Archivi categoria: Cinema, che passione

 

Amare

e   non   confessarlo.

Guardare

all’ amore

con   distacco,

pensando

ad   esso

senza   farsi  sopraffare

dal   sentimento.

Lasciarsi

stringere

dalla   morsa

di   un   esagerato

senso   del   dovere,

rimanendone

schiacciato.

Non   capire

il   dolore

di   chi   l’ amore

vorrebbe   offrirglielo

e   non   può,

per   la   sua   freddezza.

Che   tristezza

rendersi   conto,

troppo   tardi ,

di   aver   perso

l’ occasione

della   vita.

Comprendere

l’ inutilità

di   un   diniego

sciocco,

soffrendo   poi

in   silenzio

una   solitudine

profonda,

accompagnata

senza   fine,

da   un   rimpianto

malinconico,

struggente.

 

Isabella   Scotti   luglio   2020

testo   :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

 

Un   film   con   due   attori   superbi ,   Emma   Thompson   ed   Antony   Hopkins   che   la   mano   elegante   di   James   Ivory   ha   saputo   ben   dirigere.    Un    personaggio   ,   quello   del   maggiordomo,   che   per   quanto   risulti   di   primo   acchitto   difficilmente   comprensibile   nel   suo   atteggiamento   formale,    va   invece   inquadrato ,   per   ben   comprenderlo,   nel   periodo   pre  –  bellico    nel   quale   tradizione   e   valori   nell’  Inghilterra    di   quel   periodo   erano   fortemente   radicati.   Un   film   impeccabile,   assolutamente   da   vedere.

 

Tante   le   interpretazioni   eccellenti   di   questi  attori.  Tanti   i   loro   film   da   ricordare. 

 

EMMA   THOMPSON

 

Emma Thompson è nata a Londra il 15 aprile del 1959. Suo padre, Eric Thompson, era un attore piuttosto famoso per aver interpretato e raccontato in televisione la serie The Magic Roundabout. Sua madre Phyllida Law, era un’attrice scozzese. Per completare il quadro di una famiglia totalmente immersa nell’ambito artistico basta aggiungere che anche la sorella minore di Emma, Sophie Thompson diventerà un’attrice.

 

Un esordio da cabarettista

 

La Thompson ha frequentato dapprima un istituto femminile, la Camden School e poi il Newnham College a Cambridge, dove ha avuto una breve relazione con Hugh Laurie, l’attore che circa trent’anni dopo sarebbe diventato il dottor House. Con lo stesso Laurie apparirà come comparsa nella sitcom The Young Ones nel 1984. Durante gli anni di Cambridge ha recitato in molti spettacoli teatrali riuscendo ad aggiudicarsi anche il Terrier Pick of the Edinburgh Fringe. Mentre stava ancora studiando a Cambridge, un vecchio amico le ha proposto di entrare nel celebre gruppo teatrale Footlights, dove lavoravano i John Cleese ed Eric Idle (futuri Monty Python). Due anni prima del diploma, l’agente Richard Armitage, profondamente colpito dagli spiritosissimi testi scritti per la Footlights, le ha offerto un contratto. Laureata in lettere a Cambridge nel 1981 con una tesi sul romanziere George Eliot, Emma Thompson ha iniziato a lavorare come cabarettista; nel 1985 è stata l’attrice protagonista del musical Me and My Girl al fianco di Robert Lindsay, spettacolo trasmesso dalla BBC. Sempre per la BBC ha poi scritto e curato la registrazione della serie televisiva Thompson. Il successo che ottiene, inclusi gli apprezzamenti da parte della critica, le permettono di interpretare il suo primo ruolo drammatico: nella serie televisiva Fortunes of War sarà Harriet Pringle al fianco di Kenneth Branagh. Tra la Thompson e Branagh nascerà una storia d’amore che li condurrà non solo al matrimonio nell’agosto del 1989, ma anche a numerose collaborazioni artistiche, in particolari negli adattamenti shakespeariani.

 

 

Un amore di regista

 

Dopo i successi teatrali e quelli televisivi Emma Thompson fa il grande salto e recita per la prima volta in una produzione destinata al grande schermo nel 1989 diretta dal marito nel suo personale adattamento dell’Enrico V. Sempre nello stesso anno viene scelta da Mel Smith, regista con alle spalle una lunghissima carriera televisiva, per il suo debutto cinematografico: in Due metri di allergia la Thompson fornisce un’ottima prova da attrice comica al fianco di Jeff Goldblum. E questa sua capacità di passare con disinvoltura dal registro drammatico a quello comica sarà una costante della carriera cinematografia della Thompson e sarà anche uno dei motivi per cui per tutti gli anni novanta sarà una delle attrici più acclamate dalla critica di tutto il mondo.
Nel 1991 è la protagonista femminile del secondo lungometraggio del regista-marito: L’altro delitto, giallo complesso e irrisolto ma carica di fascino e impreziosito dall’intesa e dalla complicità che naturalmente si era creata sul set tra i due protagonisti. L’anno successivo, marito e moglie si ritrovano nuovamente insieme sul set: Gli amici di Peterè una commedia acida e brillante allo stesso tempo, in cui la Thompson non solo si trova a essere diretta dal marito Kenneth Branagh ma recita anche al fianco di sua madre Phyllida Law. Madre e figlia si troveranno nuovamente insieme sul set dell’esordio alla regia di Alan Rickman nel 1997 con L’ospite d’inverno.

 

 

A lavoro con James Ivory: ed è subito Oscar!

 

Gli amici di Peter è la prima vera prova cinematografica in cui la recitazione della Thompson trova modo di esprimersi al meglio: la critica apprezzerà unanimemente e James Ivory la chiamerà per affidarle il ruolo di Margaret Schlegel in Casa Howard. La pellicola è tutta centrata sull’incontro-scontro di tre famiglie nell’Inghilterra dell’inizio del secolo scorso e il cast offra una prova superlativa. La Thompson vince il Golden Globe e l’Oscar come miglior attrice protagonista. Di fatto questa pellicola rappresenta la definitiva consacrazione per un’attrice che è finalmente riuscita a sdoganare la sua recitazione molto british in tutto il resto del mondo.
Il 1993 per la Thompson è un anno magico: recita in ben tre film. Si ripropone il binomio col marito per l’ennesima trasposizione di Shakespeare in Molto rumore per nulla. Un’operazione riuscita nel tentativo di aggiornare Shakespeare portandolo al passo coi tempi: la Thompson svetta su un cast stellare pieno zeppo di star hollywoodiane (per tutti basti citare Denzel Washington, Keanu Reeves e Michael Keaton). Ancora una volta, Branagh riserva un piccolo ruolo per Phyllida Law, madre della Thompson. Diretta da Jim Sheridan sarà l’agguerrita avvocatessa che difenderà e farà scarcerare Daniel Day-Lewis nel bellissimo Nel nome del padre. Storia di un clamoroso errore giudiziario, frutto di un complotto poliziesco, il film è coinvolgente e vale soprattutto come racconto di formazione nella descrizione del rapporto tra padre e figlio, rinchiusi nella stessa cella. Per la Thompson arriva il secondo Golden Globe e una nomination all’Oscar come attrice non protagonista. Dulcis in fundo, sempre nel 1993 arriva la parte della governante Mrs. Kenton in Quel che resta del giorno di James Ivory. Dopo Casa Howard, la Thompson recita nuovamente al fianco di Anthony Hopkins e i due offrono una prova che viene unanimemente apprezzata.

 

Con Ragione e Sentimento ritrova l’amore… e un altro Oscar

 

L’anno successivo arriva la prima partecipazione a una super-produzione hollywoodiana: diretta da Ivan Reitman la Thompson affiancherà Arnold Schwarzenegger e Danny De Vito in Junior. Uno studioso della fertilità cui hanno bloccato i fondi per la sperimentazione di un nuovo farmaco antiaborto decide di trasformarsi in cavia e si inietta un ovulo fecondato col proprio sperma. Nell’arco della sua filmografia l’esperienza con Reitman sarà l’unica incursione della Thompson in una produzione concepita per essere un blockbuster senza ambizioni autoriale. L’anno successivo è la protagonista di Carrington diretta da Cristopher Hampton. Nella parte di Dora Carrington la Thompson disegna il magistrale ritratto di una pittrice incapace di convivere con la sua attrazione per l’omosessuale Giles Lytton Strachey. Arriva il 1996 e arriva anche il secondo Oscar per la Thompson, questa volta, sorprendentemente, non come attrice ma come sceneggiatrice: sarà infatti lei ad adattare il romanzo di Jane Austen per la versione cinematografica di Ragione e sentimento diretta da Ang Lee. Per la sua interpretazione di Elinor Dashwood la Thompson viene anche nominata all’Oscar come migliore attrice protagonista così da risultare la prima e, almeno per ora, unica star della storia del cinema a vincere un Oscar sia come attrice che come sceneggiatrice nonché a ricevere una nomination come sceneggiatrice e attrice dello stesso film. Nel 1995 la Thompson aveva divorziato da Kenneth Branagh a causa di un tradimento la cui notizia fece il giro del mondo: Branagh avrebbe infatti avuto una relazione con Helena Bonham Carter l’anno precedente sul set di Frankenstein di Mary Shelley. Dal 1996 la Thompson ha iniziato una relazione con l’attore Greg Wise che in Ragione e sentimento interpretava il ruolo di Willoughby. I due si sposeranno nel 2003.
Nel 1998 sarà diretta da Mike Nichols ne I colori della vittoria, film ambizioso sugli intrighi che si nascondono dietro la corsa alla Casa Bianca che non riscosse il successo sperato. Nel 2000 torna a lavorare col Hugh Laurie pre-dottor House in Maybe Baby, diretta da Ben Elton. È la storia di una coppia felice, Lucy, agente teatrale, e Sam autore di commedie televisive, che cerca in ogni modo di avere un figlio. I due le provano tutte: rituali afrodisiaci in salsa new age, nottate di sesso con la luna piena, agopuntura, ma il sospirato bambino non arriva. I due si rivolgono allora ai medici, seguendo terapie ormonali che sconvolgono Lucy e affliggono Sam, in pieno blocco creativo. Quando Sam decide di trarre una commedia dallo loro storia, Lucy la prende molto male, cosi dalla serena vita di coppia si passa a un’inattesa e rapida crisi. Una riuscita commedia in cui la Thompson si ritaglia il ruolo della simpatica Druscilla.

 

 

Un omaggio anche all’ultimo eroe inglese: Harry Potter

 

Nel 2003 farà parte del ricco cast di Love actually – L’amore davvero, esordio alla regia di Richard Curtis. Per la sua interpretazione di Karen, donna sposata che sospetta il tradimento del marito, la Thompson ottiene un premio BAFTA come attrice non-protagonista, il premio Evening Standard British Film Award come miglior attrice e l’ambito premio Empire come miglior attrice inglese. Sempre nel 2003 sarà la protagonista femminile del clamoroso flop Immagini – Imagining Argentina per la regia di Cristopher Hampton sul mondo dei desaparecidos argentini negli anni Settanta. Un film talmente brutto che rappresenta l’unico vero incidente di percorso nella filmografia della Thompson. Nel 2004 si concederà un impegno-svago interpretando la parte della Sibilla in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.
Il ritorno, per la Thompson, a produzioni di livello che più le si addicono, è l’intelligente e riuscitissima commedia Vero come la finzione di Marc Forster del 2006, quarta collaborazione con la produttrice Lindsay Doran, in cui dona il fascino del suo volto a una famosa romanziera. Una scelta tutta per i bambini, invece, quella di Nanny McPhee – Tata Matilda, una sorta di Mary Poppins, ma decisamente più grottesco, in cui Emma dà una mano al vedovo Colin Firth alle prese con sette pargoli.

 

 

Un’attrice sempre rigorosamente british

 

Dopo due anni di pausa dal grande schermo, ritorna con Last Chance Harvey, dove fa ritrovare la voglia di vivere e l’amore a Dustin Hoffman, in una leggera commedia sentimentale sullo sfondo di Londra. Subito dopo ritrova James Ivory, il regista che più di tutti ha saputo valorizzarla, per Ritorno a Brideshead, una pellicola in costume tipicamente british, tratta da un romanzo di Evelyn Vaugh. Il 2009 sarà un anno molto prolifico per la Thompson: prima fa parte del cast di An Education, un film segnato dalla sceneggiatura di Nick Hornby, nome di spicco della letteratura inglese contemporanea, che racconta, come solo lui sa fare, l’adolescenza turbata di una studentessa alle prese con la crescita emotiva e il sogno di Oxford, poi risponde alla chiamata di Richard Curtis, re della commedia inglese dopo un capolavoro come Quattro matrimoni e un funerale, per I love Radio Rock, un film a ritmo di rock anni ’60 sulla storia di una radio libera, che trasmetteva da una nave nelle acque del Mare del Nord. L’anno dopo veste ancora una volta i panni della tata in Tata Matilda e il grande botto e nel 2012 torna in Effie, Men in Black 3 dando poi la voce alla regina Eleanor nel film Pixar Ribelle – The Brave. Partecipa poi al film di Richard LaGravenese Beautiful Creatures ed è attesa nel film Saving Mr. Banks (2014) di John Lee Hancock Partecipa al film con Bradley Cooper Il sapore del successo e ritrova Daniel Brühl nel film di Vincent Perez Lettere da Berlino. Dopo la commedia Bridget Jones’s Baby (2016) passa al genere fantastico con La bella e la bestia (2017) di Bill Condon.

 

MYmovies   2020   –    Giuseppe   De   Marco

 

Di   Emma   Thompson   lascio   qui   la   recensione   di   Emiliano   Dal   Toso   sulla   sua      interpretazione    ne   :  ”   Il   Verdetto –   the   children   act  ”   2017

 

Fiona Maye, protagonista de Il Verdetto, è ben consapevole del significato del suo ruolo di giudice eminente dell’Alta Corte britannica. Le sentenze emanate non equivalgono a giudizi etici. La legge dovrebbe essere sempre uguale per tutti, garantendo parità di trattamento, al di là di ogni credo religioso e di ogni opinione politica e personale. Non teme neppure di percorrere strade processuali che non rispettino i canoni previsti dall’ordinamento, quando decide di andare a trovare di persona in ospedale il minorenne Adam Henry  – il bravissimo Fionn Whitehead di Dunkirk –, malato di leucemia e figlio di una coppia di testimoni di Geova a dir poco radicale e contraria alla trasfusione di sangue che potrebbe comportare la sopravvivenza del loro unico figlio.
Emma Thompson protagonista di Il Verdetto – The Children Act
Emma   Thompson    protagonista   di   Il   Verdetto –    The   Children   Act
E così spetta a Fiona prendere in mano il destino del ragazzo e il verdetto istituzionale sul suo futuro sarà influenzato dall’instaurarsi di un rapporto con Adam, a metà strada tra l’amore materno e la relazione sentimentale. Il verdetto – The Children Act, ottavo film del britannico Richard Eyre (Iris – Un amore vero, Diario di uno scandalo), disponibile su CHILI, ha ottenuto un bel riscontro al box office italiano quando uscì in sala, incassando più di due milioni di euro e rivelandosi uno dei migliori drammi giudiziari degli ultimi anni, dallo stile formale asciutto, rigoroso ed essenziale.
Fionn Whitehead ed Emma Thompson Fionn   Whitehead   ed   Emma   ThompsonTratto dal romanzo di Ian McEwan La ballata di Adam Henry, il film mette in scena lo struggente ritratto di una donna integerrima e sensibile, “dal divino distacco e dalla diabolica perspicacia”, che si trova costretta ad affrontare una profonda crisi interiore che la coinvolge almeno su tre livelli: quello professionale, relativo al dilemma più strettamente giudiziario e giuridico sul comportamento da avere dentro e fuori dall’aula di tribunale e sulle decisioni da prendere; quello sentimentale, legato al coinvolgimento emozionale che la protagonista prova per il giovanissimo Adam.

 

Stanley Tucci ed Emma Thompson in una scena di Il verdetto – The Children Act Stanley   Tucci   ed   Emma   ThompsonInfine, quello matrimoniale, dovuto alla lontananza quotidiana sempre più rimarchevole con il marito Jack, interpretato con garbo e ironia dalla classe di Stanley Tucci. Ma la potenza del film risiede soprattutto nelle sfumature del volto della superlativa Emma Thompson, che riesce a trasmettere una vasta gamma di emozioni mantenendo un controllo di toni ineguagliabile, senza mai eccedere le soglie di fermezza e stabilità che caratterizzano il suo personaggio. Il risultato è una prova dolente, elegante, sublime, che aumenta ulteriormente la statura di una delle più straordinarie attrici del nostro tempo. 

ANTHONY   HOPKINS

 

Non c’è trucco e non c’è inganno: Anthony Hopkins è davvero quel cannibale che ha tolto il sonno a tutti noi. Ma non mangia carne, tranquilli, mangia premi, film e registi, scene e inquadrature. Il cinema ce l’ha riproposto per ben tre volte nei panni del cattivo più cattivo del cinema e noi, immancabilmente, abbiamo remunerato l’enorme professionalità di questo attore inglese, spettacolare e suggestivo, consacrandolo alle pagine della storia della settima arte… e non è poco! Lanciato nientemeno che da Laurence Olivier e, di conseguenza, con una grossa eredità alle spalle, questo attore sanguigno nel privato, ma profondamente controllato sulla scena, ha conquistato il mondo intero con le sue straordinarie performances di personaggi storici, siano essi posti nella linea del bene o in quella del male.

Le origini e gli esordi al teatro

Nato nella notte di Capodanno, figlio di una casalinga e di un panettiere, Anthony Hopkins frequenta la Cowbridge Grammar School di Wales, nel Galles, scoprendosi dislessico. Universitariamente parlando, si iscrive prima alla Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff, nel 1957 (influenzato da un altro grande attore e amico, Richard Burton) e poi, nel 1963, alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, seguendo ovviamente quelle che sono le sue attitudini artistiche. Due anni più tardi, il maestoso re del teatro inglese, Laurence Olivier, lo invita a entrare nella compagnia del National Theatre, colpito dalle sue doti di interprete dalla memoria feroce e dalla determinazione taurina.

Lo spettacolo, l’alcool e le donne

Nel 1967, appare nel suo primo film per la televisione A Flea in Her Ear di Georges Feydeau, successivamente lavora diretto da Anthony Harvey in Il leone d’inverno (1968) con Peter O’Toole, Katharine Hepburn e Timothy Dalton. Alcolista cronico, passa, oltre che da una bottiglia all’altra, anche da una donna all’altra: nel 1968 sposa l’attrice Petronella Barker, dalla quale avrà la sua unica figlia, la musicista Abigail Hopkins. Dopo il divorzio da quest’ultima, nel 1973, sposa la sua segretaria Jennifer Lynton, cui seguirà l’ennesimo divorzio, e dopo alcuni flirt (uno con l’attrice e modella Joyce Ingalls e uno con la scrittrice Francine Kay), sposa l’antiquaria Stella Arroyave, la sua terza moglie.

Gli anni settanta

Negli anni Settanta, la sua filmografia si estende a titoli come Gli anni dell’avventura (1973), Quell’ultimo ponte (1977) e Magic – Magia (1978), tutte pellicole dirette dal suo primo pigmalione cinematografico: l’attore e regista Richard Attenborough, che lo spinge a confrontarsi con star compatriote e non di primaria grandezza come Anne Bancroft (che sarà spessissimo sua compagna di set), Sean Connery, Gene Hackman, Maximilian Schell, Michael Caine, Elliott Gould, James Caan, Liv Ullman, Dick Bogarde, Ann Margret e Burgess Meredith. Poi, dopo essere stato diretto da Robert Wise in Audrey Rose (1977), lavora con il grandissimo David Lynch nella pellicola drammatica The Elephant Man (1980), mentre nella televisione inglese degli anni Ottanta ottiene un successo strepitoso nell’adattamento dell’Otello shakespeariano e di “Il gobbo di Notre Dame” di Victor Hugo, ovviamente nei due ruoli principali.

Gli anni ottanta e l’approdo in Italia

In Italia arriva nel 1985, quando Alberto Negrin lo dirige nel ruolo di Galeazzo Ciano in Io e il Duce, accanto a Susan Sarandon, Fabio Testi, Annie Girardot, Barbara De Rossi, Bob Hoskins, Vittorio Mezzogiorno e Massimo Dapporto. Mentre in patria, riceve il titolo di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico, seguito, l’anno successivo, dal Dottorato in Lettere ottenuto dall’Università del Galles. Tutte onorificenze che gli portano fortuna dato che, nel 1987, ottiene il successo di critica e pubblico nelle pellicole 84 Charing Cross Road di David Hugh Jones e Amore e rabbia (1987) di Mike Newell.

Il successo de Il silenzio degli innocenti

Poi cade il silenzio, quello degli innocenti. Arriva il ruolo che finalmente lo destinerà nella lunga fila di quegli interpreti indimenticabili della settima arte, così come similmente accadde per un altro Anthony: il memorabile Perkins, alias Norman Bates, di Psycho (1960) di Hitchcock. Cosa hanno in comune questi due attori, oltre al nome? Il fatto che entrambi siano stati diretti con lucida intelligenza in un thriller claustrofobico e crudele, interpretando un ruolo angosciante e psicopatico, ma che è stato comunque amato da tutto il mondo. Una battuta che diventa un cult («Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti») e che riassume tutto il suo personaggio: lo psicanalista cannibale Hannibal Lecter che divora la scena all’agente dell’FBI Clarice M. Starling (Jodie Foster) nel film Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme. Si guadagna così, meritatamente, l’Oscar come Miglior Attore Protagonista e, come se non bastasse, una saga che lo rivedrà nei panni di questo medico pazzo in Hannibal (2001) di Ridley Scott e Red Dragon (2002) di Brett Ratner.

Gli anni novanta

Gli anni Novanta sono invece tutti impegnati a far dimenticare al pubblico e alla critica un personaggio storicamente e cinematograficamente invadente nella sua carriera. È diretto da Michael Cimino in Ore disperate, nel ruolo del marito di Mimi Rogers, poi sarà uno dei più notevoli Van Helsing in circolazione in Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola, nonché un non così ottimo gentleman inglese in Casa Howard (1992) di James Ivory. Tornerà a essere diretto da Richard Attenborough nel 1993, partecipando al biografico Charlot, ma riceverà una nomination all’Oscar e il David di Donatello come miglior attore straniero solo per Quel che resta del giorno (1993) sempre di Ivory, come miglior attore protagonista, facendo coppia con una delle più grandi attrici inglesi di Hollywood: Emma Thompson (con la quale aveva lavorato anche in Casa Howard). Il ruolo del maggiordomo Stevens, perfetto e impeccabile, che è continuamente agli ordini del padrone di casa, e che sembra vacillare solo quando la governante della casa gli confessa il suo grande amore, è uno dei ruoli più affascinanti della sua carriera.
Seguono ancora Attenborough, Zwick e perfino Oliver Stone che lo veste nei panni del presidente più odiato d’America, Richard Nixon, in Gli intrighi del potere (altra nomination all’Oscar come attore protagonista), senza dimenticare un caotico Pablo Picasso per Ivory. Nel 1997, arriva un’altra nomination dall’Academy, ma questa volta come miglior attore non protagonista per la pellicola drammatica Amistad di Steven Spielberg, dove recita il ruolo di John Quincy Adams, ex presidente degli Stati Uniti e giurista leggendario che difende la libertà di un gruppo di negri dell’Africa che vengono catturati dalla monarchica Spagna per essere schiavizzati nel mondo moderno, ma che si ribellano e uccidono l’equipaggio della nave Amistad che li conduceva a Cuba.

L’approdo nel nuovo millennio

La maschera di Zorro (1998), Vi presento Joe Black (1998) e Instinct – Istinto primordiale (1999) sono dei blockbusters di successo, ma continuerà a impegnarsi con registi di qualità estrema come l’atipica Julie Taymor, il dinamico John Woo, l’indipendente Joel Schumacher, il re dei melodrammi hollywoodiani Robert Benton e ancora Stone che gli affiderà il ruolo del narratore nel kolossal Alexander (2004).
Vincitore del premio Cecil B. DeMille nel 2006, dà prova ancora una volta delle sue capacità recitative in Tutti gli uomini del re (2006) di Steven Zaillian e in Bobby (2006) di Emilio Estevez, ma sarà a suo agio anche nei ruoli fantasy come nell’adattamento cinematografico del poema epico Beowulf (2007) di Robert Zemeckis. Torna poi a recitare per James Ivory in Quella sera dorata (2009) in cui interpreta il fratello dello scrittore James Gund, e lo troviamo in Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010), diretto da Woody Allen. Torna poi all’horror con l’uomo lupo Benicio Del Toro in Wolfman (2009), dove interpreta il padre della creatura leggendaria. Continua comunque a trovarsi a suo agio nella fantascienza e passa a Thor (2011), film di Kenneth Branagh sul fumettistico dio del tuono ma, con Il Rito (2011), torna a spaventarci come un tempo. Nel 2013 è protagonista del film di Sacha Gervasi Hitchcock. Lavorerà per Aronofsky in Noah e poi nei thriller Blackway (2015), Premonitions (2015), Conspiracy – La cospirazione (2016) e Autobahn – Fuori controllo (2016). Nel 2017 lo vedremo in Thor: Ragnarok e in Transformers – L’ultimo cavaliere.

Le esperienze dietro la macchina da presa

Anche regista, Anthony Hopkins nel 1990 firma la pellicola biografica Dylan Thomas: Return Journey (1990), seguito nel 1996 da August e Slipstream (2007). Alla luce di tutto questo, Anthony Hopkins è un super campione del cinema, che si è guadagnato (da umile figlio di un panettiere gallese) tutti i benefici e le lodi del mondo intero. Difficilmente ha deluso le enormi aspettative che regista, pubblico e critica richiedevano da uno come lui. Mai sottotono, ecco uno dei veri mostri della settima arte.
MYmovies   –  Fabio   Secchi   Frau

 

Visualizza immagine di origine

Movieplayer.it

 

Visualizza immagine di origine

Movieplayer.it

Visualizza immagine di origine

Movieplayer.it       Con   Jodie   Foster

 

Visualizza immagine di origine

Movieplayer.it

 

Visualizza immagine di origine

 

Casa   Howard

 

Carissimi   amici,   come   vedete   non   vi   ho   affatto   dimenticato.   Scrivo   ogni   tanto,   quando   ho   qualcosa   in   testa,   ma   la   vita   sconvolge   il   nostro   volere.   Mi  sarebbe   piaciuto   continuare   ad   essere   la   stessa   persona   di   prima,   così   come   mi   avete  in   tutti   questi   anni   di   permanenza   su   wordpress   conosciuta.    Allegra,   sinceramente   vostra   amica,   espansiva     (   nei   limiti  )   e   cordiale   sempre   con   tutti ,  gentili   e   sempre   affettuosi   nei   miei   confronti.   Ma   quello   che   mi   è   caduto   addosso,   quel   dolore   che   ancora   stiamo   in   casa   vivendo   per  la   malattia   che   di   colpo   ha   cambiato   la   vita   di   mio   nipote   da   quattro   mesi   ad   oggi,   e   che   ancora   lo   mina   nel   profondo,   non   mi   lascia   scampo.   Non   sono   più   libera   col   pensiero,   sempre   rivolto   a   lui,   a   quello   che   sta   passando   e   che   ancora   dovrà   passare.   La   preghiera   è   l’ unica   cosa   che   può   aiutarci,   non   possiamo   fare   altro.   Perciò   torno   a   chiederla   anche   a   voi   tutti  :   una   preghiera,   una   sola   per   Ricky.   Può   fare   molto,   e   voi   siete   tanti.   Grazie   con   tutto   il   cuore  , e   perdonate   la   mia   sfacciataggine,   ma   è   la   mia   fede   che   mi   dà   la   forza   di   rivolgermi   a   voi   così.   Appena   potrò,   con   molto   piacere   vorrò   leggervi   di   nuovo.   Considerate   che   in   tutto   questo   sono   ancora   una   figlia   che   quasi   ogni   giorno   va   a   fare   compagnia   alla   sua   mamma,   che   seppur   alla   soglia   degli   87   anni   è   fortunatamente    ancora   in   gamba.   E   che   sta   affrontando   la   grave   situazione   di   Ricky,   il   rugbista,   con   una   grinta   non   indifferente.    In   questo   debbo   dire   che   se   non   avessimo   Arianna   e   il   suo   fratellino,   vichingo,   Marco,   i   miei   due   gioielli   di   nipotini,  saremmo   sopraffatti   da   un   dolore   insopportabile.   Almeno   quando   stiamo   con   loro   pensiamo   per   un   po’   ad   altro   e   sorridiamo.  Vi   abbraccio   tutti   uno   ad   uno   con   tanto   affetto.   Perdonatemi   se   troppo   a   lungo   vi   ho   tediato.   Grazie   per   quello   che   farete   per   Ricky.

 

La   vostra   Isabella


Carissimi   ,    sapete   bene   che   non   sono   più   serena   come   un   tempo   per   quello   che   stiamo   vivendo   in   famiglia.   Nonostante   tutto,   poiché   non   voglio   lasciarmi   sopraffare   dall’   angoscia,  scrivo   ancora,   ogni   tanto.   Qui   vedrete   scene    di   qualche   film   da   me   interpretate.   Spero    gradirete   leggere   ciò   che   ora   vi   lascio.   Mi   dispiace   non   essere   presente   qui   come   prima,   leggervi   e   commentare.   So   che   così   vivono   i   blog,   ma   ho   troppa   pena   nel   cuore   per   continuare   come   prima.   I   post   però   se   trovo   la   forza   e   soprattutto   la   voglia,   continuerò   a   regalarveli.   Almeno   spero.

Vi   lascio   comunque   un   grande   abbraccio   che   vuole   comprendervi   tutti ,  accanto   ad   un   sorriso   che   voglio   comunque   continuare   ad   avere.   Pregate   sempre   con   me   e   non   dimenticate   di   pensarmi.   Io   vi   penso   sempre.

 

CI   SEI,  TI   SENTO

 

Un   battito   d’ ali
e   ti   sento.
Viva   presenza,
soffio   d’ amore
eterno.
Appena   un   fruscio,
e   le   tue   labbra
sulle   mie,
ancora
e   ancora.
Nulla   di   noi
si   è   perso.
Ti   sento,
ci   sei ,
anche
se    più  
non   ti   tocco.
Sembrava
tu   fossi  
   andato
lontano
quel   giorno,
e   invece
sei   rimasto  
con   me.
Storia   d’ amore
la   nostra,
senza   tempo,
oltre   il   tempo.

Isabella   Scotti   maggio   2020

testo  :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

Scena   dal   film   ”  Ghost  ”

 

MI   PAR   DI   VOLARE…

 

 

 

Ecco,
le   tue
braccia
ora
mi   cingono
i   fianchi.
Guarda,
chiudo
gli   occhi
e   apro   le   mie…
mi   par
di   volare,
sicura,
senza   paura
alcuna.
Con   te,
mi   sento
di   poter
sfidare
il   mondo
intero…

Isabella   Scotti   maggio   2020

testo  :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

Scena   dal   film   ”  Titanic  ”

 

LA   MIA   VENDETTA

 

 

Giuro,

mi   vendicherò.

Farò

ciò   che

debbo   fare.

Sono   stato

colpito

negli   affetti

più   cari ,

ma

il   dolore

mi   ha   temprato,

ora   sono

forte

più   che   mai,

e   lo   dimostrerò.

Con   la   mia   spada

e   lo   scudo

affronterò

Commodo,

che   mai  

riconoscerò

come   mio

imperatore.

La   mia   vendetta

la   sua   uccisione.

Il   resto

non   ha   importanza

 

Isabella   Scotti   maggio   2020

testo  :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

Scena   dal   film   ”   Il   gladiatore  ”

 

FERMA   DAVANTI   UNA   VETRINA

 

Tubino   nero,

eleganza   raffinata

ed   ecco  

la   splendida   Holly

fermarsi

davanti

una   vetrina

e   sognare.

Il   bicchiere

in   mano,

una   brioche

nell’ altra,

rimirando

all’ interno

di   Tiffany,

anelli   e   bracciali

che   brillano

di   un   luccicore

sfavillante.

Immaginare

per   un   attimo

di   poterli

indossare,

vero   Holly   ?

Sognare

per   un   attimo

un   mondo

dorato,

convinta

di   farne   parte.

Per   poi

subito

tornare

alla   propria   realtà,

alla   propria

fragilità,

alla   propria

insicurezza.

 

Isabella   Scotti   maggio   2020

testo   :   copyright   legge   22   aprile   1941   n °   633

Colazione   da   Tiffany   con   Audrey   Hepburn   e     George   Peppard

 

DUE   AMICHE

 

 

Due   amiche,

un   sogno

di   libertà.

Anche   noi,

ricordi   Margherita  ?

Con   la   mia   micra   rossa

come   Thelma   e   Louise ,

insieme

verso   Cannes.

Un   viaggio

per   la   prima   volta

intrapreso,

alternandoci

nella   guida,

tra   una   risata

e   l’altra,

gustando   appieno

l’  emozione

di   un   viaggio

irripetibile.

Insieme,

divertendoci

da   matte.

 

Isabella   Scotti   maggio   2020

testo   :   copyright   legge   22   aprile   1941   n °   633

Thelma   e   Louise   con   Susan   Sarandon   e   Geena   Davis

 

SCALTREZZA  _  PETIT   ONZE

 

 

Occhi

raccontano    la   paura   del

momento    che   con

scaltrezza    verrà

superata

 

Isabella   Scotti   maggio   2020

testo  :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

Indiana   Jones   e   il   tempio   maledetto   con   Harrison   Ford

 

INDIMENTICABILE   JAMES

 

Oh   James…
Come   breve
è   stata
la  tua   vita.
Eppure
come
hai   saputo
di   te
lasciare   traccia.
Il   tuo   volto,
così   capace
di   rappresentare
mille   sfumature,
ha   saputo
interpretare
come   non   mai
la   solitudine,
l’ angoscia
di   un   figlio
che   il   padre
poco   apprezza,
i   turbamenti
amorosi.
Come   ho   amato
” La   valle   dell’  Eden ”,
i   tuoi   tormenti
di   figlio   incompreso,
il   tuo   bisogno
smisurato   d’  amore,
la   tua   ricerca
di   un   rapporto
vivifico
con  tuo   padre,
un   Raymond   Massey
perfetto   nel   ruolo.
Sei   stato   grande
James.
Anche
in
”  Gioventù   bruciata ”
hai   saputo
raccontare
il   disagio
di   un   giovane
ribelle
che   la   vita,
assieme
ai   suoi   amici,
metterà
a   dura   prova.
Indimenticabile   James.
E
ancora
come   non   ricordare
la   tua   ultima
fantastica   interpretazione
ne
” Il   gigante  ”  
con   Rock   Hudson
e   Liz   Taylor   ?
Peccato   che
la   morte
ti   abbia   voluto
ghermire
troppo   presto.
Chissà
quali   
altre   perle
ci   avresti   regalato.

 

 

Isabella   Scotti   giugno   2020

testo  :  copyright    legge   22   aprile   1941   n°   633

 

SONO   CAMBIATA

 

 

Ehi   gente…

guardate

come   sono  

cambiata.

Ora

che   ho   

sperimentato

la   felicità,

sono   un’ altra.

Non   sono

più

la   donna

di   ieri.

Oggi

comincia

la   mia   nuova

vita.

Tutto

mi   sorride…

ho   incontrato

l’ amore.

 

Isabella   Scotti   giugno  2020

testo  :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

Dal   film   con   Julia   Roberts  e   Richard   Gere   ”   Pretty   Woman  ”

 

MATRIX   –   serie   petit   onze

 

 

Mi

chiamo   Thomas   Anderson  e

faccio   il   programmatore

di   notte

hacker

 

Sono

protagonista   nel   film   Matrix

di   cui   qui

presento  una

scena

 

Isabella   Scotti   giugno   2020

testo   :   copyright   legge   22   aprile   1941   n°   633

Dal   film   Matrix   con   Keanu   Reeves

 

 

 

 


Il   mio   sogno   è   sempre   stato   quello  di   fare   il   regista.   Fin   da   piccola    mi  organizzavo   con   un   piccolo   tavolo   dove   appoggiare   tutto   il   mio   materiale,    carte   e   ciak  compreso.   Poi  chiamavo  mio   fratello   per   dargli   una   parte   assieme   a   mio   cugino   e   mia   cugina,   per   un’  altra.   Tenevo   tutto   nella   mia   testa   e   davo   ordini   su   come     gli   ”   attori   ”   dovessero   muoversi,   e   interpretare   il   loro   ruolo.   Era   un   gioco,   ma   da   lì   è   nata   una   passione.   Ora   mi   so   muovere   molto   meglio   e   tutti   i   film  che   ho   diretto   sono   stati   fortunatamente   dei   successi.    Ora   ho   una   storia  nuova   in   mente,   ma   debbo   reclutare   gli    attori   che  reputo   più   idonei   alla   parte.     Mi   piacerebbe   una   commedia,   partendo   da   un   sogno   fatto   l’  altra   notte.   Raccontiamola   un   po’   a   grandi   linee   questa   storia..   Tre   coppie   si   frequentano   da   tempo,   nessun   figlio ,   ma   tutte   e   tre   hanno   un   cane,   ad   entrambi   i   loro   padroni,   molto   affezionato.    Alla   lunga   lo   stare    insieme,   ripetutamente,    determinerà   complicazioni.    Ci   saranno   equivoci,   chi   penserà   di   essere   stato   tradito,   chi   vorrà   tradire   davvero.   Perfino   i   cani     non   ci   capiranno   più   nulla,   poverini,   loro ,   dei   grandi   simpaticoni ,   insomma   un   caos.   Per   questa   mia   storia   che   di   nuovo,   sono   sicura ,  sbancherà   il   botteghino,   sceglierò   per   le   coppie,   vista   oramai   la   mia   notorietà,

Margherita   Bui   e   Sergio   Rubini

Paola   Cortellesi   e   Alessandro   Gassmann

Virginia Raffaele  e   Gianmarco   Tognazzi

Per   i   cani   sceglierò    un    bel   meticcio,   tra   il   barboncino   e   uno   spinone,   un   bel   labrador   e    un   bel   simpaticone   di   Cockapoo.   Vedrete,   vi   stupirò   con   questo   film.   Risate   assicurate.    Suvvia,   si   comincia,   al   lavoro.   Via   con   i   primi   contatti…

La   vostra   preferita   regista   Isabella   è   pronta… e   voi ?

Gli ultimi saranno ultimi: Cortellesi, Gassmann, Bentivoglio e Bruno presentano il film

GianMarco Tognazzi       Virginia Raffaele è sposata? Ex fidanzato, età, vita privata FOTO

        Risultato immagine per foto margherita buy

 

TITOLO   DEL   FILM

 

Stanotte   ho   pensato   al   titolo   da   dare   al   film.   Sarà  :   ”   Coppie   con   cane   in   crisi   ”.   Non   me   n’è   venuto   uno   migliore.   Ma   forse   mette   in   evidenza   bene   il   soggetto.   Ok,   ho   contattato   gli   attori   che   mi   hanno   dato   il   loro   benestare.   Così   è   tutto   pronto.  Comincerò   con   le   riprese   appena   possibile.   Intanto   tutti   hanno   già   il   copione   in   mano.   E   i   cani  ?   direte   voi.   Tranquilli   anche   loro   hanno   detto   di   sì   e   sono   già   sull’  attenti,   pronti   ad   essere   ammaestrati.   Quindi   via   con   la   trama.   A   breve   ve   la   illustrerò.   Fare   il   regista   è   un   bel   mestiere,   ma   che   fatica   ragazzi  !

Risultato immagine per foto spinone

pinterest.com

Risultato immagine per foto cockapoo

alamy.com

Visualizza immagine di origine

ideegreen.it

 

CIAK   SI   GIRA

 

Visualizza immagine di origine

lavocedellelotte.it

 

Tre   coppie   sposate  ,  sei   amici   inseparabili.   Luisa   e   Marco,   Giovanna   e   Luca,   Franco   e   Susanna   interpretati   da  :

Prima   coppia   :   Paola   Cortellesi   e   Alessandro   Gassmann   con   il   loro    bel   labrador     di   nome   Max

Seconda   coppia :   Gianmarco   Tognazzi   e   Virginia   Raffaele   con   il   loro   simpatico   meticcio,   incrocio   tra   un   barboncino   ed   uno   spinone ,  Billy

Terza   coppia  :   Margherita   Bui   e   Sergio   Rubini   con   il   loro   cockapoo   Freddy

Le   loro   vite   si   erano   incrociate   un   giorno   al   parco,   mentre   portavano   a   spasso   non   dei   figli,   cosa   comune   per   un   marito   ed   una   moglie,   ma   bensì   tutti   e   sei,   dei   simpatici   amici   a   quattro   zampe.   Tra   uno   scambio   di   vedute   su   come passavano   il   tempo   con   i   loro   cani,   avevano   cominciato   a   frequentarsi   con   molta   assiduità.   Uscivano   a   cena   tutte   le   sere,   o   quasi,   e   chiacchieravano   fino   a   tardi   mentre   le   loro   bestioline   scorazzavano   nel   grande   giardino   di   Luisa   e   Marco.   A   poco   a   poco   tra   una   risata   e   l’altra,   tra   una   confidenza   e   l’altra,   il   loro   stare   insieme   cominciò   ad   allontanarsi   dalla   strada   battuta   dell ‘   amicizia,   per   intraprendere   quella   più   tortuosa   di   un   rapporto   più   complicato.   Sguardi   d’intesa   non   più   col   proprio   compagno   o   compagna,   mani   che   sul   tavolo,   la   sera   a   cena ,   sfioravano   non   quella   del   proprio   marito   o   della   propria   moglie.     Cominciava   così   ad   insinuarsi   tra   qualcuno   il   desiderio   di   cambiare   partner   mentre   in   qualcun   altro   si   affacciava   il   dubbio   di   essere   già   stato   tradito.   Così   successe   che   mentre   Franco   e   Susanna   cominciavano   a   guardarsi   male,   insofferenti   l’uno   verso   l’altro,   Giovanna   e   Luca   cominciarono   più   sfacciatamente   a   litigare   rinfacciandosi    il   tradimento   consumato   (   senza   prove    ahimè  )      mentre   Luisa   e   Marco   se   la   prendevano   con   tutti.   Nessuno   cominciò   più   ad   avere   certezze.   Così   mentre   Susanna   si   dimostrava   caratterialmente   molto   debole,    piangendo   di   continuo,   pur   non   essendo   certa   di   nulla,    Franco   per   cercare   di   tranquillizzarla   sulla   tenuta   del   loro   amore,   le   declamava   poesie.   Di   contro   Giovanna   e   Luca,   due   tipi   vivaci   e   irruenti,   non   facevano   altro   che    alzare   la   voce   rimpallandosi   responsabilità   mai   accertate.   In   tutto   questo   i   padroni   di   casa,   Luisa   e   Marco  strillavano  come   ossessi   certi di   essere   stati   traditi   vicendevolmente.   Una   confusione   da   matti.

Continua…

 

I   CANI…IL   FILM   CONTINUA   FINO   ALLA   CONCLUSIONE

Una   situazione   davvero   antipatica.   Eppure   i   nostri   sei   amici   sono   davvero   strani   e   continuano   le   sere   a   vedersi   e   cenare   ancora   insieme,   pur   litigando,   e   alzando   la   voce   ,   continuando   a   scambiarsi   accuse   reciproche.    Quel   guardarsi   di   soppiatto,   quel   supporre   senza    concretamente   avere  nulla   in   mano.   La   vita   in   fondo   è   sempre   un   rebus  così   come   gli   stati   d’  animo   di   chi   vive   certe   situazioni.    Ma ,   torniamo   a   noi  :    i    loro  cani   in   tutto   questo   caos   che   fanno,   come   vivono   questo   momento   fatto   di   dubbi   e   incertezze  ?   Premessa.   Nelle   sere   in   cui   i   sei   amici   si   vedevano   a   cena,   loro   non   davano   mai   fastidio.   In   fin   dei   conti  erano   bestioline   bisognose   di   coccole,   simpaticissimi.   Scorazzavano    nel   bel   giardino   di    Luisa   e   Marco  per   un   po’,   per   finire   stanchi   a   dormire   ai   piedi   dei   loro   padroni,   o   anche   accoccolati   talvolta   sul   divano.   Ovvio   che   in   mezzo   al   trambusto   creatosi,   loro   così   tranquilli   ma   anche   mooolto   giocherelloni,     non   capissero   il   perché   di   tutte   quelle   urla   da   parte   dei   loro   padroni.   Così   cominciarono   a   farsi   delle   domande.

”   Ehi,   Max,   –   disse   Billy  –   che   ne   pensi   di   tutti   questi   schiamazzi   ? ”

”   Penso   che   siano   diventati   matti,   tu   che   dici   Freddy  ?  ”

”   Penso   tu   abbia   ragione   Max  ,   mai   sentite   urla   più   forti  ”

”   Vogliamo   divertirci   un   po’   facendoli   diventare   ancora   più   matti  ?  ”

”   Sìììì  ”  gridarono   in   coro   Billy   e   Freddy.

Detto   fatto   cominciarono   a   rincorrersi   per   tutto   il   salone   dove   tutti   ormai   litigavano,   senza   badare   a   nulla,   prendendo   a   morsi   la   tovaglia,   tirandola   via   dal   tavolo   con   tutte   le   stoviglie   sopra   che   andarono   in   frantumi.   Cominciarono   a   leccare   i   piatti   rotti   cercando   di   gustare   gli   avanzi   della   cena,   mentre   attoniti   i   loro   padroni   li    chiamavano   a   più   riprese   ordinando   loro   di   fermarsi.   Niente,   ci   avevano   preso   gusto.   Ad   un   certo   punto   il   salone   fu   ridotto   ad   un   campo   di   battaglia.   Resti   ovunque   di   cibo,   cuscini   mangiucchiati   come   succulenta   cena,   tutto   strappato   e   rovinato.   Solo   allora,   osservando   quella   desolazione,   qualcuno   del   gruppo   fece   una   saggia   osservazione.   ”   Volete   vedere   che   siamo   stati   noi   con  le   nostre   stupide   urla   a   dare   il   via   a   questa   mattanza   ?

Tutti   furono   d’  accordo   a   darsi   dello   sciocco   o   sciocca.   Guardando   le   ”  bestioline ”  che   ormai,   con   la   lingua   di   fuori   per   il   fiatone,   si   erano   calmate,  decisero   che   anche   loro   avrebbero   dovuto   darsi   una   calmata.   Così   fecero ,  decidendo   di   riprendere   la   via   dell’  amicizia,   ignorando   pensieri   devianti   ringraziando  i   loro   amici   a   quattro   zampe   che   con   la   loro   bagarre ,   non   avevano   fatto   altro   che   aiutarli   a   rinsavire.   Avrebbero   tutti   insieme   ripulito   il   salone   di   Luisa   e   Marco   e   preparato   un ‘  ottima   cena.   Tutto   sarebbe   tornato   come   prima.   E   anche   Max,   Billy   e   Freddy   sarebbero   tornati   docili   amici   in   cerca   di   carezze.   Sempre   forti  i   cuccioloni,   come   vivere   senza   la   loro   compagnia  ?

Film   finalmente   concluso   con   un   bel   brindisi   da   parte   di   tutta   la  troupe,   per   una   commedia   davvero   simpatica.

Un   grazie   speciale   va   agli   attori   molto   noti,   che   gentilmente   si  sono   prestati   a   girare ,  sotto   la   mia   guida.   Un   azzardo   il   loro,   ben   ricompensato   dalle   risate   in   sala,   appena   messo   in   circolazione   il   film

Un   grazie   speciale   ai   tecnici,   a   tutti   i   miei   collaboratori.

Ma   un   grazie   speciale   va   a   chi,   con   zelo   e   amorevole   dedizione   ha   saputo   ammaestrare   i   simpaticissimi   Max,   Freddy   e   Billy.

Film   concluso,  girato   negli   studi   di   Cinecittà,   quasi   a   due   passi   da   casa

 

 

Isabella   Scotti   giugno   2019

testo   :   copyright  legge   22   aprile   1941   n°   633

 

Risultato immagine per foto spinone   Billy

pinterest.com

Risultato immagine per foto cockapoo   Freddy

alamy.com

Visualizza immagine di origine   Max

ideegreen.it

 

Quasi   quasi   sarebbe   il   caso   di   presentare   davvero   a   Gianmarco  Tognazzi   che   abita   non   troppo   lontano,   il   soggetto…hai   visto   mai ?

Voi   che   ne   dite  ?

 


TOTO’     MAESTRO

 

L’ODISSEA

Ulisse   non   era   un  astuto   e   valoroso   eroe,   era   un   porco.

Finiamola   una   buona   volta   e   diamo   il   porco   a   chi   è   porco,   porca   miseria!

Me    lo   dite   chi   glielo   aveva    detto   al   signor   Ulisse   delle    mie    ciabatte   di   fare    il    navigatore,   lasciando    la    moglie    e    il    figlio    e    restando    lontano    da   casa    per    tanti     anni?

E    mentre    quella    poveretta     di    Penelope,     rimasta    sola,    doveva     lottare    e    soffrire      per     difendersi      dalle    insidie     dei    mille     Proci,   che   cosa    faceva   il    signor    Ulisse?

Navigava,    oh   Dio,    mi    diverte    sapere     quel    che    faceva    il     signor   Ulisse…navigava,   ma    figuriamoci !

Tutti    siamo    capaci   di    navigare    nei    frangenti    coniugali   extra.

 

Dal    film  :   L’uomo,  la  bestia  e  la  virtù 

 

La   lezione   di   latino

Cornus,    cornu,    plurale   de   cornibus,    cornorum.    A   estremum    malis    estremis    remediarum.

 

Ragazzi   miei,    benchè    alunni,     siete    cretini.

 

ELOGIO   DELLA   FOLLIA

Lo   psichiatra   quando   sceglie   un   pazzo,   sa   cosa   sceglie

Dal   film   ”Il   medico   dei   pazzi”

 

Saranno   pazzi   tranquilli,   saranno    anche   pazzi   di   fiducia,    ma    sempre   pazzi   sò.

 

Io   non   sono    matto…  ma   se   l’infermiera    del   manicomio    è    bona   si   può   provare.

Dal   film :   ‘‘Siamo   uomini   o   caporali”

 

Tutto   ripreso   dal   libro   Totò   –    Parli   Come   Badi


Uno  dei  primi  a  conferire  dignità  artistica  piena  e  indiscutibile  al  cinema  che  ancora  era  considerato  all’epoca  un’arte  inferiore  fu,  assieme  a  David  Wark   Griffith,  il  regista  padre  del  racconto  cinematografico,  senza  dubbio  alcuno Charlie Chaplin.  Anche  se  questo  grande  attore,  regista,  produttore,  musicista,  a  detta  dello  storico  Lewis  Jacobs,  ha  contribuito  poco  allo  sviluppo  del  linguaggio  cinematografico, anche  se  la  sua  arte  non  può  essere  definita  teatrale,  perchè  proprio  il  cinema  le  conferisce  intensità  e  forza  espressiva,  tuttavia  Chaplin  ha  utilizzato  del  cinema  quello  che  ha  trovato,  senza  inventare  stili  particolari.  Tutta  la  sua  grandezza  può  essere  riconducibile  alla  recitazione,  nella  prodigiosa  mimica,  nella  straordinaria  capacità  di  cambiare  disinvoltamente  registro.  Dal  comico  al  tragico.  Dal  ridicolo  al  patetico.  Piaceva  molto,  per  queste  variazioni  sublimi,    al  regista  russo  Sergej  Ejzenstejn  che  vedeva  in  lui  il  più  felice  esempio  della  composizione  patetica,  destinata  a  far  nascere  nello  spettatore  uno stato  di  tensione  e  portarlo  quasi  in  estasi. Come  racconta  lui  stesso  nella  sua autobiografia,  Chaplin  deve  il  segreto  della  sua  arte  tutto  o  quasi  alla  madre  Hannah  e  all’arte  della  pantomima  appresa  e  praticata  nei  pub  di  Londra.  La  madre  per  prima  lo  iniziò  alla  pantomima,  facendolo  affacciare  alla  finestra,  invitandolo  a  notare  tutte  le  caratteristiche  dei  passanti  e  facendone  buffe  imitazioni.  Era  la  vita  come  spettacolo  che  si  offriva  al  piccolo  londinese  degli    slums :   ”Sedeva  per  ore  alla  finestra,  osservando  la  gente  giù  per  la  strada  e  descrivendo  con  le  mani,  gli  occhi  e  l’espressione  del  viso  esattamente  quello  che  accadeva  dabbasso.  Intanto  lanciava  un  fuoco  di  fila  di  commenti.  Ed  è  stato  osservando  e  ascoltando  lei  che  ho  imparato  non  solo  a  esprimere  le  mie  emozioni  con  la  faccia,  ma  anche  a  osservare  e  a  studiare  la  gente.”  Fare  cinema,  per  Chaplin,  ha  sempre  quindi  significato  conservare  un  intenso  vivo  rapporto  con  l’immagine  materna  e  con  il  suo  ricordo.   Il  suo  battesimo  teatrale,  anticipato  da  condizioni  miserabili,  pare  sia  avvenuto  improvvisamente  in  una  sera  del  1894,  prima  dell’invenzione  del  cinema  stesso.  Quella  volta,  in  seguito  all’improvvisa  perdita  di  voce  di  Hannah,  che  cantava  in  un  palcoscenico  per  rozzi  e  turbolenti  spettatori,  Chaplin  fu  spinto  ad  esibirsi  in  una  canzone  che  descriveva  le  delusioni  dei  vecchi  compagni  per  le  arie  che  un  vagabondo  come  loro  si  dava  dopo  aver  ricevuto  un’eredità.  La  vera  e  propria  scuola  di  Chaplin  fu  comunque  la  English  Pantomime  di  Fred   Karno,  che  gli  insegnò  alcuni  espedienti  come  ad  esempio  rappresentare  l’assurdo  con  la  massima  serietà  (  chi  non  ricorda  la  scena  delle  scarpe  mangiate  ne  ”La  febbre  dell’oro? )  e  l’altro  trucco  fondamentale  di  spezzare  sovente  i  numeri  comici  inserendo  un  momento  sentimentale,  una  canzone  o  una  figura  patetica (  da  ricordare  ad  esempio  l’alternanza  di  comico  e  patetico  su  cui  si  basa  il  film  ”Il  circo”).  Così  quando  lasciò sia  Karno  che  Sennet  ( quello  delle  ”torte  in  faccia”  di  cui  parlo  in  un  mio  post  http://isabellascottiwordpress.com/2014/06/28/gli-ingredient…orte-in-faccia )  con  i  quali  aveva  lavorato, per  mettersi  in  proprio, non  dovette  fare  altro  che  riprendere  le  cose  imparate  prima,  adattandole  al  nuovo  stile,  adottato  nella  troupe  di  Sennet  divenendo:  Charlot.  Il  suo  omino  con  la  bombetta,  che  oscillava  tra  il  ridicolo  e  il  poetico,  scaturisce  dalla  fusione  di  queste  due  tradizioni:  quella  americana  dello ”slapstick” (  torte  in  faccia) tra  scherzi  vivaci  e  pesanti,  e  quella  inglese  del  melodramma  vittoriano, dickensiano,  con  i  suoi  tuguri,  le  ragazze  malate,  deboli  e  poverissime,  le  violenze  e  i  soprusi  dei   potenti.

 

Chaplin,  Charles  Spencer,  detto  Charlie,  nasce  a  Londra  il  16  aprile  1889.  Figlio  d’arte  esordisce  a  cinque  anni  nei  teatrini  inglesi.  Passa l’adolescenza  tra  strada  e  orfanotrofio.  Poi  viene  assunto,  col  fratello  maggiore  Sidney,  da  Fred  Karno,  grande  sostenitore  della  pantomima  inglese.  La  sua  famiglia  di  artisti  di  music- hall  cade  quindi  in  miseria,  e  Charlie  decide  allora  d’imbarcarsi  alla  volta  degli  Stati  Uniti  nel  1912.  Notato  da  Mack  Sennet,  nel  1914, viene  scritturato  dalla  casa  cinematografica  Keystone.  Già  qui  adotta  il  profilo  che  lo  renderà  famoso:  bombetta,  baffetti,  scarpe  e  pantaloni  troppo  grandi.  Insoddisfatto  lascia  la  Keystone  e  comincia  a  realizzare  da  solo  i  suoi  film, (  di  un  rullo,  poi  di  due  rulli ) ad  un  ritmo  frenetico.  Prima  per  la  Essanay  ( 1915)  –  dove  abbandona  la  meccanica  slapstick (  le  ”torte  in  faccia” )  e  diventa  Charlot ,  l’omino  disoccupato,  innamorato  e  vessato ;  poi  passa  alla  Mutual ( 1916 )  dove  fa  film  aggraziati  e  film  socialmente  radicali.  Quindi,  per  un  milione  di  dollari,  passa  alla  First  National  ( 1918 ):  come  Chaplin  era  un  comico  di  talento,  come  Charlot  semplicemente  un  genio.  In  pochi  anni  ottiene  un  successo  folgorante.  Insieme  a  Griffith,  Fairbanks  e  Mary  Pikford,  fonda  nel  1919  la  United  Artist  e  si  dedica  alla  realizzazione  di   accurati  lungometraggi.  E’  il  comico  più  popolare  d’America;  infine  di  tutto  il  mondo.  ”Diventa  celebre  come  Sarah  Bernhardt  e  Napoleone”  dice  Louis  Delluc.  Per  intere  generazioni  ha  rappresentato  il  cinema  stesso.

FILMOGRAFIA

Per  la  Keystone  ( 1914 ):  35  film,  da  Making a  living  (  Charlot  giornalista ),  a  His  Prehistoric  Past

Per  la  Essanay ( 1915 – 1916) :  14  film,  da  His  New  Job,  a  Police

Per  la  Mutual ( 1916 – 1917 ):  12  film, da  The  Floorwalker (  Charlot  commesso )  The  Adventurer ( L’evaso )

Per  la  Firts  National (  1918 – 1923 ) : una  dozzina  di  film,  da  How  to  Make  Movies  (  cortometraggio  comico  che  mostra  lo  studio  di  Chaplin ) a  The  Pilgrim (  Il  pellegrino )

Per  la  United  Artist,  8  film:  A  Woman  of  Paris (  Una  donna  di  Parigi ,  1923),  The  Gold  Rush  (  La  febbre  dell’oro,  1925 )   The  Circus  (  Il  circo  1928),  City  lights (  Le  luci  della  città, 1931 ),  Modern  Times (  Tempi  moderni , 1936 ),  The  Great  Dictator  (  Il  grande  dittatore, 1940 ),  Monsieur  Verdoux (  Monsieur  Verdoux,  1947 ),  Limelight (  Luci  della  ribalta,  1952 ).

Inoltre  di  produzione  britannica :  A  king  in  New  York (  Un  re  a  New  York,  1957)  e  A  Countess  from  Hong  Kong (  La  contessa  di  Hong  Kong,  1967 ).

640px-Chaplin_the_gold_rush_bootfoto  da  wikipendia

 

 

Fonte : Corriere  della  Sera-  Cinema –  Dal  muto  ai  giorni  nostri


Slapstick  comedy:  il  primo  termine,  slapstick,  deriva  dalla  tavoletta  –  detta  ”  spatola  di  Arlecchino”–  che  i  clown  usavano  per  simulare  il  rumore  di  una  colluttazione ;  comedy  è  piuttosto  da  intendere  come  ”comica”,  finale  o  meno,  comunque  breve,  uno  o  due  rulli.  In  queste  farse  di  derivazione  burlesque  (  ascendenza  del  genere  inglese  del  VII  sec.),  le  gag  nascono  dai  rapporti  di  forza  tra  i  corpi  e  gli  oggetti,  tra  i  corpi  e  lo  spazio  circostante,  tra  i  corpi  e  altri  corpi.  Dunque  una  comicità  puramente  fisica,  aggressiva,  persino  brutale,  coniugata  con  un  alto  senso  del  ritmo,  sempre  frenetico,  dell’urto  (”  torta  in  faccia”),  della  velocità.  Gli  interpreti,  più  che  attori  sono  atleti,  clown,  cascatori.  I  loro  corpi,  indistruttibili,  sono  macchine  per  manomettere,  per  distruggere  il  mondo,  fosse  pure  solo  un  set.  Forse  non  inventore,  ma  sicuramente  re,  ” King  of  comedy”,   è  Mack  Sennet.  Canadese  d’origine  (  nasce  a  Danville,  Quebec,  nel  1880  e  muore  ad  Hollywood  nel  1960),  allevato  alla  scuola  di  Griffith,( regista  di  melodrammi  e  film  storici  a  lungo  metraggio)  quindi  produttore  della  Keystone  Picture  Studio,  e  qui,  scopritore  di  talenti :  Chaplin,  Buster  Keaton,  Harry  Langdon,  Frank  Capra,  Roscoe  ”Fatty”  Arbuckle.   Le  sue  comiche  one  reel,  così  chiamate  perchè  composte  di  una  sola  bobina,  della  durata  standard  di  una  decina  di  minuti,  venivano  solitamente  girate  nel  corso  di  una  giornata,  sovente  in  una  sola  mattinata. Come  indica  uno  dei  più  attenti  esegeti  di  Sennet,  Davide  Turconi .  ”  Le  comiche  di  Sennet  sono  veloci,  tumultuose,  frenetiche  e  principalmente  quelle  del  periodo  Keystone  (  1912-1915)  sono  imperniate  in  genere  su  racconti  semplici,  elementari,  basati  su  personaggi  tipici –  maschere  di  commedia  dell’arte  più  che  veri  personaggi –  che  si  ripetono,  si  mischiano,  si  scontrano  di  comica  in  comica :  il  poliziotto  ottuso,  il  ricco  cafone  e  presuntuoso,  il  geloso,  lo  sciocco,  il  furbo,  il  malvagio,  il  buono,  l’innamorato  ingenuo,  tutti  travolti  in  una  ridda  di  casi  che  offrono  la  possibilità  di  inserire  in  abbondanza  gli  elementi  tradizionali  della  farsa:  imprevisti,  sorprese,  qui  pro  quo,  scambi  di  persona,  ogni  più  vario  tipo  di  incidenti,  scontri,  parapiglia,  devastazioni  e  fughe  omeriche  con  inseguimenti  che  coinvolgono  ragazzi,  adulti,  animali,  biciclette,  automobili,  tram,  locomotive,  tutti  gli  abitanti  di  un’intera  strada,  tutta  la  popolazione  di  un  quartiere,  in  una  corsa  sfrenata  attraverso  campi,  spiagge,  specchi  d’acqua,  montagne.  E  se  si  fermano  è  perchè  cadono,  o  in  una  botte  d’acqua,  o  in  un  canale,   o  in  una  palude  fangosa,  o  in  qualcosa  di  peggio”.  Il  principio  di  Sennett  è  quello  quindi  della  moltiplicazione:  non  una  ragazza,  ma  dieci,  magari  in  costume,(  le  famose  bathing  beauties,  bellezze  al  bagno),  non  un  poliziotto  ma  dieci  poliziotti ( i  famosi     Keystone  Cops  dal  nome  della  casa  di  produzione  Keystone.)  Fughe  e  inseguimenti   non veloci  ma  rapidissimi.  Il  tutto  in  misura  surreale.  La  ricetta  era  semplice  e  l’effetto  sicuro  sul  pubblico  da  nickelodeon,  le  sale  cinematografiche  da  un  nichelino.  A  Sennett  interessavano  poco  le  novità,  le  invenzioni,  le  trovate  particolari.  Racconta :  ”Trovata  l’idea  centrale,  si  costruiscono  i  raggi;  questi  sono  lo  sviluppo  naturale  suggerito  dalla  fantasia:  poi  si  introducono  quelle  complicazioni  che  danno  l’avvio  al  divertimento (…)  .Ci  siamo  avvalsi  di  umoristi  celebri  ma  vi  posso  dire  in  tutta  coscienza  che  il  loro  materiale  è  il  peggiore  di  tutti(…).  Quello  che  serve  è  una  buona  idea(…),  l’azione  l’aggiungiamo  noi.”E’  stato  detto  che  l’essenza  delle  comiche  Keystone  è  costituito  dal  moto,  non  dal  pensiero,  dalle  emozioni,  dal  desiderio,  dai  bisogni  o  dalle  reazioni  umane;  le  azioni  essenziali  sono  ” dash,  crash,  smash  and  splash”,  ossia:  foga,  cadute,  collisioni,  e  spruzzi.  Il  corpo  umano  diventa  una  specie  di  proiettile,  o  comunque  un  oggetto  il  cui  moto  dipende  da  spinte  e  leggi  fisiche:  gravità,  principi  balistici,  teoremi  geometrici.  Insomma  il  divertimento  è  assicurato.

fonte: Corriere  della  sera-  Cinema- Dal  Muto  Ai  Giorni  Nostri

 

Annex%20-%20Mack%20Sennett%20Bathing%20Beauties_01 bellezze al bagnoMackSennett