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ODIO E AMO
MONOLOGO PER CONCORSO TEATRALE LIBERAMENTE ISPIRATO AI VERSI DI CATULLO
Sai, stanotte invece di dormire, mi sono messa a pensare. Mi chiedi a cosa ? A chi ? In realtà ho riflettuto su ciò che mi hai detto quando ci siamo visti nel pomeriggio, soffermandomi su quelle tue parole che mi hanno molto colpito : ” ODIO e AMO – Forse tu ti chiedi perché io lo faccia. Ma sento che accade e ne sono tormentato ”
Sono parole che mi sono rimbalzate in testa tutta la notte, alle quali non posso non rispondere.
Già. ODIO e AMO. Credi mio caro d’ essere l’ unico ad agitarsi per questo ? Di amare e di odiare anch’ io sono capace. Siamo essere umani mio caro, e odio e amore facce della stessa medaglia da che mondo è mondo. Tu ti chiedi il perché di questi opposti che invadono il tuo cuore ?
Mio caro, non agitarti. Entrambi vivono in noi. Una volta è più forte l’ uno, una volta l’ altro. Basta sapersi ” governare ” e ” governarli ”. Fare in modo che l’ odio non vinca sull’ amore. Guarda me ad esempio.
ODIO ? Sì, con tutto il mio cuore è la guerra che non sopporto, l’ ingiustizia umana, la stupidità, la superficialità, l’ ignoranza, la violenza sia fisica che verbale.
Ma sapessi quanto di più io sono capace d’ amare.
AMO quando stiamo insieme
AMO ascoltar l’ usignolo cantare
AMO quando un refolo di vento mi scompiglia i capelli
AMO lasciar che la poesia m’ inebri il cuore
AMO. Non posso esimermi dal farlo. Brucia in me la passione. Forte mi consuma.
AMO le tue mani quando mi cercano, quando mi accarezzano, le tue labbra che voglio unite alle mie.
MA COME…
ODIO quando te ne vai e mi lasci sola
ODIO la pioggia che scende improvvisa e cancella le tue orme
ODIO questo nostro stare insieme quando tu non mi desideri.
E mi tormenta il silenzio, quando non ci sei, il non sentire la tua voce, il non averti qui.
Vedi ? Ogni giorno combatto mio caro, e vinco. Sapessi come son felice, quando vedo che l’ odio che
è in me all ‘ improvviso ha un’ impennata, e si placa. Mi sento più serena, sorrido di più, il cuore è
più leggero. Riacquisto fiducia in me stessa, sono più ottimista e penso a te con tenerezza, e t’ amo
anche quando non ci sei.
Affiora allora, in quel momento, netta, in me, la consapevolezza che tra i due sentimenti a prevalere ,
ad averla vinta, è in fondo sempre l’ amore. Fai come me e ti sentirai bene , vedrai.
Basta lasciarsi andare… ci vuole così poco
AMARE, SEMPLICEMENTE AMARE
Isabella Scotti dicembre 2019
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Questa volta non ho vinto, ma non è detto che non ci riprovi.
Passate un buon week end amici. Vi abbraccia forte
la vostra amica Isabella
Quando il mio amico avvocato , al quale consegno sempre , per tutelarmi e stare tranquilla, i miei scritti, ha letto questo mio testo, è rimasto piacevolmente sorpreso da cio’ che aveva davanti , facendomi emozionare. Ho allora pensato ” Stai a vedere che ho scritto una cosa carina…” Facendo affidamento su questo spero di incontrare anche il vostro gradimento. Un abbraccio. Isabella
Dedicato all’amico Piero : http//Fotogrammi e Pentagrammi.wordpress.com//
foto dal web
Quando quel giorno si svegliò, successe una cosa strana. Era conscio del fatto che fosse mattina perchè era passato dal sonno profondo, a quel rivoltarsi nel letto in attesa di aprire gli occhi definitivamente. Ma ahimè, era ancor più conscio del fatto di non riuscire in una mossa del tutto naturale, che era quella di alzare le palpebre, perchè le stesse sembravano incollate, misteriosamente, senza capacità alcuna di compiere il proprio dovere, che sarebbe poi quello di lasciare l’occhio libero di vedere.
All’inizio fu preso dal panico, pensò di essere diventato cieco per sempre, ma poi tutto sfumò in una nuova consapevolezza, e piano piano, cominciò a sorridere.
Non era mai stato un coraggioso, e in effetti affrontare la vita ogni giorno, con tutte le sue incognite, gli sembrava ormai sempre più difficile. Per di più era convinto di non valere molto, e spesso sentiva quasi di non esistere. Avvertiva un forte disagio in mezzo agli altri, come si trovasse sospeso in un’altra dimensione. Così, si disse, forse era giunto il momento di dare una spallata a tutti i suoi problemi e, approfittando della situazione , lasciarsi andare, senza più dover vivere l’ansia quotidiana. Decise d’ignorare lo strano fatto capitatogli scegliendo quindi di tornare a sognare , seguitando a fare, quello che aveva fatto per tutta la notte.
Sdraiato sul letto, rimase lì, immobile, dando inizio all’inseguimento di tutti i sogni che aveva lasciato a metà. In fondo era quello che desiderava da sempre, ignorare il presente e vivere una realtà virtuale. Così, si tranquillizzò, e, sorridendo iniziò il viaggio a lungo bramato.
Non so come andò a finire, ma senz’altro, quello fu , per lui, semplicemente, il suo viaggio più bello.
Isabella Scotti
Ho scritto questo post dopo aver letto un articolo di Piero col quale mi scuso per non ricordarne il titolo. So solo che mi aveva conquistata; del resto ogni suo articolo va letto perchè ne vale troppo la pena. I suoi scritti sono sempre emozionanti, romantici, trovo sia molto capace di parlare al cuore delle donne. Conosco e apprezzo molti amici scrittori, ognuno di loro sa scrivere molto bene e Piero non è da meno . Leggetelo e ve ne renderete conto. Grazie Piero.
Dopo aver letto i bellissimi versi di Trilce dal blog ”La nostra commedia”, prendo in prestito le parole chiave per scrivere anch’io una cosetta. Perdonate l’intrusione ma mi hanno troppo coinvolto.
Ecco le parole : marina, tramonto, spiaggia, solitudine, faro. Ed ecco ciò che hanno risvegliato in me.
SENSAZIONI
Quando al tramonto
m’appresso alla marina,
nulla m’impedisce
di sentirmi libera.
Vivo
emozioni impagabili
persa e immersa
nella mia solitudine
amica.
La lunga spiaggia
è deserta.
Solo lo stridio
dei gabbiani in volo
riesce a rompere il silenzio.
Unico punto di riferimento
che buca la nebbia ,
lontano,
quel faro,
acceso,
sul calar della sera.
Isabella Scotti agosto 2015
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Tu parli della tua età, dei tuoi fili di seta bianca.
Guarda le tue mani di petali d’oleandro, il tuo collo unica piega di grazia
Amo la cenere sulle tue ciglia sulle tue palpebre, i tuoi occhi d’oro opaco
I tuoi occhi di sole nella rugiada d’oro verde, sull’erba del mattino
I tuoi occhi a novembre come il mare all’aurora intorno al castello di Gorèe
Quanta forza nel fondo, che tesori di caravelle gettati al dio d’ebano!
Amo le tue giovani rughe e queste ombre che il tuo sorriso di settembre
Colora di rosa antico, questi fiori agli angoli dei tuoi occhi e delle tue labbra
I tuoi occhi il tuo sorriso, i balsami delle tue mani di velluto, il pelo del tuo corpo
Che da tempo mi incantarono nel giardino dell’Eden
Donna ambigua, tutta furore e dolcezza.
Ma nel cuore della fredda stagione
Quando le linee del tuo volto si presenteranno più pure
Le guance più cave, lo sguardo remoto, mia Donna,
Quando di solchi saranno striati, come i campi d’inverno la tua pelle,
Il collo il corpo sfiniti
Le tue sottili diafane mani, raggiungerò il tesoro della mia ritmica ricerca
Il sole dietro la lunga notte d’angoscia
La cascata e la stessa melopea, le mormoranti sorgenti della tua anima,
Vieni, la notte scende sulle terrazze bianche, e tu verrai
La luna accarezza il mare con la sua luce di cenere trasparente
Lontano riposano le stelle sugli abissi marini della notte
Come una via lattea si allunga l’Isola.
Ascolta, senti? Il ripetuto abbaiare che sale da Cap Manuel
E dal ristorante del pontile e dalla baia
Che musica strana, soave come il sogno
Cara !…
SENGHOR- POESIE DELL’ AFRICA
Leopold Sèdar Senghor, il massimo poeta africano, è una delle figure più autorevoli della cultura mondiale.
Padre della NEGRITUDINE, il grande movimento di affermazione della specificità culturale africana, è un cantore sublime dell’unità dell’uomo con la natura.
Senghor fu eletto primo Presidente della Repubblica del Senegal nel 1960, dopo la liberazione dal colonialismo francese, e ha guidato il suo paese per venti lunghi anni. Lui cristiano, in un paese musulmano, a dimostrazione della tolleranza religiosa esistente in Senegal.
Sai, inconsciamente
era te
che aspettavo.
Da tempo cercavo
qualcuno
che volesse con me,
condividere tutto.
Ora,
coscientemente,
so che sei tu
quel qualcuno.
Ricordo ancora
il nostro
primo incontro,
in casa d’amici,
e ricordo ancora
quando
i miei occhi
all’improvviso
hanno visto
i tuoi .
Incrociare
il tuo sguardo
e capire
in un attimo
che il mio cercare
era finito.
Sentire
un tuffo al cuore,
avvertire
un tremore,
vivere
una sensazione
di totale abbandono…
Anche ora,
quando ti vedo
vivo
le stesse emozioni.
Sai,
dicono
che tutto ciò
si chiami
”Amore”.
Isabella Scotti
Romeo e Giulietta ( 1968) regia di Franco Zeffirelli
PRIMO ACROSTICO
F orse è amore. Del
R esto ogni volta che lo vedo
E
M i sorride
I o
T remo
O h, sarà lui quello che cercavo?
SECONDO ACROSTICO
P rendimi ora.
A ccelera il battito, il cuore.
S enza di te son nulla.
S tringimi forte ch’
I o quasi non respiri ma che
O gni parte di me vibri.
N on ricorderò allora più chi sono , perchè
E stasi pura, vivrò.
TERZO ACROSTICO
I mpossibile
N egare quando
G ià tutto è
A ssolutamente chiaro.
N on sei più mio
N on ti voglio più
O dio , il solo guardarti.
Isabella Scotti
Ragazzi ma non è sempre così, almeno nella conclusione che potrebbe invece essere…
QUARTO ACROSTICO ( AGGIUNTA )
P er sincerità debbo dire che
E’ amore.
R isento spesso quel fremito, come un battito d’ali improvviso.
S o che anche lui lo avverte.
E così
M entre lo guardo ho la certezza che
P otremo
R estare per tutta la vita
E ternamente uniti, serenamente insieme.
Isabella Scotti 2015
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Un caro saluto a chi passerà di qui.
… l’Italia entra in guerra. Comincia il periodo più brutto per tanti giovani che ignari dovranno partire per affrontare un nemico di cui non conoscono nulla. Il poeta Giuseppe Ungaretti fervente interventista, parte all’inizio della guerra come volontario. Al fronte cambierà parere, rimanendo invece sconvolto dalle brutture della guerra, dal vivere in solitudine, soffrendo il freddo e la fame, osservando da vicino la morte, e prenderà allora coscienza dell’utilità dello scrittore quale testimone di un conflitto spietato dove l’uomo, persa ogni dignità affida la propria vita al caso sperando comunque di poterne uscire indenne. Nascono così, quasi come un intimo diario , alcune delle sue più belle liriche.
S. Martino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro.
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto.
Ma nel cuore
nessuna croce manca.
E’ il mio cuore
il paese più straziato.
Cima Quattro, 23 dicembre 1915 ( Primo Natale al fronte del poeta )
Veglia
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrate
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
Soldati
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
Ed ora dopo l’angolo della poesia ecco la canzone
e dopo la canzone un’interpretazione originale della stessa in un film moolto particolare…
” Si è tanto scritto sugli animali cosiddetti ”malati d’uomo”: il gatto. il cane, certi volatili. Ebbene anche i fiori, certi fiori, vivono l’estasi di una simile amorosa malattia.
Sembrano spuntare per un omaggio di sintonia e complicità con noi, in attesa delle punte delle dita che li accarezzino, di un gesto che li doni.
I fiori ” malati d’uomo” sono piccole divinità della religione naturale. ”
Alberto Bevilacqua
L’angolo della poesia
Fiore di montagna
Dopo lunghe salite
ti vedo,
là sulla roccia,
aggrappato alla terra,
arida e dura.
Piccolo fiore rosa,
rododendro vigoroso,
forte e resistente
sparso qua e là
per regalare un sorriso
a chi salendo,
con fatica,
si trova dinanzi
uno scenario
di pietre levigate,
dai contorni spigolosi,
appuntiti.
Dolce rododendro,
fiore di montagna,
unico tocco delicato,
in un deserto calcareo
roso dall’acqua
e inasprito dal vento.
Isabella Scotti
dal mio libro ”Miscellanea…”’
foto : tapazovaldoten altervista org- 708-600
V’è un angelo nella famiglia che rende, con una misteriosa influenza di grazie, di dolcezze e d’amore, il compimento dei doveri meno amari. Le sole gioie pure e non miste di tristezza, che sia dato all’uomo di godere sulla terra, sono, mercè quell’angelo, le gioie della famiglia.
Chi non ha potuto per fatalità di circostanze, vivere sotto l’ali di tale angelo la vita serena della famiglia, ha un’ombra di mestizia stesa sull’anima, un vuoto che nulla riempie nel cuore.
Benedite Iddio che creava quest’angelo, o voi che avete le gioie e la consolazione della famiglia. Non tenete in poco conto, perchè vi sembri di poter trovare altrove gioie più fervide e consolazioni più rapide ai vostri dolori. L’angelo della famiglia è la donna, la madre.
GIUSEPPE MAZZINI
L’angolo della poesia.
Tenerezza
Caldo abbraccio di madre.
Il bimbo,
dall’aria innocente,
si affida a lei.
La stringe affettuosamente
cingendole il collo
con slancio,
e di rimando,
la madre,
lo abbraccia
con tenerezza.
Nessun’altra scena
è così carica d’amore
come questa,
dolce,
dell’incontro
tra madre e figlio,
nel dipinto
che osservo
qui, ora
davanti a me.
Un momento intimo,
delicato
e tenero,
volto
a testimoniare
l’esistenza
di un legame
unico, profondo
indissolubile.
Isabella Scotti
BUONA FESTA A TUTTE LE MAMME DEL MONDO
Poichè pare abbiate gradito la mia precedente creazione legata alle parole Magnolia, Coppa, Essenza, Dolcezza, Intensità, continuo, sempre su suggerimento di Franca, con un acrostico :
I neguagliabile magnolia. Il tuo
N obile aspetto di pianta rigogliosa
T rae lo sguardo. E la tua
E ssenza è profumo che si spande
N ell’aria. C’è tanta intensità in esso che
S arebbe una magia poterlo racchiudere in una coppa.
I nspiegabilmente è per me dolcezza
T rovarmi
A lla tua ombra e sotto te, sostare.
ISABELLA SCOTTI
Spero vi piaccia quanto la mia prima composizione. Un abbraccio a tutti gli amici che passeranno di qui. Buona domenica.