una  manna.  Comunque  per  tornare  al  vino,  beviamolo  sì  ma  con  moderazione,  anche  poco  ma  buono.

fonti varie ,  e  alla corte di bacco.com