Immaginate il sogno impossibile di un architetto: quello di poter costruire solo in nome della bellezza, della fantasia, dello spazio da esaltare con altri elementi di spazio. Il sogno di un’ architettura di respiro assoluto, libera e disancorata dalla realtà pratica , dalle contingenze di spesa . Immaginatelo realizzato tra due placidi fiumi, il Bacchiglione e il Retrone, nel verde anche troppo pittorico della pianura veneta, là dove è racchiusa, ma non oppressa fra le prime pendici delle Alpi, i contrafforti dell’ Altopiano di Asiago, il Grappa e i dolci declivi dei Colli Berici. Ecco questo sogno realizzato è Vicenza, modellata da Andrea di Pietro, detto il Palladio. Città che dal 49 a. C. è municipio romano col nome di Vicetia . In epoca longobarda è sede di un ducato, in epoca franca di una contea. Nell’ anno 1001 viene concessa da Ottone III al vescovo: questi viene però cacciato dalla città che diventa così libero Comune. Viene quindi occupata dai Padovani, dai Veronesi e poi da Ezzelino. Nel 1404 è conquistata da Venezia, di cui segue le vicende fino alla fine della Serenissima, nel 1797. Nel 1866 si unisce all’ Italia diventando un importante centro commerciale, agricolo e industriale.
Per tornare al Palladio bisogna dire che quando si parla di questa città subito si pensa a lui, perchè non c’è al mondo nessun centro urbano in così stretta osmosi con un solo architetto. Vicenza è firmata Palladio : un marchio di fabbrica che finisce per tenere in ombra la faccia non meno suggestiva della città non palladiana, nella quale la genialità di Andrea di Pietro si fonde senza soluzioni di continuità, senza stridori. Essa ha i connotati dell’ età scaligera, del primo avvento ” coloniale ” di Venezia, con scorci di limpido respiro e ” pagine ” da antologia dell’ architettura tardo gotica, dell’ architettura che ha un piede nel tramonto del Medioevo e un piede già nell’ alba del Rinascimento. Basterebbe una passeggiata in Contrà Porti per giustificare un viaggio qui. In questa vera e propria passerella del Quattrocento veneto , il predominante tardo gotico coabita in perfetto equilibrio con le impronte palladiane :
il Palazzo Colleoni – Porto affianca il suo intatto stile fine Medioevo al metafisico Palladio del Palazzo Biego, opera, benchè incompiuta, da delirio estetico; il Gotico veneziano di Palazzo Porto – Breganze , di Casa Bertolini e di Casa Longhi si allea senza contraccolpi visivi, al monumentale Palazzo Porto – Barbaran, eretto dal Palladio nel 1570. Ma oltre alla maestosità c’è poi anche una città dimessa, a tratti potremo dire ” casalinga ”. E’ la Vicenza, delle piccole , affettuose logge, dei balconi goldoniani, delle ringhiere di ferro battuto, degli intonachi bianchi e rosati. E’ la città dell’ Ottocento, un secolo che, in tutto il Veneto, è ” colorato dai riflessi del crepuscolo della Serenissima”, di un’ architettura da teatro dialettale così diversa e lontana da quella imponente e, al tempo stesso, di azzurra purezza del Palladio, di un Rinascimento che si veste di libere, quasi funamboliche geometrie neoclassiche.
Palazzo Colleoni Porto – Wikimedia
Palazzo Breganze – Pinterest
Palazzo Porto Barbaran – Panoramio
C’è comunque accanto alla città Palladiana, una Vicenza più dimessa quasi ” casalinga ” . Quella delle piccole, affettuose logge, dei balconi goldoniani, delle ringhiere di ferro battuto, degli intonaci bianchi e rosati. E’ la città dell’ Ottocento, un secolo che, in tutto il Veneto, è ” colorato dai riflessi del crepuscolo della Serenissima ” , di un ‘ architettura dialettale così diversa e lontana da quella imponente, e al tempo stesso di azzurra purezza del Palladio, di un Rinascimento che si veste di libere, quasi funamboliche geometrie neoclassiche.

Ponte barche – Wikimedia Commons

Uno scorcio con il fiume Retrone
Dallo studio dei monumenti antichi ( dal vivo perchè il nobile Trissino impose allo scalpellino di Padova come diremmo oggi, uno stage a Roma e gli pagò tre lunghi soggiorni ) il Palladio trasse gli elementi portanti della sua architettura, affondandoli prima in un bagno di ” venetismo ” e quindi reinterpretandoli. Il senso cromatico raggiunto attraverso il ritmo spaziale dei vuoti e dei pieni, delle ombre e delle luci, appartiene al carattere veneto dell’ architettura palladiana, è il suo sigillo inedito.
Forse l’ esempio più alto di tutto ciò è la facciata di Palazzo Chiericati che vedete qui sotto. Un portico di colonne doriche e, sopra, un ‘ ariosa loggia a colonne ioniche chiusa, nella parte mediana, da un corpo pieno interrotto da finestre rettangolari e, sul cornicione estremo, statue, e obelischi che danno verticalità alla composizione orizzontale. Nelle sue opere non ci sono motivi pratici o razionalità che non sia esclusivamente scenografica e cromatica. Basterebbe osservare le scale di certi palazzi per capire che quella palladiana è un’ architettura di ciò che si vede da fuori, un costruire per la scenografia. Perchè lui costruisce solo per il bello, non per il vivere comodo.


Il Teatro Olimpico che vedete qui sopra, è l’ ultima opera di questo grande architetto iniziato nel 1580 a pochi mesi dalla sua morte e terminato dal figlio nel 1583. E’ un singolare esempio di teatro rinascimentale di tradizione classica, ed è considerato uno dei più bei teatri del mondo. Straordinaria è la prospettiva del proscenio, ornato da 95 statue, che dà l’ illusione di una fuga di strade che si perdono sullo sfondo. Inaugurato nel 1585, è tutt’ ora usato per rappresentazioni classiche e concerti.
Questa qui sotto è la Basilica Palladiana, uno dei più rappresentativi esempi della sua arte., detta anche Palazzo della Ragione che riassume le vicende urbanistiche della città. Eretta su edifici preesistenti, viene realizzata parzialmente da Domenica da Venezia , nella prima metà del Quattrocento, e nel 1549 è rivestita da una loggia a due piani secondo il progetto del Palladio che fino al 1565 rifece la facciata chiamando questo palazzo col termine classico di Basilica, in quanto vi si amministrava la giustizia. Il palazzo è chiuso da una balaustrata ornata di statue. All’ interno un vasto salone è illuminato da 24 finestre ogivali.
Ma Vicenza oltre che portare la firma dello scalpellino di Padova, ha dato anche i natali ad illustri scrittori tra i quali ricordiamo Antonio Fogazzaro ( 1842 – 1911 ) autore di romanzi come Malombra, personaggio portato in tv da Marina Malfatti, assieme a Giulio Bosetti, e il famoso ” Piccolo mondo antico ” di cui ricordo il film con la grande Alida Valli assieme a Massimo Serato. E’ considerato uno degli interpreti più significativi della crisi , spirituale e civile che travagliò la borghesia italiana dopo l’ unità .
E ancora lo scrittore e giornalista Guido Piovene ( 1907 – 1974 ) che fu per lunghi anni redattore del Corriere della Sera di Milano e della Stampa di Torino. In tutta la sua narrativa traspare un’ acuta indagine delle passioni e dei vizi umani, condotta con sottile gusto letterario. Tra i suoi romanzi ricordiamo Lettere di una novizia, Le furie, Le stelle fredde. Sentite cosa dice della sua città :
” Una piccola Roma, un ‘ invenzione scenografica, una chimera architettonica sorge dalla cultura svaporante in capriccio e dalla vanità patrizia di un gruppo di signori di media potenza e di scarso peso politico ”.
e ancora nel suo ” Viaggio in Italia ”
” E’ curioso per me arrivare a Vicenza in veste di viaggiatore e di artista. Vi sono nato ; vi ho trascorso l’ infanzia e parte della gioventù. Le devo e le dovrò forse la parte migliore della mia opera. Appena entro in città, mi prende la meraviglia…”
Vicenza senza il Palladio sarebbe una comune cittadina del Veneto, simile a tante altre per sottile poesia. Ma senza Vicenza, senza le sue ” lunatiche fantasie umanistiche ”, senza le famiglie Trissino, Chiericati, Valmarana, non sarebbe esistito il Palladio e il suo genio non avrebbe potuto esprimersi in totale libertà.
Tu sai parlare
alle genti
di poesia.
Sai far
navigar pensieri,
seguendo l’ onda
calma
del tuo Retrone .
Ma sai anche
col Palladio
parlar d’ arte
bella.
Amo di te
questi due volti
che insieme
ricca perla
ti fanno.
Senza fretta
le tue vie
percorrere.
Isabella Scotti giugno 2021
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Notizie riprese da un articolo di Guido Vergani su ” Le splendide città d’ Italia”
Selezione dal Reader’s Digest e da Le guide di Bell’ Italia – L’ Italia da scoprire
Olga
bel post
tachimio
Grazie mille cara Olga. Amo molto questa città alla quale mi legano ricordi della mia adolescenza. Una terra il Veneto dove sono le mie radici
Un abbraccio. Isabella
luisa zambrotta
Ho sempre adorato Vicenza, e il tuo articolo con le bellissime foto mi ha fatto passeggiare di nuovo tra le sue meraviglie
Buon pomeriggio, carissima Isabella 💕
tachimio
Cara Luisa le mie origini venete , della campagna veneta in realtà, non potevano non riportarmi a Vicenza a cui mi legano tanti ricordi belli, di quando un tempo si viveva sereni, seguendo i ritmi lenti proprio della campagna, il passeggiare in città pulite, sentendo il profumo venire dai balconi fioriti. Grazie cara. Un abbraccio. Isabella
luisa zambrotta
Che ricordi meravigliosi, Isabella cara 💕
loredana
Il Veneto è una regione che amo particolarmente. Tante città, ciascuna con la sua impronta, legate però da un identico sentimento d’amore per il territorio e per l’orgoglio “Veneto”. Treviso, Padova, Vicenza… Le ville venete, i colli Euganei, le coste… Tante realtà, un unico amore. ❤️
gianpiccoli
Decisamente bella .
Merita una visita approfondita.
A parte la città e le ville palladiane, mi ha colpito moltissimo il teatro Completamente in legno, con scenografia fissa . Con prospettive realizzate, da non credere. Una chicca da non perdere.
Un abbraccio
Giancarlo
newwhitebear
un piccolo gioiello Vicenza col contributo di Palladio che ha lasciato la sua impronta un po’ ovunque. Unj bel post.
Serena serata
Un abbraccio forte
Gian Paolo
wwayne
Splendido post, come sempre! 🙂