Una grande voce. Un grande attore. Ma non solo. Scrittore, scultore , regista. Un uomo dalle molteplici attività. Spiritoso, ironico ed arguto. Nato a Ferrara lavorò in teatro con i più grandi registi italiani, da Visconti a Strelher, Menotti, Ronconi. Prestigiosa la sua attività anche con opere di cui curò la regia. Scrisse e rappresentò anche sue commedie e drammi. Celebri le sue dizioni di poesia, registrate anche su cd. Ha interpretato più di cento film lavorando con Pietro Germi, Blasetti, Orson Welles, Losey, Scola. Ha preso parte ad alcune delle più famose produzioni televisive ( La freccia nera, Capitan Fracassa, Le mie prigioni ect ) partecipando anche a dei film con Totò. Pittore, giornalista collaborò anche a giornali e riviste, insomma una grande personalità. Nel 2009 un’amica di mia figlia, che all’epoca faceva teatro, m’invitò ad un suo spettacolo dove sarebbero intervenuti come ospiti Arnoldo Foà e Nando Gazzolo. Con una mia amica decidemmo di partecipare, contentissime di poter vedere dal vivo dopo tanti anni, due personaggi di spettacolo da noi tanto amati. Lo spettacolo fu abbastanza divertente e recitato bene. Ma poi arrivò Nando Gazzolo che seduto dietro un tavolino cominciò a leggere brani di Shakespeare con quella sua voce straordinariamente calda e al tempo stesso forte quando doveva esserlo. Una performance notevole se si considera il fatto che anche lui ha una certa età, ma la voce era la stessa di tanti anni fa per nulla incrinata dal tempo. Poi una volta terminato quell’intervento fu la volta di Arnoldo Foà. Aveva accettato l’invito per presentare il suo nuovo libro ”Joanna. Luzmarina”. Entrò appoggiandosi al suo bastone, e tranquillo cominciò a chiacchierare come un nostro vecchio amico parlando della vita, del bene e del male tra il serio e il divertente. Quindi, alla fine, i ragazzi della compagnia, tra i quali l’amica di mia figlia, entrarono sul palco con una grande torta e le candeline accese perchè Foà compiva novantatrè anni. Fu commovente. Uscendo poi dalla sala su di un tavolo, trovammo le copie del suo libro. Ne comprammo subito una a testa e decidemmo con Margherita di mangiare una pizza. Trovammo un ristorante il cui nome ci colpì ”Rosso Rubino” ed entrammo. Ambiente dai colori rosso e nero e deserto, anche se c’era un tavolo ben apparecchiato. Con la mia amica prendemmo posto vicino , per caso, a quel tavolo apparecchiato. All’improvviso entrò Arnoldo Foà con la sua famiglia per andare a quel tavolo e festeggiare così il proprio compleanno. Non credevamo ai nostri occhi. Prendendo coraggio, mi avvicinai emozionata chiedendo a quel grande personaggio, di regalarmi una dedica sul libro. Per tutta risposta, mi trovai sulla prima pagina ritratta, e debbo dire ben somigliante, assieme alla dedica. Così oltre i miei complimenti allo scrittore e disegnatore, chiesi anche per la mia amica, lo stesso trattamento. Con molta simpatia venni accontentata. Ora stringo tra le mani stranamente proprio quel libro, intelligente, particolare, bellissimo che sto terminando di leggere. ( Sì, l’ho iniziato da poco, ma che sorpresa…). Voglio salutarlo , ora che ci ha lasciato, con un grande grazie per quella serata e per tutte le belle interpretazioni che ci ha regalato.
Oggi sono malinconica. Ho sentito che sono morti Piero Mazzarella e Andrea Brambilla in arte ”Zuzzurro”. Ora, quando muore qualcuno, in realtà si è sempre tristi, ma quando muoiono personaggi che hanno fatto dell’arte il proprio mestiere, in questo caso parliamo di teatro, non posso che restare addolorata. Penso che il motivo sia, oltre che diventare consapevole sempre più del tempo che passa, il chiedermi se ci sono ancora attori di teatro , e parlo di quello con la T maiuscola, in grado di reggere confronti con tutti gli artisti che li hanno preceduti. Oggi se ne è andato un attore che negli anni in cui la televisione ”educava” si vedeva spesso in commedie dove la parte principale spettava al dialetto milanese. Piero Mazzarella aveva fatto di quel dialetto il suo cavallo di battaglia, e lo interpretava attraverso le figure più vere dei milanesi dei quartieri poveri, in quegli agglomerati di palazzi le cui abitazioni si affacciavano , sporgendosi da ringhiere, su cortili interni agli stessi.Ricordo le sue interpretazioni seduto attorno ad un tavolo in legno, di quelli di una volta, sulla sedia anch’essa di legno con un buon bicchiere di vino accanto e ricordo la sua voce rauca ma simpatica che mi divertiva tanto nonchè quella sua vaga somiglianza con Robert Mitchum. E ricordo il teatro un pò surreale di Zuzzurro in coppia con il cognato Gaspare. A volte ci dimentichiamo delle persone che hanno rallegrato o accompagnato per un pò di tempo la nostra vita, per poi ricordarcene nel momento della loro morte. Così, va la vita, a quanto pare.