Dopo gli stupri di questi giorni, i morti di Livorno, la famiglia distrutta a Pozzuoli, i pedofili , e chi più ne ha più ne metta, penso e credo che ognuno di noi abbia bisogno di riconsiderare un po’ la vita, quali siano i veri valori su cui fondarla e perché allora non ripartire dalla bellezza ? Ma non quella falsa, di un apparire e mettersi in mostra come in una vetrina, no, parlo di quella interiore, di quella bellezza fatta del piccolo che diventa grande. La bellezza del garbo, della gentilezza nei modi, di un sorriso donato che fa sì che il cuore goda di una gioia improvvisa, della bellezza dell’educazione e del rispetto. Finiamola con la prevaricazione, col farci i selfie e i tatuaggi, finiamola col riprendere tutto e tutti con morbosità, finiamola con un linguaggio intriso di parole volgari e oscene, con le offese su facebook. Viviamo l’amore nascosto tra le mura di casa, non in piazza, che amore poi non è ma solo sesso. Viviamolo con dolcezza, assaporando quell’intimità di coppia che non è da sbandierare, ma una questione assolutamente privata. Viviamo con civiltà, la vita è una sola. Ecco perché voglio regalarvi questo post. Spero condividiate quanto scritto. Buona lettura a chi vorrà leggere. Risponderò ai commenti quando potrò. Scusatemi ma il mio tempo non è più quello di due anni fa, quando giravo tra voi come una pazza. Comunque sapete che vi ho tutti nel cuore , chi per un motivo, chi per un altro. Vi abbraccio. La vostra Isabella
“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto bella.”
( Genesi, I, 31)
nascita di Venere – Botticelli particolare
1. Il bisogno di bellezza
C’è bisogno di bellezza nei nostri giorni: troppo a lungo l’abbiamo trascurata, riducendola solo ad un fatto esteriore, a qualcosa che riguarda il piacere sensibile e basta, quando va bene, negando che essa investa tutto l’uomo, tutto ciò che riguarda l’uomo dal modo di pensare all’oggetto del pensare, dal bene, alla giustizia, all’utile. L’abbiamo negata anche là dove essa aveva un posto illustre, là dove essa era il punto di riferimento principale, tanto che si poteva chiamare “arte” solo ciò che era “arte bella”. Abbiamo chiamato “arte” qualsiasi cosa che si dicesse “arte”, cosicché questa altro non diventa che l’espressione di un singolo pensiero che sostiene che è arte quello che io chiamo arte, riducendo ancor più la definizione che Dino Formaggio ( filosofo e critico d’arte italiano ) diede nel 1973: “L’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte”.[1]
C’è bisogno di bellezza nelle parole: troppo le usiamo senza vera comprensione del loro significato, le addomestichiamo a nostro uso e consumo, le interpretiamo senza dare loro nessuna vera ragione. Le parole sono pittura delle idee, esse danno agli uomini la meravigliosa possibilità di comunicare, tanto che non possiamo immaginare un mondo senza parole. Di belle parole sia il discorso e non di quelle triviali che, pur esistenti, sono state sdoganate per illusione di liberazione. Si crede che con ciò sia possibile un’emancipazione, un affrancamento; si sostiene: nessuno mi può censurare, qualsiasi linguaggio io usi. Io, infatti, mi esprimo con le parole che “voglio” con un arbitrio assoluto. La parola non è importante, non ha vero significato se non quello che io le do e chi comprende, se proprio vuole comprendere, comprenda.
C’è bisogno di bellezza nei nostri pensieri: essi non sono agglomerati di parole in fila, secondo un singolare arbitrio. E’ pensiero, si dice, tutto quello che il mio cervello elabora, senza alcun parametro di riferimento. Ogni uomo costruisce il suo pensiero, secondo quanto può, ma soprattutto secondo quanto vuole. Un pensiero rigoroso… solo una schiavitù, un pensiero che possa essere compreso, una possibilità non necessaria, tanto che ogni pensiero altro non è che un singolare, il mio, modo di esprimermi, un’arte: che questa sia scientifica, o un semplice sofisma, poco importa. Io ho misurato con i miei pensieri il mondo e il mondo ha la misura dei miei pensieri. Chi può comprenderli? Chiunque pieghi la sua comprensione al mio pensiero e deve accettare che esso è in quel momento, ma un istante dopo, sarà quello che io dico subito dopo.
Non si tratta nemmeno più di riuscire almeno a farsi comprendere in qualche modo: se io dico che questo è il mio pensiero, questo è il pensiero.
C’è bisogno di bellezza quando riflettiamo su ciò che è e ciò che entra in relazione con noi, sia esso l’Essere che solo l’uomo sa pensare, oppure gli esseri particolari, quelli che sono oggetto delle scienze. Le nostre parole, i nostri pensieri non possono essere casuali o frutto dell’occasione, dell’opportunità o essere semplicemente “al servizio”. Non si può pensare una scienza ad arbitrio e ad uso del singolo. Così facendo è il singolo che si lascia trascinare dalla propria corrente nella quale non riesce mai a bagnarsi che una volta e sempre in modo impreciso.
C’è bisogno di bellezza quando interroghiamo noi stessi, e nella profondità del nostro essere, che chiamiamo anima, possiamo trovare il nostro autentico significato.
C’è bisogno di bellezza quando interroghiamo l’universo, questo cosmo nel quale viviamo e senza il quale noi stessi nulla saremmo.
C’è bisogno di bellezza quando indaghiamo se il fondamento del nostro stesso esistere sia Dio, l’essere fondamento di tutto: Colui che è, e senza di Esso altro non saremmo che esseri vaganti senza significato.
C’è bisogno di bellezza nella riflessione morale: essa non è dettata dall’urgenza, dalle situazioni, ma con pacatezza deve cercare di riflettere su quale, tra le possibili azioni, possa portare al bene che si coniuga con la bellezza dell’atto da compiersi e lo considera, quando esso è compiuto, buono oltre che bello. Nelle possibili azioni dell’uomo anche quelle che riguardano tutti gli uomini che vivono insieme vi è necessità di bellezza. Superando l’interesse individuale ci si apre alla prospettiva di un’armonia tra le persone per ciò che può diventare bene civile, mediante leggi che sono giuste perché hanno insito in loro la prospettiva del bene.[2] Lo stesso bene che guida anche le azioni volte alla ricerca del benessere dei nostri giorni, che è necessario, ma non è mai il fondamento, se non per coloro che solo in basso sanno guardare o razzolare.
C’è bisogno di bellezza anche nell’estetica, ridotta sempre più a considerazione intellettualistica, dove nemmeno i sensi hanno più parte, quando semplicemente “vedono” quello che è definito dalla critica come “arte”, spesso, non si sa bene, con pensiero forzato. La critica sassifica, diceva il poeta Giacomo Zanella, fin da giovani, e fa perdere l’autentica relazione estetica, quella che si fa tale nell’incontro diretto con le opere, le quali vivono in noi e suscitano il desiderio di rincontrarle, di rileggerle.
C’è bisogno di riprendere la riflessione sulla bellezza perché essa tutto avvolge e in essa l’uomo trova autentico appagamento, ché, altrimenti, si limita a considerare ogni aspetto per se stesso o nella sola dimensione strumentale. Quando l’uomo diventa fantasma a se stesso, allora diviene fecondo di imposture e di inganni, prima di tutto verso se stesso, e finisce nel nichilismo, che oggi per alcuni è l’essenza stessa dell’Occidente. Il mondo, l’uomo non sono che “niente”, e in questo “niente” tutto si scioglie nell’oscuro che è proprio il contrario della bellezza. Il nichilismo è la rinuncia dell’uomo a cercare se stesso, a tentare una ricerca di senso, a tentare, seppur parzialmente, di definirsi. Così le parole di I. Kant aprono ad una precisa riflessione sul destino stesso dell’uomo:[3]
“Che cosa sia veramente l’uomo noi in realtà non lo sappiamo, benché i sensi e la coscienza avrebbero dovuto insegnarcelo; tantomeno potremo quindi indovinare quel che l’uomo sarà un giorno. Tuttavia, l’avidità di sapere dell’anima umana, spinta da una grande curiosità per questo argomento, aspira ardentemente a fare un po’ di luce nell’oscurità di simili conoscenze. L’anima immortale, per tutta l’infinità della sua vita futura, che nemmeno la tomba può interrompere ma solo mutare, è forse destinata a rimaner legata per sempre a questo semplice punto dell’universo che è la Terra? Non le sarà dunque mai concesso di vedere le altre meraviglie del creato? Chi sa se non è invece destinata di vedere, a conoscere da vicino, un giorno, quelle lontane sfere dell’universo e l’eccellenza del loro ordinamento, che già da queste infinite distanze suscitano la sua curiosità? Forse si stanno già formando nuove sfere del sistema planetario, destinate ad accoglierci in altri cieli quando il tempo assegnatoci per il nostro soggiorno sulla Terra sarà scaduto. Chi sa, forse un giorno godremo della luce dei satelliti di Giove.
E’ lecito, anzi è conveniente dilettarsi con simili pensieri; ma nessuno fonderà la propria speranza in una vita futura nei frutti così incerti dell’immaginazione. Quando la fragilità umana avrà pagato il tributo alla propria natura, lo spirito immortale si librerà, con un colpo d’ala, al di sopra di ogni cosa finita e inizierà un’esistenza diversa, in cui, grazie alla maggiore vicinanza all’essere supremo, occuperà una posizione nuova nei confronti di tutta la natura. Da quel momento lo spirito, che racchiude in sé la fonte della felicità, non cercherà più il proprio appagamento dissipandosi tra gli oggetti esteriori. Tutto l’insieme delle creature, che devono necessariamente trovarsi in armonia per il piacere dell’essere originario, arriveranno a goderne anche loro e in essa si placheranno come in una beatitudine eterna.
In realtà, quando si è nutrito il proprio animo con riflessioni di questo genere, basta uno sguardo al cielo sellato, in una notte chiara, per provare quel senso di rapimento di cui solo le anime nobili sono capaci. Nel silenzio universale della natura, nella quiete dei sensi, la segreta facoltà di conoscenza dello spirito immortale parla una lingua impronunciabile e suscita pensieri inespressi, che si sentono, ma non si lasciano dire. Se tra le creature pensanti del nostro pianeta vi sono degli esseri abietti, che nonostante il grande fascino di un argomento così importante preferiscono rimanere attaccati alla schiavitù delle cose vane, allora la Terra, per aver generato creature così miserabili, ci appare all’improvviso come un luogo molto infelice. Ma, viceversa, come ci appare felice, quando vediamo aprirsi in essa la sola via degna d’essere percorsa, quella che conduce alla suprema felicità del’anima, che nessun corpo celeste, anche quello dotato delle condizioni più eccellenti e vantaggiose, potrà mai offrire”.
Così se appare difficile la via dell’uomo verso se stesso, certamente più facile nella nostra epoca si mostra quella distruttiva, quella del nichilismo. Allora cercare di dare una qualche voce a quella “segreta facoltà di conoscenza dello spirito immortale (che) parla una lingua impronunciabile e suscita pensieri inespressi, che si sentono, ma non si lasciano dire” di cui parla il filosofo di Königsberg, ci appare come la via regia, quella che conduce l’uomo a tentare almeno di apprezzare se stesso e il mondo che lo circonda e l’Essere a suo fondamento. Se riusciamo a naufragare in questo mare, allora l’infinito non è paura, seppur il pensiero anneghi per tanto sforzo intellettuale e ciò perché l’uomo non è solo il suo cervello che pensa, è ben altro. Non è una pura funzione fisiologica, ma è l’espressione più alta della sua libertà, che a lui ascrive quanto di bene e quanto di male compie, e sa coniugare il vero, il bene, il giusto con il bello con un’autentica capacità di contemplazione, che è l’apice della conoscenza.
Chi ha tentato e tenta di negare la possibilità stessa della verità, confondendo il sapere delle scienze, con il sapere del vero e nega la possibilità del bene, ritenendo che esista solo il proprio utile, da spartire magari solidaristicamente, ma senza amore per il prossimo, allora a costui non resta che distruggere anche la bellezza. Il fuoco eracliteo che abbrucia è il niente di costoro. Non vi è che l’illusione amara del vivere e non resta che la propria fine, la fine della propria umanità e della persona. Tutto appare vano, vano di fronte alla massima bellezza, vano di fronte a se stessi. Quindi uomini ancora? No! Singoli, in una folla di solitudini che trascinano se stessi nella noia, nello scoraggiamento, nella sofferenza, in un solipsismo teoretico incapace di raggiungere un dialogo, nemmeno con se stessi. Nel niente si abbandonano i singoli, ma finendo per fare sempre i conti del proprio tornaconto! e delle prebende che possono ricavare da questa inutile predica sul “niente”. Timorosi di tutto, tranne che del suono del denaro, quando tintinna nelle loro tasche, che è l’unica salvezza che esibiscono a se stessi. Incapaci di fede, ma si dicono sicuri del proprio ragionamento, come se questa loro posizione non fosse essa stessa che una fede e senza alcun anelito.
C’è bisogno di bellezza in questo nostro mondo, in questi nostri attimi solcati di vita, dove abbiamo bisogno certo della natura, ma anche di ritenerci al di là di questa. E’ il nostro essere terreno stesso che apre alla dimensione metafisica, a quel tentativo di coniugare il vero, il bene con la bellezza.[4] Infatti, è, alla fine, la bellezza che apre all’ultima visione possibile per l’uomo, quella dove cessa ogni possa, e richiede nella contemplazione, fede,[5] alla quale con timore, ma senza paura possiamo abbandonarci, per sperare almeno in una gloria di luce eterna.
C’è bisogno di questa bellezza perché, altrimenti, cadiamo in quella fede che ci considera, dice Emanuele Severino, “effimeri, esposti al pericolo del nulla. E’ proprio questa fede che suscita in noi il timore, l’angoscia, la volontà di rimedio, la volontà di salvezza, l’esigenza di un salvatore, di un salvatore che c’è ma che a volte si ritrae, tutto questo dipende dalla nostra persuasione di essere povere cose effimere esposte alla minaccia del nulla, questa fede regge tutto ciò che noi oggi, sul pianeta, siamo diventati”.[6]
Certo una siffatta fede, immanente e diveniente, non è che nulla, e su di essa non varrebbe la pena di soffermarsi, ma ci sono coloro che, pur affermando il nulla, finiscono con il dissertare su niente: è questa la loro pena: essere nulla. Il loro “dio”, il nulla, il niente, ma in realtà solo se stessi. La loro voce è Max Stirner e a loro ben si addicono le sue parole: Io sono il proprietario della mia potenza; e tale diventa appunto nel momento stesso in cui acquisito la coscienza di sentirmi Unico. Nell’Unico, il possessore ritorna nel Nulla creatore dal quale è uscito. Qualunque essere superiore a me, sia esso Dio o Uomo, deve inchinarsi davanti al sentimento della mia unicità, e impallidire al sole di questa mia coscienza. Se io ripongo la mia causa in me stesso, l’Unico, esso riposa sul suo creatore effimero e perituro che da se stesso si consuma: quindi potrò veramente dire: – Io ho riposto la mia causa nel nulla”.[7]
Non si tratta di contraddizione, ma più semplicemente di paura di essere. Infatti, proprio la paura di essere conduce al nichilismo. Il pensiero è che si può vivere senza dover render conto, senza aprirsi alla luce che la bellezza esprime, nella consapevolezza che ciò per l’uomo è una tensione non immiserita in cerebralismi, definiti “riflessioni intellettuali”, né nel solo utile, ma in quella capacità di saper coniugare il vero, il bene e il bello, perché è alla luce del sole che viviamo e nella stessa notte sogniamo la luce. Le tenebre, se avvolgono tutto l’uomo, come lo fanno vivere? Non possiamo fornire una risposta, intuiamo però che senza luce non viviamo e la luce degli uomini è un amore che non si esaurisce nel loro orizzonte, ma prepara a ben altra meta.
“L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui”.
FEDOR DOSTOEVSKIJ
estratto da un articolo di Italo Francesco Baldo
Qui sotto nel suo autoritratto il pittore, teorico e critico d’arte tedesco Mengs di cui riporto ciò che teorizzava sulla bellezza.
St.Petersburg
I – Spiegazione della bellezza
Siccome la perfezione non è propria dell’umanità, e si trova solamente in Dio, né comprendendosi niente dall’uomo fuorchè quello che cade sotto i sensi, così l’Onnipotente gli ha voluto imprimere una visibile idea della perfezione, e questa è ciò che si chiama bellezza. Questa bellezza trovasi in tutte le cose create ogniqualvolta l’idea, che abbiamo di una cosa, ed il nostro senso intellettuale non possono andar nell’immaginazione più oltre di quello che vediamo nella materia creata. Ciò può assomigliarsi alla natura nel punto: un punto dev’essere indivisibile; onde egli è anche sempre, propriamente parlande, incomprensibile.
II – Causa della bellezza nelle cose visibili
III – Effetti della bellezza
silviatico
settembre 14, 2017 alle 3:40 PM
Come non sottoscrivere questo piccolo trattato sulla bellezza, sostenuto da un accorato appello, ispirato soprattutto dai fatti terribili di questi giorni? Il mondo è quel che è. A noi dovrebbe corrispondere il dovere di smussarne le asperità, per renderlo più fruibile, proprio in quell’aspetto di bellezza da curare e proteggere, non certo da deturpare, stuprare o uccidere…
Grazie di cuore per le splendide parole
Un bacio in punta di tita a sfiorarvi la preziosa guancia……
tachimio
settembre 14, 2017 alle 5:26 PM
Mio caro messere voi sapete quanto io gradisca i vostri commenti. Se le mie parole sono come voi dite splendide, le vostre lo sono altrettante perché testimoni della vostra sensibilità. Grazie di cuore quindi per aver apprezzato il mio ”accorato appello”. A voi che così caro siete, mando un tenero bacio, ed una lieve carezza affidata ad una leggera brezza serale. E perché no, un sorriso. A presto. Monna Isabella
titti onweb
settembre 14, 2017 alle 3:53 PM
Che post Isabella!
io sono per la gentilezza dei modi e dei pensieri e nei fatti, nei piccoli sorrisi a partire dalla mattina
Condivido in pieno e ti abbraccio con un grazie !
tachimio
settembre 14, 2017 alle 5:28 PM
Titti cara è un vero piacere per me il tuo sentire. Per cui il grazie lo dico io a te. Un bacione. Isabella
titti onweb
settembre 14, 2017 alle 8:45 PM
😊🙏
quasi40anni
settembre 14, 2017 alle 4:03 PM
Che bel post!!!
tachimio
settembre 14, 2017 alle 5:30 PM
Carissima sono passata da te giorni fa, e ho letto della vecchina. Ti ho lasciato un commento. Deliziosa la signora. Grazie a te del tuo . Un bacione. Isabella
quasi40anni
settembre 14, 2017 alle 5:35 PM
A te Isabella, sei sempre la più delicata, in quello che pensi e che scrivi, hai sempre un pensiero gentile per tutti.
tachimio
settembre 14, 2017 alle 5:39 PM
Mi piace molto quello che mi dici e mi fai arrossire. Ma debbo anche dire che è la verità. Mi piace essere garbata nei modi e relazionarmi con chi lo è altrettanto , mi fa star bene dentro. Per cui grazie di cuore cara. Un bacione. Isabella
rosasolito
settembre 14, 2017 alle 4:07 PM
Vivo per il tipo di bellezza su descritto ampiamente e la osservo sempre con stupore in ogni momento
tachimio
settembre 14, 2017 alle 5:31 PM
L’anima ringrazia. Grazie mille Rosa per questo tuo modo di vedere la vita apprezzando ciò che di bello ci regala. Un bacione. Isabella
Luigi Maria Corsanico
settembre 14, 2017 alle 6:25 PM
Alla tua meravigliosa “summa” posso solo commentare con Gibran, sulla Bellezza…”La Bellezza è l’eternità che si contempla in uno specchio.
Ma voi siete l’eternità e siete lo specchio” Un lungo abbraccio!
Luigi
tachimio
settembre 14, 2017 alle 7:31 PM
Come sei caro Luigi. Un bel regalo il tuo. Ti voglio bene. Grazie. Isabella
cuoreruotante
settembre 14, 2017 alle 7:38 PM
Un inno dolcissimo alla bellezza..grazie!
tachimio
settembre 14, 2017 alle 7:41 PM
Grazie a te cuore. Mi fai felice. Un abbraccio. Isabella
cuoreruotante
settembre 14, 2017 alle 7:42 PM
Abbraccio a te ❤️
tachimio
settembre 14, 2017 alle 7:42 PM
A presto
Pupazzovi
settembre 14, 2017 alle 8:28 PM
Molto bello …..
Diemme
settembre 15, 2017 alle 2:43 PM
❤
tachimio
settembre 15, 2017 alle 6:50 PM
Ciao carissima. Passa una dolce sera. Isabella
Rosemary3
settembre 15, 2017 alle 3:18 PM
Eccellente dissertazione sulla bellezza in tutte le sue poliedriche sfaccettature…
Un abbraccio, Isabella
Ros
tachimio
settembre 15, 2017 alle 4:29 PM
Grazie mille Ros. Mi fa piacere il tuo commento. Senza bellezza siamo persi. Un bacione. Isabella
newwhitebear
settembre 15, 2017 alle 6:33 PM
serena serata, Isabella.
Un abbraccio
Gian Paolo
tachimio
settembre 15, 2017 alle 6:56 PM
Carissimo grazie di cuore. Sempre felice di trovarti qui. Un abbraccio forte forte. Passa anche tu una dolce sera. Bacino. Isabella
newwhitebear
settembre 15, 2017 alle 7:06 PM
Grazie, Isabella. E’ sempre bello leggerti. Una serata felice e un bacino.
tachimio
settembre 15, 2017 alle 7:15 PM
Come sei caro. E per me sempre un’emozione trovarti qui. Stasera sarà un pochino pesante . Arianna ancora non va a letto. Bacino della sera mio dolce Gian Paolo. Isabella
newwhitebear
settembre 15, 2017 alle 7:40 PM
Arianna sta diventando grande 😀 Bacino della buona notte per Arianna e per te. A domani
Gian Paolo
tachimio
settembre 15, 2017 alle 7:51 PM
A domani caro Gian Paolo. Isabella
newwhitebear
settembre 15, 2017 alle 7:58 PM
smack A domani, isabella
tachimio
settembre 15, 2017 alle 7:53 PM
Grande tanto da andare il 19 giorno del suo compleanno, all’asilo. Notte caro
newwhitebear
settembre 15, 2017 alle 7:58 PM
passa il tempo 😀 Notte, Isabella
tachimio
settembre 15, 2017 alle 8:06 PM
Eh già
newwhitebear
settembre 15, 2017 alle 8:45 PM
😀
natipervivereblog
settembre 24, 2017 alle 7:43 PM
E’ uno scritto che dovrebbe essere letto nelle scuole
Complimenti!!
Adriana
tachimio
settembre 25, 2017 alle 12:28 PM
Credo nella bellezza e nel suo più alto significato. Se tutti noi fossimo a lei un pochino più interessati sono sicura si vivrebbe molto meglio. Ti abbraccio cara amica. Isabella
fausto
settembre 27, 2017 alle 11:16 am
Uccisa la bellezza, è il suo contrario a dominare la scena.
Bruttezza di comportamenti, di linguaggio, nel cinema, nella letteratura dove diluviano libri percorsi da volgarità gratuite.
Sì, nel nostro migliore passato umanesimo e cristianesimo hanno dato vita a cattedrali fantastiche e splendidi palazzi, a capolavori d’arte infiniti. Certo: ci vorrebbe oggi un nuovo umanesimo cui il cristianesimo potrebbe dare (ridare) una mano. Ma quel senso della bellezza è perduto con conseguenze non soltanto nell’arte, ma nella vita quotidiana, negli scambi, nei rapporti.
Usciamo di casa e vediamo persone concentrate sui display dei loro aggeggi di comunicazione oppure distaccate, senza alcun interesse per ciò che le circonda. E’ il mondo dove ognuno si fa i fatti propri, coacervo di egoismi e paure, d’indifferenza e distacco.
E’ stato, appunto, detto che l’umanità di tutto potrebbe privarsi meno che della bellezza perché allora “non ci sarebbe nulla da fare al mondo”. Eppure proprio a privarsi della bellezza questo nostro tempo ha imparato. E se con il grande Dostoevskij ci eravamo persuasi che dovesse essere la bellezza a mandare avanti il mondo, ora capiamo perché il mondo va indietro.
Roma era splendida, ma oggi cos’è? Aleppo (Siria) era anch’essa bellissima. Adesso è devastata. La criminalità, il malgoverno, l’incuria, l’ignoranza, le guerre. Tutto sembra studiato per seminare distruzione e, abbattendo ogni bellezza, caricare sulle nostre spalle la grande infelicità di esserne privi.
Ti abbraccio affettuosamente, carissima Isabella.
La strada è, purtroppo, tutta in salita.
Fausto
tachimio
settembre 27, 2017 alle 12:49 PM
Concordo pienamente purtroppo caro Fausto. Ho letto un articolo di Alberto Maria Valli che riguarda Roma e che vorrei qui proporre. Solo che non so mettere il link a riguardo. Se ci riuscirò non ti alzerà di certo il morale, anzi al contrario. Se però non riesco, inviterò alla sua lettura tutti coloro che saranno interessati. Un affresco deprimente mio caro. Ma non abbattiamoci. Percorriamo quella salita , noi che ci crediamo. Qualcosa di buono dovrà pure accadere. Ti abbraccio forte, forte e ti lascio un sorriso. Isabella