Poi improvvisamente è arrivato il mare. Per me,che ho sempre avuto rapporti difficili con l’acqua e il sole, per via della mia pelle chiara,una scoperta. La prima volta che ne ebbi coscienza, di come cioè potesse affascinare una come me totalmente innamorata della montagna, anche per le mie origini venete, fu andare quella notte in barca. Avrò avuto circa quindici anni. Avevo un’amica allora , anch’essa dai capelli rossi ma con la pelle più scura della mia, senza problemi quindi col sole e l’acqua, che aveva casa a Civitavecchia , proprio sul mare. Il padre amava andare a pesca. Ricordo che i loro inviti a trascorrere qualche giorno in quella casa mi facevano felice,perchè potevo stare con la mia amica e divertirmi. In una di quelle direi ”vacanze”, il padre mi propose di partecipare ad un’uscita particolare per una pesca ”notturna”. E fu così che alle tre di notte, mi ritrovai in una barca con pescatori veri, lampare e reti gettate in mare per pesci pronti ad abboccare. Non avevo mai provato l’emozione di dondolarmi con una imbarcazione sul pelo dell’acqua. E quest’ultima, che con un tenue tremolio, appena percettibile ,brillava sotto le luci delle lampare,procurò in me una tale euforia che, forse, ma direi anzi certamente,complice l’età e quel pizzico di avventura che si respirava in quella uscita, per me, nuova e affascinante,mi spinse a fare il mio primo e direi, unico bagno al largo. Non sapevo nuotare ma reggersi a galla fu facile. Non so come ci riuscii, ma ricordo solo di non aver avuto paura,e così per la prima volta scoprii la bellezza e la vastità del mare.Da allora, non è che mi sia passata del tutto quella specie di diffidenza che nutro tuttora purtroppo per l’elemento ”acqua”. Debbo dire però che l’esperienza di allora mi rese forse più decisa a prenderne confidenza e ciò mi aiutò per un futuro che a mia insaputa, avrebbe visto il mare entrare nella mia vita con cadenza regolare.
Leonardo Ricciardi
Mi piace il modo con cui racconti le tue esperienze di ragazzina.. forse perchè anche per me il mare è stato una costante estiva per lunghi anni, almeno finché mio padre è stato in buona salute. Devo infatti alla sua necessità di inalare gli spruzzi dell’acqua iodata – per curare i postumi di un’allergia che gli toglieva il fiato – il fatto di aver vissuto costantemente tutti gli anni, almeno dal 1965 al 1975, le mie vacanze estive a Follonica, in Toscana, in quella che chiamavamo allegramente la “baracca”. E tale era: faceva partedi una lunga fila di casupole costruite direttamente sulla spiaggia, a ridosso della strada litoranea, forse originariamente atte ad ospitare i profughi di un terremoto della Marsica dei primi anni del 1900.. e poi riattate, rabberciate e infine destinate ad ospitare fortunate famiglie di vacanzieri. Ho un ricordo molto vivido: si parcheggiava l’auto, si apriva il cancelletto, si scendevano quattro scalini e si era nel piccolo giardino sul retro della casa, adibito per lo più a stendere i panni del bucato. Poi si apriva la porticina e si entrava in quelle 4 stanze, più due bagni (uno più grande aveva la vasca), si attraversava il corridoio e si apriva la porta sulla veranda, che noi consideravamo la facciata principale della casupola. Dalla veranda si scendevano altri tre scalini, ed eravamo sulla spiaggia! E, a trenta metri, il mare! Per noi bambini era il sogno di Robinson Crusoe fatto realtà. Si viveva con poco, andavamo alla stazione della Ferrovia con le taniche per l’acqua, perché quella del rubinetto non era potabile, per la frutta e la verdura ci rivolgevamo a una contadina alle porte della città che possedeva un po’ di terra ed era una festa per noi raccogliere le pesche direttamente dagli alberi mentre la mamma e la nonna sceglievano i cespi di lattuga e se li facevano tagliare direttamente dalla terra… poi per il pesce si andava al mercato comunale, da “Pallino”, e il pesce allora costava veramente poco… Stavamo in costume da bagno tutto il giorno, mio padre al mattino usciva di casa in costume e ciabatte infradito, e andava al negozietto dove si trovava tutto, dai rasoi per la barba ai giornali, per comprare il “Corriere” e la “Settimana Enigmistica”… noi ragazzi, esaurite le fatidiche tre ore per la digestione, ci infilavamo fra le onde fino all’ora del pranzo, quando mia madre scendeva fino alla battigia e ci richiamava all’ordine per il desinare… grondanti acqua salata, c’era appena il tempo per una rapida doccia e un cambio del costume, e si mangiava in veranda, col vento di mare che ci soffiava in faccia… Al pomeriggio i grandi andavano a fare la pennichella, noi ragazzi facevamo le capanne con gli ombrelloni e inventavamo giochi fantastici.. poi, di nuovo in acqua fino alla sera.. E lì c’era la magia vera di Follonica…spariti i bagnanti venuti da fuori, la spiaggia era tutta nostra.. si portavano fuori i tavoli e si cenava tutti insieme coi vicini di casa.. ogni famiglia preparava qualcosa e si metteva tutto in comune.. poi era l’ora dei falò di aghi di pino e di pigne raccolte nella pineta, di là della strada.. i più grandi tiravano fuori le chitarre e le sigarette, e storie d’amore iniziavano e finivano… si andava a letto tardi, col rumore dei grilli che cantavano, cantavano… e col grande cielo blu pieno di stelle, sopra di noi….
Pupazzovi
Bello, mi piace il tuo lasciarsi andare sull’onda dei ricordi…
Un saluto
tachimio
Grazie di cuore per un commento che gradisco molto. Quasi mi fai venire voglia di rebloggarlo quel lontano articolo. Un abbraccio e a presto con gioia.
Pupazzovi
Un saluto…..